• Super User

    Condivido tutto quello che hai scritto, Esco, e tuttavia questi due punti non mi convincono troppo.

    @esco said:

    • premesso che, anche al McDonald è possibile acquistare il panino con la carta di credito.
    • premesso che, se il costo di acquisto di una matita, eseguito con gli spiccioli, non sarà inserita nel libro dei cespiti, non sarà un problema neanche per una nuova attività.

    Personalmente devo ancora trovare un benzinaio che accetta un pagamento non in contanti... è anche vero, peraltro, che non l'ho neanche mai cercato. Discorso simile per l'edicolante, il tabaccaio per le marche da bollo ecc.

    Quanto alla matita, non ho capito il riferimento al libro cespiti. La defunta normativa parlava di far provenire tutte le spese professionali dal conto corrente, matita compresa.... il libro cespiti non rileva. O sì? :mmm:


  • User

    Un mio parere personale....al di là delle espressioni e giustificazioni che ogni movimento politico o governo mira a giustificare circa le approvazioni di decreti e/o leggi...
    vi siete mai chiesti chi ci ha guadagnato dalle condizioni e limiti decisi dal decreto visco-bersani?......le banche.
    Ci hanno obbligati a pagare costi occultati mediante l'utilizzo di sistemi tracciabili (ricevere un pagamento con carta cred./bancomat comporta delle commissioni), emissioni di assegni (comporta giochi sulle valute- versare il 16 un assegno nn significa avere la liquidità), doppio c/c (attività e personale ha un costo annualmente), ecc...
    Sembra quasi che i personaggi del vecchio governo avevano interessi ad introdurre tali disposizioni....ma che ci guadagnano?
    Cercate con google qualche sito che dica chi ha appoggioto alle elezioni Prodi?
    L'abrogazione di tali disposizioni con il nuovo d.l. non potrebbe significare danneggiare gli interessi di qualcuno?
    Cmq tutto questo raggionamento nn ha alcun fine politico ma è solo razionale, per quanto i riguarda furbi o non per me significa risparmiare dei soldini onestamente.
    CC


  • Super User

    Calma ragazzi questa zona è eminentemente tecnica e possibilmente scevra da giudizi politici.

    Tecnicamente costringere un professionista (solo lui) al versamento su conto corrente di ogni somma (anche un euro) sol perchè l'ha incassato in contanti è tecnicamente un obrobrio.

    Peraltro si tratta di un obrobrio incongruente: l'obbligo era infatti per i soli lavoratori autonomi e NON, assolutamente NON, per le imprese.

    Prendiamo il caso del webmaster (visto il luogo). Abbiamo altrove spiegato che egli può inquadrarsi sia come libero professionista che come impresa individuale. Bene. Perchè consentire all'imprenditore qualsiasi incasso in contanti senza tracciarlo e costringere invece libero professionista a recarsi in banca depositare il contante e poi riprelevarlo per comprare una gomma dal cartolaio????!!!!!

    Tecnicamente dunque una norma discriminatoria... direi razzista.

    La pari fattispecie trattata diversamente (come dimostrato) è palesemente anticostituzionale.

    Tecnicamente potreicontinuare a "smontare" quella norma con ulteriori considerazioni.

    Sul puro tecnicismo possiamo continuare a parlarne qui.... se invece vogliamo farne un discorso più generale, sociale e/o politico chiudiamo questo topic e lo spostiamo nella sezione adatta non fiscale.

    Paolo


  • Super User

    Prima di chiudere, vorrei un chiarimento da Esco sul punto che ho sottolineato!!!
    Mi pare di capire, Paolo, che anche tu per la tua gomma fai lo stesso che faccio io con la mia ormai celeberrima matita!!

    Cioè, io mi sono sempre fatto un mazzo per rispettare la regola (e per spiegarla trecento volte ai clienti) e non vorrei scoprire ora che per le spese di piccolo importo c'era qualche esenzione!


  • Super User

    Nella conformazione della norma era possibile in realtà ammettere quello che teoricamente si voleva negare: le spese con piccola cassa, ma se il denaro era prima comunque prelevato (per tale piccola cassa) dal c/c.

    Peraltro la norma aveva fatto fiorire gli utili delle banche con aperture a raffica di conti correnti prima inutili.

    Paolo


  • Super User

    Infatti io ho sempre fatto così. Una piccola cassa (esistente solo contabilmente) finanziata esclusivamente da prelievi in c/c e stando sempre ben attento a fare sì che il suo saldo non fosse mai negativo.


  • Super User

    Certo tu ti sei mosso applicando onestamente logica, ragionevolezza, e parità di trattamento.

    La norma portava a ben altro risultato se semplicemente applicata come era scritta.

    Paolo


  • Super User

    A mio parere la norma non rendeva aiutava a rintracciare i compensi non fatturati e rappresentava solo un ulteriore adempimento in più per i professionisti senza nessun beneficio per le casse del fisco.
    Peraltro sottolineo solo che i maggiori contribuenti in Italia dopo i calciatori sono proprio i professionisti (notai, commercialisti, avvocati ecc..).

    Fabrizio


  • User Attivo

    per evitare la burocrazia, si potrebbero evitare le registrazioni in contabilità delle spese minime, in modo semplice: pagando di tasca propria; senza vivere la tensione di dover "scaricare" tutto ciò che si spende dal giornale al francobollo.

    si può evitare, come ha fatto qualcuno, di inserire in contabilità l'abito della sartoria: "scusa, ma se l'operaio può scaricare la tuta da lavoro, io scarico l'abito... ci lavoro con l'abito..."

    quando è necessario acquistare la cancelleria, è possibile acquistare tutto ciò che è necessario per un trimestre/semestre, il fornitore porta tutto in ufficio, fattura inclusa. Se poi manca la matita, quando si passa dalla cartoleria si compra e basta, lo scontrino di 0,5 centesimi si può evitare di metterlo in contabilità o nella "piccola cassa"... ed evitare queste questioni di burocrazia minore e soprattutto... la "piccola cassa".

    i valori bollati possono essere acquistati a pacchetti, le spedizioni possono essere acquistate ad abbonamenti (anche con lo sconto) dalle Poste Italiane pagando con POS, Postepay, Carte Ricaricabili, quando è necessario pagare un francobollo dimenticato in ufficio... sarà così problematico pagare senza la complicazione della "piccola cassa"?

    i giornali necessari alla attività in genere sono sotto abbonamento, fatturati e pagati con sistemi tracciabili (nel mio caso il Sole24Ore) ma se la mattina si vuole leggere il Corriere ed acquistarlo in edicola... è proprio necessario/corretto metterlo in contabilità o nella "piccola cassa"?

    la benzina può essere acquistata senza denaro contante, credo ormai ovunque. Non avete mai osservato la moltiplicazione dei timbri dal benzinaio sulle carte carburanti? E' una tipica libertà di coloro che intendono le "regole" come "suggerimenti", ovvio che pagare con sistema tracciabile eviterebbe questi comportamenti, non vedo quale sia la complicazione: disporre della carta carburanti aziendale o del POS/carta di credito/carta ricaricabile del conto corrente professionale;

    il dato tecnico è: eseguire movimenti di denaro senza lasciare traccia è certamente una possibile via per commettere infrazioni e non essere "rintracciati" che si associa alla diffusa l'abitudine italiana di allargare eccessivamente le categorie di spese "scaricabili" approfittando della scarsa efficacia di controllo della Agenzia delle Entrate.

    la norma per il tracciamento delle transazioni non è discriminatoria: se applicata a tutte le P IVA, società incluse, dunque non riservata ai soli professionisti.

    la norma non favorisce le banche: poichè diffusione dei sistemi elettronici di pagamento consente, più di ieri, la corretta gestione del denaro elettronico, semmai stimola le banche ad innovarsi ed offrire conti-corrente on-line (più carte bancomat/credito per meglio organizzare le spese non sono un costo elevato, esistono inoltre gli assegni, le carte ricaricabili, postepay, paypal, sistemi cioè in grado di assicurare la tracciabilità e la flessibilità).

    alcune norme sono comunque costose: tenere i fari accesi di giorno è costoso, non per questo si tengono spenti, adeguare le canne fumarie è costoso, non per questo si evita l'adeguamento, ecc; Non credo che il governo doveva favorire le lampadine cinesi e gli spazzacamino.

    per arginare lo sbando fiscale che viviamo in questo paese, ritengo necessario, in questo caso, non difendere vecchie modalità di operare che a quanto pare consentono troppi varchi per i furbi, ma opportuno sollecitare un sistema di controllo automatico delle movimentazioni di denaro dei conti correnti di tutte le P IVA.

    il controllo fiscale dovrebbe essere come l'autovelox o il tutor in autostrada (foto dell'infrazione e sanzione): un controllo incrociato, l'evidenza oggettiva dell'errore fiscale commesso e la sanzione proporzionata all'importo dell'errore fiscale commesso.

    la ricetta sopra indicata potrebbe funzionare meglio se accompagnata con una progressiva riduzione dell'IRPEF.

    Ci sono in discussione altre proposte fiscali per arginare i "furbi" e sollecitarli sulla retta via?
    L'ordine dei Commercialisti ha mai raccomandato proposte fiscali operative, tecniche, applicabili per affrontare questo problema?

    🙂

    comunque è possibile che qualcuno desideri pagare in prosciutti: "dotto' va bene se te li porto di prosciutti..." l'importo era piccolo, ma 2.500 euro di prosciutti erano forse eccessivi e poi per l'F24 come li avremmo affettati? Il mio collega ha dovuto rispondere: "Eh no che non puoi! Ma due etti da assaggiare me li regali!"


  • Super User

    Ciao esco,
    quello che proponi, a mio avviso, avrebbe senso e sarebbe utile solo se si evitasse in ogni campo la possibilità di effettuare acquisti in contanti.
    Mi spiego: se io sono un professionista o un imprenditore e non fatturo 500 euro di ricavi e poi con quei 500 euro ci faccio la spesa, mi spieghi cosa controlla il fisco?
    Chi percepisce soldi in nero li utilizza per spese dello stesso colore ed è impossibile controllare tali movimentazioni con la tracciabilità dei compensi e delle spese.


  • User

    Scusate se intervengo ma credo che la questione vada distinta tra principio e applicazione.
    Per principio se io lavoro e pago tutte le tasse come mi arrivano i soldi e come me li gestisco (parlo di un professionista) sono cose che allo stato non devono interessare. Lavoro, guadagno, pago le tasse e poi sono problemi miei. Il problema nasce dal fatto che si fa a livello statale secondo me una presunzione di evasione. Tu sei professionista e si sa, "lo dicono tutti" che metà reddito lo nascondi mentre io che sono dipendente pago tutto. E i media pubblicando i dati statistici alimentano questa idea senza considerare tanti parametri (sicurezza, orario, continuità, rapporti con le banche ecc). Senza considerare che oggi molti professionisti sono tali non per vocazione "imprenditoriale" ma perchè è l'unico modo in cui le aziende ti danno lavoro.
    Per quanto riguarda l'applicazione io mi comporto in questo modo (tenendo conto che tutti i pagamenti che ricevo sono documentati ed arrivano via bonifico, e per tutti intendo proprio tutti); uso un solo c/c intestato a me da dove sposto periodicamente del denaro su un altro c/c di famiglia effettuando giroconti con dicitura "prelievo per spese personali". Dal conto
    intestato a me pago le poche fatture via bonifico e il carburante tramite bancomat. Per le piccole spese faccio prelievi da 50 euro periodicamente segnandoli come "da banca a cassa". Ho una carta prepagata per gli acquisti on line. Le ricariche le faccio direttamente on line dal conto. Per le spese on-line se sono personali registro in prima nota "spese carta prepagata personali" altrimenti se sono per lavoro riporto la fattura. Sinceramente non vedo problemi anzi mi semplifica la contabilità perchè sono "costretto" a tenere conto di tutto senza accumulare fatture pagate di tasca e poi far tornare i conti. Ma il mio è un caso in cui ricevo pochi pagamenti sostanziosi, credo sia diverso per chi riceve molti pagamenti di piccolo importo.

    Saluti


  • Super User

    Io ragiono su quella norma che esisteva e non su quella che è nei sogni.

    Quella norma era assolutamente razzista: colpiva solo una categoria tacciandola da sola di essere la responsabile dell'evasione italiana.

    Quella norma ha moltiplicato i conti correnti a solo discapito di una categoria che vi ha dovuto far ricorso obbligatoriamente.

    Quella norma è stata a ragione dunque abolita.

    Inutile dire che io ho il diritto sancito per legge di poter dedurre dal reddito tutto quanto è deducibile in quanto inerente alla produzione dello stesso (DPR 917/86).
    Devo poter dedurre 1.000.000 di euro così come 0,01 centesimi. E se per pagare 0,01 centesimi devo sobbarcarmi costi per tempi e per servizi finanziari non indifferenti dovuti ad una norma che di fatto non consente di esercitare un diritto sancito per legge allora quella norma deve essere rimossa.

    Questo per quanto attiene alla norma che era vigente.

    Inutile dire che reputo valide le argomentazioni se estese a tutti i contribuenti solo se privati compresi. Essi sono infatti spesso "complici" volontari degli evasori, ingolositi dagli sconti.

    Sempre però lasciando la possibilità anche sostanziale e non solo formale di dedurre convenientemente gli importi di 0,01 centesimi. Dunque fissando un limite di imporyto oltrepassato il quale l'operazione debba essere canalizzata (al di la dunque di questioni di antiriciclaggio).

    Per quanto attiene invece la collaborazione della categoria cui appartengo alle elaborazioni legislative devo dire che è uno dei pochi punti in cui ho condiviso l'azione del nostro consiglio nazionale. Si possono leggere i comunicati stampa degli ultimi anni in cui si vede come l'allora viceministro Visco ha sempre rifiutato qualsiasi parere.

    Vedere qui:
    http://www.cndcec.it/PORTAL/home/jsp/comunicati.jsp?cndct=0000003268&cndcp=0000000217
    e fare ricerca qui per gli anni passati:
    http://www.cndc.it

    Qui invece un evidente esempio del contributo di un ordine locale come il mio al dibattito:
    xttp://www.commercialistacomo.com/documenti/CORRIERE-DI-COMO-12-10-2006.pdf
    peraltro anche con mio intervento
    (sostituire la x iniziale con una h)

    Paolo


  • User Attivo

    Ciao Fab
    ovviamente non sono così presuntuoso da ritenere che la grave situazione dell'evasione fiscale in Italia possa risolversi con una regoletta...

    cerco di applicare il buon senso per immaginare qualche soluzione e mi aspetto che tutti possano offrire il loro contributo, su un forum fiscale, anche più professionale del mio.

    mi permetto di commentare il tuo esempio: non è possibile non fatturare 500 euro di ricavi poichè dovrebbero non comparire 500 euro di movimentazione tra le 2 parti acquirente/venditore, dunque:

    Caso 1: l'evasione è "in associazione" di entrambi i soggetti in accordo decidono di commettere l'infrazione ed in accordo non lasciano traccie documentali e/o di pagamento della loro relazione.

    Caso 2: l'evasione non è "in associazione", ma solo di uno dei 2 soggetti, desidera commettere l'infrazione e quindi non spariscono le traccie documentali e/o di pagamento della relazione avvenuta.

    Secondo me, la tua osservazione è corretta per tutti i Casi 1 "evasione in associazione" (non so se il termine è corretto), e spero che per questi casi, più complessi da scovare/provare, siano previste sanzioni superiori.

    L'approccio teorico del controllo incrociato delle transazioni, potrebbe però rilevare l'anomalia delle transazioni di tutti i Casi 2 ed emettere le relative sanzioni.

    Ritengo inoltre che la maggior parte dei casi sia proprio costituita dal "Caso 2" poichè ritengo e spero che non ci siano così tanti soggetti che desiderano rischiare l'assenz aqdi registrazioni nelle transazioni commerciali e/o nei contratti; l'interesse contrapposto tra i soggetti di una transazione è la regola, ad esempio se paghi qualcosa, per evitare che il tuo interlocutore possa dimenticarle il pagamento, una ricevuta te la fai dare e magari la conservi pure, non si sa mai, poi la garanzia, ecc.

    Ritieni che ci siano proposte tecniche di gestione/controllo fiscale delle transazioni più semplici/efficaci di questa?

    Ovviamente me lo auguro, ma data la situazione, spero converrai con me che una terapia d'urto potrebbe essere salutare in questo periodo storico nel nostro paese.


  • Super User

    Ma perchè accanirsi su regole procedurali e su complicazioni ?

    Non sarebbe più utile potenziare i controlli ? Far uscire gli impiegati dai loro uffici e mandarli in giro a controllare ?

    La standardizzazione di trattamento, l'eccessiva normazione, le procedure complesse e spesso rigide sono uno dei nemici della nostra economia.... i controlli fiscali analitici sarebbero l'unica vera arma democratica e rispettosa della capacità contributiva stabilita dalla costituzione.

    Paolo


  • User Attivo

    da diverso tempo seguo questo forum, leggo abbastanza anche se partecipo/contribuisco meno di quanto vorrei alle discussioni e per la prima volta sono in disaccordo con il buon i2m4y sulla questione di 0,01 cent euro.

    Sono proprio meravigliato perchè se non fosse per lui, per i suoi interventi e per la sua preparazione, forse neanche parteciperei al forum stesso. Ritengo che il tecnicismo di i2m4y, che in altri casi ho sempre molto apprezzato, sia eccessivo in questo caso.

    Limitare gli importi minimi di spesa da inserire in contabilità ritengo sia infatti una esigenza per la semplificazione di questo sistema che è ormai troppo farraginoso e complicato, stabilire che non potranno essere computate in contabilità e non saranno soggette a controllo le transazioni di importo minore non mi pare una violazione dei diritti del contribuente, visto che sistemi forfetari già sono inclusi nel nostro sistema.

    Mi pare anomalo che un addetto della GdF debba dedicare il proprio lavoro manuale a controllare le ricevute annuali della "piccola cassa", mi auguro che in futuro possa stare dietro una postazione informatica per eseguire controlli "digitali" non solo "analogici".

    Dunque se la norma il DPR 917/86 non contiene una "franchigia" o un "tetto" per limitare le complicazioni fiscali, data la situazione, ritengo sia il caso di proporne una modifica, se il diritto di "scaricare" 1 euro si scontra con il diritto di eseguire controlli efficaci. Per essere pratico, ad esempio: nessuna registrazione di documenti con importo inferiore ad 1 euro. Ovviamente se questa "regoletta" comporta una reale semplificazione del sistema e della vita dei controllori e dei controllati.

    Per quanto riguarda la questione di estendere ai privati i sistemi di pagamento tracciabili, sono ovviamente d'accordo con i2m4y, ma se da qualche parte è necessario iniziare, forse è opportuno iniziare dalle P IVA (tutte). Per il futuro ovviamente non credo che ai nostri figli apparirà sconveniente pagare con monete elettroniche e tracciabili, i problemi al momento sono immaginabili per i nostri genitori, o i nostri nonni, molti dei quali ragionano ancora in lire...

    La posizione di Viking-FI potrebbe non essere corretta, poichè proprio sulla questione "di come arrivano e si gestiscono i denari" ci sono i sospetti di scorrettezza fiscale, non solo per i professionisti ovviamente, ma per tutti. Ho attivato questa piccola discussione proprio per discutere serenamente di quali metodi tecnici sono possibili per limitare lo sfascio del sistema fiscale che viviamo, dove l'Agenzia delle Entrate registra una situazione fiscale ufficiale molto difforme da quella reale, nel 2004 è stata così riassunta:

    • 15 milioni di italiani (il 37%) ai fini Irpef ha dichiarato un reddito inferiore ai 10 mila euro/anno;
    • 1 italiano su 3 vive con poco più di 800 euro al mese;
    • il 95% della popolazione ha dichiarato di aver percepito nel 2004 meno di 40 mila euro;
    • l'1,7% ha dichiarato più di 70 mila euro l'anno;
    • lo 0,7% dei contribuenti ha dichiarato di aver percepito più di 100 mila euro.

    ma all'estero hanno sistemi di controllo più evoluti?
    🙂


  • Super User

    Io sono convinto che l'evasione del tipo 1) sia la maggiore e che si configuri prevaletemente quando la controparte è un privato.

    Tra le aziende per assurdo la mancata fatturazione può anche non generare danni fiscali se pensiamo che c'è un soggetto che non fattura (e non paga imposte) ma un'altro che non si deduce il costo (quindi paga più imposte), l'IVA poi è neutra.

    Non permettere la deduzione di costi di modico importo per ragioni di ottimizzazione dei controlli non mi sembra una soluzione.
    I controlli dovrebbero essere più efficienti e più frequenti ed in grado, oltre che di scovare l'evasione, anche e soprattutto di recuperare gli importi evasi.

    Negli Stati Uniti, mi dicono, i privati scaricano tutto e quindi si fanno fare tutte le ricevute non so però se così risolvano la questione.

    Fabrizio


  • Super User

    @esco said:

    Limitare gli importi minimi di spesa da inserire in contabilità ritengo sia infatti una esigenza per la semplificazione di questo sistema che è ormai troppo farraginoso e complicato, stabilire che non potranno essere computate in contabilità e non saranno soggette a controllo le transazioni di importo minore non mi pare una violazione dei diritti del contribuente, visto che sistemi forfetari già sono inclusi nel nostro sistema.

    Non sono d'accordo.

    Sono tassabili importi anche minimi ?!?!?
    Si, bene allora devono essere anche deducibili anche importi minimi... senza limitazione alcuna. E' questione di giustizia e reciprocità.

    Perchè poi partire dalle partite Iva... partiamo da tutti se proprio deve essere... perchè un professionista si ed un privato no ?!?!?!

    Comunque la "semplificazione" di questo "farraginoso e complicato" sistema si ottiene abrogando norme non tracciando corrispettivi di 3 euro.
    La semplificazione si ottiene evitando di inserire nel citato DPR 917/86 norme come la thin capitalization, che seppur lodevole nello scopo, era di gestione simile ad una centrale nucleare... si ottiene evitando di inserire norme che resuscitano adempimenti inutili di un tempo come gli elenchi clienti e fornitori (ormai in via di abolizione anche nei pochi stati europei dove esistono ancora).... la semplificazione si ottiene eliminando le sanzioni quando da violazioni formali non emerge danno erariale (es. omesse autofatture)..... e centinaia di altre norme.

    Così si ottiene la competitività di un sistema paese, in altro modo si complica ancor più.

    PS ti ringrazio per l'apprezzamento, ma questo forum è merito di tutti i partecipanti, anche tuo :wink3:.


  • User

    vorrei fornire una mia piccola osservazione su un punto che nessumo ,mi sembra, abbia messo in risalto ovvero che in Italia si pagano troppe imposte: se non sbaglio siamo al 3 posto in europa. Non si può nemmeno dire, a mio avviso, che se tutti pagassero le imposte pagheremmo tutti di meno, è come dire: a te che sei onesto e hai sempre pagato ti faccio pagare di più perchè c'è qualcuno che non paga! Se le imposte fossero più eque le pagherebbero tutti. Poi ai ricconi che evadono mi sembra che si facciano enormi sconti quando li si becca (vedi esempi di sportivi famosi).


  • User

    Scusami ESCO ma puntualizzo. Io non ho detto "come mi arrivano e come li gestisco sono affari miei" nel senso che "anche se mi arrivano in nero" ma nel senso che se io fatturo il 100% come faccio, perchè devo essere sospettato di evasione fiscale? Perchè mi metti contributi inps oltre il 25% (professionista) mentre un dipendente paga se non sbaglio meno del 10%? (spero di non sbagliarmi sulle cifre). Perchè mi fai detrarre parzialmente alcune cose con percentuali che sembrano tirate coi dadi? Perchè se vado ad un corso di aggiornamento posso detrarre solo il 50%. Perchè nel restante 50% dormo? La risposta è che c'è gente che si fa le ferie detraendole dalle tasse. E allora colpite loro non me. In questo modo loro rubano solo il 50% e l'altro 50% ce lo rimetto io così lo stato fa pari a spese mie. Scusate lo sfogo


  • User Attivo

    un piccolo contributo estratto da Panorama 16.05.2008

    Osservazioni sulle dichiarazioni dei redditi del 2005.

    39.977.386 dichiarazioni presentate;
    9.659.121, ovvero il 24,16 per cento, indicano un reddito imponibile personale pari a zero.

    Il numero si assottiglia, ma di poco, se si considerano quelli che hanno segnato il fatidico 0 anche alla voce del reddito d’impresa.

    Si arriva così a poco più di 9 milioni di persone, il 22,61 per cento.Tutti evasori? No, è ovvio.

    Il popolo dello zero, un quarto degli italiani, raccoglie un po’ di tutto:

    • indigenti (incluso quelli che presentano reddito sotto la soglia minima dei fatidici 7.500 euro che delimitano la no tax area)
    • famiglie con assegni sociali
    • pensionati con la minima.

    Ma, spiegano all’Agenzia delle entrate, così «si arriva a poco più di 4 milioni di contribuenti». Gli altri chi sono?

    Nel 2007 è emersa una base imponibile non dichiarata da 3,1 miliardi di euro su appena 21 mila verifiche. Dati che accreditano il lento adagio secondo il quale non esiste studio di settore, Echelon fiscale o sistema Gerico che sia capace di invertire l’abitudine di molti italiani di infischiarsene del fisco.

    Secondo una ricerca di Banca d’Italia nel 2004: il 75 per cento degli intervistati rispose che si evade semplicemente perché si sa che tutti non pagano il dovuto. E quindi perché tirarsi indietro? Oltre il 50 per cento aggiunse di evadere il fisco proprio perché non si sentiva abbastanza controllato.

    Conferme a questo luogo comune arrivano se si scompone il dato per aree geografiche. Emerge un’Italia a doppia velocità. Da Cosenza a Vibo Valentia, da Ragusa a Trapani, e poi ancora Benevento, Crotone, Enna, Caltanissetta: nella provincia profonda oltre il 40 per cento dei contribuenti dichiara zero al fisco. Sia come Irpef, sia come reddito d’impresa. La palma spetta a Enna, dove il 42,43 per cento delle dichiarazioni reca il fatidico importo.

    Nord e Sud, ai fini fiscali, sembrano due mondi distanti, con la provincia di Bologna che primeggia per minor numero di modelli Unico fermi a zero: appena il 13,99 per cento. Del resto le prime 61 province con minor numero di dichiarazioni a reddito zero sono tutte del Nord e Centro Italia. Dopo arrivano il Sud e le isole con Sassari che vede già il 24,61 per cento dei contribuenti non pagare tasse.

    Scomponendo i dati per categoria professionale, agricoltori, coltivatori e allevatori conquistano percentuali bulgare. Ma anche avvocati, proprietari di bar, intermediari, trasportatori, ristoranti, barbieri e istituti di bellezza brillano per la quantità di contribuenti che non dichiara nulla.

    Panorama ha analizzato e suddiviso per attività lavorative 689.348 dichiarazioni a reddito zero. Un campione non statistico, ma rappresentativo che costituisce il 17,61 per cento di tutte quelle che riportano il cosiddetto codice attività (imprese, professionisti, attività commerciali e così via). Cifre che mostrano tendenze nette. Come spiegare altrimenti che:

    • 65.844 allevatori presenti nel campione ben 45.657, il 69,34 per cento, sono a reddito zero?
    • i vivaisti forestali arrivano all’87,5 per cento;
    • gli allevatori di ovini e caprini all’84,42 per cento: 10.653 su 12.619.
    • produttori di birra: dei 24 presenti in 14 hanno firmato il solito doppio zero nelle caselle del reddito personale e d’impresa.

    Certo, detrazioni, agevolazioni e aiuti possono essere chiavi di lettura efficaci. E persino gli inizi attività e i problemi di salute. Ma difficilmente spiegano dati così netti per zona e per attività professionale. Quello del reddito zero, insomma, è un mondo ancora tutto da scoprire e del quale si preferisce non parlare.
    I politici evitano di affrontare il problema con decisione per paura di perdere voti. Gli 007 del fisco per timore di veder aumentare un fenomeno ormai fuori controllo. Meglio incrociare le dita, sperare che Gerico 2008 con i 206 nuovi studi di settore sia in grado di inviduare le incongruità degli elementi contabili.
    Anche perché, a sentire i finanzieri e gli ispettori dell’Agenzia delle entrate, è un coro unico: «Metà di noi è impegnata proprio contro l’evasione fiscale» spiegano al comando generale della Guardia di finanza «ma siamo comunque in pochi. Dobbiamo controllare quasi 5,4 milioni di piccole aziende, consulenti e professionisti e 42 mila società anche sopra i 25 milioni di fatturato». Per poi vedere le contestazioni fiscali impugnate davanti alle commissioni tributarie e spesso ridotte o cancellate. Anzi, è il caso di dire, proprio azzerate.