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In quanto tempo cuoce la pasta? Il Movimento Grandi Minuti
Ciao a tutti,
vi segnalo la campagna comunicativa del “Movimento Grandi Minuti” che da qualche giorno spopola sui social.
Il "movimento" nasce con l’obiettivo di convincere i brand di pasta a scrivere a caratteri cubitali il minutaggio di cottura, al fine di renderlo chiaro e facile da individuare sul packaging.
Il dibattito è ancora aperto. Alcuni brand, come Pastificio Fabianelli e Garofalo, hanno deciso di lanciare sul mercato nuovi packaging che soddisfino le richieste del Movimento ( forse anche perchè assecondando i trend del momento si ha un ritorno di visibilità). Altri, invece, hanno difeso le loro storiche soluzioni, come la De Cecco che riporta sul proprio pack due diversi tempi di cottura, standard e al dente, per assecondare i gusti di ognuno.
Voi cosa ne pensate? Siete d'accordo con Movimento Grandi Minuti o preferite il caro vecchio metodo dell'assaggio?
1 Risposta -
Ciao @ilosh , la comunicazione visiva e il packaging concorrono a posizionare il prodotto e il brand e incidono sulle vendite, hanno cioè a che fare con il marketing.
I pastifici che hanno colto al volo questa opportunità hanno dimostrato di avere il dinamismo e la flessibilità indispensabili per rispondere alle sollecitazioni in tempi rapidissimi. Oggi possono testare sul campo una variabile: non tramite survey o focus group, ma con un test sul campo con prodotto e consumatori, parliamo di dati ad alto contenuto informativo. Magari verificano semplicemente che esiste un possibilità di diversificazione in termini di comunicazione, che è efficace in un mercato (che può essere trasversale ad altri mercati). Buttala via...!
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@ilosh benvenuto su Connect.gt
La mia pasta preferita, ottimo
Però non condivido. Secondo me c'è qualcosa che non torna, è più una questione di marketing che reale utilità. Ho questo sentore.
Se davvero volessimo rendere le persone consapevoli del minutaggio, allora basterebbe accordarsi per dire: bene, da oggi, su tutte le paste, mettiamo un bollino speciale che per tutti sarà in basso a destra.
E lo comunichiamo. Non come ora mi stai mostrando, perché è personalizzato.
Stravolgere tutti i pacchi per questa cosa non lo trovo geniale. Per il brand. Se non per il brand che fa la campagna sia chiaro. È un rischio per tutte le altre.
Inoltre, se davvero si avvesse cura delle persone, si andrebbe a fondo alla faccenda.
Con cosa? Con questo
Voglio essere sincero: ci sono idee che appaiono geniali a un primo impatto, ma poi piano piano quando scavi scopri che spostano poco alle persone.
Questa dei minuti mi sembra rientrare in questa categoria
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La campagna è la classica boutade da social, a cui poi si attaccano i più furbi per fare instant marketing (che secondo me è divertente, ma lascia il tempo che trova).
L'argomento però è interessantissimo perché tocca temi come l'intento dell'utente e la UX in generale, ma anche il packaging, la brand identity... e chi ha sempre disegnato il packaging lo ha sempre fatto con dei criteri che non avevano NIENTE a che vedere con la UX.
E i risultati oggettivamente si vedono: i packaging sono un disastro. Sia in generale, ma anche nel tempo... perché spesso i produttori cambiano packaging e tu che ti eri abituato a trovare le informazioni te le ritrovi PUF, spostate come per magia.
Io quando butto la pasta ho bisogno di due informazioni:
- che pasta sto buttando (le pennette son diverse dai fusilli)
- quanto devo segnare sul timer
Queste due cose dovrebbero essere imprescindibili in qualunque mockup di un packaging che voglia veramente essere efficace.
Gli unici che han sempre fatto bene da questo punto di vista (bisogna dirlo) sono quelli di Barilla:
https://blog.pack.ly/it/nuovo-packaging-barilla-i-5-pilastri-del-restyling/
Le confezioni Barilla sono oggettivamente dei piccoli capolavori di brand identity (il blu a tinta unita del pacchetto ad esempio) che però non sacrifica affatto i due punti di cui sopra. Anzi, li appoggia e ne massimizza l'efficacia.
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Io starei cauta a fare operazioni del genere. Il vento soffia da una parte e potrebbe soffiare subito dall'altra. Alla stessa velocità. Non ho analizzato comunque la questione nella sua complessità.
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Diciamo che il giusto tempo di cottura della pasta dipende un po', sono tante le variabili che possono influenzarlo e che quindi, il minutaggio sulle confezioni resta un suggerimento e non un imperativo a caratteri cubitali.
1 Risposta -
@ilosh resta però un'informazione molto importante per l'esperienza d'uso del prodotto.
Come ho scritto sopra, è una delle due informazioni necessarie. Il resto è di contorno.
(senza contare poi che il packaging è importante al 90% sullo scaffale. Una volta che il prodotto è acquistato la sua efficacia in termini di comunicazione di marca perde moltissimo di valore)
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@kal tralascio il "movimento", che è fuorviante perché fa pensare alla causalità rispetto a un'azione di marketing. Ho letto anche il tuo riferimento all''instant marketing in questo post: https://connect.gt/topic/243349/persistenza-della-comunicazione .
A mio parere l'argomento non è interessante in chiave instant marketing.
Non è neppure interessante se l'implementazione di Garofalo o altri siano stata all'altezza.La domanda è: esistono consumatori sensibili alla questione di ottenere l'informazione in modo più chiaro, semplice, diretto? Mi chiedo se esista questa esigenza perché, se esiste, allora esiste un mercato, ed è di questo che si occupa il marketing. Il packaging è anche uno strumento di market research.
1 Risposta -
@fda ha detto in In quanto tempo cuoce la pasta? Il Movimento Grandi Minuti:
La domanda è: esistono consumatori sensibili alla questione di ottenere l'informazione in modo più chiaro, semplice, diretto?
La risposta a questa domanda è anche la risposta alla domanda: esistono consumatori che guardano i minuti prima di buttare la pasta?
E' oggettivamente una domanda retorica.
E' letteralmente l'unica informazione di cui ho bisogno per utilizzare correttamente il prodotto. Non penso di esagerare se dico che almeno il 90% degli utenti della pasta guardano i minuti di cottura prima di buttarla.
Direi che non c'è bisogno di domandarsi se sia utile ottenere l'informazione in modo chiaro e veloce. Non è nemmeno un bisogno esplicito, perché dubito fortemente ci sia qualcuno che valuta in modo positivo una comunicazione chiara.
La comunicazione chiara è quello che chiunque si aspetta di base.
Funziona al contrario: una comunicazione NON chiara crea problemi, fastidio, "non si capisce", "non riesco a trovare", sentimento negativo ed in ultima analisi una cattiva esperienza d'uso del prodotto.
E curare l'esperienza d'uso del prodotto è al 100% marketing, ma non è un fattore che determina il posizionamento (inteso in senso lato) e probabilmente per questo è snobbato dai più.
Ma, lo ripeto: i primi della classe (ovvero: Barilla) si vede benissimo che ci prestano attenzione.
E non può essere un caso.