• Super User

    In tema di feste e brindisi .. mi è venuto in mente Coppiere: Colui che versa da bere ai commensali.
    Oggi è molto più usato Sommelier ma mentre quest'ultimo assaggia il vino per verificarne la corrispondenza a determinati criteri, il coppiere assaggiando, si accertava non ci fossero veleni disciolti prima di lasciarlo bere al Re.

    Coppiere ha un suono -a mio parere- più interessante, più gradevole, più coinvolgente di Sommelier.
    Sarà anche il richiamo alla figura mitologica del Coppiere degli Dei anzi Coppiera prima e cioè Ebe (figlia di Giove e di Giunone e Dea dell'eterna giovinezza) e Ganimede poi che la sostituì (bellissimo giovinetto che fu chiamato in cielo per volere di Giove che pare di lui si invaghì).

    Cercando ... ho trovato "Il libro del coppiere" di Hafez (poeta lirico Persiano vissuto a cavallo del 1300) qui la faccenda si fa ancora più interessante :), poichè il vino e l'ebrietà (che preferisco ad ebbrezza) assumono connotazioni mistiche .... un vino mistico che permette di raggiungere quell'estasi indispensabile per avvicinarsi ai misteri del mondo, alle soglie del Divino....
    :ciauz:


  • Consiglio Direttivo

    La divagazione sul mescitore / assaggiatore divino in epoca classica - Grecia e antica Roma - ha posto l'accento su una figura che non manca mai nelle grandi mitologie, dal momento che un grande banchetto di dei non può farsi mancare della servitù parimenti speciale.

    Mi ha ricordato un'altra grande figura di coppiera, quella Freyja o Frigg che stilla sidro e idromele per gli dei del Pantheon scandinavo, da Odino in giù, e che in quel caso simboleggia anche il focolare domestico, il matrimonio, la poesia, la fertilità e tutti gli altri attributi tradizionali della moglie o della donna in età da marito.

    Sidro, idromele, nettare e ambrosia: quattro nomi per alimenti considerati sacri, spesso ad esclusivo beneficio delle bocche divine, ormai scomparsi tanto dalla nostra dieta quanto dal nostro vocabolario...


  • Super User

    Riflettevo (e così sono andata a ricercare) su un'altra parola, in realtà abbastanza comune (anche se più spesso, usata a sproposito) e di grande interesse (almeno per una parte) del genere femminile :D: Galanteria.

    Alla maniera del Wiki [Ga-lan-te-rì-a] s.f.

    Finezza di modi o più ampiamente, comportamento premuroso, cerimonioso e servizievole (per lo più) degli uomini nei confronti delle dame.

    La provenienza e la responsabilità della diffusione di tale comportamento, ha origine nelle poesie dei "trovatori" del XII e XIII secolo. Dalle loro composizioni emerge l'ideale dell'"amor cortese" e cioè di un sentimento che scaturisce dall'amore (non fatto di sola sensualità e di possesso) per una donna, capace di nobilitare ed affinare l'uomo.

    Questo nuovo atteggiamento nei confronti della donna -adombrata per secoli dalla visione della Chiesa che accostava il femminile al diavolo e al peccato- ebbe una grande risonanza (dalla Francia all'Italia, Spagna, Germania, austria, Portogallo) e diventò il fondamento di un vero codice di condotta sociale.

    Mi chiedevo anche quale fosse l'equivalente al femminile ... servizievolezza o resta galanteria anche se si parla di una donna? :mmm:

    Grazie per aver inserito le parole che avevo scelto nel Wiki. :ciauz:


  • Consiglio Direttivo

    @cherryblossom said:

    Mi chiedevo anche quale fosse l'equivalente al femminile ... servizievolezza o resta galanteria anche se si parla di una donna? :mmm:

    Cara Cherry, la questione è più delicata di quanto possa sembrare a prima vista.

    A rigore, "galanteria" è un termine fortemente connotato sul piano del genere (maschile) a causa della sua origine storica; non una parola spiccatamente "sessista", ma di certo eredità di un'epoca in cui i ruoli maschili e quelli femminili erano molto ben differenziati.

    Non è un caso che, nei poemi e nelle leggende, le donne guerriero siano quasi sempre fonte di scandalo e siano per lo più vergini insensibili ai richiami di Cupido.

    A questo punto separiamo un po' le questioni.

    • L'Amor Cortese esiste in ambo i sensi, soltanto che mostra caratteristiche diverse secondo che si parli dell'uomo che ama una donna o della donna che ricambia il sentimento. L'uomo è galante, la donna è allusivamente accondiscendente o lievemente insensibile secondo quale destino sia riservato alla coppia (il lieto fine o lo struggimento del maschio, che trasfigura il dolore in virtù poetica o militare).

    • La galanteria come codice di comportamento è, letteralmente, solo maschile. Non perché le donne non possano aprire gli sportelli delle auto ai compagni o portare loro dei cioccolatini, ma per le predette questioni di contesto storico in cui è stato coniato il termine. Un uomo premuroso e servizievole era percepito come una bizzarria, una donna servizievole era considerata nella norma.

    • Il corrispettivo della galanteria non è esattamente la servizievolezza - quella nasce dopo, quando l'unione della coppia è stata celebrata. Più che altro le donne dovevano limitarsi ad esistere in quanto tali, simili ad icone lontane (Dante amò Beatrice, ma non si fece problemi a sposare un'altra, tal Gemma Donati).

    • Esiste allora un corrispettivo femminile della galanteria maschile? Forse ce lo suggerisce lo stesso ideale dei trovatori: uomo galante per una donna cortese, cioè casta, leggiadra, eterea, divenuta perfetta nei sogni del Poeta proprio perché irraggiungibile.

    Questa però, è solo un'ipotesi. Servirebbe un medievalista, un letterato o un filologo per sciogliere il dubbio.

    Ce n'è per caso qualcuno in ascolto?


  • Super User

    Più che altro le donne dovevano limitarsi ad esistere in quanto tali, simili ad icone lontane (Dante amò Beatrice, ma non si fece problemi a sposare un'altra, tal Gemma Donati).

    Infatti, a questo proposito, avevo trovato una parte della storia che mal digerivo e pertanto avevo omesso ... :giggle: in cui si dice che l'amor cortese nasce come un'esperienza ambivalente, fondata sulla compresenza di desiderio erotico e tensione spirituale, detta mezura, ossia misura, la giusta distanza tra sofferenza e piacere tra angoscia ed esaltazione. Per questa ragione non si può realizzare nel matrimonio e l'amor cortese è quindi adultero per definizione :o.

    A parte le mie preferenze, si trattava quindi e più che altro di una reciproca elezione, ci si prometteva reciprocamente ed anche tacitamente di essere gli unici destinatari di pensieri d'amore elevati.
    Esistono ancora queste cose? Ma soprattutto sono mai esistite o come dici tu, sono tali proprie perchè irragiungibili, irreali?


  • Consiglio Direttivo

    @cherryblossom said:

    ... si trattava quindi e più che altro di una reciproca elezione, ci si prometteva reciprocamente ed anche tacitamente di essere gli unici destinatari di pensieri d'amore elevati.
    Esistono ancora queste cose? Ma soprattutto sono mai esistite o come dici tu, sono tali proprio perché irraggiungibili, irreali?

    Tante domande generate da una semplice parola: la potenza del vocabolario non finirà mai di stupirmi.

    Cerchiamo di andare con ordine.

    Scenari di Amore Cortese sono probabilmente esistiti, ma forse andrebbero un po' smitizzati: le donne medievali, trattate troppo spesso come sguattere, trovavano forse sollievo nei casti approcci dei trovatori e nelle loro soavi composizioni poetiche - quantomeno, i menestrelli non le picchiavano regolarmente né le costringevano a soddisfarli come facevano certi mariti.

    Allo stesso tempo, non tutti i poeti erano integerrimi e platonici, ma è ragionevole pensare che ci sia stato chi si è approfittato del ruolo per infilarsi sotto le gonne di mogli e madri serie e un po' ingenue.

    Se oggi esiste qualcosa del genere? Non saprei dirlo. La situazione prima descritta era una variazione ad un sistema molto codificato e rigido, assai diverso dalle relazioni liquide moderne, in cui i confini sono per lo più crollati.

    Credo che esistano amicizie molto speciali in cui, se chi gestisce il rapporto è abbastanza serio e tiene le mani a posto (lui & lei, vale per entrambi), la relazione sia almeno simile a quella dei trovatori, pur se meno sbilanciata verso il maschio. Dipende però da quanto sono tetragoni i due partecipanti al gioco e da quanto è etereo il loro stare vicini.

    Penso sia invece piuttosto chiaro il ruolo preminente dell'immaginazione: se una donna è vista come una dea perfetta e inavvicinabile, forse riesce più facile amarne i pregi e fuggirne i difetti (basta non guardare); viceversa, occorre assai più fatica, coraggio e pazienza per costruire una relazione alla pari in cui, giorno dopo giorno, si sta accanto ad una persona reale, nella totalità dei suoi pro e dei suoi contro.

    Quello dei trovatori era un amore ideale. Bellissimo e capace di regalarci sublimi poesie, ma inadatto a mandare avanti famiglie vere con problemi veri e l'urgenza di sopravvivere. In ultima istanza, era anche roba per far divertire i ricchi e far sognare i poveri. Le analogie odierne si sprecano.

    Un po' mi manca, comunque, l'atmosfera ovattata e delicata di quegli scenari. Non la sua parte artefatta e costruita, ma la grazia e la gentilezza degli approcci, la discrezione e la vaghezza.

    Però magari quello che abbiamo oggi è più vero, onesto e coerente con la realtà. Chi può dirlo?


  • Super User

    Complimenti caro Leonov della tua bella idea!
    Ho sempre considerato il vocabolario un "amico" in quanto come gli amici migliori non smette mai di insegnarci qualcosa... e ho sempre amato usare le parole che tu chiami dimenticate.
    Mi impegnerò a pensare a qualche strano e sibillino termine!

    :smile5:


  • Consiglio Direttivo

    Grazie davvero, Gaetanuzza. 🙂

    I vocabolari sono proprio degli amici: parlano con un tono pacato e chiaro, spiegando con ordine e pazienza ciò che non conosciamo. Ci insegnano le regole senza rimproveri o sfuriate, ma solo con una forza gentile fondata sull'amore e il rispetto per la lingua che contengono e diffondono.

    Accoglierò con piacere ogni tuo contributo: che siano termini strani e perduti o parole di tutti i giorni con una storia che ti piacerebbe raccontare, qui troveranno sempre un posto libero, considerazione e cura.

    E benvenuta nella biblioteca GT! La tua visita onora tanto queste vecchie e scricchiolanti scaffalature quanto il loro polveroso custode, cioè io. :sun:

    Fa' come se fossi a casa tua e non esitare a proporci i libri che più ti piacciono.


  • Consiglio Direttivo

    Piccolo avviso, destinato tanto a chi partecipa alla presente discussione quanto a chi ne è semplice spettatore (perché magari si sente intimidito, pur avendo cose da dire e voglia di collaborare... :)).

    Come potete vedere, le schermate si riempiono via via di piccoli link verdi, che puntano alle pagine della sezione Lingua Italiana del più vasto e complesso progetto WikiGT.

    Questo perché noi non ci limitiamo ad adottare le parole e dedicare loro una fugace citazione tra le pagine della Biblioteca - cioè la sezione Libri e Pubblicazioni o la sua gemella, Poesia e Versi.

    Stiamo invece costruendo un vero e proprio scrigno nel WikiGT dove riversare i termini desueti, rari, strani e sibillini (come ha detto Gaetanuzza): l'edificio è solo all'inizio, ma sono convinto che crescerà forte e saldo.

    Aggiungere il vostro mattoncino personale è facilissimo - e non conta che siate dirigenti, moderatori, esperti o semplici newbie: basta amare le parole e volerle vedere ricordate. È sufficiente inserirsi nel flusso di questa discussione e dire la propria, come hanno fatto senza timore Cherryblossom, Pikadilly, Gianrudi ecc.

    Non esistono parole banali o poco importanti, quindi non vi fate problemi: quello che a voi potrebbe sembrare secondario, per altri potrebbe invece essere una scoperta epocale.

    Se poi ci prendete gusto, beh, allora anche meglio: potete segnalare la parola in questa discussione e successivamente inserirla nel Wiki seguendo semplici standard - basta fare riferimento a quelle che già sono presenti: si capisce subito come allungare la lista.

    Per i dubbi dovete solo chiedere, siamo qui a vostra disposizione proprio per questo; nel caso, provvederemo a scrivere una guida (con tanto di screenshot, magari) per gli inesperti e i negati, proprio come ero io quando ho iniziato poche settimane fa.

    Vi aspettiamo per dare nuova vita alle parole che da troppo tempo tenete gelosamente nel cuore e vorreste scrivere o vedere lette.

    Credetemi, farle uscire dall'ombra è un atto molto liberatorio: non perdete l'occasione.

    Alla prossima. :ciauz:


  • User Newbie

    Salve a tutti. Devo dirvi che ho trovato splendida la tua idea Leonov.
    Vedo che anche i giovani sono affascinati dalle "parole dimenticate". E ciò non è una "quisquilia", una banale "inezia", ma è cosa di gran conto.
    Non vorrei far nascere un "quiproquò", sono certo che il recupero di alcune parole ci renderà più ricchi. Un consiglio: con questo freddo oltre al pastrano potete indossare anche un bel "tabarro" e certamente starete al caldo.
    Cordialmente auguro a tutti una buona serata.
    Luis2


  • Consiglio Direttivo

    Ciao Luis2 e benvenuto nella piccola Biblioteca di GT.

    Ti ringrazio per le tue parole: i termini veri e propri, ma anche e soprattutto il messaggio.

    È vero ciò che dici, alcuni giovani sono affascinati dalle parole dimenticate, che riscoprono e recuperano ogni giorno; non credo sia solo una questione estetica o "sonora", anzi: si sente un gran bisogno di comunicare, comunicare davvero, capirsi e trasmettere idee non ambigue, informazioni non rimaneggiate, concetti netti e diretti, sfumature delicate ma ferme.

    Un discorso impreciso, sciatto, fumoso e approssimativo può essere indizio di tante cose, la meno grave delle quali è l'ignoranza (condizione dalla quale si guarisce senza problemi con pochi sforzi); la peggiore invece è la fraudolenza, e il desiderio intenzionale di ingannare.

    Più si arricchisce il nostro vocabolario, più diventiamo abili nel farci capire dagli altri e immuni alle bugie che ci gettano addosso per disorientarci.

    L'accumulo delle parole ci rende ricchi, fuor di metafora: tale opulenza, al pari di quella economica (forse di più), ci fa da scudo nei momenti di crisi, diventa arma efficace nel momento del bisogno e ci fa da coperta - o magari da tabarro 😉 - contro lo "inverno dello spirito" di cui si legge nelle Memorie di Adriano di Marguerite Yourcenar.

    Oggi tu ci hai resi un po' più ricchi, per questo hai la mia gratitudine; continua, se vuoi e se puoi, te ne prego: sarà un piacere accogliere le "tue" parole e quelle di tutti gli altri.

    Ricambio i cordiali saluti e l'augurio di buona serata.


  • User Newbie

    Grazie Leonov delle belle belle parole e dell'accoglienza. Non mancherò di venirvi a trovare. Buona nottata.
    Luis2


  • Consiglio Direttivo

    Qualche altro termine da aggiungere al nostro piccolo "gioco / iniziativa umanitaria".

    In questi giorni uno status su Facebook mi ha rimesso di colpo in contatto con la parola "guazzabuglio", davvero bellissima.

    Per motivi che ignoro mi sono invece venuti in mente proprio poco fa "damerino" e "cicisbeo" - forse strascichi degli interventi sul tema della galanteria.

    Tuttavia, di recente mi è stato fatto osservare come non ci siano soltanto singole parole attualmente in fase di "pensionamento anticipato", ma anche interi ventagli semantici che risultano un po' troppo trascurati.

    Mi spiego con un esempio: in quanti, tra voi, usano frequentemente le parole seguenti?

    << Grazioso, leggiadro, garbato, aggraziato, cortese, amabile, soave, decoroso, dignitoso, distinto, affabile, castigato, composto, pudico, continente, morigerato... >>

    Cos'hanno in comune gli elementi della lista? Descrivono alcuni pregi di persone. Si tratta, a ben vedere, di doti molto lievi, cariche di sfumature, leggere, il cui carattere non aggressivo contagia inevitabilmente i termini stessi; sono insomma parole che non "colpiscono" chi ascolta, ma al contrario lo avvolgono, comunicano il loro messaggio con delicatezza, con rispetto, con elegante discrezione.

    Sarebbe interessante scoprire, in termini di uno studio socio-psico-linguistico, quali fattori hanno condotto al tramonto di parole del genere, che a differenza di altri termini non avrebbero dovuto sparire.

    Se infatti possiamo pensare che alcuni fenomeni storici - in primo luogo il progresso tecnologico - portino inevitabilmente ad un ricambio lessicale (la "carrozza" che cede il posto alla "automobile", tanto per fare un esempio; la "motocicletta" che rimpiazza il "velocipede"), esistono invece parole esprimenti doti, pregi, virtù o il loro contrario che non dovrebbero sparire, almeno in linea teorica.

    Perché allora si abbandonano anche termini che dovrebbero avere garantita una vita molto più lunga?

    Quali fattori nuovi entrano in gioco in casi del genere?

    Voi che ne pensate?


  • Super User

    Non è propriamente una parola dimenticata, ma non si usa quasì più, almeno non nel linguaggio di tutti i giorni...ovvero: Acume.

    Acume che vuol dire esseri acuti, almeno io l'ho sempre associato a questa spiegazione. 😉


  • Consiglio Direttivo

    @pikadilly said:

    Acume.

    Acume che vuol dire esseri acuti, almeno io l'ho sempre associato a questa spiegazione. 😉

    Interpretazione corretta, Pika: acume vuol proprio dire acutezza d'ingegno, perspicacia, vivacità di idee e di sentimenti.

    Una parola bella perché fa pensare alle punte affilate delle lance o delle frecce, ma in un modo non violento e molto intelligente.

    Ottima scelta.


  • Super User

    Eh sì, io la uso spesso soprattutto nelle frasi ironiche in risposta ad un osservazione ovvia. 😉


  • Super User

    @Leonov said:

    Tuttavia, di recente mi è stato fatto osservare come non ci siano soltanto singole parole attualmente in fase di "pensionamento anticipato", ma anche interi ventagli semantici che risultano un po' troppo trascurati.

    << Grazioso, leggiadro, garbato, aggraziato, cortese, amabile, soave, decoroso, dignitoso, distinto, affabile, castigato, composto, pudico, continente, morigerato... >>

    Cos'hanno in comune gli elementi della lista? Descrivono alcuni pregi di persone. Si tratta, a ben vedere, di doti molto lievi, cariche di sfumature, leggere, il cui carattere non aggressivo contagia inevitabilmente i termini stessi; sono insomma parole che non "colpiscono" chi ascolta, ma al contrario lo avvolgono, comunicano il loro messaggio con delicatezza, con rispetto, con elegante discrezione.

    Voi che ne pensate?

    Buongiorno Leonov,
    amo molto alcune delle parole (soprattutto) che hai indicato: garbo, garbato, amabile, soave, elegante ...
    Non credo però siano concetti spariti anche se sicuramente trasformati insieme al resto.
    Oggi forse non si sa più comprendere o discernere da dove esattamente deriva il fascino di alcune persone, l'origine di un certo tipo di magnetismo personale, quel non so che che fa si che si noti la presenza di una persona anche in mezzo ad altre cento ed anche se non dotata di particolari doti estetiche, ma il riconoscimento continua ad esserci. Si riconosce l'effetto e si comprende meno la causa :).

    Come hai evidenziato si tratta, infatti, di pregi, di doti, di sfumature lievi della personalità che però celano una grande forza ed un grande equilibrio forse innate forse raggiunte dopo vari squilibri ed eccessi.

    Molto spesso le persone credono che dietro a tali atteggiamenti ci possa essere paura o mediocrità ed invece le persone garbate hanno semplicemente gia risolto la rabbia contro il tempo e contro il bisogno di potere a tutti i costi e semplicemente sono (e si sentono). :ciauz:


  • Consiglio Direttivo

    Rieccoci.

    Altre parole da lustrare e rimettere in pista per un giro di ballo o una sfilata sul palcoscenico offerto da questa discussione.

    Oggi, per nessun motivo in particolare, mi è tornato in mente il termine smilzo, che descrive una persona di corporatura magra, snella e asciutta.

    È bastata quella sola parolina svelta per farmi immergere nell'atmosfera dei romanzi noir ambientati negli anni Trenta, quando la refurtiva si chiamava grisbì, i banditi più pericolosi erano i Marsigliesi, le donne del boss - anzi, meglio: del capo - venivano apostrofate come "pupe" e in una banda di ladri non mancava mai il bellimbusto, un po' guascone, con la sua faccia da schiaffi.

    Il periodo in cui per aprire le porte bastava un grimaldello e le donne fatali consumavano sigarette usando il bocchino scuro, mentre i banchieri da spennare erano appunto i polli della situazione, fregati dall'ammaliatrice di turno.

    Quando la batteria era suonata rigorosamente con le spazzole e la voce era fornita in parti uguali dagli uomini e dai tromboni (rigorosamente con sordina). Quando un vestito elegante non poteva mai escludere le ghette, il gilet e l'orologio da tasca - chiamato in gergo "cipolla".

    Il palo della banda era di solito un ragazzino con i calzoni alla zuava e le bretelle, di mestiere lustrascarpe, sveglio e curioso, che si accontentava di un decino ma era soddisfatto quando qualcuno gli sganciava un quarto di dollaro. Tempo di baffi impomatati, monocolo e basettoni.

    Un periodo a ritmo di jazz, blues e charleston.

    Magia di una sola parola e delle porte che è in grado di spalancare... :sun:


  • User Attivo

    Caro Leonov, oggi ho letto un articolo in un quotidiano online che mi ha fatto immediatamente pensare a te e a questa rubrica.

    Si intitola : Le parole dalla vita più lunga e quelle che non useremo più"

    Inizia cosi': WE, I, who, one, two, three e five. Non è una lezione base di inglese, ma una selezione delle più antiche parole del ceppo linguistico indoeuropeo, quello delle lingue parlate nel continente europeo e asiatico. Oggi queste semplici parole sono comprensibili anche a un bambino. Trentamila anni fa, probabilmente, le avrebbe capite anche un nostro antenato primitivo. I ricercatori sono stati in grado di segnalare quali fossero gia' usate milioni di anni fa.

    Chi fosse interessato puo' leggere il tutto qui.

    Spero di non essere stata inopportuna, nel caso.. "cestinami" pure;-)


  • User Attivo

    Che bella questa discussione, sopratutto per uno che tende a parlare in modo forbito (che sta a indicare un modo di parlare elegante usando parole ricercate o poco usate), quante volte mi sono ritrovato a parlare con persone che non sapevano il significato delle parole, anche semplici, come acronimo (ormai "abbreviazione" l'ha sostituito). Sopratutto perchè ormai la maggioranza delle persone non si prende più la briga di imparare le parole che indicano esattamente una cosa ma preferiscono usare i sinonimi (che non sono uguali ma solo simili).