• Contributor

    @cutoff ha detto in Shaking the cushions, ovvero: decenni di reputazione buttati nel cesso per Google:

    ma chi sta investendo soldi su Google non fa ogni tanto una ricerca e si vede il suo sito dove non c'entra nulla?

    Io lo faccio tutti i giorni ed è di volta in volta sempre più difficile da gestire 😞

    Con le nuove campagne "Performance Max" poi non si capisce più niente, non hai più alcun controllo su dove appare il tuo annuncio.

    Sono molto popolari perché sono "facili"... segui il setup tecnico e fa tutto lui. Vedo ancora troppi professionisti appecoronati su sta cosa, come se i soldi che gli sono stati affidati dai loro clienti non contassero poi così tanto.


    A 1 Risposta
  • User

    @valijolie ha detto in Shaking the cushions, ovvero: decenni di reputazione buttati nel cesso per Google:

    @cutoff ha detto in Shaking the cushions, ovvero: decenni di reputazione buttati nel cesso per Google:

    Dopo che è stato cancellato, anzi è stato chiesto da parte di Google la cancellazione dell'articolo da Wired. https://twitter.com/megangrA/status/1711035354134794529

    Ciao
    stavo per riportare lo stesso thread! 🙂

    Oltre alla fatto che Google ha chiesto di cancellare l'editoriale di Wired ci sono due passaggi interessanti:

    1. Secondo le testimonianze del processo, Google lo ha fatto [trasformare le query non commerciali in $] con il nome in codice Project Mercury. Come affermato in tribunale, "Uno degli obiettivi del Progetto Mercury era aumentare le richieste commerciali".
      https://twitter.com/megangrA/status/1711035369980826051

    2. in tribunale abbiamo sentito parlare di un documento del 2019 (che non è stato pubblicato, grrr) creato dal team di ricerca (non dal team pubblicitario) sugli "obiettivi per una crescita delle query commerciali OKR". Quel documento contiene "un esempio dei modi in cui i team di ricerca e annunci collaborano per aumentare le query commerciali e migliorare l'esperienza commerciale"
      https://twitter.com/megangrA/status/1711035371478274382

    https://edition.cnn.com/2023/10/02/tech/microsoft-warning-google-search-monopoly/index.html


  • User

    @kal ha detto in Shaking the cushions, ovvero: decenni di reputazione buttati nel cesso per Google:

    @cutoff ha detto in Shaking the cushions, ovvero: decenni di reputazione buttati nel cesso per Google:

    ma chi sta investendo soldi su Google non fa ogni tanto una ricerca e si vede il suo sito dove non c'entra nulla?

    Io lo faccio tutti i giorni ed è di volta in volta sempre più difficile da gestire 😞

    Con le nuove campagne "Performance Max" poi non si capisce più niente, non hai più alcun controllo su dove appare il tuo annuncio.

    Sono molto popolari perché sono "facili"... segui il setup tecnico e fa tutto lui. Vedo ancora troppi professionisti appecoronati su sta cosa, come se i soldi che gli sono stati affidati dai loro clienti non contassero poi così tanto.

    @kal Cosa ti aspettavi da un marketing che diventava sempre più complesso e costoso per il cliente? Che accadesse per beneficienza?

    Con l'AI in Photoshop puoi eliminare persone e sfondi con un click ma con Google l'unica cosa che spariscono con un click sono i tuoi soldi e quelli del cliente! 😉

    Sei sorpreso?


  • User

    @kal avevo letto quell'articolo un po' di giorni fa, salvato su Archive.org, ma stavo cercando approfondimenti e ci stavo ragionando un po', per non pubblicare boiate e fake news qui.

    Poi ho visto che ne avete parlato e ne state parlando ancora.

    Faccio fatica a ritenere valida come fonte una persona che dichiara di aver lavorato per la concorrenza e di avercela a morte con Google.

    Però Wired forse avrebbe potuto motivare meglio il perché della cancellazione dell'articolo: al solito si sono scatenati i teorici del complotto.

    Purtroppo in Italia non se ne sta parlando (e forse è meglio, perché se cominciano ad attingere da qualsiasi "fonte", senza verificare cadiamo dalla padella nella brace).
    Però sembra molto difficile anche avere notizie fresche e aggiornate dagli USA. Anche solo a livello di dibattito.

    Al momento mi sembra che anche negli Stati Uniti la questione sia molto seguita in ambito SEO e in alcuni forum tech e molto meno o per nulla altrove e dai grossi media.

    Si tratta di una mia impressione errata e distratta?


    kal 1 Risposta
  • Contributor

    @lumar ha detto in Shaking the cushions, ovvero: decenni di reputazione buttati nel cesso per Google:

    Al momento mi sembra che anche negli Stati Uniti la questione sia molto seguita in ambito SEO e in alcuni forum tech e molto meno o per nulla altrove e dai grossi media.
    Si tratta di una mia impressione errata e distratta?

    Confermo questa tua impressione.

    Come detto sopra, è stranissimo che Amazon (o qualche altro grosso inserzionista dal calibro simile, ad esempio Booking... e ce ne sono altri) non abbia annunciato in pompa magna di portare Google in tribunale per il taglieggiamento subito.

    E anche in ambito SEO la cosa è esplosa con fortissimo ritardo... stiamo discutendo adesso ma la notizia è uscita a settembre! I primi sono stati alcuni della comunità PPC, ma anche lì la cosa sta avendo molta meno risonanza di quella che mi aspetterei.

    Diamine, Google si fotte i soldi degli inserzionisti! Dovrebbero girarti le balle a mille!

    Non fosse altro che quel 5-10% che Google s'è fottuto... POTEVI INTASCARTELO TE!!


    A 1 Risposta
  • User Attivo

    Una cosa strana che sto notando quest'anno: di solito quando Amazon fa delle offerte particolari come quelle di ieri e oggi o il classico Prime day, la mia directory con contenuti affiliati ha un netto aumento di visite, come se Google privilegiasse in questi giorni questo tipo di contenuti. Ieri e oggi invece il traffico da Google è come al solito e cosa che non ho mai notato prima (o forse non ricordo bene), da Amazon mi arrivano delle email con le offerte del giorno. Ieri me ne sono arrivate 3, oggi 1. Che si siano parlati e stiano già iniziando a disfare le cose? Dubito che Amazon possa fare finta di nulla


    kal 1 Risposta
  • Contributor

    @cutoff non ci leggerei troppo dietro... però è sicuro che se Amazon invia delle email con le offerte, vengono innescate valanghe di ricerche da parte degli utenti sui prodotti pubblicizzati.

    Quindi mi pare normale che se hai una directory di prodotti che copre bene un catalogo ampio, vedrai chiaramente i picchi di visite SEO.

    Che in Amazon mandino meno email per non generare ricerche su Google mi sembra però francamente un po' difficile da sostenere... quelle email portano transazioni in prima battuta.

    Le ricerche su Google sono una roba collaterale.


  • User Attivo

    Le email sono del programma di affiliazione, non quelle del negozio che manda ai clienti. Comunque ho notato questa cosa diversa dal solito, poi molto probabilmente non c'entra niente alla fine. Tolto il cappello di carta stagnola che mi sono messo, sicuramente se Amazon o Booking hanno qualcosa da dirsi con Google ne sentiremo parlare presto


  • Super User

    @kal ha detto in Shaking the cushions, ovvero: decenni di reputazione buttati nel cesso per Google:

    Oggettivamente un articolo in alcuni punti tecnicamente sbagliato (al punto che anche l'autrice stessa lo ha ammesso), che di fatto appannava le altre pur sensate considerazioni. Per questo sopra scrivevo che han fatto bene a ritirarlo.

    Un po' prepotente come reazione, o no? Solitamente si chiedono le rettifiche ;D

    @lumar ha detto in Shaking the cushions, ovvero: decenni di reputazione buttati nel cesso per Google:

    Però sembra molto difficile anche avere notizie fresche e aggiornate dagli USA.

    Megan Gray è l'editorialista di Wired, una legale e consulente che lavora su temi che intersecano legge, governo e affari, e sta praticamente facendo il live twitting del trial, spiegando anche come e perché Google ne stia ostacolando la copertura mediatica.

    L'ultimo thread a riguardo è qui https://twitter.com/megangrA/status/1711942477513466166

    in pratica non si hanno gli elenchi dei testimoni, i documenti vengono archiviati sigillati e non vengono mostrati durante il processo ma solo citati, le testimonianze vengono riferite molti giorni dopo, le trascrizioni sono costose e non possono essere ripubblicate...ecc.

    È chiaro che c'è un interesse a tutelarsi rispetto all'opinione pubblica, motivo per cui i dibattiti sono difficili.

    Se le persone non vedono le prove di ciò di cui ti accusano, tu puoi raccontare la tua versione della storia e dire "è sbagliato, ma purtroppo non avete il permesso di vedere il motivo per cui diciamo che è sbagliato".

    Un po' grottesco se non inquietante per l'azienda Google che ha come mission "organizzare le informazioni del mondo e renderle universalmente accessibili e utili"


    lumar kal 2 Risposte
  • User

    @valijolie ha detto in Shaking the cushions, ovvero: decenni di reputazione buttati nel cesso per Google:

    @lumar ha detto in Shaking the cushions, ovvero: decenni di reputazione buttati nel cesso per Google:

    Però sembra molto difficile anche avere notizie fresche e aggiornate dagli USA.

    Megan Gray è l'editorialista di Wired, una legale e consulente che lavora su temi che intersecano legge, governo e affari, e sta praticamente facendo il live twitting del trial, spiegando anche come e perché Google ne stia ostacolando la copertura mediatica.

    L'ultimo thread a riguardo è qui https://twitter.com/megangrA/status/1711942477513466166

    in pratica non si hanno gli elenchi dei testimoni, i documenti vengono archiviati sigillati e non vengono mostrati durante il processo ma solo citati, le testimonianze vengono riferite molti giorni dopo, le trascrizioni sono costose e non possono essere ripubblicate...ecc.

    È chiaro che c'è un interesse a tutelarsi rispetto all'opinione pubblica, motivo per cui i dibattiti sono difficili.

    Se le persone non vedono le prove di ciò di cui ti accusano, tu puoi raccontare la tua versione della storia e dire "è sbagliato, ma purtroppo non avete il permesso di vedere il motivo per cui diciamo che è sbagliato".

    Un po' grottesco se non inquietante per l'azienda Google che ha come mission "organizzare le informazioni del mondo e renderle universalmente accessibili e utili"

    Forse, proprio "editorialista di Wired" no... In calce all'articolo rimosso c'erano le seguenti informazioni:

    "Megan Gray è la fondatrice di GrayMatters Law & Policy a Washington, DC, e pubblica su X come @‌megangrA.
    L'Opinione di WIRED pubblica articoli scritti da contributori esterni che rappresentano una vasta gamma di punti di vista. (...) Invia un articolo a [email protected].
    "

    Inoltre, nel testo scritto da Gray, c'è questo passaggio:

    " *Ora, lo schermo del proiettore mostrava una diapositiva interna di Google riguardo alle modifiche apportate al suo algoritmo di ricerca.

    Stavo assistendo al processo per un interesse professionale di lunga data. In passato avevo combattuto contro il team legale di Google mentre ero alla Federal Trade Commission, e avevo fatto il tifo in tutto il mondo per la concorrenza tra i motori di ricerca in qualità di dirigente di DuckDuckGo. Conosco fin troppo bene i giochi segreti e il gioco delle parole di Google. Con il processo praticamente nel mio cortile, non potevo rimanere lontano dal dramma."

    Faccio quindi fatica a ritenere attendibile una fonte "giornalistica" così chiaramente schierata e contraria a Google, così come non mi fido ciecamente di ciò che afferma Google, schierato a difendere se stesso.😉

    Avevo anche preso in considerazione, quando lessi l'articolo, il fatto del processo che si sta svolgendo prevalentemente a porte chiuse, etc etc...

    Però, per quanto siano poco aperte le porte, noto che, a parte ciò che pubblica Megan Gray (su X), e qualcosa su Search Engine Land, non ci sono contributi da importanti firme o testate USA, al momento (proverò a fare ulteriori ricerche).

    Il che mi sembra strano (in Italia, invece... no, non mi sembra strano 😔 ).

    E nessuno - al momento - ha scritto quello che ha scritto Megan Gray (e non perché l'ha letto da Megan Gray, ma perché era presente al processo 🖐 ).

    Il che - pure questo - mi sembra strano...

    Ma strano perché mi fa pensare che - forse - Megan Gray abbia davvero volutamente travisato e calcato la mano. (Il che non renderebbe onore a un giornalismo d'inchiesta serio🤔 ).


    valijolie 1 Risposta
  • Super User

    @lumar ha detto in Shaking the cushions, ovvero: decenni di reputazione buttati nel cesso per Google:

    Forse, proprio "editorialista di Wired" no... In calce all'articolo rimosso c'erano le seguenti informazioni:

    Perdonami, avrei dovuto scrivere che è l'autrice dell'articolo su Wired per non risultare ambigua, ma editorialista in italiano vuol dire giornalista che scrive editoriali o che ha scritto un dato editoriale.

    Qui c'è il suo profilo linkedin https://www.linkedin.com/in/megangra/

    Non è una giornalista in effetti, ma il suo curriculum come consulente legale su temi sensibili mi sembra concreto e anche se è una ex di DuckDuckGo...non vedo errori nel fare il tifo per la libera concorrenza tra motori di ricerca.
    Mi è sembrato comunque molto professionale ammettere di aver scritto cose sbagliate nel suo articolo https://twitter.com/megangrA/status/1711035363756486664

    Per quanto riguarda la copertura, con una ricerca su X-Twitter si trova altro:

    https://twitter.com/leah_nylen
    è una giornalista di Bloomberg che copre le notizie su Antitrust, anche lei fa report quotidiani.

    https://twitter.com/doctorow
    report anche da lui che è giornalista e autore di romanzi, attivista per i diritti digitali


    lumar giorgiotave 2 Risposte
  • Contributor

    @valijolie ha detto in Shaking the cushions, ovvero: decenni di reputazione buttati nel cesso per Google:

    Un po' prepotente come reazione, o no? Solitamente si chiedono le rettifiche ;D

    Fossi stato io il chief editor di Wired l'avrei segato uguale.

    Se scrivi una roba del genere devi essere certo al 100% che quello che riporti sia tecnicamente corretto.

    Altrimenti ti spari nei piedi.

    Andava revisionato 8 volte prima di pubblicarlo e chiaramente non è stato fatto.

    @lumar ha detto in Shaking the cushions, ovvero: decenni di reputazione buttati nel cesso per Google:

    Ma strano perché mi fa pensare che - forse - Megan Gray abbia davvero volutamente travisato e calcato la mano.

    Secondo me semplicemente ha fatto un errore grossolano. Ha preso il concetto di query expansion che si usa in Information Retrieval da decine d'anni... e l'ha interpretato al contrario.

    Sarà che sono un po' un nerd dei motori di ricerca, ma non ritengo che errori del genere siano ammissibili... se vuoi essere presa sul serio.

    Il che è un peccato perché c'è un gran bisogno di prendere sta storia sul serio...


    lumar 1 Risposta
  • User

    @valijolie ha detto in Shaking the cushions, ovvero: decenni di reputazione buttati nel cesso per Google:

    @lumar ha detto in Shaking the cushions, ovvero: decenni di reputazione buttati nel cesso per Google:

    Forse, proprio "editorialista di Wired" no... In calce all'articolo rimosso c'erano le seguenti informazioni:

    Perdonami, avrei dovuto scrivere che è l'autrice dell'articolo su Wired per non risultare ambigua, ma editorialista in italiano vuol dire giornalista che scrive editoriali o che ha scritto un dato editoriale.

    Qui c'è il suo profilo linkedin https://www.linkedin.com/in/megangra/

    Non è una giornalista in effetti, ma il suo curriculum come consulente legale su temi sensibili mi sembra concreto e anche se è una ex di DuckDuckGo...non vedo errori nel fare il tifo per la libera concorrenza tra motori di ricerca.
    Mi è sembrato comunque molto professionale ammettere di aver scritto cose sbagliate nel suo articolo https://twitter.com/megangrA/status/1711035363756486664

    Per quanto riguarda la copertura, con una ricerca su X-Twitter si trova altro:

    https://twitter.com/leah_nylen
    è una giornalista di Bloomberg che copre le notizie su Antitrust, anche lei fa report quotidiani.

    https://twitter.com/doctorow
    report anche da lui che è giornalista e autore di romanzi, attivista per i diritti digitali

    Mi scuso anche io: non ritengo sbagliato fare il tifo "per la libera concorrenza tra motori di ricerca" (e la libera concorrenza in generale). 😉

    Credo però sia giusto, quando si scrive di qualcosa - soprattutto su un media importante, ma non solo - , verificare bene se non si sia equivocato o frainteso, approfondire accuratamente, non farsi prendere dall'urgenza dello scoop e della denuncia.
    Altrimenti si rischia di fare cattiva informazione (e anche di danneggiare la propria causa). 🤓

    Lo dico in questo caso, ma solo perché adesso stiamo parlando di questo.

    All'Università, avevo docenti sociologi che insegnavano e raccomandavano di condurre indagini, inchieste o eventuali "battaglie" con estrema attenzione, ricerca, rigore etico ed equilibrio, per evitare la trappola della parzialità, che tutto vanifica.
    (Oltretutto, se non ricordo male, nell'articolo c'erano un tono e anche delle espressioni abbastanza pesanti, al limite dell'insulto: può darsi che ai lettori di Megan Gray questo vada bene... Ma se vuoi coinvolgere e convincere o almeno far pensare chi non sta dalla tua parte, non ci riuscirai mai.) 😀

    In non difesa di Wired😉 , aggiungo che, nel corso dei miei studi, imparai anche come dovrebbe essere fatta una rettifica: non solo in primo piano, ma anche correttamente e chiaramente motivata e spiegata (altrimenti a molti resterà il ricordo della notizia sbagliata, e altri penseranno - come in questo caso - che sia stata operata una censura a favore di Google).

    Quindi pure Wired, nel caso specifico, non ha reso onore alla buona informazione.😅


    Riguardo Bloomberg, ieri sera avevo scovato un articolo in rete, ma devo ancora leggerlo bene.
    Grazie per le altre fonti, farò un giro (forse ne sto trovando altre, ma prima di lanciarmi a segnalarle qui preferisco approfondire 😉 ).

    Comunque mi fa sorridere il fatto che dobbiamo andare su X per scovare qualcosa in più e di più aggiornato.

    E mi fa morire dal ridere che X sia diventato X ma twitter.com è sempre twitter.com 😂


  • User

    @kal ha detto in Shaking the cushions, ovvero: decenni di reputazione buttati nel cesso per Google:

    @lumar ha detto in Shaking the cushions, ovvero: decenni di reputazione buttati nel cesso per Google:

    Ma strano perché mi fa pensare che - forse - Megan Gray abbia davvero volutamente travisato e calcato la mano.

    Secondo me semplicemente ha fatto un errore grossolano. Ha preso il concetto di query expansion che si usa in Information Retrieval da decine d'anni... e l'ha interpretato al contrario.

    😂 😂 😂


  • User

    @kal Ho come l'impressione che in fondo loro sapessero qualcosa.

    Ma se non si azzarderanno a fare nulla o avessero chiuso un occhio, non ti viene il sospetto che abbiano paura che gli si ritorca contro perché anche loro hanno molti scheletri nell'armadio?


    kal 1 Risposta
  • Contributor

    @andreabo ha detto in Shaking the cushions, ovvero: decenni di reputazione buttati nel cesso per Google:

    Ho come l'impressione che in fondo loro sapessero qualcosa.

    Alcuni? È altamente probabile, ad esempio tra i top del top e tra i concorrenti diretti (Amazon sopra a tutti, dato che è SIA un inserzionista CHE un concorrente diretto di Google).

    Ma ci sono sicuramente un gran numero di inserzionisti global di grosso calibro (sopra citavo Booking) che mi aspetto siano sufficientemente grossi per avere una reazione... ma non abbastanza grossi da riuscire ad intrallazzare tète a tète, per così dire.


    A 1 Risposta
  • User

    @kal ha detto in Shaking the cushions, ovvero: decenni di reputazione buttati nel cesso per Google:

    @andreabo ha detto in Shaking the cushions, ovvero: decenni di reputazione buttati nel cesso per Google:

    Ho come l'impressione che in fondo loro sapessero qualcosa.

    Alcuni? È altamente probabile, ad esempio tra i top del top e tra i concorrenti diretti (Amazon sopra a tutti, dato che è SIA un inserzionista CHE un concorrente diretto di Google).

    Ma ci sono sicuramente un gran numero di inserzionisti global di grosso calibro (sopra citavo Booking) che mi aspetto siano sufficientemente grossi per avere una reazione... ma non abbastanza grossi da riuscire ad intrallazzare tète a tète, per così dire.

    Alcuni come Booking potrebbero considerarlo un danno collaterale necessario o inevitabile in una situazione di monopolio.
    Sempre che non abbiano accordi sottobanco. L'omertà secondo me è molto diffusa.


    kal 1 Risposta
  • Contributor

    @andreabo ha detto in Shaking the cushions, ovvero: decenni di reputazione buttati nel cesso per Google:

    Sempre che non abbiano accordi sottobanco.

    Gli accordi sottobanco se li fai, li fai con pochi, POCHISSIMI. Altrimenti non sono più sottobanco e diventano prassi.


  • Community Manager

    @valijolie ha detto in Shaking the cushions, ovvero: decenni di reputazione buttati nel cesso per Google:

    Per quanto riguarda la copertura, con una ricerca su X-Twitter si trova altro:

    Grazie per l'hashtag https://twitter.com/search?q=usvsgoogle

    Ma hai visto (lo chiedo anche a @kal) articoli specifici o tweet specifici sulla brand protection? Cioè che spiegano che quel rollback intacca le chiavi brand e quindi sono soldi delle aziende?


    kal C 2 Risposte
  • Contributor

    @giorgiotave ha detto in Shaking the cushions, ovvero: decenni di reputazione buttati nel cesso per Google:

    Ma hai visto (lo chiedo anche a @kal) articoli specifici o tweet specifici sulla brand protection? Cioè che spiegano che quel rollback intacca le chiavi brand e quindi sono soldi delle aziende?

    No, nulla di specifico. Sono legittime conclusioni, ma non ho visto articoli che trattassero la questione nel dettaglio.

    Ma ad essere onesto, anche su RGSP non ho visto approfondimenti... quando poi il meccanismo di aumento surrettizio della revenue per Google è plateale (se declassi artificialmente il vincitore dell'asta in seconda posizione, il sistema di smart bidding automaticamente alzerà le offerte... l'unica cosa che vedrà l'inserzionista è un aumento del CPC medio).

    Nel frattempo comunque c'è stata la testimonianza di Arjan Dijk, un dirigente di Booking:

    https://twitter.com/leah_nylen/status/1712136254970581254