Beh, con il tasso di analfabetismo di ritorno che abbiamo in Italia non sarei sorpreso se un discorso del genere passasse facilmente come approfondita analisi sociologica.
Seriamente, parliamone: in un Paese i cui alunni delle scuole medie inferiori non sono quasi più in grado di leggere e comprendere un testo elementare – cosa che si riflette in un'ignoranza crassa e diffusa della classe dirigente, come hanno dimostrato un bel po' di trasmissioni satiriche (che pure erano prodotte dalle emittenti di proprietà di un politico arcinoto, quindi occhio al messaggio di populismo che passano) – questo discorso un po' claudicante sembra addirittura strutturato e coerente, in linea con le idee di partito (o con le fissazioni, dipende dai punti di vista) e perfino 'umanamente condivisibile' in certi punti.
Lo scandalo dello stipendio resta sullo sfondo, insieme a moltissime altre cose che non solo i nostri politici e amministratori locali (e docenti universitari, e notai, e avvocati, e autorità in generale) si sono concessi senza troppo clamore, ma che noi cittadini abbiamo loro consentito di prendersi, senza alzare un dito né fare domande.
Magari credevamo che un giorno avrebbero esteso i privilegi a tutti (ok, non proprio a tutti, ovviamente: una cosa concessa a tutti tutti tutti si chiama diritto, mentre qui si vive di piccoli, meschini privilegi, come sapevano bene quelli della DC che sullo scudo crociato loro simbolo avevano fatto scrivere "libertas", parola latina che significa appunto 'privilegio', mica 'libertà' come credettero i poveri contadini ignoranti non per colpa loro che li votarono per sessant'anni).
Qui tra noi siamo abituati – forse troppo, ma non possiamo farcene una colpa – a parlare tra esperti dell'uèb, che ci mettono meno di un nanosecondo a scoprire il trucco e a riderci sopra, proprio come se un prestigiatore volesse convincere dell'esistenza della magia una platea di suoi colleghi scaltri o peggio, un'assemblea di scienziati.
Tuttavia, l'Italia là fuori è molto spesso un'altra cosa, come ci ricordano ogni volta i risultati delle tornate elettorali.
Anche in questo caso, beninteso, nessuna sopresa: le notizie restano ancora veicolate quasi esclusivamente dalla televisione – cioè dai due-tre attori fondamentali sulla scena, tutti potentissimi e portatori sani di interessi personali – la Rete è di fatto monopolizzata dal gestore unico dei servizi informatici, la stampa ha come editori di riferimento per lo più industriali e affaristi legati a doppio filo al potere politico e i 'nuovi media' difficilmente sopravvivono lontani dalle ali protettrici del Palazzo.
Con una gabbia così stretta che ci fornisce al contempo pane e circensi tutti i giorni per narcotizzare le coscienze, naturale poi che i risultati siano quelli che abbiamo sotto gli occhi (per dirne uno: il mondo sta andando gambe all'aria e la Cina sta praticamente per comprarsi una fetta dell'America, ma da noi l'informazione nazionale si interessa dei flirt estivi dei nuotatori e della nuova moda del rosso nei capelli delle starlette del mediocre cinema contemporaneo).
Non sono belle cose, come direbbe qualcuno.