@Stefano Starano said:
Nel '68 vigeva lo slogan "L'immaginazione al potere".
Oggi vige l'omologazione.
La mancanza di cultura... Pasolini diceva «Non so perché ci si droga ma so che è per mancanza di cultura.»
MI fa piacere siate arrivati tanto lontani.
Scrivevo quel post proprio prima di dare fondo alle mie energie per un testo sul 68 che dovevo mandare velocissimamente all'editore.
Guarda il caso.
Il mio era poco meno o poco più di uno sfogo delirante di uno che doveva scriver d'altro e ne aveva scarsa voglia.
L'intreccio tra cultura e potere era certo uno dei temi originali della rivolta di 40 anni fa.
La droga lo fu assai meno, almeno qui da noi. Quella venne dopo.
E ce n'è diversa oggi ().
Ciò non toglie che quanto di più forte e affascinante si trova in Pasolini è proprio la sua figura di intellettuale "maledetto", colto perchè frequentava la "strada" dal "vivo" e ne viveva contraddizioni e piaceri.
Penso inoltre che sul '68 (sugli studenti sessantottini) Pasolini fu erroneamente critico, nella primavera, quando scrisse la famosa poesia in difesa dei celerini di Valle Giulia.
Erroneamente anche perchè mal compreso, la poesia era lunga e i giornalisti ( e gli studenti) ne lessero solo alcune parti, e con gli occhi della polemica.
A leggerla tutta si sarebbero colti i punti di giubilo del poeta nei confronti dei ribelli (che erano veramente "borghesi", però, a confronto dei coetanei in divisa).
In assoluto preferisco ricordare un Pasolini non "bacchettone".
Ma mi sentirei meno pessimista, caro Stefano.
Devo sentirmi meno pessimista.
Mettiamola così: non c'era un'Italia tanto migliore allora, non ce n'è una meravigliosa oggi.
Molte delle cose che avremmo sperato potessero cambiare sono mutate senza per qusto essere decisamente migliorare.
All'epoca a Torino e nel nord industriale immigravano i meridionali con le famose "valigie di cartone", dormivano nelle "coree" e nei sottoscala.
Vivevano in città "separate", erano emarginati perfino all'interno del luogo di lavoro, laddove le maestranze sindacalizzate tendevano a non mischiarsi con quelli della "catena" e degli stabilimenti ritenuti meno "professionali".
Lo Statuto ei lavoratori l'hanno ottenuto le lotte degli operai generici, non gli specializzati.
Quindi gli ignoranti.
Ed oggi non è così?
Non abbiamo fasce di popolazione ai margini dell'urbano? Non abbiamo una classe di lavoratori "relegati" nelle fasce esterne delle garanzie sociali?
Non abbiamo un "movimento", potresti obiettare tu.
E ne avresti diritto.
Ma la dimensione dell'umano è ancora lontana dall'esser ridotta all' "uno", come temeva Marcuse.
Se non altro perchè ancora si potrebbe leggere la dicotomica della nostra essenza sociale, dove ci sono i pochi che hanno molto e i molti che invece hanno poco.
Ma in aggiunta a questo dire che anche la perdita di una visione dicotomica (e intrinsecamente classista) può addirittura esser ritenuto un vantaggio.
Perchè, in effetti, non tutto si riduce alla solita diaspora tra ricchi e poveri.
C'è tanto di più che "divide i mari", e alcune vecchie idee ottocentesche stano inesoralbilmente lasciando il passo. Non è detto che sia per forza un male, però.
Capisco che sia difficile da credere.
Ma l'uomo ha ancora molte dimensioni da poter scegliere.
Intanto perchè oggi direi che la donna E' un'altra dimensione che sempre più si presenta nella ribalta del potere pubblico. E questo è naturalmente un bene e un passo avanti, culturalmente difficile da dare per scontato e che ha bisogno di continue riconferme.
Ma ANCHE la donna fa parte del "momento politico", e non è cosa da poco.
Quindi in un'ennesima ricorrezione direi, sempre per parafrasare Marcuse, "la donna e l'uomo hanno molte dimensioni possibili".
Quante?
Non posso sforzarmi troppo nel mentirvi, e capisco anche il tuo scoramento e le preoccupazioni di Dafne per le future generazioni.
Ma il mio post voleva essere anche un atto positivo e un ringraziamento, che giustamente vi chiamava in causa.
Quindi vorrei regalarvi tutti i miei sorrisi
il mio forzato ma necessario ottimismo
la voglia di essere anche spensierato ma mai distratto .
E un augurio per tutte le future generazioni, per le "dimensioni" e le speranze che potranno e sapranno raccontare e inventare.
E un bacio a tutti i giovani, che lo siano anagraficamente o spiritualmente; che solo loro è il futuro e di nessun altro, sempre.
E aggiungo: che si consideri un forum come un "salotto" o che lo si immagini come un'assemblea pemanente, penso che i canali comunicativi odierni siano assolutamente più ampi e "orizzontali" di un tempo.
Che la comunicazione collettiva abbia molti più canali, insomma e tutto sommato.
E anche per questo mi fingo ottimista ( e non veltroniano, non si pensi..).
Tanto più se osserviamo l'uso che si fa online di certe parole non possiamo che fare una revisione del "nostro" (e qui vale anche per me, per tutti) vocabolario novecentesco.
Oggi si "condivide" nei forum, che sono popolati da "comunità" virtuali, ma poi fatte in fondo da persone.
Si tratta sempre di un media, e come tale merita tutto il sospetto che i 68ottini ci hanno insegnato per i mezzi di comunicazione.
Ma c' è anche tanto (ANCORA) controllo dal basso, c'è ancora spazio per coltivare angoli di libertà.
E risorse "open" e una nuova concezione dei diritti d'autore e del senso della circolazione della cultura, sempre meno dall'alto verso il basso, ma fra nodi e settori e in una "rete" di rapporti e collegamenti ("link").
Insomma c'è molto disordine soto il cielo, quindi la situazione è eccellente, diceva uno che piaceva nel '68 (e piaceva molto) e non piace oggi a me (e a molti di quelli che allora...).
Ma a cui "grabbo" volentieri la citazione per concludere finalmente il post.