Concordo con WWW sul carattere decisamente 'elastico' della norma che regola l'uso della d eufonica – e osservo che forse proprio la mancanza di una norma più draconiana ha lasciato spazio alle molte, forse troppe storture che si possono leggere in giro.
Aggiungo alla riflessione precedente un breve passo preso da questa discussione, cui rimando per i riferimenti bibliografici:
Aggiunta di singole lettere
Oltre alla "i" protetica vista prima, esistono altri due casi di inserimento di una lettera a causa di ragioni fonetico-"musicali", allo scopo di rendere lo scritto (immaginato letto ad alta voce) più scorrevole e aggraziato.
"D" eufonica: viene aggiunta in coda alla congiunzione e (più raramente con la o o la a) quando subito dopo ci sia una parola pure cominciante per e - o per o, a - (es. Adamo ed Eva, andare ad Anzio).
[Esistono poche eccezioni, come le espressioni ad esempio, uno ad uno / una ad una, in cui la d eufonica si interpone tra vocali diverse.]
"R" eufonica: ha la stessa regola della "d", ma si usa con parole terminanti in -u, come nell'espressione sur un tavolo, più scorrevole di su un tavolo.
Confesso di aver fatto pesantemente uso della d eufonica in passato, per lo più senza che ce ne fosse motivo.
Poi però mi sono liberato da tale abitudine e in modo abbastanza semplice. Un buon metodo di 'controllo delle nascite' per evitare la germinazione abusiva di questa consonante è la rilettura ad alta voce di quanto scritto: spesso ciò che credevamo di inserire per rendere le frasi più scorrevoli e simili al parlato si rivela invece un ostacolo al fluire della voce.
Saluti.