• Super User

    @Archimede2007 said:

    Vero, ma io sono più propenso a considerare un adsenser (o anche un publisher, non legato solo ad adsense) un lavoratore autonomo che non un imprenditore...

    Purtroppo non è questione di essere più o meno propensi a qualcosa.

    Sul punto non ci possono essere interpretazioni.

    I servizi pubblicitari rientrano nelle attività d'impresa di cui all'art. 2195 CC e non possono essere resi da lavoratori autonomi art. 2222 CC. Qui proprio di interpretazioni non ce ne possono essere.... la legge sul punto è di chiarezza cristallina.

    Paolo


  • Consiglio Direttivo

    @i2m4y said:

    Il sistema andrebbe a mio giudizio strutturato con l'istituzione di un regime fiscale specifico per i micro-web-imprenditori. Escluso dall'ambito Iva se i capitali/beni strumentali impiegati stanno sotto 5000 euro, non vi sono collaboratori ed i ricavi annui incassati sotto i 3000-5000 euro (da decidere).
    Soggetto ad una imposta sostitutiva di tutte le altre imposte diciamo del 15-20% e dichiarabile anche in 730 e senza la possibilità di dedurre costi. Con obbligo di sola conservazione di tutti i documenti emessi/ricevuti e nessuna altro obbligo contabile. Senza alcun obbligo previdenziale, ma comunicazione iniziale esclusivamente all'Agenzia delle Entrate di inizio attività.
    Logicamente riservato ai servizi web e non all'e-commerce. Per quest'ultimo si potrebbe studiare un sistema simile, ma sarebbe certo più complesso e da meditare.

    Ciao Paolo
    Concordo su tutto quello che hai detto: ospitare adsense = attività d'impresa = partita iva.

    Per quanto riguarda lo scenario da te proposto però c'è qualcosa che non mi torna: posso immaginare che tutti i frequentatori di questo forum apprezzino la tua idea (e nel contempo ciò che dirò potrebbe risultare "sgradevole" ai più); mi chiedo però: perchè l'Agenzia delle Entrate dovrebbe creare un regime fiscale "di favore" solo per i micro-web imprenditori? Perchè non applicarlo anche a chi inizia l'attività di professionista (avvocato, ingegnere, commercialista, ecc)? Perchè non applicarlo a chi apre un piccolo negozietto (virtuale o reale)? 😉
    Il problema per tutti, e quindi anche per i webmaster, è quello di valutare preventivamente all'inizio dell'attività se il gioco vale la candela. Se tasse e contributi da versare portano a redditi infinitesimali o addirittura a perdite vuol dire che c'è qualcosa che non va nel business intrapreso.

    I servizi pubblicitari rientrano nelle attività d'impresa di cui all'art. 2195 CC e non possono essere resi da lavoratori autonomi art. 2222 CC. Qui proprio di interpretazioni non ce ne possono essere.... la legge sul punto è di chiarezza cristallina.Esatto; è per questo motivo che tutti i professionisti (seri e in regola) non ospitano gli adsense nei propri siti web.


  • Super User

    Lorenzo concordo pienamente con te, su ogni punto, salvo però che nella mia proposta ho considerato la specificità della questione qui portata avanti. Il micro-web business

    Chi inizia come lavoratore autonomo, negoziante, avvocato, commercialista ecc. ha già a disposizione alcuni regimi agevolati molto ben predisposti e che soprattutto considerano ricavi, ma anche costi delle attività.... difficilmente rinunciabili dunque.

    Quello che ho io qui ipotizzato è una cosa diversa. Semplificata al massimo.... utile proprio solo a chi ha microbusiness e non "piegabile" artificiosamente per comodi utilizzi diversi. Un regime senza deducibilità dei costi. Solo per ricavi (non redditi) esigui... e quelli tassati per cassa ed integralmente ad aliquota agevolata. Ciò che incassi tassi.
    Facili da controllare (i pagamenti di servizi web sono al 99% canalizzati su banche o poste).... e comunque con obbligo di pagamento tracciabile.
    Un regime davvero poco utilizzabile fuori da un microbusiness ed allo stesso tempo non formattato per un business preciso... in modo tale da adattarsi a quello che esprime ora internet ed a quello che esprimerà in futuro.

    Insomma un piccolo passo del legislatore per dare un minimo di flessibilità nell'approccio alle nuove tecnologie.... ricordiamoci infatti che è dai garage che è nata l'informatica... sarebbe un aiuto ai garage italiani.

    Io la vedo così.

    Paolo


  • Consiglio Direttivo

    Ciao Paolo.
    Ben vengano tutti gli interventi legislativi finalizzati alla semplificazione e alla riduzione delle imposte da pagare. 😉
    Il problema per i publisher adsense - ma anche in generale per altre categorie - è purtroppo lo scoglio del minimale inps che impone a fasce di contribuenti che non hanno redditi adeguati il pagamento di sostanziosi contributi .
    Forse il semplice assoggettamento alla gestione separata potrebbe risolvere molti problemi. Infatti, fiscalmente parlando, il regime dei minimi potrebbe essere paragonato ad una prestazione occasional/continuativa legalizzata, vista anche l'assenza degli studi di settore.

    Comunque in assenza di interventi legislativi in materia, se mai verranno, i publisher adsense che non possono vantare altri redditi avranno non pochi problemi a intraprendere un'attività in regola e redditizia. 😞

    Ciao :ciauz:


  • Super User

    Hai ragione, infatti ho ben scritto nella mia proposta "senza alcun obbligo previdenziale". Una specie di tributo "flat" omnicomprensivo e logicamente limitato ai microvolumi d'affari.

    Paolo


  • Consiglio Direttivo

    Giusto; mi era sfuggito quel passaggio! 🙂
    Comunque* "**parlando *inter nos" la vedo dura!


  • User Attivo

    Dura, ma non impossibile: regimi agevolati del genere ne esistono già diversi. Ad esempio quelli per la micro-vendita di beni agricoli autoprodotti, o per la vendita dell'usato ai mercatini dell'antiquariato...


  • User

    "Sul punto non ci possono essere interpretazioni.

    I servizi pubblicitari rientrano nelle attività d'impresa di cui all'art. 2195 CC e non possono essere resi da lavoratori autonomi art. 2222 CC. Qui proprio di interpretazioni non ce ne possono essere.... la legge sul punto è di chiarezza cristallina."

    I servizi pubblicitari rientrano... ma non è questo che bisogna stabilire nel caso di Adsense e di alttri programmi.
    Bisogna stabilire invece:

    1. il proprietario di un sito, con l'inserimento di Adsense, effettua servizi pubblicitari reali o concede spazio del suo sito a Google? (e qui la risposta potrebbe essere data in relazione al motivo per il quale si vien pagati)
    2. il propietario di un sito con l'inserimento di Adsense effettua in automatico attività continuativa e abituale al pari di una impresa? (E qui bisogna considerare che le strutture web (siti, blog, ecc. hanno una esistenza continuativa di per sè, cosa che influisce sull'effetto finale. )
    3. Un sito senza Adsense, ma con programmi diversi (Zanox, Tradedouble, e ove si venga pagati per acquisto fatto, rientra nel caso del procacciatore occasionale o non? (e questo va stabilito).
    4. L'idea che un pc, e una connessione diano l'organizzazione è una idea senza senso. Infatti, basta che non mi collego mai da casa mia, ma aggiorno un mio blog (concesso gratis da Google) da un punto internet o da casa di un amico, 4 o cinque volte l'anno senza regolarità e viene meno il tuo discorso, sebbene possa inserire all'atto della creazione del blog i con tenuti Adsense e quindi guadagnare.

    Il problema non può essere affrontato solo dall'analisi di un commercialista sebbene sia da ringraziare. Il problema non è affrontabile nemmeno da un qualunque direttore dell'Agenzia delle Entrate, che magari per imposizione darà, e darà corso..., una sua interpretazione.
    Occorre un team di commercialisti, giudici e informatici. Per chiarire la questione di fondo.

    Al solito dichiaro che i redditi percepiti devono essere dichiarati. Ma su tutto il resto è opportuno attendere una commissione di esperti.

    Ps. L'ultima questione. Spesso si sente dire che bisogna valutare prima la possibilità del business. Questo è vero in certi casi, ma in tanti altri non è vero. Un avvocato, un dentista, un commercialista, un libero professionista in generale dovrebbe ( e forse ha) avere un periodo di tre anni di "prova", ossia di poter accedere ad un regime agevolato nei suoi primi tre anni di attività. Non so se una simil cosa è prevista dallo Stato Italiano, ma io la trovo utile per evitare sperperi di soldi da parte di professionisti non fortunati (Nel mio paese ci sono centinaia di ragionieri, ma solo tre studi...come mai? E' ovvio e tutti sappiamo il perchè: come investire senza la sicurezza di riprendere quanto investito e guadagnarci?)
    Come può un giovane commercialista, ad esempio, aprire uno studio se nei primi anni deve pagare contributi, affitto, ecc., per un importo superiore a 10000 euro, senza la certezza di avere un ritorno economico, con l'arrivo di un certo numero di clienti? Questo stato di cose agevola le caste già esistenti e non mi sembra degno di un paese civile.
    Chi ha soldi lavora e apre lo studio, chi non ha soldi deve fare la fame? Ma la fame è cattiva consigliera, non dimentichiamolo. Mai!
    Lo stesso dicasi per internet: abbiamo la possibilità di creare piccoli imprenditori a costo zero (solo la manodopera del webmaster e il suo talento) e cosa succede in Italia? Devi chiudere perchè le Leggi non riconoscono un aiuto a queste persone.
    Di questi tempi, mi sembra un vero e proprio delitto. Si perdono posti di lavoro a iosa e qualcuno che guadagna pochi euro al mese, deve o dovrebbe rinunciare perchè si verrebbe a configurare un'impresa. Impresa che esiste nella fantasia delle persone, ma non nella realtà.
    La soluzione è rapida e indolore. Basta aggiungere il limite di guadagno: 5000 euro all'anno.

    Saluti a tutti.


  • Super User

    @Arturobamo said:

    "
    Lo stesso dicasi per internet: abbiamo la possibilità di creare piccoli imprenditori a costo zero (solo la manodopera del webmaster e il suo talento) e cosa succede in Italia? Devi chiudere perchè le Leggi non riconoscono un aiuto a queste persone.
    Di questi tempi, mi sembra un vero e proprio delitto. Si perdono posti di lavoro a iosa e qualcuno che guadagna pochi euro al mese, deve o dovrebbe rinunciare perchè si verrebbe a configurare un'impresa. Impresa che esiste nella fantasia delle persone, ma non nella realtà.
    La soluzione è rapida e indolore. Basta aggiungere il limite di guadagno: 5000 euro all'anno.

    Il problema è che per anni e anni si sono promulgate leggi, regolamenti , che anzichè favorire la lotta all'evasione fiscale e la nascita di imprese individuali e quindi lavoro, hanno peggiorato sensibilmente la situazione.
    Pare che qualcosa si stia muovendo in tal senso.
    Non ha senso infatti che allo start up di un progetto un giovane debba mettere in conto contributi ecc. che non sa se nei primi 3 anni riuscirà a recuperare.
    Credo che una legge che stabilisca un periodo "allegerito" di contribuzione per i progetti allo start up di almeno 3 anni, con semplificazione totale degli obblighi , favorirebbe la creazione di valore e contribuirebbe ad avere chiaro il quadro degli obblighi.
    Non sono un esperto ma mi riferisco all'esperienza di qualche amico : basti pensare agli odioso e famigerati "studi di settore" una vera pietra al collo di chiunque voglia tentare la strada dell'imprenditoria.
    Un giovane che debba mettere in conto contributi di 10.000 euro in un anno per un attività che nel primo anno probabilmente a stento recupererà (forse!) è un giovane che ...sarà tentato di evadere.
    Speriamo che gli annunci di programma di questo governo portino, oltre che a una semplificazione delle leggi, a favorire lo startup di imprese giovanili (e non) .
    E il limite dei 5.000 euro , a mio avviso, è bassissimo.
    Sarebbe ragionevole , nei primi tre anni, fissare il tetto di 18.000 euro con una tassazione globale del 10/12 % (compreso contributi ecc. ) .
    Poi dal quarto anno farlo rientrare nell'ordinario.
    In questo modo , a mio avviso, lo Stato avrebbe anche più facoltà di controllo e visibilità.


  • User Newbie

    Salve a tutti.
    E' il mio primo post qui.
    Mi chiamo Ilaria.
    Leggevo del cambio di valuta da $ in ? per Google Adsense.
    E all'improvviso ho pensato all'iva.

    Mi vergogno un pò ma non ci capisco tanto, anzi nulla.
    Vorrei che mi aiutaste a capire. Grazie.

    Ho aperto a novembre 2008 un dominio su aruba, quello annuale.
    Ho inserito 2 annunci di Google Adsense e ora sono alla cifra di 80$.
    Non ho ancora mai ricevuto nessun pagamento.
    In ogni caso, esiste una soglia massima che se non viene superata non bisogna dichiarare nulla?

    Mi spiegate per favore?

    Ho un lavoro fisso.
    Ciao.
    Ilary


  • User Newbie

    Salve a tutti,
    io, come tanti altri, sono un lavoratore dipendente che ha la passione di internet e che, per questo, ha aperto un sito a proprie spese e con il proprio tempo.
    Solo per coprire queste spese ho pensato, un po' ingenuamente magari, di metterci gli annunci adSense.
    Fino ad ora, in un anno da inizio pubblicazione annunci, ho ricevuto un pagamento di circa 110$ (80 euro + o -).

    Dico la verità, dopo aver letto questa discussione ho tolto subito gli annunci adSense. Non vorrei che una semplice passione si trasformi in un problema :o).

    Ora vi chiedo questo, vado sul concreto, e, se preferite, rispondetemi anche in MP. Mi scuso in anticipo per l'ignoranza in materia:

    • per il pagamento pregresso che ho ricevuto e su cui non ho fatto assolutamente nessuna dichiarazione, cosa si può rischiare? Potete quantificarmi a cosa si può andare incontro?
    • Mi conviene fare il 730 (anora sarei in tempo) mettendo questa cifra (80euro) su redditi diversi o non so cos'altro o è meglio che lascio stare?
    • fa qualche differenza passare subito a pagamenti in euro (relativamente al pregresso pagamento dico)?

    Riguardo infine adSense e la sua natura di "impresa" in quanto legata all'attività di pubblicità, ho un dubbio.
    Con adSense, infatti, posso pubblicare un link, che di per se non rappresenta nessun logo o immagine che possa essere ricondotta a pubblicità. Inoltre verrò pagato solo se qualcuno compie l'atto di cliccare su quel link. Tutto questo rende, secondo me, adSense molto diverso dal concetto di classica pubblicità.

    Grazie e spero che quasta interessantissima discussione riprenda vita.


  • User

    @gitti said:

    • Mi conviene fare il 730 (anora sarei in tempo) mettendo questa cifra (80euro) su redditi diversi o non so cos'altro o è meglio che lascio stare?

    Ciao Gitti, lungi dame suggerirti di evadere le tasse, ma per 80 euro pregresse sul tuo conto non credo che a questo punto valga la pena preoccuparti. Tuttavia farei più attenzione per il futuro

    @gitti said:

    Riguardo infine adSense e la sua natura di "impresa" in quanto legata all'attività di pubblicità, ho un dubbio.
    Con adSense, infatti, posso pubblicare un link
    .....Inoltre verrò pagato solo se qualcuno compie l'atto di cliccare su quel link. Tutto questo rende, secondo me, adSense molto diverso dal concetto di classica pubblicità.

    Su questo non sono d'accordo, ci si può girare attorno quanto vuoi sul fatto che non è detto che guadagnerai con AdSense, ma dal punto di vista fiscale non regge. Prova a dire alla guardia di finanza: guarda io ho messo su un negozio di scarpe ma non sono un imprenditore perché guadagno solo nel caso qualcuno viene a comprarle


  • User Attivo

    Il fatto che l'agenzia delle entrate abbia risposto in 3 modi diversi alle email fa capire come mai l'Italia è presa un po' male.

    Lasciando perdere le persone che hanno un lavoro, e che quindi a mio avviso hanno anche i soldi materiali per aprirsi una p.iva (poi ammesso che con adsense coprano le relative spese), credo che si dovrebbe risolvere il problema degli studenti.

    Prima di tutto Google se ne lava le mani, dice che sei tu utente che ti devi arrangiare con le leggi del tuo Paese.

    Molti studenti hanno un loro blog o un loro sito che ricopre una loro passione, e viene spontaneo pensare a coprirsi almeno le spese, e anche perché no guadagnarci un po'.
    Perché allora agli studenti non si permette di aprirsi la p.iva, magari mettendo un tetto di tot euro l'anno (che può anche essere bassisimo 500-1000?), ed essenti da inps e tasse varie, e anche magari essenti da agevolazioni varie.

    Il parlamento ci metterebbe due secondi a farlo.


  • User Attivo

    Certamente hai ragione archeoita.
    Il paletto reddito massimo può essere di 2-3 mila euro, ovviamente basso, diciamo adatto a:

    • iniziare/provare un'attività;
    • tenere un'attività che produce un reddito basso.
      Una tassazione forfettaria del 10-15 va benissimo, ma anche 20%, ma logicamente non puoi far pagare 3mila euro di inps, come altri dicevano l'unico vero problema è l'inps.

    Comunque credo che faremo prima a viaggiare nel tempo prima che i nostri politici facciano una cosa del genere.

    Secondo me, se nasce una cosa del genere moltissimi lo farebbero e cosi non evaderebbero più...logico che poi per attività corpose o attività che iniziano a fruttare si passa ai regimi normali.


  • User Attivo

    image


  • User Attivo

    Quello è un campo minato... c'è chi ci vede addirittura l'attività di agenzia, con tutte le conseguenze del caso... 😞


  • User Attivo

    Mi intrometto in questa bellissima discussione giusto per chiedere a voi, esperti più o meno del caso, se ci sono delle guide molto semplificate per chi è meno esperto.
    Un semplice diagrammino di flusso dove ci sono freccette del tipo: fai questo apri partita iva, fai quello non apri partita iva, guadagni tanto allora paghi tanto, guadagni di meno allora paghi di meno..

    Grazie 😄


  • User Attivo

    Secondo me, il problema più grande sta nel fatto che i nostri politici sanno ZERO sul mondo informatico e perciò sparano cose che non stanno ne in cielo ne in terra (ci ricordiamo tutti di quando volevano creare un registro nazionale di tutti i blog/blogger perché lo vedevano come qualcosa di giornalistico, ma tutti noi sappiamo che un giornale e un blog sono due cose distinte, oppure di quando il ministro Bondi voleva che tutti gli utenti avessero un ip statico personale ecc.).

    Gli stessi giudici devono, a volte, interpretare leggi che non centrano con Internet perché c'è un buco normativo.

    Attualmente c'è la possibilità che studenti, disocuppati ecc, possano guadagnare qualcosa con Internet tenendo semplicemente aperto un sito, per legalizzarlo dovrebbero avere delle spese, la più ingente è l'INPS, quindi loro spendono 100, ma guadagno 20. E' logico che evadono le tasse.

    Provate ad immaginarvi se fosse possibile quello che avevo accennato nell'altro mio post, chiamiamola "partita iva baby". A mio avviso l'erario avrebbe un boom di entrate, perché a quel punto si, io guadagno 50? al mese col mio sito, do la tassa forfettaria di tot, e sono in regola e non mi converebbe più evadere.

    Ma ovviamente siamo in Italia, e tutto questo può essere solo un miraggio...

    Integrazione: rileggendo la maggior parte dei post è chiaro che qui noi abbiamo le idee chiare, e anche la soluzione (variano un po' i tetti massimi ecc), ma la soluzione c'è. Perché i nostri politici non ce l'hanno? Beh mi riaggancio a quello che ho già detto: di informatica, web e Internet sanno poco o nulla!!!