Carissimo Leo, ottima esposizione dell'argomento!
@Leonov said:
È altamente probabile che dell'Italiano possano sopravvivere, sulla lunga distanza e su scala planetaria, nicchie di lemmi e minuscole sacche di parole ed espressioni, nei campi in cui siamo famosi nel mondo (musica lirica, opera, cucina).
Termini come Maestro, Pastiera, Cassata, Allegro, Andantino, Mozzarella etc.
Un magrissimo bottino, si potrebbe pensare, ma in realtà è una grande vittoria: decine di lingue sono semplicemente scomparse senza lasciare alcuna traccia sulla scena internazionale e altrettante sono destinate a cadere nell'oblio senza fissare alcun ricordo di sé nella storia dell'espressione orale e scritta.
Considerando che il linguaggio non è solo un codice ma anche un insieme di significati dietro quel codice il bottino è certamente più grasso, immaginiamo la ricchezza del concetto di "maestro"!
@Leonov said:
L'Italiano in Italia
L'avanzata dei Regionalismi
[...]
L'Italiano alla moda
[...]
In linea di massima sono d'accordo sui problemi dell'italiano in Italia, come sottolinei basta leggere i giornali o sentire la radio , ... per chiedersi dove è finito l'italiano corretto. Ti aggiungo che chi ha dei figli conosce perfettamente l'uso degli sms o il dialogo per parole piuttosto che frasi, (potrei dire che la lingua italiana corrente è controcorrente: mentre il mondo si ammanta di colori, la lingua italiana regredisce al bianco e nero con una grammatica grigia).
Ritorno però alla questione in oggetto, rilanciandola a livello mondiale:
ha senso coltivare una lingua locale in un mondo globale che tende all'omologazione culturale?:?
Io credo di sì! Ritengo che non tanto le parole e la loro pronuncia, ma i significati, la semantica dell'italiano sono irrinunciabili e devono quindi contribuire all'evoluzione della nuova cultura.
Ogni qualvolta un moto dominante ci pressa con il suo linguaggio io ritengo si possa sempre elaborarlo associandolo al nostro per crearne uno ancora più adatto ancora più ricco.
ciao
marlomb