Che ne penso?
Tante cose mi vengono in mente parlando di authorship e strategia aziendale. Andrea ha ragione nel dire che tendiamo troppo a ragionare in termini di benefici verso la propria immagine/autorevolezza personale (se ho capito bene il suo punto), ma non è detto sia anche un beneficio diretto per un'azienda.
Butto giù un po' di pensieri sparsi, sperando che il caffè della pausa contribuisca a farli apparire un po' coerenti:
Mettere in piedi l'Authorship oggi vuole dire prima di tutto imporre ai propri autori di avere un profilo G+ (ho sentito casi di "faccine" prese da altri profili tipo twitter/linkedin, ma non l'ho mai visto e potrebbero essere degli esperimenti), e un profilo G+ in qualche modo tenuto vivo... e non è detto sia così scontato.
In molti blog aziendali gli articoli sono scritti da dipendenti cui non interessa particolarmente legare il proprio volto all'azienda, scrivono degli articoli perché devono farlo, ma magari la loro vita è più focalizzata al "dopo le 18", magari non ci tengono ad avere un profilo G+ o se ce l'hanno preferiscono usarlo più a loro uso e consumo come sono abituati a usare FB.
Sarebbe "strategico" per un'azienda legare la propria immagine al profilo privato di un dipendente?
Magari questo posta contenuti in ambito in cui un'azienda sarebbe meglio non si sbilanciasse troppo (es. appelli politici, ostentazioni religiose, foto poco "professionali", etc..)
Non è detto nemmeno che l'azienda trovi una buona strategia legare l'authorship di una pagina a un dipendente che potrebbe licenziarsi e andare a lavorare per la concorrenza!
A quel punto che fare? Intanto ci vuole qualcuno che se ne accorga, la cosa potrebbe passare inosservata per mesi.
Togliere l'authorship si può fare dai contenuti sotto controllo nei propri server, ma Google lo recepirebbe? (non ho mai visto case-studies in tale direzione).
E se i contenuti sono in guest posts? Magari sono sì articoli che linkano alla propria azienda, ma se l'utente clicca invece sul link del profilo la visita dopo un paio di clic potrebbe arrivare al competitor.
L'ideale per gli interessi strategici di un'azienda sarebbe avere il totale controllo sulla proprietà del profilo G+ usato, ma qui non sono sicuro non si vada in conflitto con i termini del servizio; potrebbe imporre al dipendente l'uso di un profilo ad hoc sotto il controllo dell'azienda, ma oltre a cadere ancora sul possibile conflitto con al ToS, i profili vanno in qualche modo tenuti vivi (almeno credo, non ho mai avuto modo di sperimentare).
Poniamo un altro caso che vedo spesso: post in blog aziendali firmati in calce con il nome di un dirigente, e postati con lo username di un dipendente. Ovvio, il dirigente non ha tempo, delega, e poi non si deve sporcare le mani con un volgare CMS. Ma se si volesse impostare l'authorship, bisognerebbe prima spazzolarsi a mano lo storico di anni di post per correggere l'associazione giusta tra autore e username. Può valerne la pena, però ci vuole il tempo di uno sfortunato dipendente che fa la revisione completa, con possibile errore umano; costa tempo del dipendente retributo, per un vantaggio tutto da dimostrare (e anche il dirigente può andare a lavorare per la concorrenza l'anno dopo).
E per chiudere questo lungo elenco di pensieri sparsi su Google Authorship e strategia aziendale con un sorriso...
...e se uno avesse un volto veramente ma veramente ma veramente brutto, di quelli che non li si può guardare? Sarebbe strategico per l'azienda associarlo alla propria immagine pubblica?