Leggendo il libro di Carlo Rovelli ?La realtà non è come ci appare?, un ottimo libro di divulgazione scientifica, alla pagina 73 l?autore, a proposito della relatività generale, conclude così: ?E? una semplificazione impressionante del mondo. Lo spazio non è più qualcosa di diverso dalla materia. E? una delle componenti ?materiali? del mondo, è il fratello del campo elettromagnetico E? un?entità reale che ondula, si flette, s?incurva, si torce.?
Perché cito questo passaggio? Perché, a mio avviso, sembra esserci una nuvola ad adombrare l?enorme estensione di contenuti sottesi da questa conclusione importantissima dell?autore. Si tratta di rispondere alla domanda: ?ma rispetto a cosa, il campo o spazio citato, si torce e si flette?? forse rispetto ad un altro campo che tutto ingloba e che così possa servire da sistema di riferimento universale assoluto? *
Credo che questa ipotesi indichi una ragionevole direzione verso cui puntare per una risposta o, almeno, per una parte di essa; ma per concretizzare questo lavoro si suggerirebbe di prendere le mosse da ciò che già i pionieri della fisica quantistica ebbero a ventilare, quasi a mo? di illuminazione, cioè l?influenza che l?osservatore, che, all?epoca, non era che la persona del dotata di strumenti e della volontà per eseguire la* ?misura?, potrebbe avere sull?esito di quest?ultima. Oggi quell?apertura appare obliata nella quotidianità del lavoro scientifico, infatti il concetto di osservatore sembra rinchiuso negli striminziti limiti della definizione appena detta.
L?osservatore, in quanto non solo spettatore attivo sulla scena dell?attività scientifica, meriterebbe molta più considerazione di quanta glie ne sia di fatto riconosciuta. Prima di tentare una definizione di *osservatore *è utile predefinire l?osservazione.
L?osservazione è, nell?uso scientifico, sinonimo di misurazione; nel linguaggio comune questa precisazione può apparire fuorviante, ritengo, invece, che sarebbe meglio e più totalizzante dire che *l?Osservazione la *vita stessa dell?Universo e l?Osservatore ne è l?origine e il centro generatore; in un certo senso l?Osservatore è anche contenitore e contenuto dell?Universo stesso, la sostanza o spazio di questo Universo è la Conoscenza, che è pure la percezione di ciò è l?IO (da non confondere con l?io del senso comune).
Mi rendo ben conto che siffatte definizioni stonerebbero, a dir poco, in una tradizionale aula di fisica, ma bisogna pur ricordare che per dar luogo a definizioni rigorose sono necessarie basi, seppure evanescenti, da elevare comunque, e almeno provvisoriamente, al rango di principi indiscutibili, questo ruolo è dell?Osservatore e lo caratterizza come tale. Mi vengono in mente le acrobatiche difficoltà connesse all?accettabilità della primitiva e famosa definizione euclidea di retta, poggiata su sentiti percettive di immagini fisiche con evidente debolezza quanto a rigore, ma, se che giudicate col senno di poi, cioè dopo che ci si è abituati ad accettare ed a fidare sulla millenaria, ci accorgiamo che proprio la acquisita percezione di solidità della geometria euclidea ha finito col farci dimenticare le originali ?discutibilità? di quelle fondamenta. Il sistema euclideo, dunque, si sostiene su quelle basi, ma anche queste si auto perfezionano e si auto sostengono grazie all?auto-rafforzato. Si tratta dell?auto-referenzialità dei sistemi logici dell?Universo o, se si ritiene preferibile, dell?Osservatore.
La rilevanza assoluta dell?Osservatore (non semplicemente dell?osservatore) sulla scena scientifica sta nel fatto che, di questa scena, è l?autore, che la ha elaborata, poi anche il regista, l?attore, la comparsa, il suggeritore, lo spettatore, il critico e, soprattutto, il giudice che la chiude e, con essa, tutto il ciclo. Si comprende bene che da una siffatta scena nulla e nessuno può considerarsi esterno, questo vuol dire che neppure ciò che riteniamo essere un osservatore comune, lo è.
Quest?auto-referenza universale comincia ad essere concepita, più o meno consapevolmente a partire dall?ultimo quarto dell?800, per esempio, il positivista E. Mach credo ne avesse sentimento quando suggerì di estendere alla totalità delle masse dell?universo la cause di certi micro-equilibri locali. Fu proprio il lavoro di Mach ad alimentare in Einstein i principi della relatività generale, infatti qualche commentatore dell?opera di quest?ultimo, ha suggerito ai lettori interessati alla relatività, di immaginarsi all?interno del sistema in studio per seguirne, da coinvolti fisicamente, l?evoluzione di esso. In questo senso si può ben capire che l?influenza dell?Osservatore nell?esperimento è tutt?altro che banale. In senso esteso l?essere l?Osservatore dall?interno di un sistema in studio, giustifica, fra l?altro, anche i risultati di Gὃdel espressi col suo teorema applicato al nostro sistema matematico.ciauz: