Non c?è niente di ?apparentemente malato? in fatto di filosofia/di linguaggio/di espressione? Non lo è la quantità delle parole rispetto alla qualità delle stesse, ad esempio. Ma non lo è anche la metrica più ortodossa rispetto alla metrica più ballerina (semmai meriterebbe un ?intervento?, ma non di tipo terapeutico, chi ignora completamente la metrica).
D?altra parte gli antichi ? lasciamoli, ignari come sono, nella loro pace! ? hanno avuto modo di insegnare ai moderni ? anche questi non li tiriamo troppo in ballo, data la loro ingombranza! ? quanto e molto di più questi, a loro volta, potrebbero insegnare a quelli. (Tanto per aggiungere un?eresia al riguardo: ho sempre pensato di essere, seppure nella mia limitatezza cognitiva, molto più saggio e profondo di Platone o di che altro par suo, per il fatto semplice e incontrovertibile di avere due millenni e mezzo/quasi più di lui.)
Piuttosto tentiamo di vedere le cose, per la manciata di minuti che ci compete, scorporandole da ogni forma di erudizione e manualistica? E il mestiere dell?insegnante (anche questo ? in sé ? non ha niente di malato; ma io dico eludibile, superabile, sfiancante, finanche detestabile) è il caso proprio che lo lasci da parte, Andrez, perché mi definisco un ?filosofo/giornalista/poeta? per cui sto per natura, definizione e collocazione agli antipodi dell?insegnante.
Qui, posso ribadirti un mio convincimento cervellotico? L?uso della metrica ? ordinare in divisioni di strofe, sintetizzare in contenuti di **versi **e cantarellare in forzature di rime ? consente e garantisce al linguaggio pensato/parlato/scritto di ognuno che siamo quella architettura, quella plasticità e quel ritmo di cui altre arti (oltre la pittura, la musica, la crociana oratoria e quant?altre) l?hanno brutalmente, astutamente e volgarmente scippato nel corso dei secoli.
eu.ro :bho: