Ricordando la lettura del libro mi arriva immediata una immagine, come un flash nella mente, di scale in marmo di un ampio salone liberty in una accogliente residenza di un medico intellettuale trasformate in fangosi e scheggiati alloggi per il poverissimo sottoproletariato moscovita.
Confiscati e proletarizzati al medico ovviamente al quale era stato assegnato per vivere solo una stanzetta della sua antica ed artistica residenza.
Ed il livello delle argomentazioni del Comitato Proletario di Condominio della gestione di quegli spazi.
Era evidente il diritto ad una vita decorosa di quel sottoproletariato, così come i limiti della loro cultura e le cause della loro rozzezza fossero da attribuire al sistema Zarista, tuttavia leggendo, era inevitabile il senso di sconforto per lo scempio dell'arte e di ogni valore culturale.
Gli argenti, i mobili ed altre forme artistiche russe dei periodi prebolscevici sono rarissimi, in quanto furono sistematicamente distrutti, fusi o riciclati sia perchè non considerati minimamente sia perchè ritenuti espressione di una borghesia da cancellare.
Il bello dunque cessò nel 1921 con la rivoluzione d'ottobre per dare spazio al grigio che coprì in breve tempo tutta la nazione come una cappa.