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- Shaking the cushions, ovvero: decenni di reputazione buttati nel cesso per Google
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Ammetto che non ho letto tutto quello che è stato scritto in questo post ma buona parte si.
Volevo aggiungere che nonostante tutto le azioni Alphabet Inc Class A, Google, sono quasi ai massimi storici.
Hanno fatto un +2,16 (1,68%) negli ultimi 5 giorni e un +3,54 (2,79%) nell'ultimo mese.
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Dopo che è stato cancellato, anzi è stato chiesto da parte di Google la cancellazione dell'articolo da Wired. https://twitter.com/megangrA/status/1711035354134794529
1 Risposta -
@cutoff ha detto in Shaking the cushions, ovvero: decenni di reputazione buttati nel cesso per Google:
Dopo che è stato cancellato, anzi è stato chiesto da parte di Google la cancellazione dell'articolo da Wired. https://twitter.com/megangrA/status/1711035354134794529
Ciao
stavo per riportare lo stesso thread!Oltre alla fatto che Google ha chiesto di cancellare l'editoriale di Wired ci sono due passaggi interessanti:
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Secondo le testimonianze del processo, Google lo ha fatto [trasformare le query non commerciali in $] con il nome in codice Project Mercury. Come affermato in tribunale, "Uno degli obiettivi del Progetto Mercury era aumentare le richieste commerciali".
https://twitter.com/megangrA/status/1711035369980826051 -
in tribunale abbiamo sentito parlare di un documento del 2019 (che non è stato pubblicato, grrr) creato dal team di ricerca (non dal team pubblicitario) sugli "obiettivi per una crescita delle query commerciali OKR". Quel documento contiene "un esempio dei modi in cui i team di ricerca e annunci collaborano per aumentare le query commerciali e migliorare l'esperienza commerciale"
https://twitter.com/megangrA/status/1711035371478274382
A 3 Risposte -
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@valijolie sì, di fatto quello che hanno cercato di fare è quello di:
- ottenere più placement transazionali allentando le maglie delle corrispondenze (piuttosto diretta come cosa: più placement = più impression = più clic = più $)
- questa storia della crescita delle query commerciali che è molto fumosa e mi fa pensare che abbiano "aggiustato" le SERP con intento misto informazionale / transazionale (ce ne sono tantissime così, specie in fase di scoperta) che erano naturalmente affollate di annunci presumo a basso CTR, spingendole verso un intento più commerciale anche in organico... anche qui più clic commerciali in organico portano sicuramente più clic verso gli annunci (ad esempio nello scenario di "ricerca comparativa" dove cerchi un prodotto per vedere su quale negozio l'offerta è più conveniente)
E comunque ribadiamo che anche qui non c'è nessun Google Ads che influenza la SEO.
C'è sempre Google Money che comanda a bacchetta e Google Search (un tempo indipendente) che esegue come un bravo cagnolino da riporto.
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@valijolie @kal ah cavolo, quindi questo rientra nella domanda
"Ci sono altre modifiche al ranking che possiamo apportare molto rapidamente?"
Che appare nell'email.
Pazzesco...
1 Risposta -
@giorgiotave ha detto in Shaking the cushions, ovvero: decenni di reputazione buttati nel cesso per Google:
@valijolie @kal ah cavolo, quindi questo rientra nella domanda
"Ci sono altre modifiche al ranking che possiamo apportare molto rapidamente?"
Che appare nell'email.
Pazzesco...
Questa parte è molto fumosa purtroppo e mancano le pezze d'appoggio, quindi siamo sempre nel campo del sospetto.
È anche vero che noi che le SERP le studiamo... ci siamo accorti che spesso gli intenti cambiano nel tempo. Io ho sempre pensato che cambiassero perché Google percepiva un "intent shift" sulla base dei segnali utente.
Ma a questo punto non sono più sicuro e anzi sono portato a credere che sia il contrario: Google cambia l'intento prevalente in SERP per addomesticare i risultati e creare una pagina che sia più "amichevole" per i clic sugli annunci.
Quel poco che so di UX mi fa pensare che sì, l'impatto ci possa essere e sui grandi numeri sia anche rilevante.
Ricordiamoci che qui han fatto festa perché magheggiando sulle aste sono riusciti a recuperare un 5-10% di revenue aggiuntiva (banalmente perché l'inserzionista scendeva di posizione e biddava di più per tornare primo).
Se aggiustando le SERP recuperano un 2% senza che nessuno se ne accorga... è tanta roba.
1 Risposta -
@kal ma invece su Wired c'erano proprio errori o no? L'ho letto di sfuggita sull'altro che mi avevi linkato...
1 Risposta -
@giorgiotave ha detto in Shaking the cushions, ovvero: decenni di reputazione buttati nel cesso per Google:
ma invece su Wired c'erano proprio errori o no?
Avevano scritto delle oggettive cazzate, del tipo che se cerchi [abbigliamento per bambini], Google ti restituisce una SERP per [NOME BRAND].
Cito testualmente dalla versione archiviata https://archive.ph/kmhqs:
Here’s how it works. Say you search for “children’s clothing.” Google converts it, without your knowledge, to a search for “NIKOLAI-brand kidswear,” making a behind-the-scenes substitution of your actual query with a different query that just happens to generate more money for the company, and will generate results you weren’t searching for at all.
Hanno preso al contrario il concetto di Information retrieval di estensione della query che viene fatto quando il recupero è scarso e han fatto un mischione tra funzionamento della Search e meccanismo delle corrispondenze parole chiave in Google Ads.
Oggettivamente un articolo in alcuni punti tecnicamente sbagliato (al punto che anche l'autrice stessa lo ha ammesso), che di fatto appannava le altre pur sensate considerazioni.
Per questo sopra scrivevo che han fatto bene a ritirarlo.
1 Risposta -
Però è vero ad esempio che se fai una ricerca del tipo "migliore regolabarba remington a batteria 44-56", se una volta eri primo nella serp per corrispondenza esatta, adesso magari sei sparito per quella query e ti ritrovi invece in "tagliabarba remington", magari al decimo posto o come immagine, solo che ora per le ricerche con parole commerciali sono piene di annunci, Shopping a pagamento, video youtube, recensioni, i siti in serp mostrano le foto così si confondono meglio con gli annunci shopping, ma io dico, ma chi sta investendo soldi su Google non fa ogni tanto una ricerca e si vede il suo sito dove non c'entra nulla?
1 Risposta -
@cutoff ha detto in Shaking the cushions, ovvero: decenni di reputazione buttati nel cesso per Google:
ma chi sta investendo soldi su Google non fa ogni tanto una ricerca e si vede il suo sito dove non c'entra nulla?
Io lo faccio tutti i giorni ed è di volta in volta sempre più difficile da gestire
Con le nuove campagne "Performance Max" poi non si capisce più niente, non hai più alcun controllo su dove appare il tuo annuncio.
Sono molto popolari perché sono "facili"... segui il setup tecnico e fa tutto lui. Vedo ancora troppi professionisti appecoronati su sta cosa, come se i soldi che gli sono stati affidati dai loro clienti non contassero poi così tanto.
A 1 Risposta -
@valijolie ha detto in Shaking the cushions, ovvero: decenni di reputazione buttati nel cesso per Google:
@cutoff ha detto in Shaking the cushions, ovvero: decenni di reputazione buttati nel cesso per Google:
Dopo che è stato cancellato, anzi è stato chiesto da parte di Google la cancellazione dell'articolo da Wired. https://twitter.com/megangrA/status/1711035354134794529
Ciao
stavo per riportare lo stesso thread!Oltre alla fatto che Google ha chiesto di cancellare l'editoriale di Wired ci sono due passaggi interessanti:
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Secondo le testimonianze del processo, Google lo ha fatto [trasformare le query non commerciali in $] con il nome in codice Project Mercury. Come affermato in tribunale, "Uno degli obiettivi del Progetto Mercury era aumentare le richieste commerciali".
https://twitter.com/megangrA/status/1711035369980826051 -
in tribunale abbiamo sentito parlare di un documento del 2019 (che non è stato pubblicato, grrr) creato dal team di ricerca (non dal team pubblicitario) sugli "obiettivi per una crescita delle query commerciali OKR". Quel documento contiene "un esempio dei modi in cui i team di ricerca e annunci collaborano per aumentare le query commerciali e migliorare l'esperienza commerciale"
https://twitter.com/megangrA/status/1711035371478274382
https://edition.cnn.com/2023/10/02/tech/microsoft-warning-google-search-monopoly/index.html
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@kal ha detto in Shaking the cushions, ovvero: decenni di reputazione buttati nel cesso per Google:
@cutoff ha detto in Shaking the cushions, ovvero: decenni di reputazione buttati nel cesso per Google:
ma chi sta investendo soldi su Google non fa ogni tanto una ricerca e si vede il suo sito dove non c'entra nulla?
Io lo faccio tutti i giorni ed è di volta in volta sempre più difficile da gestire
Con le nuove campagne "Performance Max" poi non si capisce più niente, non hai più alcun controllo su dove appare il tuo annuncio.
Sono molto popolari perché sono "facili"... segui il setup tecnico e fa tutto lui. Vedo ancora troppi professionisti appecoronati su sta cosa, come se i soldi che gli sono stati affidati dai loro clienti non contassero poi così tanto.
@kal Cosa ti aspettavi da un marketing che diventava sempre più complesso e costoso per il cliente? Che accadesse per beneficienza?
Con l'AI in Photoshop puoi eliminare persone e sfondi con un click ma con Google l'unica cosa che spariscono con un click sono i tuoi soldi e quelli del cliente!
Sei sorpreso?
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@kal avevo letto quell'articolo un po' di giorni fa, salvato su Archive.org, ma stavo cercando approfondimenti e ci stavo ragionando un po', per non pubblicare boiate e fake news qui.
Poi ho visto che ne avete parlato e ne state parlando ancora.
Faccio fatica a ritenere valida come fonte una persona che dichiara di aver lavorato per la concorrenza e di avercela a morte con Google.
Però Wired forse avrebbe potuto motivare meglio il perché della cancellazione dell'articolo: al solito si sono scatenati i teorici del complotto.
Purtroppo in Italia non se ne sta parlando (e forse è meglio, perché se cominciano ad attingere da qualsiasi "fonte", senza verificare cadiamo dalla padella nella brace).
Però sembra molto difficile anche avere notizie fresche e aggiornate dagli USA. Anche solo a livello di dibattito.Al momento mi sembra che anche negli Stati Uniti la questione sia molto seguita in ambito SEO e in alcuni forum tech e molto meno o per nulla altrove e dai grossi media.
Si tratta di una mia impressione errata e distratta?
1 Risposta -
@lumar ha detto in Shaking the cushions, ovvero: decenni di reputazione buttati nel cesso per Google:
Al momento mi sembra che anche negli Stati Uniti la questione sia molto seguita in ambito SEO e in alcuni forum tech e molto meno o per nulla altrove e dai grossi media.
Si tratta di una mia impressione errata e distratta?Confermo questa tua impressione.
Come detto sopra, è stranissimo che Amazon (o qualche altro grosso inserzionista dal calibro simile, ad esempio Booking... e ce ne sono altri) non abbia annunciato in pompa magna di portare Google in tribunale per il taglieggiamento subito.
E anche in ambito SEO la cosa è esplosa con fortissimo ritardo... stiamo discutendo adesso ma la notizia è uscita a settembre! I primi sono stati alcuni della comunità PPC, ma anche lì la cosa sta avendo molta meno risonanza di quella che mi aspetterei.
Diamine, Google si fotte i soldi degli inserzionisti! Dovrebbero girarti le balle a mille!
Non fosse altro che quel 5-10% che Google s'è fottuto... POTEVI INTASCARTELO TE!!
A 1 Risposta -
Una cosa strana che sto notando quest'anno: di solito quando Amazon fa delle offerte particolari come quelle di ieri e oggi o il classico Prime day, la mia directory con contenuti affiliati ha un netto aumento di visite, come se Google privilegiasse in questi giorni questo tipo di contenuti. Ieri e oggi invece il traffico da Google è come al solito e cosa che non ho mai notato prima (o forse non ricordo bene), da Amazon mi arrivano delle email con le offerte del giorno. Ieri me ne sono arrivate 3, oggi 1. Che si siano parlati e stiano già iniziando a disfare le cose? Dubito che Amazon possa fare finta di nulla
1 Risposta -
@cutoff non ci leggerei troppo dietro... però è sicuro che se Amazon invia delle email con le offerte, vengono innescate valanghe di ricerche da parte degli utenti sui prodotti pubblicizzati.
Quindi mi pare normale che se hai una directory di prodotti che copre bene un catalogo ampio, vedrai chiaramente i picchi di visite SEO.
Che in Amazon mandino meno email per non generare ricerche su Google mi sembra però francamente un po' difficile da sostenere... quelle email portano transazioni in prima battuta.
Le ricerche su Google sono una roba collaterale.
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Le email sono del programma di affiliazione, non quelle del negozio che manda ai clienti. Comunque ho notato questa cosa diversa dal solito, poi molto probabilmente non c'entra niente alla fine. Tolto il cappello di carta stagnola che mi sono messo, sicuramente se Amazon o Booking hanno qualcosa da dirsi con Google ne sentiremo parlare presto
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@kal ha detto in Shaking the cushions, ovvero: decenni di reputazione buttati nel cesso per Google:
Oggettivamente un articolo in alcuni punti tecnicamente sbagliato (al punto che anche l'autrice stessa lo ha ammesso), che di fatto appannava le altre pur sensate considerazioni. Per questo sopra scrivevo che han fatto bene a ritirarlo.
Un po' prepotente come reazione, o no? Solitamente si chiedono le rettifiche ;D
@lumar ha detto in Shaking the cushions, ovvero: decenni di reputazione buttati nel cesso per Google:
Però sembra molto difficile anche avere notizie fresche e aggiornate dagli USA.
Megan Gray è l'editorialista di Wired, una legale e consulente che lavora su temi che intersecano legge, governo e affari, e sta praticamente facendo il live twitting del trial, spiegando anche come e perché Google ne stia ostacolando la copertura mediatica.
L'ultimo thread a riguardo è qui https://twitter.com/megangrA/status/1711942477513466166
in pratica non si hanno gli elenchi dei testimoni, i documenti vengono archiviati sigillati e non vengono mostrati durante il processo ma solo citati, le testimonianze vengono riferite molti giorni dopo, le trascrizioni sono costose e non possono essere ripubblicate...ecc.
È chiaro che c'è un interesse a tutelarsi rispetto all'opinione pubblica, motivo per cui i dibattiti sono difficili.
Se le persone non vedono le prove di ciò di cui ti accusano, tu puoi raccontare la tua versione della storia e dire "è sbagliato, ma purtroppo non avete il permesso di vedere il motivo per cui diciamo che è sbagliato".
Un po' grottesco se non inquietante per l'azienda Google che ha come mission "organizzare le informazioni del mondo e renderle universalmente accessibili e utili"
2 Risposte -
@valijolie ha detto in Shaking the cushions, ovvero: decenni di reputazione buttati nel cesso per Google:
@lumar ha detto in Shaking the cushions, ovvero: decenni di reputazione buttati nel cesso per Google:
Però sembra molto difficile anche avere notizie fresche e aggiornate dagli USA.
Megan Gray è l'editorialista di Wired, una legale e consulente che lavora su temi che intersecano legge, governo e affari, e sta praticamente facendo il live twitting del trial, spiegando anche come e perché Google ne stia ostacolando la copertura mediatica.
L'ultimo thread a riguardo è qui https://twitter.com/megangrA/status/1711942477513466166
in pratica non si hanno gli elenchi dei testimoni, i documenti vengono archiviati sigillati e non vengono mostrati durante il processo ma solo citati, le testimonianze vengono riferite molti giorni dopo, le trascrizioni sono costose e non possono essere ripubblicate...ecc.
È chiaro che c'è un interesse a tutelarsi rispetto all'opinione pubblica, motivo per cui i dibattiti sono difficili.
Se le persone non vedono le prove di ciò di cui ti accusano, tu puoi raccontare la tua versione della storia e dire "è sbagliato, ma purtroppo non avete il permesso di vedere il motivo per cui diciamo che è sbagliato".
Un po' grottesco se non inquietante per l'azienda Google che ha come mission "organizzare le informazioni del mondo e renderle universalmente accessibili e utili"
Forse, proprio "editorialista di Wired" no... In calce all'articolo rimosso c'erano le seguenti informazioni:
"Megan Gray è la fondatrice di GrayMatters Law & Policy a Washington, DC, e pubblica su X come @megangrA.
L'Opinione di WIRED pubblica articoli scritti da contributori esterni che rappresentano una vasta gamma di punti di vista. (...) Invia un articolo a [email protected]."Inoltre, nel testo scritto da Gray, c'è questo passaggio:
" *Ora, lo schermo del proiettore mostrava una diapositiva interna di Google riguardo alle modifiche apportate al suo algoritmo di ricerca.
Stavo assistendo al processo per un interesse professionale di lunga data. In passato avevo combattuto contro il team legale di Google mentre ero alla Federal Trade Commission, e avevo fatto il tifo in tutto il mondo per la concorrenza tra i motori di ricerca in qualità di dirigente di DuckDuckGo. Conosco fin troppo bene i giochi segreti e il gioco delle parole di Google. Con il processo praticamente nel mio cortile, non potevo rimanere lontano dal dramma."
Faccio quindi fatica a ritenere attendibile una fonte "giornalistica" così chiaramente schierata e contraria a Google, così come non mi fido ciecamente di ciò che afferma Google, schierato a difendere se stesso.
Avevo anche preso in considerazione, quando lessi l'articolo, il fatto del processo che si sta svolgendo prevalentemente a porte chiuse, etc etc...
Però, per quanto siano poco aperte le porte, noto che, a parte ciò che pubblica Megan Gray (su X), e qualcosa su Search Engine Land, non ci sono contributi da importanti firme o testate USA, al momento (proverò a fare ulteriori ricerche).
Il che mi sembra strano (in Italia, invece... no, non mi sembra strano ).
E nessuno - al momento - ha scritto quello che ha scritto Megan Gray (e non perché l'ha letto da Megan Gray, ma perché era presente al processo ).
Il che - pure questo - mi sembra strano...
Ma strano perché mi fa pensare che - forse - Megan Gray abbia davvero volutamente travisato e calcato la mano. (Il che non renderebbe onore a un giornalismo d'inchiesta serio ).
1 Risposta -
@lumar ha detto in Shaking the cushions, ovvero: decenni di reputazione buttati nel cesso per Google:
Forse, proprio "editorialista di Wired" no... In calce all'articolo rimosso c'erano le seguenti informazioni:
Perdonami, avrei dovuto scrivere che è l'autrice dell'articolo su Wired per non risultare ambigua, ma editorialista in italiano vuol dire giornalista che scrive editoriali o che ha scritto un dato editoriale.
Qui c'è il suo profilo linkedin https://www.linkedin.com/in/megangra/
Non è una giornalista in effetti, ma il suo curriculum come consulente legale su temi sensibili mi sembra concreto e anche se è una ex di DuckDuckGo...non vedo errori nel fare il tifo per la libera concorrenza tra motori di ricerca.
Mi è sembrato comunque molto professionale ammettere di aver scritto cose sbagliate nel suo articolo https://twitter.com/megangrA/status/1711035363756486664Per quanto riguarda la copertura, con una ricerca su X-Twitter si trova altro:
https://twitter.com/leah_nylen
è una giornalista di Bloomberg che copre le notizie su Antitrust, anche lei fa report quotidiani.https://twitter.com/doctorow
report anche da lui che è giornalista e autore di romanzi, attivista per i diritti digitali
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