• Consiglio Direttivo

    @cherryblossom said:

    ... si trattava quindi e più che altro di una reciproca elezione, ci si prometteva reciprocamente ed anche tacitamente di essere gli unici destinatari di pensieri d'amore elevati.
    Esistono ancora queste cose? Ma soprattutto sono mai esistite o come dici tu, sono tali proprio perché irraggiungibili, irreali?

    Tante domande generate da una semplice parola: la potenza del vocabolario non finirà mai di stupirmi.

    Cerchiamo di andare con ordine.

    Scenari di Amore Cortese sono probabilmente esistiti, ma forse andrebbero un po' smitizzati: le donne medievali, trattate troppo spesso come sguattere, trovavano forse sollievo nei casti approcci dei trovatori e nelle loro soavi composizioni poetiche - quantomeno, i menestrelli non le picchiavano regolarmente né le costringevano a soddisfarli come facevano certi mariti.

    Allo stesso tempo, non tutti i poeti erano integerrimi e platonici, ma è ragionevole pensare che ci sia stato chi si è approfittato del ruolo per infilarsi sotto le gonne di mogli e madri serie e un po' ingenue.

    Se oggi esiste qualcosa del genere? Non saprei dirlo. La situazione prima descritta era una variazione ad un sistema molto codificato e rigido, assai diverso dalle relazioni liquide moderne, in cui i confini sono per lo più crollati.

    Credo che esistano amicizie molto speciali in cui, se chi gestisce il rapporto è abbastanza serio e tiene le mani a posto (lui & lei, vale per entrambi), la relazione sia almeno simile a quella dei trovatori, pur se meno sbilanciata verso il maschio. Dipende però da quanto sono tetragoni i due partecipanti al gioco e da quanto è etereo il loro stare vicini.

    Penso sia invece piuttosto chiaro il ruolo preminente dell'immaginazione: se una donna è vista come una dea perfetta e inavvicinabile, forse riesce più facile amarne i pregi e fuggirne i difetti (basta non guardare); viceversa, occorre assai più fatica, coraggio e pazienza per costruire una relazione alla pari in cui, giorno dopo giorno, si sta accanto ad una persona reale, nella totalità dei suoi pro e dei suoi contro.

    Quello dei trovatori era un amore ideale. Bellissimo e capace di regalarci sublimi poesie, ma inadatto a mandare avanti famiglie vere con problemi veri e l'urgenza di sopravvivere. In ultima istanza, era anche roba per far divertire i ricchi e far sognare i poveri. Le analogie odierne si sprecano.

    Un po' mi manca, comunque, l'atmosfera ovattata e delicata di quegli scenari. Non la sua parte artefatta e costruita, ma la grazia e la gentilezza degli approcci, la discrezione e la vaghezza.

    Però magari quello che abbiamo oggi è più vero, onesto e coerente con la realtà. Chi può dirlo?


  • Super User

    Complimenti caro Leonov della tua bella idea!
    Ho sempre considerato il vocabolario un "amico" in quanto come gli amici migliori non smette mai di insegnarci qualcosa... e ho sempre amato usare le parole che tu chiami dimenticate.
    Mi impegnerò a pensare a qualche strano e sibillino termine!

    :smile5:


  • Consiglio Direttivo

    Grazie davvero, Gaetanuzza. 🙂

    I vocabolari sono proprio degli amici: parlano con un tono pacato e chiaro, spiegando con ordine e pazienza ciò che non conosciamo. Ci insegnano le regole senza rimproveri o sfuriate, ma solo con una forza gentile fondata sull'amore e il rispetto per la lingua che contengono e diffondono.

    Accoglierò con piacere ogni tuo contributo: che siano termini strani e perduti o parole di tutti i giorni con una storia che ti piacerebbe raccontare, qui troveranno sempre un posto libero, considerazione e cura.

    E benvenuta nella biblioteca GT! La tua visita onora tanto queste vecchie e scricchiolanti scaffalature quanto il loro polveroso custode, cioè io. :sun:

    Fa' come se fossi a casa tua e non esitare a proporci i libri che più ti piacciono.


  • Consiglio Direttivo

    Piccolo avviso, destinato tanto a chi partecipa alla presente discussione quanto a chi ne è semplice spettatore (perché magari si sente intimidito, pur avendo cose da dire e voglia di collaborare... :)).

    Come potete vedere, le schermate si riempiono via via di piccoli link verdi, che puntano alle pagine della sezione Lingua Italiana del più vasto e complesso progetto WikiGT.

    Questo perché noi non ci limitiamo ad adottare le parole e dedicare loro una fugace citazione tra le pagine della Biblioteca - cioè la sezione Libri e Pubblicazioni o la sua gemella, Poesia e Versi.

    Stiamo invece costruendo un vero e proprio scrigno nel WikiGT dove riversare i termini desueti, rari, strani e sibillini (come ha detto Gaetanuzza): l'edificio è solo all'inizio, ma sono convinto che crescerà forte e saldo.

    Aggiungere il vostro mattoncino personale è facilissimo - e non conta che siate dirigenti, moderatori, esperti o semplici newbie: basta amare le parole e volerle vedere ricordate. È sufficiente inserirsi nel flusso di questa discussione e dire la propria, come hanno fatto senza timore Cherryblossom, Pikadilly, Gianrudi ecc.

    Non esistono parole banali o poco importanti, quindi non vi fate problemi: quello che a voi potrebbe sembrare secondario, per altri potrebbe invece essere una scoperta epocale.

    Se poi ci prendete gusto, beh, allora anche meglio: potete segnalare la parola in questa discussione e successivamente inserirla nel Wiki seguendo semplici standard - basta fare riferimento a quelle che già sono presenti: si capisce subito come allungare la lista.

    Per i dubbi dovete solo chiedere, siamo qui a vostra disposizione proprio per questo; nel caso, provvederemo a scrivere una guida (con tanto di screenshot, magari) per gli inesperti e i negati, proprio come ero io quando ho iniziato poche settimane fa.

    Vi aspettiamo per dare nuova vita alle parole che da troppo tempo tenete gelosamente nel cuore e vorreste scrivere o vedere lette.

    Credetemi, farle uscire dall'ombra è un atto molto liberatorio: non perdete l'occasione.

    Alla prossima. :ciauz:


  • User Newbie

    Salve a tutti. Devo dirvi che ho trovato splendida la tua idea Leonov.
    Vedo che anche i giovani sono affascinati dalle "parole dimenticate". E ciò non è una "quisquilia", una banale "inezia", ma è cosa di gran conto.
    Non vorrei far nascere un "quiproquò", sono certo che il recupero di alcune parole ci renderà più ricchi. Un consiglio: con questo freddo oltre al pastrano potete indossare anche un bel "tabarro" e certamente starete al caldo.
    Cordialmente auguro a tutti una buona serata.
    Luis2


  • Consiglio Direttivo

    Ciao Luis2 e benvenuto nella piccola Biblioteca di GT.

    Ti ringrazio per le tue parole: i termini veri e propri, ma anche e soprattutto il messaggio.

    È vero ciò che dici, alcuni giovani sono affascinati dalle parole dimenticate, che riscoprono e recuperano ogni giorno; non credo sia solo una questione estetica o "sonora", anzi: si sente un gran bisogno di comunicare, comunicare davvero, capirsi e trasmettere idee non ambigue, informazioni non rimaneggiate, concetti netti e diretti, sfumature delicate ma ferme.

    Un discorso impreciso, sciatto, fumoso e approssimativo può essere indizio di tante cose, la meno grave delle quali è l'ignoranza (condizione dalla quale si guarisce senza problemi con pochi sforzi); la peggiore invece è la fraudolenza, e il desiderio intenzionale di ingannare.

    Più si arricchisce il nostro vocabolario, più diventiamo abili nel farci capire dagli altri e immuni alle bugie che ci gettano addosso per disorientarci.

    L'accumulo delle parole ci rende ricchi, fuor di metafora: tale opulenza, al pari di quella economica (forse di più), ci fa da scudo nei momenti di crisi, diventa arma efficace nel momento del bisogno e ci fa da coperta - o magari da tabarro 😉 - contro lo "inverno dello spirito" di cui si legge nelle Memorie di Adriano di Marguerite Yourcenar.

    Oggi tu ci hai resi un po' più ricchi, per questo hai la mia gratitudine; continua, se vuoi e se puoi, te ne prego: sarà un piacere accogliere le "tue" parole e quelle di tutti gli altri.

    Ricambio i cordiali saluti e l'augurio di buona serata.


  • User Newbie

    Grazie Leonov delle belle belle parole e dell'accoglienza. Non mancherò di venirvi a trovare. Buona nottata.
    Luis2


  • Consiglio Direttivo

    Qualche altro termine da aggiungere al nostro piccolo "gioco / iniziativa umanitaria".

    In questi giorni uno status su Facebook mi ha rimesso di colpo in contatto con la parola "guazzabuglio", davvero bellissima.

    Per motivi che ignoro mi sono invece venuti in mente proprio poco fa "damerino" e "cicisbeo" - forse strascichi degli interventi sul tema della galanteria.

    Tuttavia, di recente mi è stato fatto osservare come non ci siano soltanto singole parole attualmente in fase di "pensionamento anticipato", ma anche interi ventagli semantici che risultano un po' troppo trascurati.

    Mi spiego con un esempio: in quanti, tra voi, usano frequentemente le parole seguenti?

    << Grazioso, leggiadro, garbato, aggraziato, cortese, amabile, soave, decoroso, dignitoso, distinto, affabile, castigato, composto, pudico, continente, morigerato... >>

    Cos'hanno in comune gli elementi della lista? Descrivono alcuni pregi di persone. Si tratta, a ben vedere, di doti molto lievi, cariche di sfumature, leggere, il cui carattere non aggressivo contagia inevitabilmente i termini stessi; sono insomma parole che non "colpiscono" chi ascolta, ma al contrario lo avvolgono, comunicano il loro messaggio con delicatezza, con rispetto, con elegante discrezione.

    Sarebbe interessante scoprire, in termini di uno studio socio-psico-linguistico, quali fattori hanno condotto al tramonto di parole del genere, che a differenza di altri termini non avrebbero dovuto sparire.

    Se infatti possiamo pensare che alcuni fenomeni storici - in primo luogo il progresso tecnologico - portino inevitabilmente ad un ricambio lessicale (la "carrozza" che cede il posto alla "automobile", tanto per fare un esempio; la "motocicletta" che rimpiazza il "velocipede"), esistono invece parole esprimenti doti, pregi, virtù o il loro contrario che non dovrebbero sparire, almeno in linea teorica.

    Perché allora si abbandonano anche termini che dovrebbero avere garantita una vita molto più lunga?

    Quali fattori nuovi entrano in gioco in casi del genere?

    Voi che ne pensate?


  • Super User

    Non è propriamente una parola dimenticata, ma non si usa quasì più, almeno non nel linguaggio di tutti i giorni...ovvero: Acume.

    Acume che vuol dire esseri acuti, almeno io l'ho sempre associato a questa spiegazione. 😉


  • Consiglio Direttivo

    @pikadilly said:

    Acume.

    Acume che vuol dire esseri acuti, almeno io l'ho sempre associato a questa spiegazione. 😉

    Interpretazione corretta, Pika: acume vuol proprio dire acutezza d'ingegno, perspicacia, vivacità di idee e di sentimenti.

    Una parola bella perché fa pensare alle punte affilate delle lance o delle frecce, ma in un modo non violento e molto intelligente.

    Ottima scelta.


  • Super User

    Eh sì, io la uso spesso soprattutto nelle frasi ironiche in risposta ad un osservazione ovvia. 😉


  • Super User

    @Leonov said:

    Tuttavia, di recente mi è stato fatto osservare come non ci siano soltanto singole parole attualmente in fase di "pensionamento anticipato", ma anche interi ventagli semantici che risultano un po' troppo trascurati.

    << Grazioso, leggiadro, garbato, aggraziato, cortese, amabile, soave, decoroso, dignitoso, distinto, affabile, castigato, composto, pudico, continente, morigerato... >>

    Cos'hanno in comune gli elementi della lista? Descrivono alcuni pregi di persone. Si tratta, a ben vedere, di doti molto lievi, cariche di sfumature, leggere, il cui carattere non aggressivo contagia inevitabilmente i termini stessi; sono insomma parole che non "colpiscono" chi ascolta, ma al contrario lo avvolgono, comunicano il loro messaggio con delicatezza, con rispetto, con elegante discrezione.

    Voi che ne pensate?

    Buongiorno Leonov,
    amo molto alcune delle parole (soprattutto) che hai indicato: garbo, garbato, amabile, soave, elegante ...
    Non credo però siano concetti spariti anche se sicuramente trasformati insieme al resto.
    Oggi forse non si sa più comprendere o discernere da dove esattamente deriva il fascino di alcune persone, l'origine di un certo tipo di magnetismo personale, quel non so che che fa si che si noti la presenza di una persona anche in mezzo ad altre cento ed anche se non dotata di particolari doti estetiche, ma il riconoscimento continua ad esserci. Si riconosce l'effetto e si comprende meno la causa :).

    Come hai evidenziato si tratta, infatti, di pregi, di doti, di sfumature lievi della personalità che però celano una grande forza ed un grande equilibrio forse innate forse raggiunte dopo vari squilibri ed eccessi.

    Molto spesso le persone credono che dietro a tali atteggiamenti ci possa essere paura o mediocrità ed invece le persone garbate hanno semplicemente gia risolto la rabbia contro il tempo e contro il bisogno di potere a tutti i costi e semplicemente sono (e si sentono). :ciauz:


  • Consiglio Direttivo

    Rieccoci.

    Altre parole da lustrare e rimettere in pista per un giro di ballo o una sfilata sul palcoscenico offerto da questa discussione.

    Oggi, per nessun motivo in particolare, mi è tornato in mente il termine smilzo, che descrive una persona di corporatura magra, snella e asciutta.

    È bastata quella sola parolina svelta per farmi immergere nell'atmosfera dei romanzi noir ambientati negli anni Trenta, quando la refurtiva si chiamava grisbì, i banditi più pericolosi erano i Marsigliesi, le donne del boss - anzi, meglio: del capo - venivano apostrofate come "pupe" e in una banda di ladri non mancava mai il bellimbusto, un po' guascone, con la sua faccia da schiaffi.

    Il periodo in cui per aprire le porte bastava un grimaldello e le donne fatali consumavano sigarette usando il bocchino scuro, mentre i banchieri da spennare erano appunto i polli della situazione, fregati dall'ammaliatrice di turno.

    Quando la batteria era suonata rigorosamente con le spazzole e la voce era fornita in parti uguali dagli uomini e dai tromboni (rigorosamente con sordina). Quando un vestito elegante non poteva mai escludere le ghette, il gilet e l'orologio da tasca - chiamato in gergo "cipolla".

    Il palo della banda era di solito un ragazzino con i calzoni alla zuava e le bretelle, di mestiere lustrascarpe, sveglio e curioso, che si accontentava di un decino ma era soddisfatto quando qualcuno gli sganciava un quarto di dollaro. Tempo di baffi impomatati, monocolo e basettoni.

    Un periodo a ritmo di jazz, blues e charleston.

    Magia di una sola parola e delle porte che è in grado di spalancare... :sun:


  • User Attivo

    Caro Leonov, oggi ho letto un articolo in un quotidiano online che mi ha fatto immediatamente pensare a te e a questa rubrica.

    Si intitola : Le parole dalla vita più lunga e quelle che non useremo più"

    Inizia cosi': WE, I, who, one, two, three e five. Non è una lezione base di inglese, ma una selezione delle più antiche parole del ceppo linguistico indoeuropeo, quello delle lingue parlate nel continente europeo e asiatico. Oggi queste semplici parole sono comprensibili anche a un bambino. Trentamila anni fa, probabilmente, le avrebbe capite anche un nostro antenato primitivo. I ricercatori sono stati in grado di segnalare quali fossero gia' usate milioni di anni fa.

    Chi fosse interessato puo' leggere il tutto qui.

    Spero di non essere stata inopportuna, nel caso.. "cestinami" pure;-)


  • User Attivo

    Che bella questa discussione, sopratutto per uno che tende a parlare in modo forbito (che sta a indicare un modo di parlare elegante usando parole ricercate o poco usate), quante volte mi sono ritrovato a parlare con persone che non sapevano il significato delle parole, anche semplici, come acronimo (ormai "abbreviazione" l'ha sostituito). Sopratutto perchè ormai la maggioranza delle persone non si prende più la briga di imparare le parole che indicano esattamente una cosa ma preferiscono usare i sinonimi (che non sono uguali ma solo simili).


  • Consiglio Direttivo

    Grazie a LorenaS per il contributo tra il linguistico e il filologico; davvero molto interessante, così come ogni viaggio che riesce ad arrivare alla radice ultima delle cose. Un po' come l'impresa di risalire il Nilo fino alla sua sorgente.

    Concordo con eleclipse: la tendenza moderna è ad un vocabolario estremamente striminzito, tendenzialmente sterile e poco aperto alle sfumature - e una sfumatura non è semplicemente qualcosa di "confuso" ed "evanescente"; tutto il contrario, semmai. Le sfumature e i tecnicismi sono due facce della stessa moneta: la precisione nell'esprimere un concetto.

    Sull'impoverimento del vocabolario medio sto cercando da tempo dei dati oggettivi, così da poter proporre un thread con statistiche e non solo con idee ed opinioni.

    Qui mi permetto una piccola deviazione, ma sempre in tema di parole bellissime e dimenticate; questo perché il patrimonio linguistico si annida non solo nell'italiano puro ed incorrotto, ma anche nella parte migliore dei dialetti.

    Ieri sera mi hanno insegnato una nuova parola, che però è piuttosto antica.

    Bubbola.

    Meravigliosa: riempie la bocca ed accompagna, con il suo sommesso borbottio, la sua stessa pronuncia.

    Il significato? Beh, sembra si tratti di voce da ricercarsi nell'ambito meteorologico, con il valore di "tuono" (suona più dolce, però :)).

    Altri suggerimenti per questa nostra campagna?


  • User Attivo

    Bubbola non so, ma "bubbole" dovrebbe significare :"sciocchezze, cose che non hanno un effettiva importanza o valore". Non so se sia solo il plurare della parola o un uso specifico.


  • Consiglio Direttivo

    @eleclipse said:

    Bubbola non so, ma "bubbole" dovrebbe significare :"sciocchezze, cose che non hanno un effettiva importanza o valore".

    Vero, questo il significato principale. Tra le noticine - ad esempio nel dizionario Treccani on-line, ma controllerò anche altrove - si legge però:

    bùbbola s. f. [forse da bubbolo]. ? 1. Fandonia, frottola 2. Bagattella, inezia, cosa da niente.

    bubbolare v. intr. [voce onomatopeica] (io bùbbolo, ecc.; aus. avere). ? 1. Rumoreggiare (del tuono), mugghiare (del mare). 2. Brontolare, borbottare. 3. Tremare dal freddo, facendo bu bu con le labbra.

    bubbolare v. tr. [der. di bubbola = fandonia] (io bubbolo, ecc.), pop. tosc. ? Ingannare, abbindolare.

    L'Italiano è una lingua straordinaria, nevvero?


  • Consiglio Direttivo

    Confermo anche questo significato, che non credo si limiti al plurale; al singolare si sente meno frequentemente, però.

    :ciauz:


  • Super User

    Gaudio, giubilo, letizia...sinonimi di gioia non molto usati oggi ma son parole così belle che è un peccato non ricordarle. :smile5: