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@i2m4y said:
Quindi qui trovo, correggimi se sbaglio, un po' di illogicità. Il diritto di una scelta di studio di un certo tipo ti è stato garantito. Ora ciò che vorresti è anche una garanzia del sistema stato sullo sbocco in un sistema economico che garantisca con certezza matematica un livello salariale di un certo tipo.
Purtroppo reputo che sia pretendere un po' troppo.Scusa, Paolo, forse mi sono espressa male; effettivamente quello che volevo intendere era Off Topic.
Mi spiego: il mio discorso stava a significare che nelle mie scelte del passato ho dato la priorità a ciò che mi interessava e a ciò che avrei voluto effettivamente studiare... Ho fatto ciò che mi avrebbe reso felice.
Ora che sono giunta quasi al termine, mi rendo perfettamente conto che aspirare a determinate professioni, in un paese come il nostro, nella realtà che viviamo tutti i giorni, sarebbe estremamente utopistico, tant'è vero che non spero più di diventare insegnante, come non spero di potermi dedicare nello specifico a ciò su cui si è orientato il mio corso di studi....
Sinceramente non aspiro a trovare un lavoro che mi piace perchè mi rendo conto che in una realtà come quella del nostro paese sarebbe impossibile...
(Nonostante io continuo a sostenere che vivere svolgendo un'attività che non piace sia terribilmente deleterio per l'essere umano, senza considerare che il senso di frustrazione che ne deriva provoca gravi problemi)
Ciò a cui mi riferivo è la situazione dei lavoratori precari del nostro paese, sia che siano ricercatori, sia che siano dipendenti in un call center; e ciò a cui mi riferivo è l'unica situazione con la quale i giovani italiani, laureati e non, si trovano ad avere a che fare, salvo qualche raro caso.
Purtroppo non vedo volontà da parte dello stato di frenare questa cosa.Mi scuso nuovamente se sono andata troppo OT.
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Posso capire purtroppo la tua sofferenza e senza dubbio concordo su quanto sia deleterio far qualcosa che non piace.
Purtroppo ci troviamo in questa condizione.La flessibilità del lavoro al contempo so benissimo che non piace a nessuno di chi è parte lavorante..... ma anche qui è il mercato a richiederla. Mi spiego: in una economia come la nostra essenzialmente aperta al mondo la competitività del sistema aziende é fattore determinante del complessivo benessere nazionale.... niente competitività, niente economia nazionale, stop all'attuale situazione di tuttosommato benessere nazionale.
Il nostro paese essenzialmente manifatturiero si trova a scontrarsi con le economie produttive di altre nazioni dove il costo della manodopera è minimo, le tutele dei lavoratori non esistono. Il nostro sistema di tutela forte del posto fisso, salario "grasso", rigidità del marcato del lavoro va istantaneamente in crisi di fronte a concorrenti del genere. Inutile tentare di recuperare sotto il profilo di tutti gli altri costi aziendali quando per le aziende manifatturiere il costo del lavoro è uno dei costi più importanti e la risposta ultraflessibile è una delle leve importanti per combattere.
O anche noi introduciamo flessibilità nel mercato del lavoro o le nostre aziende vengono espulse dal mercato con ovvio fallimento dell'economia nazionale.Dunque una globalizzazione a discapito spesso dei lavoratori, ma anche di molti imprenditori, vedo con i miei occhi.
Tutti saremmo felici della situazione lavorativa tuttosommato garantita di venti-trenta anni fa... peccato che quella derivava dalla stratificazione di anni "grassi" di boom economico.... oggi non c'è più e le popolazioni occidentali dovrebbero essere rese conscie dai propri governi che il loro futuro tenore di vita scenderà magari anche non poco.
La prossima riunione G20 è di per se sintomo di questo movimento all'indietro delle nostre economie a favore di altre. Fare passi verso la rigidità del lavoro purtroppo significherebbe ancor più impoverire quella poca forza che resta alle nostre economie.
Non sono un economista, ma la vedo purtroppo grigia e mi spiace che alla fin fine chi ne faccia le spese siano le persone che hanno fatto immani sforzi per emergere.
Mi scuso anche io per l'off topic.
Paolo
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Mi scuso anche io per l'off topic.Ma quale off topic!
Siamo noi che ti ringraziamo per le tue profonde, spietatamente crudeli ma realistiche analisi.Le cose in effetti stanno così e questa situazione è strettamente collegata al futuro dei nostri laureati, alle loro aspettative professionali ed occupazionali.
Credo che quanto hai aggiunto nei tuoi post possa essere considerato un importante completamento di quanto sino ad ora espresso nel topic; l'intervento dello stato nel finanziare la ricerca e l'istruzione non può prescindere da questi aspetti.
Personalmente mantengo opinioni fortemente critiche sui decreti, nel merito e nel metodo, (continuo a pensare cioè che questo Governo approfitti di questa emergenza per altre finalità) ma non vi sono dubbi che un incisivo intervento per combattere sprechi e clientele appaia improcrastinabile.
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@i2m4y said:
La flessibilità del lavoro al contempo so benissimo che non piace a nessuno di chi è parte lavorante..... ma anche qui è il mercato a richiederla. Mi spiego: in una economia come la nostra essenzialmente aperta al mondo la competitività del sistema aziende é fattore determinante del complessivo benessere nazionale.... niente competitività, niente economia nazionale, stop all'attuale situazione di tuttosommato benessere nazionale.
Il nostro paese essenzialmente manifatturiero si trova a scontrarsi con le economie produttive di altre nazioni dove il costo della manodopera è minimo, le tutele dei lavoratori non esistono. Il nostro sistema di tutela forte del posto fisso, salario "grasso", rigidità del marcato del lavoro va istantaneamente in crisi di fronte a concorrenti del genere. Inutile tentare di recuperare sotto il profilo di tutti gli altri costi aziendali quando per le aziende manifatturiere il costo del lavoro è uno dei costi più importanti e la risposta ultraflessibile è una delle leve importanti per combattere.
O anche noi introduciamo flessibilità nel mercato del lavoro o le nostre aziende vengono espulse dal mercato con ovvio fallimento dell'economia nazionale.Dunque una globalizzazione a discapito spesso dei lavoratori, ma anche di molti imprenditori, vedo con i miei occhi.
Tutti saremmo felici della situazione lavorativa tuttosommato garantita di venti-trenta anni fa... peccato che quella derivava dalla stratificazione di anni "grassi" di boom economico.... oggi non c'è più e le popolazioni occidentali dovrebbero essere rese conscie dai propri governi che il loro futuro tenore di vita scenderà magari anche non poco.
Paolo, sono totalmente d'accordo con te. Hai centrato quello che è il punto centrale dell'attuale situazione politica-economica. E' in corso una ristrutturazione dell'idea dello stato. Sta morendo la vecchia visione, di stato pesante, con una spesa pubblica alta ecc ecc. Per essere precisi, in termini economici, sta accadendo quello che era già successo negli anni 80, quando venne accantonata la visione "Keynesiana", dopo l'affermazione delle destre, Thatcher e Reagan. Tutto questo riadattato alla moderna situazione economica e politica.
Questo processo porta a cambiamenti drastici in tutto il sistema. Nel mercato del lavoro per esempio, nel quale ormai non esiste più il posto fisso garantito a vita come c'era prima, detto in parole povere. Sono consapevole dell'impopolarità di tali affermazioni, ma mi ci sono abituato. Questa è la realtà e bisogna prenderne atto. Questi cambiamenti sono arrivati anche al sistema scolastico e universitario, e la legge 133, ne è la diretta espressione. Gli stati nazionali hanno accumulato un debito pubblico sproporzionato, e questo è il punto di rottura. I bilanci degli stati devono essere risanati, non ci sono altre strade se non quelle della riduzione della spesa pubblica. Da questo ne derivano delle conseguneze ben precise, come quella di lasciare sempre più spazio al privato per ridurre le spesa pubblica, migliorare l'efficienza degli enti pubblici, anche attraverso politiche di aziendalizzazione, come è avvenuto per le aziende sanitarie locali. Questa è l'unca strada percorribile. Cosa ne pesni Paolo?Cara Gaetanuzza, io non mi riferivo a te quando parlavo di pecore al pascolo, che sfilano numerose per le strade delle città, protestando senza sapere manco loro su cosa. Spero solo che non rivedi te stessa in questa descrizione.
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Penso che sia tristemente vero.
Lo san tutti che io sono per un mercato il più possisbile libero e per uno stato il meno possibile presente nell'economia.
Sono anche per l'intervento privato ogniqualvolta possa essere più efficiente di quello pubblico anche nei servizi pubblici.Personalmente odio la pretesa del cittadino di vedersi garantita la propria condizione sociale per il sol fatto di essere appunto cittadino... ognuno la sua parte se la dovrebbe guadagnare e se le condizioni cambiano dovrebbe adeguarsi.
Posso però capire che altri possono non essere contenti di vedersi meno garantiti.Paolo
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Credo che la protesta degli studenti (cioè anche la mia) sia legittima.
Dicono che ci saranno i tagli perchè nell'università pubblica ci stanno troppi sprechi.
Allora io parto dal punto che è vero che ci saranno degli sprechi. Ma come ci sono nelle università ci sono a maggior ragione nel parlamento ad esempio, nelle pubbliche amministrazioni. negli ospedali pubblici... dappertutto.
Ma in quale mondo si cerca di combattere gli sprechi togliendo risorse???
Io penso invece (ammesso che sia questo il vero motivo dei tagli, ma ci credo poco) che bisogna controllare dove vanno a finire i soldi stanziati.. non toglierli.Poi ci dicono pure che questa legge migliorerà le univesità.
Mio padre su questo punto mi ha fatto un bel esempio: se un padre da al figlio più soldi alla settimana, questo potra migliorare la propria condizione comprando ad esempio vestiti, fare viaggi, ecc. In poche parole se la passa meglio.
Se il padre toglie ad esempio il 30 % di soldi al figlio quest'ultimo se la passerà meglio rispetto a prima? Il no è spontaneo..Quindi non capisco come molte persone possano credere a queste "barzellette" che in questi giorni ci vengono sparate da chi ha approvato la legge.
Scusate se mi sono prolungato troppo
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Ero stato facile profeta, ma d'altronde era facile esserlo.
Alla manifestazione degli studenti di Piazza Navona è arrivato un camion carico di squadristi con i loro manganelli tricolori ed in breve è stato il caos; inutile la rabbia di studenti e delle prof, perchè quelli picchiavano indisturbati e gli agenti guardavano divertiti, anzi proteggendoli pure.
Tutto appariva tranquillo, comitive di turisti e negozi aperti poi improvvisamente il fuggi fuggi generale, che davanti al Senato è partita la prima carica degli squadristi protetti dalla polizia che li ha fatti passare col loro camion di manganelli tricolori.
Menano all'impazzata e da professionisti, ben organizzati e da gruppi paramilitari attaccano ad ondate. Circondano un ragazzino di tredici o quattordici anni e lo riempiono di mazzate. La polizia, a due passi, non si muove.Sono una settantina ed urlano "Duce, duce" e "La scuola è bonificata".
L'ennesimo liceale viene colpito alla testa e quando cade gli tirano calci.
"Basta, basta!" urlano le professoresse e corrono alla polizia, ed arrivate dal funzionario capo vengono sbeffeggiate e derise.
"Non potete stare fermi! Fate il vostro mestiere, fermate i violenti".
Ed il funzionario: "Ma quelli che fanno violenza sono quelli di sinistra".
"Ma come di sinistra!? Ma non vede cha hanno le svastiche?Vogliono fare passare l'equazione studenti uguali facinorosi violenti di sinistra.
La prof. è Rosa Raciti, insegna al liceo artistico De Chirico, è angosciata: > "Mi sento responsabile. Non volevo venire, poi gli studenti mi hanno chiesto di accompagnarli. Massì, ho detto scherzando, che voi non sapete nemmeno dov'è il Senato. Mi sembravano una buona cosa, finalmente parlano di problemi seri. Molti non erano mai stati in una manifestazione, mi sembrava un battesimo civile. Altro che civile! Era stato un corteo allegro, pacifico, finché non sono arrivati quelli con i caschi e i bastoni. Sotto gli occhi della polizia. Una cosa da far vomitare. Dovete scriverlo. Anche se, dico la verità, se non l'avessi visto, ma soltanto letto sul giornale, non ci avrei mai creduto".
Alle undici esce dal Senato Francesco Cossiga.
"È contento, eh?" gli grida un anziano professore.Verso mezzogiorno una ventina di squadristi rimane isolata per via degli scontri e per riunirsi ai camerati attraversa con i manganelli in mano il cordone di polizia, senza che nessuno dica loro nulla.
Dal gruppo dei funzionari parte anzi un segnale:
"Arrivano quei pezzi di merda di comunisti! Si va in piazza a proteggere i nostri?"
E così sarà difatti poco dopo.Più tardi, sento uno studente insanguinato che s'aggira teso cercando suo fratello più piccolo.
"Mi sa che è finita, oggi è finita. E se non oggi, domani. Hai voglia a organizzare proteste pacifiche, a farti venire idee, le lezioni in piazza, le fiaccolate, i sit in da figli dei fiori. Hai voglia a rifiutare le strumentalizzazioni politiche, a voler ragionare sulle cose concrete. Da stasera ai telegiornali si parlerà soltanto degli incidenti, giorno dopo giorno passerà l'idea che comunque gli studenti vogliono il casino. È il metodo Cossiga. Ci stanno fottendo".
La vedo moolto grigia ragazzi.
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Al di la che sono da condannare tutte le violenze di qualsiasi colore.
Caro fabysnet è giusto sottolineare per precisione che ieri sera Matrix ha fatto vedere immagini ben diverse da quanto da te riportato.
Ha fatto vedere la marcia verso piazza navona di centinaia di rappresentanti dei centri sociali (prima non presenti alla manifestazione) ben preparati alla guerriglia (caschi ecc.) andare incontro a certo minori quanto a numero ragazzi di destra.
Ha ben fatto vedere gente ferma ricevere inizialmente un lancio di bottiglie ecc. Ha fatto vedere "studenti" di 40-50 anni incitare contro i ragazzi di destra inusualmente presenti con loro a manifestare.Poi il pandemonio.
Quindi una ricostruzione, testimoniata da immagini, diversa.
Questo per precisione da citazione giornalistica di ieri.
Quello che invece mi ha fatto davvero spavento è una cosa diversa.
Le medesime immagini hanno fatto vedere le forze dell'ordine, con anche persone di responsabilità (giacca cravatta e walkie talkie), bloccare sulla via d'accesso alla piazza il corteo dei predetti trecento dei centri sociali. Essi erano già con caschi e oggetti contundenti..... non lì dunque per pettinar le bambole.
NON si capisce proprio come poi, ad un tratto, le forze dell'ordine si siano magicamente spostate, lasciando arrivare loro in piazza, e dunque portare alle facili conseguenze viste in TV.
NON si capisce come, visto che erano presenti in piazza, non si siano immediatamente frapposti ai ragazzi.... ed erano già in tenuta antisommossa.
Ieri sempre a matrix qualcuno ha detto "si voleva il morto"!
Fortissssssima espressione.... ma davvero siamo così lontani dalla verità ?!?!?!?
Questo mi fa più impressione, rispetto ad una ricostruzione dei fatti dove ognuno mette del suo, secondo il proprio colore, o rispetto alla mera rissa di ieri.
Questo mi fa riflettere tristemente che forse Andrez ha ragione citando in questo post di strategie diverse e più subdole.
Paolo
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Questo mi fa riflettere tristementeLe tue tristi riflessioni sono benvenute e ...condivise.
Pur da presupposti così diversi è da sempre gradevole e costruttivo il confronto con te e proprio in questi giorni mi chiedevo come fosse possibile tanta* certezza* e convinzione di fronte a situazione palesemente inaccettabili.
Saluto con vero piacere dunque questa tua esigenza di riflessione.
Da tanto tempo in questo forum si dibatte di legalità, indicandola come presupposto ad ogni azione o intervento politico e ritenendola non di destra o di sinistra, ma da ambedue le parti offesa e calpestata.
Auspico che questa condivisa necessità di riflessione ci consenta di sviluppare argomenti anche delicati con una rinnovata ed obiettiva dialettica.Nello specifico dell'intervento del Governo sull'istruzione potrei tentare di individuare due aspetti sui quali cercare di approfondire:
- la situazione di clientelismo e spreco non più sopportabile
- l'intervento del Governo che punta ad altro, strumentalizzando problemi reali.
Negli anni di governo delle sinistre gli aspetti clientelari e gli sprechi (presenti da sempre) hanno raggiunto livelli inaccettabili e questo, vista l'ottima analisi precedente della situazione economica mondiale, non è più sopportabile dalla nostra debole economia.
(Ma questo vale naturalmente per quasi tutti i settori, non certo solo per l'istruzione.)
Chi gode di privilegi, chi gestisce cattedre per corsi di laurea sulle varie "affezioni canina verso gli umani in primavera" con 3-4 iscritti, chi ha delapidato i bilanci di intere università (i nostri Cosmano e Nimue sono a Siena e conoscono nel dettaglio e da fonti diverse quella situazione), i tanti insomma che sperperano i nostri soldi* in nulla* o personali interessi, ... è certo che ora si strappino le vesta urlando contro il Governo fascista che taglia la cultura, abbruttisce i rapporti e bla bla.
Questo non è di sinistra, ma semplicemente illegale. (ed è una delle tante tristi riflessioni di una persona di sinistra)
Andava fermato da tempo o meglio, non lasciato creare.Non par vero a questo Governo di ritrovarsi in mano questa inaccettabile e pesante realtà che gli riconosce di fatto il dovere di intervenire con immediatezza.
E lo fa nel peggiore dei modi, imponendo senza dialogo nè confronto un duro attacco all'istruzione di massa in sé, preparandosi a sostenere gli strumenti privatistici che suoi uomini già detengono, ed ignorando (anzi aumentando) altre forme di spreco, parassitismo e clientela.E poi il ricorrere sistematico a questa vecchia abitudine del manganello, del pestare a sangue ragazzini fingendo e travestendosi, infiltrando ed ingannando.
E' davvero triste.
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Penso e ripeto che agli sprechi non si risponde con i tagli.
Se si vogliono combattere gli sprechi si va a controllare dove vanno a finire i soldi.. non si taglia. L'Italia con o senza sprechi spende sull'istruzione e sulla ricerca molto meno rispetto agli altri stati industrializzati e con questa legge spenderà ancora meno.Siccome servono soldi tutto si taglia tranne i loro stipendi belli grossi, le loro pensioni (mio padre ha dovuto faticare 37 anni per prendere la pensione, loro in due anni) e tuti gli sprechi e privilegi che hanno.
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@Atomix said:
L'Italia con o senza sprechi spende sull'istruzione e sulla ricerca molto meno rispetto agli altri stati industrializzati e con questa legge spenderà ancora meno.
Non concordo.
Un paese, caso vuole la prima economia europea, spende meno di noi.
Vedere la ricerca universitaria qui a pagina 17.
Evidentemente se con minor spesa si riesce ad essere la prima economia... abbiamo amplissimi spazi di manovra in Italia per rendere efficiente la nostra scuola.
Efficiente e non solo efficace.
Paolo
Paolo
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@i2m4y said:
Un paese, caso vuole la prima economia europea, spende meno di noi.
Vorrei vedere uno schema invece dei finanziamenti specifici che vengono fatti alla ricerca nel mondo compresa l'Italia.
Nel decreto non si parla minimanente su quali sono le cose da eliminare (tipo i famigerati baroni) per abbattere gli sprechi. Questa è solo un barzelletta del governo. Si parla solo di tagli e non di interventi su come abbatterli questi sprechi. Quelli che si mangiano i soldi continueranno sempre a mangiarseli.
Che poi secondo me più che contestare la riforma Gelmini bisogna protestare contro il punto della finanziaria 2009 dove parla del piano di tagli alle università il quale fondo verrà ridotto di 63,5 milioni di euro nel 2009, 190 milioni nel 2010, 316 milioni nel 2011, 417 milioni nel 2012, 455 milioni nel 2013.
Bisognerebbe contestare Tremonti.. non la Gelmini.
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Ah poi volevo dire che la Germania spende circa 65 miliardi di dollari (pari al 2,5% del Pil) è - tra i grandi paesi europei - quello che investe di più in ricerca. Ed è quello che più di ogni altro, in Europa, investe in ricerca di base.
L'Italia spende di più nella ricerca scientifica? Mi pare di no.
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Va bene, allora mettiamola così:
visto che le risorse pubbliche sono scarse, e questo è un dato di fatto, vorrei capire dove le andiamo a prendere per immutare le spese per istruzione:
- tagliamo le pensioni ?
- tagliamo la spesa sanitaria ?
- aumentiamo le tasse con il pil in recessione ?
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oppure crediamo alla favola che se riduciamo i compensi e accessori di 915 parlamentari avremo le risorse per evitare i tagli alla spesa pubblica ?!
Oppure ricerchiamo l'efficienza della spesa ?
A mio giudizio oggi si cerchi l'efficienza con tagli e riorganizzazioni, magari odiate.... quando poi, si spera, verranno i frutti positivi... allora basterà l'efficacia e si sciambolerà in rivoli e sprechi (se proprio si vorrà).
Paolo
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@i2m4y said:
oppure crediamo alla favola che se riduciamo i compensi e accessori di 915 parlamentari avremo le risorse per evitare i tagli alla spesa pubblica ?!
Se da una parte deve essere riformata e controllata meglio la spesa pubblica in tutti i campi, bisogna riformare e controllare anche la spesa della macchina politica. Innanzi tutto eliminando le provincie le quali sono ormai diventate un ente inutile, tagliare i finanziamenti ai partiti che sono anche belli sostanziosi. Questo per fare due esempi.
Io sono daccordo che bisogna sistemare la spesa pubblica (non solo con i tagli ma con regole specifiche che non vedo da nessuna parte) ma non è giusto che parlamentari, deputatati regionali e provinciali non mettono mai le mani nei loro portafogli. Nei nostri invece sempre.
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oppure crediamo alla favola che se riduciamo i compensi e accessori di 915 parlamentari avremo le risorse per evitare i tagli alla spesa pubblica ?!Mmh ... qui dissento.
Ne abbiamo già parlato e c'è pure un topic con qualche dato; eliminando una Camera, dimezzando i Deputati rimanenti ed i loro salari, portaborse ed indennizzi vari, cancellando le Province ed alcune manciate di Enti e organismi inutili non avremmo tutte le risorse per evitare i tagli, ma una buona parte si.E si darebbe senza dubbio un segnale di svolta ed un esempio al Paese, al quale diverrebbe più ragionevole chiedere i necessari sacrifici.
Edit:
sorry, ... postato contemporaneamente ad Atomix
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Sul segnale di svolta senza dubbio... in ogni caso io non mi riferivo ad esempio alle province... questo per me fa parte di una più ampia revisione della macchina pubblica e dunque non posso che concordare.
Io invece mantengo la mia idea che sarei disposto a pagare il doppio i miei parlamentari e a dar loro doppi benefici se mi garantissero una vita scevra di problemi e serena e dunque amministrassero bene l'Italia verso il benessere.
Proprio non mi interesserebbe neppure se il loro stipendio fosse, come dicono molti, immorale.Paolo
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@i2m4y said:
Io invece mantengo la mia idea che sarei disposto a pagare il doppio i miei parlamentari e a dar loro doppi benefici se mi garantissero una vita scevra di problemi e serena e dunque amministrassero bene l'Italia verso il benessere.
Il problema è che l'Italia e da molti anni che non viene amministrata bene. I nostri parlamentari sono i più strapagati ma non mi risulta che l'Italia sia in condizioni migliori rispetto agli altri Stati Europei.
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@keynes87 said:
Troppo personale è stato assunto all'interno delle università e delle scuole. Non licenziamo nessuno, ma non assumiamo quasi nessuno nei prossimi 5 anni.
Alternative non ce ne sono.Sembra che il Decreto che tra l'altro prevedeva il blocco delle assunzioni dell'Università (con il licenziamento/NON riassunzione di migliaia di precari che vi lavorano da anni) sia stato bloccato e la Gelmini e Keynes87 non possano più buttare fuori quei precari, per ora.
Le iniziative dell'Onda, il suo sacrificio nelle piazze a far da bersaglio agli squadristi inviati dagli amici di Cossiga, ha scosso l'opinione pubblica, ha portato i cittadini a leggere i decreti e cercare i trukki ed i giochetti di parole insiti nei decreti e come in questo forum, si è visto saltar fuori le magagne, dove per esempio si spergiurava di non licenziare nessuno intendendo però di "non riassumere" le migliaia di precari che già da febbraio perderanno il lavoro.
Questa indignazione diffusa ha portato via in un sol colpo un buon 20% di quel consenso che Berlusconi vantava su tutti gli schermi, imponendogli lo stop al decreto, "almeno sino a quando non si chetano le acque".