• Admin

    @filtro per me lo devono affinare. Così come descritto rischia solo di aggiungere entropia. Invece questa cosa funziona se a prescindere la provider l'audience può essere utilizzata.


    F 1 Risposta
  • Moderatore

    @juanin non so così facendo rischi di non poter controllare la qualità di un'audience vanificando il tutto.

    La realtà dei fatti di oggi è che testi le piattaforme che hanno audience che performano meglio o peggio: facciamo un esempio in casa google.
    Le performance del algoritmo di bidding delle audience di google ads vs DV360 è tutto a vantaggio del primo (tanto che so che dovrebbero lavorarci per unirli) ma se vai a vedere alcune audience di DV360 in Google ads non ci sono e quindi le testi per vedere se funzionano, ma poi scopri che in Xandr hanno delle audience simili a quelle di DV360 e testi anche quelle. Scopri che quelle di Xandr funzionano meglio, quindi usi Xandr come piattaforma per fare Advertising su quelle audience.

    Questo è il motivo per esempio perché The TradeDesk ha preso molto mercato in US. Se togli questa parte come fai a controllare le performance di un provider?


  • Admin

    @filtro e tu dici che il modo non si trova? Essendo tutto Open si possono anche esporre se vuoi essere dentro dei transparency report di efficacia, rating etc etc...

    E conoscendo un po' oramai questo mercato gli unici che veramente possono fare la differenza qualitativamente sono gli editori stessi. Perché se speri che terze parti siano davvero interessate a fare della qualità il loro punto di forza allora stiamo andando verso una idea sbagliata di come dovrebbero davvero funzionare le cose.

    Io ti dico la verità. In tutti questi anni ho trovato solo mediocrità ad essere buono riguardo i vari attori di questo mercato. Con un po' di astuzia e impegno in più si potrebbero ottenere risultati di ordini di magnitudo superiori all'attuale status quo.


    F kal 2 Risposte
  • Contributor

    Credo siano problemi molto relativi.

    Una volta che l'audience la metti sul mercato (al posto del singolo utente), ci puoi associare delle metriche come un quality score associato all'audience, un po' come si fa per giudicare la qualità delle liste di email (hard bounce, soft bounce, etc.).

    Lato piattaforma di distribuzione adv diventa facile e veloce capire quali sono le micro-audience "buone" e quelle meno buone, facendo eventualmente dei bundle... il tutto dovrebbe essere facilmente scalabile in modo automatizzato.

    Lato publisher vedo quindi l'incentivo a costruire delle buone audience, segmentate secondo la domanda e le aspettative di mercato. Il publisher stesso verrà premiato sulle piattaforme se ha segmentato bene e riuscirà a spuntare prezzi migliori.

    E così facendo rischiano anche di essere utili agli inserzionisti! Cosa inaudita ad oggi sinceramente, le audience per interesse fanno pena.

    Capisco i problemi che ha detto sopra @filtro e i numeri sono quelli.

    Ma quello che è davvero interessante non è la difficoltà iniziale... ma quello che promette a livello di status una volta che si raggiunge un equilibrio di mercato.

    Insomma, finalmente la direzione potrebbe essere quella giusta.


    F 1 Risposta
  • Moderatore

    @juanin si ma quanti editori pensi che siano migliori delle attuali terze parti?
    non fanno quello di lavoro.

    negli states iniziamo ad avere Disney, Walmart che stanno facendo qualcosa, ma i budget sono altri...


  • Contributor

    @juanin ha detto in La rivoluzione del Adv Cambierà tutto per non cambiare nulla:

    E conoscendo un po' oramai questo mercato gli unici che veramente possono fare la differenza qualitativamente sono gli editori stessi. Perché se speri che terze parti siano davvero interessate a fare della qualità il loro punto di forza allora stiamo andando verso una idea sbagliata di come dovrebbero davvero funzionare le cose.

    Quotone su questo. Le piattaforme sono interessate solo a far volume, un tanto al chilo. Perché questo è il modo in cui massimizzano la revenue: aumentando l'inventory.

    Lato editore la metrica principe è quella dell'RPM.


    F 1 Risposta
  • Moderatore

    @kal se mantengo la copia audience/provider posso vedere la qualità, se ho solo audience la vedo difficile è anche vero che posso avere audience/sito se un sito performa male escludo quel sito un po' come faccio oggi con la display network in remarking per esempio.

    ma quali publisher hanno le competenze? Io ci lavoro con alcuni di essi e sinceramente @juanin è l'eccezione non la regola (anche se in realtà Andrea si farebbe notare anche nell'eccellenza)


  • Moderatore

    @kal @juanin io con Adapex oggi ho la fortuna di vedere anche alcuni elementi del mercato americano, le piattaforme di cose ne fanno tante anche di qualità il problema sta spesso a valle su chi fa le campagne.
    E avendo lavorato in un centro media anche se ormai molti anni fa, la difficoltà è proprio nella pianificazione lato programmatic. Dopo aggiungiamo la valutazione delle performance: proprio in questi giorni sto affrontando il problema con un cliente: valutare le performance è qualcosa che si dà troppo per scontato, certo prima di tutto le campagne programmatic devono essere impostate non per fare gli interessi dell'agenzia ma per fare le gli interessi del cliente, ed anche questo non è scontato


    juanin 1 Risposta
  • Admin

    @filtro capisco che al mondo non siano tutti ultra pronti, ma secondo me se inizi a dare la possibilità di lavorare sartorialmente e granularmente chi meglio del publisher può ambire alla qualità massima?

    Alla fine è casa tua. Se non la tratti bene ne paghi le conseguenze.

    E magari a questo punto inizierebbe davvero ad assumere un senso reale tutto il discorso della brand safety, dell'affidabilità del sito dove mandi la tua comunicazione, etc etc etc...

    Io questo lo vedo come un necessario shift per la maturazione del mercato. Sia di chi vende spazio che di chi lo compra.


    F 1 Risposta
  • Contributor

    Onestamente? Quando hai privacy by design e accountability, hai anche l'ecosistema migliore che permette alle eccellenze di emergere.

    Questo è quello di cui c'è bisogno ora. Dal brodo primordiale della mediocrità e pressapochismo qualcuno deve emergere ed è giusto che ambisca a prendersi le fette più consistenti.

    È meglio per tutti, per gli editori, per gli inserzionisti e pure per gli utenti.

    Per le piattaforme è sub-ottimale, ma tanto quelle hanno un oligopolio (se non un monopolio Google in testa), quindi comunque vincono sempre.


    F 1 Risposta
  • Moderatore

    @juanin sono perfettamente d'accordo ma io ho molti più dubbi sugli editori che sulle piattaforme ad oggi mancano anche ai piani alti la capacità di immaginare che tutto questo serva, significa un ritardo forse incolmabile.

    Ma per i nuovi, per i più veloci, per i più smart si potrebbero aprire opportunità incredibili. Forse è la volta buona per un vero cambiamento che il programmatic ha promesso e non ha mai realmente portato, ma non sono ottimista, vedo ancora le piattaforme a fare da padrone proprio per la mancanza di conoscenza


    juanin 1 Risposta
  • Admin

    @filtro beh dai allora si aprirà un mercato per diventare consulenti/system integrator di meccanismi di prima parte 💸 💰 🤑


    F 1 Risposta
  • Moderatore

    @juanin 😈 esattamente


  • Moderatore

    @kal sinceramente io non vedo nessun che li vuole contrastare. Questo sarebbe il momento perfetto per fare fronte comune facendo proposte alternative.
    Google potrebbe trovarsi obbligato ad implementarli per legge oppure dal fatto che sono standard de facto, ma nessuno sta facendo fronte comune anzi si guardano tutti in cagnesco aggiungendo dettagli alle proposte e dando un nuovo nome, sono 2 anni che va avanti così e non vedo per ora cambiamenti.

    Eccezione Facebook e Firefox con IPA forse, ma per ora è solo una proposta non ho visto firefox dire aspettate la implemento per testarla e quindi Google è più avanti.

    Che il browser o il sistema operativo siano al centro di tutto è inevitabile :pensare di usare un server terzo per me è semplicemente non sicuro ed ingestibile. Quindi, perché Firefox, Opera, DuckDuck Go, Microsoft, ecc. ecc. non fanno fronte comune proponendo lo loro privacy sandbox alternativa con una roadmap come Google?


    juanin 1 Risposta
  • Admin

    @filtro perché il loro cavallo di battaglia sta in piedi SE E SOLO SE c'è un Google da attaccare.

    Comunicazione e value proposition molto di basso valore.


    F 1 Risposta
  • Moderatore

    Erano settimane che nel mio piccolo a stretti contatti lo ripetevo: Google aveva troppo poco tempo per rispettare le richieste del antitrust con la situazione attuale.
    Ora è ufficiale la morte dei 3rdparty Cookie posticipata a fine 2024

    Qualcuno già dirà non moriranno mai: sono già morti, solo chrome deve supportarli, se il browser della grande G perdesse share proprio per questo motivo l’antitrust potrebbe fare poco
    https://blog.google/products/chrome/update-testing-privacy-sandbox-web/

    Edge è in grande spolvero, ma Microsoft gestisce il blocco dei 3rdparty cookie in modo un po’ lasso, ma li blocca. Vediamo che succede. Nuova guerra dei browser in arrivo?


    F 1 Risposta
  • Moderatore

    Seconda notizia della giornata strettamente correlata: con il lancio della versione 104 di Chrome agli inizi di agosto i test delle Privacy Sandbox API saranno estesi a tutti gli utenti che aceteranno di farne parte.
    Si prevede che in questo modo saranno milioni di utenti ad entrare nella Privacy Sandbox relegante ad Measurement trial.

    Qualcosa si muove, vediamo che succede
    Qua i dettagli https://developer.chrome.com/blog/expanding-privacy-sandbox-testing/


  • Moderatore

    La situazione in Europa sembra complicarsi sempre di più dal punto di vista della profilaazione.

    I caso nasce in Lituania,

    in sostanza la nuova sentenza stabilisce che i dati dedotti continuano comunque ad essere dati personali, di conseguenza tutto quello che un’azienda può supporre su uno specifico utente è comunque una informazione che va protetta perché si basa su qualcosa che invece è stato fornito dall’utente.

    Il caso è nato in Lituania, dove si ritiene che se il governo pubblica il nome del coniuge di qualcuno, da lì si può dedurre se quella persona è gay e questa – dicono – sarebbe una informazione, seppur dedotta, che non può essere utilizzata senza consenso perché è un dato sensibile che è tutelato dall’articolo 9 del GDPR.

    Questo potrebbe significare che le informazioni ottenute dalla navigazione di un utente relativa ai suoi interessi, ad esempio il fatto che un utente navighi prodotti per la pulizia viso non può essere utilizzato per dedurre che tale utente è interessato al beauty.

    A mio parere si sta andando un po' troppo oltre, si cerca di normare qualcosa con i divieti, ma non credo che sia il modo giusto. Facciamo un esempio nella vita reale una persona entra in macelleria e compra un pezzo di scamone il macellaio non potrebbe consigliargli un altro pezzo di carne come la Noce perché dovrebbe chiedergli il permesso per dedurre dal suo comportamento che vuole fare un arrosto.

    Nella vita di tutti i giorni siamo abituati a ricevere consigli basati sul nostro comportamento, anche nel confronto tra persone riceviamo consigli (Spesso non voluti) su cosa dovremmo fare (i neo genitori capiranno benissimo cosa intendo).
    Pensare che affinché un sito od una piattaforma possa consigliarmi qualcosa prima deve avere il mio permesso per capire cosa vorrei rischia solo di creare nuovi banner di consenso completamente inutili a proteggere la privacy dell'utente ed inficiando l'esperienza stessa.

    In questo momento mi sembrano battaglie ideologiche che nulla hanno a che vedere con il proteggere la privacy degli utenti.

    link per approfondire
    https://www.macitynet.it/europa-tracciamento-rischio-salve-misure-apple/
    https://techcrunch.com/2022/08/02/cjeu-sensitive-data-case/


    kal 1 Risposta
  • Contributor

    @filtro ha detto in La rivoluzione del Adv Cambierà tutto per non cambiare nulla:

    A mio parere si sta andando un po' troppo oltre, si cerca di normare qualcosa con i divieti, ma non credo che sia il modo giusto. Facciamo un esempio nella vita reale una persona entra in macelleria e compra un pezzo di scamone il macellaio non potrebbe consigliargli un altro pezzo di carne come la Noce perché dovrebbe chiedergli il permesso per dedurre dal suo comportamento che vuole fare un arrosto.
    Nella vita di tutti i giorni siamo abituati a ricevere consigli basati sul nostro comportamento

    Fil permettimi ma questa cosa è un enorme equivoco.

    Certo che siamo abituati a ricevere consigli basati sui nostri gusti.

    Il problema qua però è che per ricevere sti benedetti consigli viene fatta una raccolta dati a tappeto di un'estensione pazzesca e del tutto ingiustificabile, in particolar modo per quanto riguarda la cessione dati a terzi in un'infinita cascata di scatole cinesi.

    L'esempio del macellaio che hai fatto è più simile ad una raccolta dati diretta su CRM aziendale + sistema di raccomandazioni basato sullo storico di ordini, il tutto in un contesto di prima parte (che sarebbe probabilmente sempre legale, con il giusto grado di informazione, anche sulla base del c.d. "legittimo interesse").

    Il contesto dell'adv è una roba completamente diversa.

    Per restare in metafora: sarebbe come se il macellaio prendesse nota delle tue preferenze, le affidasse ad un grosso broker di preferenze che opera in tutta la città e serve tutti i negozi, il quale a sua volta le affida a dei corrieri, molto spesso senza sigillare le buste, i quali a loro volta le consegnano a dei ragazzini che inseguono i potenziali clienti del macellaio per strada con ogni mezzo (bicicletta, pattini a rotelle, motorino, etc.) dicendo "so che ti piace la carne, prova la salciccia!" 😀


    F 1 Risposta
  • Moderatore

    @kal se non ti fossi fermato a leggere le lettere grandi avresti notato che la sentenza non ha nulla a che fare con il mondo dell'adv, sono gli analisti che dicono che la sentenza potrebbe avere ripercussioni sul mondo del advertising.

    The relevant bit of the case referral to the CJEU related to whether the publication of the name of a spouse or partner amounted to the processing of sensitive data because it could reveal sexual orientation. The court decided that it does. And, by implication, that the same rule applies to inferences connected to other types of special category data.

    Quindi il mio esempio è molto in topic. A mio parere stiamo rasentando il ridicolo, non pubblichiamo il nome del partner perché altrimenti potremmo rilevare l'orientamento personale delle persone e questi sono dati sensibili.

    Poi la sentenza viene esportata sul mondo del adv. l'adv è andato molto oltre lo ammettiamo tutti, che dobbiamo trovare una soluzione ci stanno lavorando, la troveranno: non lo so.

    Ma tornando al topic: tale sentenza potrebbe implicare che se io azienda raccolgo i dati di navigazione non posso consigliarti i pannolini perché hai navigato la sezione biberon perché sto inferendo che hai un bambino o sei incinta e questo è un dato sensibile, e devo chiederti il consenso solo per consigliarti i prodotti correlati.

    Quindi il mio medico per consigliarmi una medicina dovrà farmi firmare un documento dove gli concedo il permesso di curarmi analizzando il mio stato di salute?

    Non è tutto advertising @kal la gente sta usando la GDPR per fare cause senza senso a mio modesto parere.
    In Lituania probabilmente ora dovranno pensare a come gestire la pubblicazione delle liste dei matrimoni, predisponendo un documento per chiedere il consenso per pubblicare il nome del partner e predisporre una metodologia per chi non acconsente a condividere il nome del partner: per esempio avremo pubblicazioni in cui invece di dire che Mario Rossi e Marco Verdi si sposano il 15 agosto, avremo
    Mario rossi si sposa il 15 Agosto
    Marco Verdi si sposa il 15 Agosto

    Naturalmente ad un occhio attento sarà comunque facile capire chi sposa chi guardando la lista visto che la copia nome cognome e data è abbastanza univoca: certo in comuni grandi potrebbero esserci due matrimoni lo stesso giorno, ma anche qui si potrebbe comunque risalire con alta probabilità all'orientamento sessuale delle persone coinvolte se non abbiamo una cardinalità alta


    kal 1 Risposta