Girando per internet ho trovato questo
i casi possibili della vendita al dettagli, per me sono due:
per chi fa come prima attivita' vendita al dettaglio in loco, e vende anche per corrispondenza come attività secondaria, puo' benissimo battere sempre lo scontrino fiscale e metterlo nel pacco, ai fini della garanzia... infatti, chi ha dichiarato all'agenzia delle entrate un codice iva per l'attività primaria relativo alla vendita al dettalgio in loco, credo non sia autorizzato a registrare corrispettivi non certificati, e pertanto deve sempre ed in ogni caso emettere lo scontrino fiscale....Magari si dovrebbe chiedere al commercialista, se uno puo' dichiarare pure un codice iva secondario quello della vendita al dettaglio per corrispondenza, ed evitarsi la battitura dello scontrino nei casi di vendita per corrispondenza...
chi fa solo ed esclusivamente vendita al dettaglio per corrispondenza (di beni), non ha alcun obbligo di certificare i corrispettivi, che tradotto, significa non ha alcun obbligo di emettere scontrino o ricevuta fiscale, ed a fine giornata si passa gli incassi (avvenuti ovviamente per banca, paypal o postepy) nel registro dei corrispettivi (lo vendono alla buffeti).
La merce viaggera' priva di documenti aventi valore fiscale (bastera' solo l'ordine stampato)...
Se ogni tanto, si troverà qualche cliente in ufficio che vuole della merce, in quel caso, e solamente in quel caso, gli emette la fattura fiscale (completa ovviamente di codice fiscale obbligatorio)... in tal caso, in alternativa si potrebbe emettere una ricevuta fiscale al posto dello scontrino fiscale, in quanto una legge del 1996 ha equiparato scontrino fiscale e ricevuta fiscale, equiparandoli a tutti gli effetti di legge. Ciò evita di spendere inutilmente 1000 euro per un registratore di cassa, e in quei pochi casi, uno scrive manualmente la ricevuta fiscale (che si deve acquistare appositamente numerata alla buffet*i)
secondo voi ha ragione?