Rubo solo un post di spazio per un'annotazione sul tema "lingua, genere e strategie operative": la discussione sull'uso di pronomi e forme ortografiche/grammaticali "inclusivi" è piuttosto antica: si parla di un primo dibattito già all'inizio dell'Ottocento del secolo scorso, probabilmente più per questioni di coerenza linguistica che per venire incontro alle istanze di riconoscimento dei diritti di minoranze di genere.
Inoltre, il problema è diffuso sia presso lingue con due soli generi come Italiano e Francese, sia presso lingue dotate di un genere neutro, come Inglese e Tedesco — questo perché il genere neutro è dedicato per lo più a denotare le cose inanimate, non le persone che non si riconoscono nei generi "estremi" maschile e femminile.
Sembra che un afflato riformatore abbia investito molto diffusamente il mondo anglosassone (ovviamente), in cui si è cercato di definire nel tempo tutta una serie di forme pronominali e di linguaggi privati del genere o della caratterizzazione più spiccatamente sessuale del genere grammaticale.
Una neozelandese che ho conosciuto era fierissima alfiere dell'uso del they come singolare — una pratica che, a dispetto delle attestazioni storiche, personalmente trovo irricevibile (ma chi sono io per esprimere giudizi?) — mentre a me sono sempre piaciute di più altre proposte anche fantasiose e ambiziose.
Le scelte più interessanti, secondo il mio parere, sono quella del matematico Michael Spivak (estimatore del pronome neutro per le persone E, declinato come E, Em, Eir, Eirs, Emself), e quella di Christine Elverson, che prende il they singolare e lo "trancia" trasformandolo nella particella pronominale inedita Ey (declinata come Ey, Em, Eir, Eirs, Emself, a parziale ripresa del modello di Spivak).
Un paio di riferimenti interessanti, dalle Wikpedia internazionale e italiana, sono disponibili qui, qui, qui e qui.
A proposito di quanto si trova nell'articolo:
@giorgiotave ha detto in Ciao a tuttǝ:
Mi è venuto in mente di testare cosa accade dopo aver letto lo schwa tra fantasia e norma.
la fonte è ben documentata e contiene spunti interessanti, tuttavia io ci vedo una colossale limitazione tecnica alla diffusione, ovvero la mancanza di un tasto dedicato sulle tastiere, diversamente da glifi come l'asterisco, la chiocciolina e simili, già impiegati in proposte concorrenti.
Intendiamoci: nel 2020 non è un problema accedere a un simbolo non inserito regolarmente sulle localizzazioni italiane delle tastiere per computer, e ci sono in giro programmini intuitivi per rimappare ogni possibile tastiera, ma secondo me questo limite apparentemente piccolo all'applicazione della proposta la porta a confliggere con un ostacolo di importo più grande di quanto i sostenitori dello schwa possano immaginare.
Tenere sempre aperta la Mappa Caratteri per trovare il simbolo con cui chiudere ogni parola non mi sembra una strada percorribile; non su scala nazionale né in tempi brevi, almeno.
Quindi o si avvia una petizione per un cambio nello standard ISO delle tastiere, oppure tanto vale passare a un altro simbolo tra quelli ormai "dimenticati" ma di fatto collegati alle tastiere ordinarie, tipo l'elegante simbolo "sectio" §, o il pié di mosca ¶ (facilmente accessibile sul Mac, su windows/Linux non saprei).
Infine, lo schwa è esattamente il suono con cui terminano praticamente tutti i sostantivi nel dialetto napoletano ('a casǝ per "la casa", 'o portǝ per "il porto", cavallǝ che può essere, senza articolo, sia "il cavallo" sia "la cavalla", perché a Napoli sono avanti), ed è usato pertanto nelle trascrizioni fonetiche della variante dialettale. Immagino facilmente che il suono sia presente anche in altri dialetti italiani. Non sarebbe il caso di lasciarlo al suo ruolo fonetico?
Altrimenti creiamo tastiere con l'alfabeto fonetico internazionale, e finalmente cominciamo a scrivere le parole come si pronunciano (sparirebbero la Q, la W, la ç, ma in compenso avremmo tutto il set di simboli per i clic delle lingue africane, per la "gn" di "gnomo" e per la "gl" di "famiglia").
Che ne dite? Riuscirà lo schwa a prendere piede, o torneremo all'asterisco del "car* tutt* ben trovat*"?
Nell'attesa, felice notte a tutt§ voi.