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- P.IVA e contratto a progetto
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Domanda difficilisssssssima la tua.
A mio giudizio un commercialista, deve saperti far concentrare sul tuo lavoro, deve quindi alleviarti da ogni pensiero in merito a normative, adempimenti ecc.... in modo che tu sia dedicata esclusivamente sul tuo business. Il commercialista deve essere il tuo consulente personale.
Certo non può prevenire il fatto che ti venga proposta una co.co.pro. mentre hai p.iva... e dunque tu ti ponga il problema, ma al momento in cui viene a sapere del tuo problema deve essere tempestivo ed accurato.
Inoltre non deve, ripeto non deve trascurarti per altri clienti... vorrà dire che si fermerà di più in ufficio, ti concederà appuntamenti con una ragionevole tempestività e ti farà da "confessore".
Certo sono cose che si pagano, ma tutto sommato poi potrai focalizzarti con sicurezza (sotto il profilo giuridico e fiscale) sul tuo sviluppo anche commerciale e, dunque, di fatturato.
Infine, sotto il profilo qualitativo, il mio consiglio è quello di non rivolgerti a soggetti non abilitati all'esercizio della professione di Dottore Commercialista.
Esiste un apposito Albo, tenuto dall'Ordine dei Dottori Commercialisti della tua città e spesso è consultabile anche via internet sul sito dell'ordine stesso.
Esistono tanti soggetti che più o meno si improvvisano "commercialisti".... altra è la qualità che ti può offrire chi laureato, ha fatto tre anni di praticantato ed un esame di stato.Paolo.
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Ti ringrazio per l'aiuto che mi hai dato.
Ma mi è sorto un altro dubbio; ho consultato il commercialista e lui chiaramente mi ha detto che non posso stipulare un contratto a progetto con l'azienda che mi ha offerto il lavoro.
Mi ha spiegato che aprendo un contratto a progetto, mi verrà aperta un altra posizione inps che con partita iva ho già, e che valuta un contratto a progetto come un contratto da dipendente... e mi ha consigliato di mettermi d'accordo con l'azienda per fagli fattura mensilmente.
Non mi ha menzionato il contratto di prestazione d'opera e a queso punto mi sento più confusa.
Ho cercato su internet informazioni su questo contratto, ma non viene spicificato la forma di pagamento tra le due parti.
Questo contratto che forma di pagamento regola tra le parti???
Io emetto a loro una fattura mensile per un importo patuito precedentemente?Ti ringrazio per l'aituo che saprai darmi.
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ciao,
tralasciamo la discussione sui consulenti.......
Solitamente [url=http://www.breadandroses.it/tipi_atipici/nuovi_atipici.php]questa risorsa contiene notizie aggiornate sull'argomento...
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Ciao sa23,
forse non mi sono spiegato bene, ma sai scrivere di queste materie in breve non è sempre semplice.
Allora quando ho detto che non ci sarà problema nell'avere un contratto a progetto intendevo che tu dovrai fare un normalissimo contratto tra te ed il committente, con tanto di oggetto ben specificato (progetto) ed, eventualmente, le ulteriori regole (che riterrai) necessarie previste dal c.d. "contratto di collaborazione coordinata e continuativa a progetto" (introdotto dalla legge Biagi).
Ciò nonostante tu non avrai due "posizioni", una con P.Iva ed una come co.co.co.pro. Avrai un'unica "posizione" (quella con P.Iva) ed in questa rientrerà (attrazione) anche il rapporto di cui in oggetto, solo che quest'ultimo sarà ben regolato da un contratto (simile a quello previsto dalla Legge Biagi).Il contratto d'opera infatti non è nient'altro che il normalissimo contratto che normalmente ti lega agli altri tuoi committenti per la prestazione dei tuoi servizi professionali. Nel caso però (visto che il committente è disposto) potrai inserire regole che sono tipiche del contratto di collaborazione coordinata e continuativa a progetto.
Sul pagamento, ad esempio potrai stabilire, per iscritto, che ti sia corrisposto ogni mese per euro ...., cui tu farai seguire tua regolare fattura. Potrai stabilire che durante il mese di agosto il rapporto si riterrà sospeso per riprendere a settembre. Che in caso di malattia il rapporto si riterrà sospeso ecc.
Presterai dunque sempre una prestazione professionale (di quelle tua classiche), ma modulata in maniera più completa e definita.
Non sarà dunque una "co.co.co.pro." come ora intesa dalla normativa, ma un normale rapporto professionale regolato da contratto d'opera (articoli da 2222 a 2238 del Codice Civile).
Spero di esserti stato utile.
Paolo.
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Mi sei stato utilissimo e molto chiaro
Per capire meglio ho trovato su internet un esempio di contratto a progetto http://www.nidil.cgil.it/popup.php?Id_Pag=188.Adesso però devo prendere una decisione, l'azienda che mi ha proposto il lavoro non è interessata a stipulare un contratto con p.iva perchè temono che un libero professionista non si fermi più di 3 ore al giorno, mentre loro cercano qualcuno che sia presente in azienda.
Con loro ci siamo piaciuti subito e subito abbiamo istaurato un rapporto amichevole ed informale, la loro proposta economica è buona e il lavoro è davvero interessante, comprende anche di recarmi dal cliente insieme al direttore commerciale e sono un'azienda che ama investire sulla formazione del personale.
Sinceramente non vorrei farmi scappare l'occasione con l'azienda, ma dall'altra non vorrei precludermi la possibilità di poter realizzare dei lavori se mi capitano.
Non c'è modo di stipulare con loro il contratto a progetto senza dover chiudere la partita iva?
O chiudo la P.iva per un anno (la durata del contratto) e fra un anno, se le intenzioni dell'azienda sono sempre quelle di integrami all'interno delle staff, valutare cosa fare ed eventualmente riaprire al partita iva?
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sa23,
PERFETTO... loro ti vogliono presente in azienda?!?!?
Fai loro notare che il co.co.co.pro. classico, per sua stessa natura e forma giuridica, "NON HA VINCOLO DI ORARIO" e questo si che potrebbe voler dire che si ferma solo 3 ore in azienda, tanto il suo obbiettivo è adempiere al progetto, non garantire una presenza.
A te invece, nel tuo contratto, con p.iva, nessuno, ma proprio nessuno vieta di inserire un vincolo di orario del genere: "La Dottoressa sa23 garantirà la sua presenza in azienda dalle ore ______ alle ore _______ dei giorni dal lunedì al venerdì, esclusi i festivi ed i periodi di chiusura della stessa azienda" (è solo un esempio).Cosa ne dici???
PS chiudere la p.iva per un anno e poi riaprire è davvero molto oneroso di adempimenti e potrebbe esserlo anche economicamente.
Paolo.
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@sa23 said:
Adesso però devo prendere una decisione, l'azienda che mi ha proposto il lavoro non è interessata a stipulare un contratto con p.iva perchè temono che un libero professionista non si fermi più di 3 ore al giorno, mentre loro cercano qualcuno che sia presente in azienda.
Perdonami, la forma di contratto (da dipendente o come collaboratore con p.iva) non centra nulla con le ore da svolgere.
Basta che nel contratto ci siano scritte le ore giornaliere che tu devi svolgere e non vedo altri problemi.
Il fatto di obbligarti a fare x ore al giorno non centra col rapporto di dipendenza, che puo' benissimo non esserci.@sa23 said:
la loro proposta economica è buona e il lavoro è davvero interessante,
e' sicuramente un ottimo aspetto della questione, ma proponendo contratti di pochi mesi ivorrei anche vedere che ti pagassero poco .
Siamo passati in pochi anni dal paese dei dipendenti col posto sicuro al paese dei professionisti con contratti di 3 mesi pure mal pagati? eh no eh[/quote]
@sa23 said:
Sinceramente non vorrei farmi scappare l'occasione con l'azienda, ma dall'altra non vorrei precludermi la possibilità di poter realizzare dei lavori se mi capitano.
Su questo punto basta prevedere sul contratto che tu possa o meno lavorare in proprio con altri clienti.
Dipendente o co.co...etc...alla fine credo faccia testo il contratto.
Se ti scrivono che puoi fare altri lavori con altri clienti, inutile forse arrovellarsi sulla tipologia di contratto .@sa23 said:
Non c'è modo di stipulare con loro il contratto a progetto senza dover chiudere la partita iva?
addirittura chiudere la partita iva? ma stai scherzando?
e perche mai ?casomai, se hai un contratto che te lo impedisce, non potrai fatturare lavori ad altri clienti, ma non credo proprio che uno venga obbligato a chiudere la partita iva ... dove stiamo andando a parare? fra poco ti levano gli occhi cosi non puoi fare il grafico? su su non stracciamola
@sa23 said:
O chiudo la P.iva per un anno (la durata del contratto) e fra un anno, se le intenzioni dell'azienda sono sempre quelle di integrami all'interno delle staff, valutare cosa fare ed eventualmente riaprire al partita iva?
[/quote]
oltre a quanto detto sopra, posso solo dirti che la promessa : "intanto facciamo cosi poi fra un anno e' probabile che la integreremo in azienda" la fanno tutti...ma proprio tutti.
Pensi ci sia qualcuno che ti dira' : lavora qui che fra un anno non ti vogliamo piu vedere? se lo facessero lavoreresti senza molto impegno non trovi?le parole volano..poi i fatti son molto diversi.
Io direi che ti conviene decidere se vuoi fare piu' il libero professionista o il dipendente.
Devi capire cosa preferisci, senno sarai sempre nel dubbio tra accettare le proposte ...zuccherate...o continuare a trovar lavoro in proprio.per gli aspetti piu' tecnici..l'unico che puo' parlere con cognizione di causa e' Paolo. CHe gia' ti ha detto cio di cui hai bisogno.
Io posso solo dire che i co. co ....etc non mi piacciono per nulla. Non sono ne carne ne pesce e creano solo confusione e complicazioni(nel tuo caso la posizione inps). Io preferisco esser dipendente, o libero professionista.
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I contratti da "semidipendente" in cui hai solo i doveri del dipendente (orario, etc) , ma i diritti del libero prof (nessuno), occorre valutarli molto bene.
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un salutone
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Nessuno mi obbliga a chiudere la P.iva, ma sono arrivata a questa conclusione dopo il colloquio con il commercialista.... dove sottolineava l'impossibilità per un libero professionista di stipulare contratti a progetto e che chiaramente ha detto che solo chi non ha la partita iva può stipulare.
So bene che il contratto a progetto non ha vincoli di orari di lavoro, ma per esperienza so che le aziende cercano persone che si concentrino su il loro lavoro.
Mi è capitato spesso lavorando per un periodo in una copisteria, dove facevano anche grafica, vedere molti clienti che alla fine assumevano personale interno per realizzare quei lavori che facavano presso la copisteria. Perchè spesso quando si hanno tanti clienti si cerca di seguirli al meglio, ma non al quel 100% che vorrebbe il cliente.
oltre a quanto detto sopra, posso solo dirti che la promessa : "intanto facciamo cosi poi fra un anno e' probabile che la integreremo in azienda" la fanno tutti...ma proprio tutti.
Pensi ci sia qualcuno che ti dira' : lavora qui che fra un anno non ti vogliamo piu vedere? se lo facessero lavoreresti senza molto impegno non trovi?le parole volano..poi i fatti son molto diversi.
Sono daccordissimo che sono solo parole, infatti per questo vorrei mantenere la p.iva per portare avanti i miei progetti di libero professionista.
Però so bene che questa azienda dal punto di vista professionale può insegnarmi molte cose utili per la mia libera professione e per questo che mi interessrebbe fare questo anno con loro per migliorarmi e crescere, ma portare avanti in contemporanea la mia attività.E' questo il mio cruccio come faccio a portare avanti fiscalmente entrambi?
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@sa23 said:
E' questo il mio cruccio come faccio a portare avanti fiscalmente entrambi?
a questo punto mi pare chiaro che 1) o chiudi la p.iva 2) oppure la mantieni e stipuli con loro un normale contratto di collaborazione (prestazione d'opera).
non credo ci siano altre alternative, se loro si son puntati con sto contratto a progetto.
un salutone
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@martic said:
@sa23 said:
E' questo il mio cruccio come faccio a portare avanti fiscalmente entrambi?
a questo punto mi pare chiaro che 1) o chiudi la p.iva 2) oppure la mantieni e stipuli con loro un normale contratto di collaborazione (prestazione d'opera).
non credo ci siano altre alternative, se loro si son puntati con sto contratto a progetto.
un salutone
Martic ha ragione, ma la soluzione 1 te la sconsiglio, è inutile, piena di adempimenti e probalissimamente non poco onerosa.
La soluzione 2 è conveniente sia per te (che rimani professionista con p.iva) che per l'azienda (che in contratto potrà inserire un vincolo di orario).
Credo che se l'azienda contattasse il proprio consulente troverebbe conferma della validità di inquadrarti con un contratto d'opera (poi se vorrà inserirà anche eventuali tutele/diritti/doveri del contratto cococopro).PS solo per specificare meglio la presunta incompatibilità tra cococopro e p.iva di cui ti ha detto il tuo commercialista: non è in assoluto vietata, ad esempio non vi sarebbero problemi se tu da grafica con p.iva facessi un cococopro per la realizzazione di una traduzione dall'aramaico antico (tranne 2 posizioni inps parallele, che comunque nessuno vieta). Se invece da grafica con partita iva fai una cococopro per la realizzazione di un manifesto allora esiste un prolema fiscale: il tuo reddito cococopro è "attratto" a quello professionale (quello con p.iva per intenderci) in quanto l'oggetto del contratto di cococopro è "tipico" della tua attività professionale.
Spingi per il contratto d'opera.
Ciao.
Paolo
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@i2m4y said:
Martic ha ragione, ma la soluzione 1 te la sconsiglio, è inutile, piena di adempimenti e probalissimamente non poco onerosa.
La soluzione 2 è conveniente sia per te (che rimani professionista con p.iva) che per l'azienda (che in contratto potrà inserire un vincolo di orario).
Credo che se l'azienda contattasse il proprio consulente troverebbe conferma della validità di inquadrarti con un contratto d'opera (poi se vorrà inserirà anche eventuali tutele/diritti/doveri del contratto cococopro).Concordo in pieno. Ho l'impressione che ti abbiano detto quella cosa delle ore di lavoro (in caso di p.iva) solo per 'costringerti' a fare il co.co.
Se mettono nel contratto come dice paolo il vincolo delle ore di lavoro, per il resto dovrebbe convenire a loro quanto a te. Mi pare strano che disdegnino un contratto di prestazione d'opera, che di solito li tiene ancora piu' svincolati dal lavoratore ...cosa molto utile all'azienda.
@i2m4y said:
PS solo per specificare meglio la presunta incompatibilità tra cococopro e p.iva di cui ti ha detto il tuo commercialista: non è in assoluto vietata, ad esempio non vi sarebbero problemi se tu da grafica con p.iva facessi un cococopro per la realizzazione di una traduzione dall'aramaico antico (tranne 2 posizioni inps parallele, che comunque nessuno vieta). Se invece da grafica con partita iva fai una cococopro per la realizzazione di un manifesto allora esiste un prolema fiscale: il tuo reddito cococopro è "attratto" a quello professionale (quello con p.iva per intenderci) in quanto l'oggetto del contratto di cococopro è "tipico" della tua attività professionale.
Spingi per il contratto d'opera.
Ciao.
Paolo
carino il concetto dell'attrazione. Me lo segno non lo sapevo affatto.
Nel suo caso mi par di capire che quindi non potrebbe in effetti fare un co.co in quanto l'attivita' che farebbe inazienda riguarda sempre la grafica.buona giornata !!!
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Infatti non farà un vero contratto di cocopro, ma solo un contratto di prestazione d'opera (intesa quale contratto normale che fa usualmente con p.iva), che se poi concorderanno, potrà contenere i requisiti del contratto cocopro.
Ti posto una delle circolari in merito:
PS guarda solo quel concetto di "attrazione" (ancora valido) e non le altre questioni fiscali e previdenziali in quanto parte della normativa è cambiata.
Circolare dell'Agenzia delle Entrate (CIR) n. 105 /E del 12 dicembre 2001
OGGETTO: Disciplina applicabile, ai fini Irpef, ai compensi percepiti per gli uffici di amministratore, sindaco o revisore di società ed enti prestati da lavoratori autonomi.
Con articoli apparsi sulla stampa specializzata e con istanze dirette alla scrivente sono state espresse alcune riserve in merito alle interpretazioni fornite da questa Agenzia in ordine alla qualificazione fiscale dei compensi derivanti dall?attività di collaborazione coordinata e continuativa resa da soggetti esercenti una attività di lavoro autonomo.
Le riserve riguardano, in particolare, l?applicazione delle disposizioni previste per i redditi assimilati a quelli di lavoro dipendente ai proventi derivanti dall?attività di amministratore, sindaco o revisore di società ed enti rese da soggetti esercenti una attività professionale.
La questione sottoposta all?attenzione della scrivente involge la corretta applicazione dell?ultimo periodo dell?articolo 47, lettera c-bis), del TUIR.
Come è noto, per effetto di quanto stabilito dalla citata lettera c-bis), aggiunta dall?articolo 34 della legge 21 novembre 2000, n. 342, ?le somme e i valori ... percepiti ... in relazione agli uffici di amministratore, sindaco o revisore ... ?costituiscono redditi assimilati a quelli di lavoro dipendente.
Fanno eccezione a tale regola, sempre in relazione a quanto previsto dalla medesima disposizione, ?... gli uffici? che rientrano ?nei compiti istituzionali compresi nell?attività di lavoro dipendente di cui all?articolo 46, comma 1, concernente i redditi di lavoro dipendente, o nell?oggetto dell?arte o professione di cui all?articolo 49, comma 1, concernente i redditi di lavoro autonomo ...?
Sulla base delle richiamate disposizioni, per regola generale i proventi derivanti dagli uffici di amministratore, sindaco o revisore di società ed enti danno luogo a reddito assimilato a quello di lavoro dipendente.
Soltanto in via di eccezione, quando l?ufficio rientra nei compiti istituzionali oggetto della professione, i relativi proventi sono riconducibili all?attività professionale.
La disposizione in esame ha quindi affermato un principio di attrazione nella sfera del lavoro autonomo di quei rapporti di collaborazione sia tipici (uffici di amministratore, sindaco e revisore di società ed enti, collaborazione a giornali riveste ecc, partecipazione a collegi e commissioni) che atipici (altre attività di collaborazione) che risultino inerenti all?attività artistica o professionale esercitata dal contribuente.
In sostanza, i compensi derivanti dall?attività di collaborazione coordinata e continuativa, se rientrano nell?oggetto tipico dell?attività di lavoro autonomo esercitata dal contribuente, non sono qualificati fiscalmente quali redditi assimilati a quelli di lavoro dipendente ma sono assoggettati alle disposizioni fiscali dettate per i redditi di natura professionali.
Con la circolare n. 67/E del 6 luglio 2001, riprendendo precedenti orientamenti, questa Agenzia ha chiarito che al fine di stabilire se sussista o meno una connessione tra l?attività di collaborazione e quella di lavoro autonomo esercitata occorre valutare se per lo svolgimento delle prestazioni di collaborazione siano necessarie conoscenze tecnico-giuridiche direttamente collegate all?attività di lavoro autonomo esercitata abitualmente. In tale ipotesi i compensi percepiti per lo svolgimento del rapporto di collaborazione saranno assoggettati alla disciplina prevista per i redditi di lavoro autonomo.
Nella circolare citata è stato inoltre precisato, con riferimento all?ufficio di amministratore di società, che tale attività non può essere attratta nell?ambito del lavoro autonomo in quanto per l?esercizio della stessa non è necessario attingere a specifiche conoscenze professionali.
Per quanto concerne l?incarico di sindaco o revisore di società o enti, è stato invece chiarito che le relative attività possono essere ricondotte nel reddito professionale solo se poste in essere da ragionieri o dottori commercialisti.
Le osservazioni formulate nelle istanze e negli articoli apparsi sulla stampa fanno riferimento alle figure professionali da ultimo citate.
Le obiezioni degli istanti si concentrano in particolare sulle conseguenze che l?interpretazione fornita da questa Agenzia determinerebbe sotto il profilo previdenziale e assicurativo. La riconduzione dell?attività di amministratore e dell?attività di sindaco e revisore al lavoro dipendente, anche se svolta da professionisti, farebbe sorgere, infatti, a parere degli istanti, per i soggetti iscritti ad albi professionali dotati di autonoma Cassa di previdenza, l?ulteriore obbligo di iscrizione alla gestione separata INPS previsto dall?articolo 2, comma 26, della legge n. 335 del 1995.
Inoltre, rilevano gli istanti, le conoscenze tecnico giuridiche necessarie in particolare per l?esercizio dell?attività di amministratore sono senz?altro direttamente collegate al bagaglio di cognizioni connaturate all?esercizio di alcune attività di lavoro autonomo; a riprova di tale argomentazione vengono citate le normative che disciplinano gli ordinamenti professionali dei ragionieri e dei dottori commercialisti. Infatti, tali ordinamenti stabiliscono che rientra tra le attività professionali delle richiamate categorie anche l?amministrazione di aziende, ancorché non si tratti di una attività svolta in via esclusiva.
Per quanto concerne, invece, l?attività di sindaco e revisore contabile, è stato sottolineato che per l?iscrizione al Registro dei revisori contabili è necessario il superamento di un esame di ammissione, articolato attraverso prove scritte ed orali vertenti su specifiche discipline tecnico-giuridiche. Pertanto, in considerazione di tale rilevante competenza tecnico specialistica, il revisore iscritto nel Registro che svolge la sua attività di controllo contabile, espletando le funzioni di sindaco, eserciterebbe di fatto una attività professionale.
Le nuove argomentazioni proposte, se pur non completamente condivisibili, inducono a sviluppare ulteriori riflessioni sulla materia in argomento.
In particolare, la scrivente non ritiene condivisibile l?affermazione secondo cui la riconduzione dell?attività di amministratore e dell?attività di sindaco e revisore al lavoro dipendente, anche se svolta da professionisti, abbia fatto sorgere, per i soggetti iscritti ad albi professionali dotati di autonoma Cassa di previdenza, l?ulteriore obbligo di iscrizione alla gestione separata INPS previsto dalla legge n. 335 del 1995; infatti, l?obbligo di iscrizione alla gestione separata dell?INPS, per i professionisti esercenti anche l?attività di amministratore o di sindaco (eccezion fatta per i ragionieri e dottori commercialisti), alla luce delle istruzioni impartite dall?Amministrazione Finanziaria, già esisteva sotto il vigore della previgente normativa fiscale.
Per quanto concerne le altre obiezioni mosse in relazione alle interpretazioni fornite dalla scrivente, si ritiene, in via preliminare, che non possa essere messo in discussione il principio espresso con la circolare n. 67/E secondo cui al fine di stabilire se sussista o meno una connessione tra l?attività di collaborazione e quella di lavoro autonomo esercitata occorre valutare se per lo svolgimento dell?attività di collaborazione siano necessarie conoscenze tecnico giuridiche direttamente collegate all?attività di lavoro autonomo esercitata abitualmente.
Tuttavia, proprio in applicazione di tale principio la scrivente ritiene, alla luce degli ulteriori approfondimenti effettuati, che anche l?esercizio dell?attività di amministrazione di società ed enti comporti, in alcune ipotesi (ad esempio per l?attività svolta dai ragionieri e dottori commercialisti) la necessità di attingere a conoscenze direttamente collegate all?attività di lavoro autonomo svolto. Tale valutazione può essere operata tenendo in considerazione, in via prioritaria, quanto disposto dai singoli ordinamenti professionali.
Qualora gli ordinamenti professionali ricomprendano espressamente nel novero delle mansioni tipiche esercitabili dalla categoria disciplinata, l?amministrazione o la gestione di aziende, appare ragionevole ritenere che i compensi percepiti per lo svolgimento dell?attività di amministrazione di società ed enti vadano ricondotti nella disciplina applicabile ai redditi di lavoro autonomo.
L?attrazione dei compensi alla categoria dei redditi di lavoro autonomo opera, inoltre, nella diversa ipotesi in cui, anche in assenza di una previsione espressa nell?ambito delle norme di disciplina dell?ordinamento professionale, il professionista svolga l?incarico di amministratore di una società o di un ente che esercita una attività oggettivamente connessa alle mansioni tipiche della propria professione abituale. In tale ipotesi è ragionevole ritenere che l?incarico di amministratore sia stato attribuito al professionista proprio in quanto esercente quella determinata attività professionale. E? il caso ad esempio dell?ingegnere edile che sia membro del consiglio di amministrazione di una società di ingegneria o di una società che opera nel settore delle costruzioni.
Ai principi sopra affermati deve farsi riferimento anche in relazione all?esercizio delle attività di revisore e sindaco di società.
La scrivente non ritiene, infatti, di poter accedere alla tesi secondo cui la semplice iscrizione nel Registro dei revisori contabili determina in ogni caso l?effetto di ricondurre i compensi percepiti in relazione all?ufficio di revisore di società nell?ambito del reddito di lavoro autonomo.
L?eventuale attrazione dei compensi percepiti dai sindaci e dai revisori alla categoria del reddito di lavoro autonomo presuppone, invece, che accanto all?attività sindacale o di revisione il soggetto eserciti un?altra attività professionale, nel cui oggetto possa essere ricondotto, in base ai criteri sopra menzionati a proposito degli amministratori, anche lo svolgimento degli incarichi in discorso. Resta confermato, in tal senso, che i compensi percepiti in relazione agli incarichi di sindaco o revisore contabile costituiscono redditi di lavoro autonomo se le relative attività sono esercitate da ragionieri o da dottori commercialisti.
Si precisa infine, che la riconduzione, nelle ipotesi sopra descritte, dei compensi percepiti per l?attività di amministratore, sindaco e revisore di società ed enti nella sfera del lavoro autonomo, assume rilevanza anche ai fini della determinazione della base imponibile da assoggettare a tassazione ai fini dell?IRAP dovuta dal professionista e dal committente. Detti compensi, infatti, poiché rientranti tra i redditi dell?attività professionale di cui all?articolo 49, comma 1, del TUIR, costituiscono componenti positivi rilevanti ai fini della determinazione della base imponibile dell?IRAP dovuta dal professionista. Per il soggetto erogante, d?altro canto, i compensi corrisposti configurano componenti negativi deducibili ai fini dell?IRAP dovuta.
Sulla base dei chiarimenti esposti devono intendersi superate le interpretazioni fornite da questa Agenzia con le precedenti circolari.
Ciao
Paolo.
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Scusate se mi intrometto; diciamo che l'azienda ci fa il contratto COCOPRO per prestazione d'opera quali solo gli oneri a carico azienda e quali a carico libero professionista (contributi, IRAP, IRPEF??)
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Caio Massimo,
se il progetto è anche oggetto dell'attività professionale IVA, l'azienda non vi farà il contratto cococopro (perchè sarete voi a non volerlo espressamente). Vi farà invece un contratto d'opera con eventualmente alcuni contenuti tipici del contratto cococopro, ma che resterà contratto d'opera.
Resterà dunque una normalissima prestazione professionale con IVA, rivalsa INPS 4% (se dovuta) e ritenuta.
Paolo.
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Resto turbato dalla tua risposta.
Visto che quando ho parlato con l'azienda ho detto che sono un libero professionista in regime di impresa e che voglio rimanerlo.
E considerato che poi mi hanno parlato di fare un contratto a progetto; accennandomi al fatto che in tale contratto i 2/3 dei contributi sono a carico azienda e 1/3 a carico mio.Significa che non hanno capito niente??????
oppure nel contratto d'opera se viene identificato un progetto si ricade dentro questo caso????
Cioè si riesce a fare un mix dei due contratti????
p.s. mi hanno fatto un sacco di problemi circa una mia bozza di contratto d'opera proposta, a suo tempo, in quanto secondo la nuova legge biagi questi sono contratti a tutti gli effetti come dipendente simulati.
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Se il prgetto rientra nella tua attività professionale (quella cioè che è oggetto della tua partita iva) non dovrai farti fare un contratto cococopro come inteso dalla legge Biagi, per i motivi espressi sopra anche dalla circolare ministeriale.
Potrai proporti con un contratto d'opera (cioè un contratto dove definiscono cosa vogliono da te, vincoli e tutele ecc.) per una consulenza professionale, in regime IVA, che sarà previdenzialmente regolato come usualmente sono regolate le tue prestazioni professionali.
Non essendo dunque un contratto a progetto come inteso dalla legge Biagi, non avrai iscrizione alla "gestione separata INPS" (riservata principalmente ai cococopro veri e propri) che è quella che prevede 2/3 e 1/3.E poi fai capire loro che così è il costo della collaborazione professionale è deducibile IRAP (in quanto la paghi tu sul tuo reddito professionale) altrimenti il costo del cococopro è indeducibile IRAp (che è un costo del 4,25% aggiuntivo per loro).
Paolo
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Quindi per l'irap anzichè pagare 4,25 hanno una deduzione di 4,25; totale risparmio 8,5 per lazienda???!!!!!
Ma oltre all'irap in contratto d'opera loro non versano neanche i contributi che sono a carico mio!!!!!
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Beh calma, ad esempio, se tu usualmente utilizzi la rivalsa 4% in fattura(professionisti senza cassa) evidentemente loro te la pagheranno, quindi sarà un costo (inferiore però a quanto sarebbero per loro i contributi gestione separata cococopro).
Irap: loro risparmiano il 4,25% e stop. Non si duplica il vantaggio.
Se cococopro pagano, sulla quota di reddito corrispondente al costo non dedotto, il 4,25%.
Se con IVA non pagano il 4,25% non pagano sulla quota di reddito in quanto il costo è deducibile.Ciao.
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Io dovrei invertire la domani che è stata posta.
Ho attualmente un contratto a progetto per svolgere consulenze informatiche,
ora vorrei aprire la partiva iva per poter svolgere altre consulenze, sempre nell'ambito dell'informatica, principalmente sviluppo per il web, ora vorrei capire se aprendo la partita iva sono tenuto a modificare il contratto a progetto che gia ho.Questo perche mi sono giunte voci, che l' ente(ente di diritto pubblico) con cui ho questo contratto, nel caso io aprissi la partiva iva, mi obbligherebbe a fargli fattura. Ma io non voglio farlo perche, i pagamenti sono effettuati con dilazioni tremende, tipo 10/12 mesi dalla data di emissione della fattura, mentre con il co.co.pro, sono pagato regolarmete alla scadenza delle trance di pagamento.
Ora dalle ricerche che ho effettuato in rete, mi è parso di capire,che il problema sta nel versamento dei contributi inps, sono gia inscritto alla gestione separata, percio ora i 2/3 li versa l'ente e un terzo io
Ora se io apro la partita iva, lo devo comunicare all'ente con cui ho il co.co.pro ?
se si a che sanzioni vado incontro se apro la p.iva e nn glielo comunico?E quindi loro possono obbligarmi a variare la modalità di pagamento ?
O posso percepire reddito per il co.co.pro
e allo stesso tempo aprire la p.iva ed emettere fattura?
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due artigiani facenti parte dello stesso settore ( marmi e lapidei ) posso collaborare assieme continuativamente senza creare una società?