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Si tratta di una categoria di redditi non dico certo residuale, ma atta a raggruppare alcuni redditi da ipotesi particolari: ad esempio prendi un compenso in quanto ti obblighi a convincere qualcuno di qualcosa.
Personalmente reputo che invece qui non si possa negare la sostanza dell'operazione di tipo eminentemente commerciale (art. 2195 CC): veicolare un messaggio pubblicitario. Veicolazione che, come detto, trova il suo ultimo sbocco sulle pagine di un sito..... esattamente come nella realtà concreta lo trova sulle pagine di una rivista. Forse con il solo click in più che però è la tipicità della pubblicità internet.
E' dunque la caratteristica sostanziale oggettiva della prestazione che, sempre a mio giudizio, la pone al di fuori di un possibile inquadramento come obbligo di fare, non fare o permettere.
In poche parole la sostanza di adsense è un servizio pubblicitario e dunque può originare sotto il profilo tributario:
- redditi d'impresa
oppure - redditi occasionali di natura commerciale (anche questi redditi diversi)
Ma perchè si configuri questa seconda ipotesi serve la sporadicità del reddito oltre che dell'azione imprenditoriale.... ed adsense ospitato continuativamente mi sembra che si possa dire che produce continuativamente quel reddito seppur le azioni d'impresa possano magari esser solo settimanali (per ipotesi), e gli incassi magari semestrali.
PS è logico che io qui non sto facendo altro che ragionare a voce alta, non pretendo di avere la verità in mano.
Paolo
- redditi d'impresa
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Segnalo inoltre la risposta di Stefano Aldovisi, in L'esperto risponde del 13/11/2006 edizione 88 del Il Sole 24 Ore che qui non posso riportare per ragioni di diritto d'autore.
Sintetizzo: a domanda sul profilo Iva di Adsense nemmeno l'autore si fa problemi sul fatto che si tratti di servizi pubblicitari.
OT: Egli poi ne approfondisce il profilo Iva ricalcando schemi logici e conclusioni simili ai miei del topic in rilievo.... giunge a coclusione rispondendo che nel caso di Google Inc. Usa (extraUe) si applichi l'iva.Paolo
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Poichè l'attivita svolta dagli affiliati non ha trovato una specifica definizione da parte dell'Amministrazione Finanziaria riteniamo prudente far applicare l'aliquota del 20% prevista per le prestazioni di lavoro autonomo.
Nauralmente, qualora l'affiliato ritenga di voler qualificare le prestazioni svolte come attività di mediazione, potrà farlo valere in sede di dichiarazione dei redditi. L'applicazione della maggiore ritenuta non comporta particolare danno perchè la differenza potrà essere recuperata in sede di versamento del conguaglio di imposta.Ti riporto quanto segue dalla Faq del sito Spintrade.
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@i2m4y said:
Segnalo inoltre la risposta di Stefano Aldovisi, in L'esperto risponde del 13/11/2006 edizione 88 del Il Sole 24 Ore che qui non posso riportare per ragioni di diritto d'autore.
Sintetizzo: a domanda sul profilo Iva di Adsense nemmeno l'autore si fa problemi sul fatto che si tratti di servizi pubblicitari.
OT: Egli poi ne approfondisce il profilo Iva ricalcando schemi logici e conclusioni simili ai miei del topic in rilievo.... giunge a coclusione rispondendo che nel caso di Google Inc. Usa (extraUe) si applichi l'iva.Paolo
Art 2195.
"Sono soggetti all'obbligo dell'iscrizione nel registro delle imprese (2188) gli imprenditori....."Quindi questo articolo non chiarisce chi sono gli imprenditori, ma indica cosa devono fare coloro che sono imprenditori.
Resta da definire chi è imprenditore e quali sono i requisiti.D.P.R 26/10/1972
Art 4:
Per esercizio d'impresa si intende l'esercizio per professione abituale, ancorchè non esclusiva, delle attività commerciali o agricole di cui agli articoli 2135 e 2195 del codice civile, anche se non organizzate in forma di impresa, nonchè le attività organizzate in forma d'impresa, dirette alla prestazione di servizi che non rientrano nell'articolo 2195.Poi si spiega, con risoluzione del Ministero delle Finanze Dir gen. 14/7/1987 n. 460687, per la questione dell'abitualità e della professionalità quanto segue:
... la sussistenza del requisito soggettivo di imposta debba essere rilevata avuto riguardo a circostanze tendenti ad acclarare in modo univoco l'esistenza dei presupposti di fatto della abitualità e della professionalità(...) in ordine a tali valutazioni assume rilievo oltre la condotta obiettiva del soggetto {aggiungio io: e non del codice}, che comporti continuità e reiterazione di atti concernenti all'esercizio di fatto di una determinata attività, anche l'elemento volitivo interno al committente, nel senso che anche da esso possono trarsi utili elementi di valutazione in ordine alla durevolezza ed alla professionalità dell'attività svolta dalla controparte, elementi questi che fanno assurgere ad attività di impresa una serie di singoli atti economici.
Io credo che sia ben chiaro che un blog con adsense non è un'impresa. Molto chiaro. Inoltre, credo che anche tantissimi altri siti, fermo restando l'esposizione di adsense non svolgono il ruolo d'impresa per il semplice fatto che il webmaster (e non il codice, come si afferma anche sopra) deve fare una serie di azioni atte a qualificarlo come impresa.
Naturalmente, se un webmaster si comporta da imprenditore, con o senza adsense, diventa imprenditore.
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Ma certo, ma quando un webmaster mette adsense e poi abbandona il sito web ????
Io penso solo in rarissimisssssssimi casi....
....la maggior parte delle volte (ed in questo forum transitano centinaia e centinaia di esempi) il webmaster compie, con l'organizzazione già descritta, le azioni di impresa già descritte, che seppur paiano piccole (modifica dei layout ecc.), ordinarie (aggiornamento del sito ecc.), non quotidiane (posizionamento, rinnovo dominio, banda ecc.) fanno si che, pur micro,.... ma impresa ci sia.
Tali azioni nel quotidiano di un webmaster sono già sufficienti a configurarlo microimpresa a mio giudizio.
Infine il carattere "volitivo" comunque c'è ed esiste appena si decide di contrarre con Google... per il sol fatto di cercare il lucro.
Paolo
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@i2m4y said:
Ma certo, ma quando un webmaster mette adsense e poi abbandona il sito web ????
Io penso solo in rarissimisssssssimi casi....
....la maggior parte delle volte (ed in questo forum transitano centinaia e centinaia di esempi) il webmaster compie, con l'organizzazione già descritta, le azioni di impresa già descritte, che seppur paiano piccole (modifica dei layout ecc.), ordinarie (aggiornamento del sito ecc.), non quotidiane (posizionamento, rinnovo dominio, banda ecc.) fanno si che, pur micro,.... ma impresa ci sia.
Tali azioni nel quotidiano di un webmaster sono già sufficienti a configurarlo microimpresa a mio giudizio.
Infine il carattere "volitivo" comunque c'è ed esiste appena si decide di contrarre con Google... per il sol fatto di cercare il lucro.
Paolo
Mi fa piacere che però abbiamo almeno sfatato il fatto che non basta mettere il codice adsense, ma bisogna lavorarci su.
Non basta insomma avere il bannerino tutto l'anno ma dobbiamo modificarlo e anche spesso.
Bene, allora facciamo un altro piccolo passo. Costruiamo blog o siti, in cui non modifichiamo mai i banner o adsense.
Insomma la stabile organizzazione non esiste, la continuità nemmeno esiste e la professionalità non ha il significato di capacità del webmaster.
Facciamo tutto questo da un internet point. Utilizziamo magari csm o blog gratuiti.
Così vengono meno quasi tutte le caratteristiche che hai citato.
Chi è imprenditore non entra in questo discorso, ma io sostengo da sempre che la semplice esposizione di adsense non implica in automatico l'essere impresa.Per quanto riguarda il carattere volitivo...si dice che può dare un'indicazione ma non è nemmeno un elemento sufficiente di per sè, perchè basterebbe dichiarare di non volere fare impresa (ma di avere un sito amatoriale) e il carattere volitivo andrebbe a farsi friggere, o costringerebbe, almeno, il Censore ad interpretare a modo suo la parolina "volitivo" e a vedere ancora una volta imprese senza che magari ci sono.
Esempi:- posso modificare un sito nei contenuti per il piacere di farmi conoscere o di scrivere (un poeta, un matematico, uno scrittore, ecc.) e non per guadagnare; e questo non implica alcuna azione su adsense continuativa, ma adsense potrebbe essere un semplice modo per recuperare pochi euro per coprire le spese {io credo che la questione "quanto si guadagna abbia un ruolo.} Rinnovare il dominio non ha alcun siginificato nel nostro contesto, perchè è una caratteristica intrinseca di tutti e non una discriminante. E' come dire che sono impresa perchè ogni anno cambio le gomme alla mia auto, magari aziendale.
- tutti i siti che pubblicizzano il proprio borgo antico (con tre o quattro, massimo 10 visitatori di media giornaliera)
- tutti i blog o forum che però non hanno tanti visitatori (diciamo 20 al giorno)
- tutti i siti che non sono ottimizzati dal punto di vista SEO
- tutti i siti che non hanno metatag
- tutti i siti che non stanno nelle prime 3 pagine dei motori di ricerca
- tutti i siti meteora che compaiono e scompaiono in uno o due anni
- forse i siti che offrono il tutto free.
- tutti i siti che alloggiano su spazi free e che però hanno la possibilità di mettere adsense.
- Tutti i siti delle Associazioni senza scopo di lucro.
Io ritengo che questi coprano abbondantemente l'80% dei siti con adsense e che non svolgono alcuna attività d'impresa. Inoltre, se si fa un'indagine sui guadagni adsense si vedrà che pochissimo guadagnano oltre 1000 dollari al mese, un po' di più saranno quelli che guadagnano sotto i 500 dollari al mese; e tantissimi guadagnano forse 100 dollari ogni sei mesi. Quindi... ci sono molti quindi...forse il carattere volitivo per un sito che guadagna 100 dollari l'anno deve essere inteso come "SOGNO" o addirittura come "utopia".
E magari qualche "famoso tedesco" potrebbe anche intendere che sognare impresa equivale ad essere impresa.Ancora una volta sottolineo che sono le operazioni svolte dal webmaster e solo quelle devono essere giudicate, come giustamente la risoluzione del Ministero sottolinea parlando del soggetto.
Insomma, è il soggetto e le sue azioni e non i codici, ossia gli attrezzi del lavoro, che indicano se esiste o non esiste un'impresa. Non divento impresa edile perchè ho una pala e una carriola, o addirittura una piccola betoniera.Infine, voglio dire che i pochissimi webmaster diciamo 2% che guadagnano fino a 3000 dollari al mese può essere utile inquadrarsi nei contribuenti minimi, mentre quelli oltre (0,5%) forse hanno un interesse ad essere una vera e propria impresa.
Insomma al fisco resta poco, pochissimo. Anzi oserei dire che al fisco convenga far crescere piccoli webmster per poterli poi "spremere" a sufficienza al momento opportuno.
Indagare piccoli webmaster oltre ad essere illogico è anche controproducente.
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Come già detto non è per nulla importante:
- la dimensione dei ricavi (da zero euro in poi)
- la destinazione dei ricavi (copertura di costi, come tutti gli altri che fanno business)
- il fatto che si raggiunga l'utile, si può restare in perdita
- il fatto di averlo acquistato un computer apposito. Il costo dell'internet point equivale ad una suo affitto esattamente come tanti altri soggetti affittano i propri mezzi produttivi.
- il fatto di avere alcune risorse gratuite, anche alla grossa s.p.a. può capitare di avere alcune risorse gratuitamente, ma comunque utili per il fine di lucro che si vuole raggiungere tramite un loro coordinamento.
E' invece assolutamente rilevante la modalità organizzativa, farcita dalle tipiche azioni imprenditoriali che elenco però per l'ultima volta di seguito:
- computer (acquistato, leasing o affitto di qualsiasi genere)
- connessione internet in abbonamento (anche domestica)
- sottoscrizione di un contratto di fornitura di un dominio (anche gratuito) e successivi rinnovi
- sottoscrizione di un contratto di hosting (anche gratuito) e successivi rinnovi
- acquisto, locazione, leasing di software dedicati (es. editing html, grafica ecc.), anche se la disponibilità arriva gratuitamente.
- altri strumenti informatici HW (scanner, modem, stampanti...)
e questo sotto il profilo dell'organizzazione, che è elemento assolutamente rilevante e sicuramente tratto comune tra chi lo fa come impresa e chi pensa invece di "svangarla" come studente. Poi forse l'impresa avrà anche ulteriori elementi. Ma ciò che è certo è che qui esistono le caratteristiche di base dell'organizzazione già minimamente sufficienti.
- realizzazione del sito
- aggiornamento del sito
- inserimento codice adsense
- ricontestualizzazione "opportuna" degli annunci verso click più redditizi
- modifica del layout per pervenire all'effetto "mimetico" degli annunci
- posizionamento sito
- manutenzioni ed upgrade computer
- manutenzioni ed upgrade software
- eventuale uso di strumenti pubblicitari attivi (adwords)
- .......
E si potrebbe ancora continuare
Con l'aggravante fondamentale della "volontà di lucro" (aspetto volitivo) ben delineato ed addirittura ricercato all'estero con la sottoscrizione di un vero contratto di servizi pubblicitari.
Con l'ulteriore considerazione che quelli che si fanno sono veri servizi pubblicitari.
Insomma la compresenza di una organizzazione, di azioni, di continuità, di ripetitività, di volontà di lucro, di un oggetto tipicamente commerciale.... tutti coordinati.... tutti i requisiti dell'impresa.... forse davvero micro..... ma impresa.
Per questi soggetti esiste infatti addirittura un elenco speciale presso il registro imprese (piccoli imprenditori).
Per questi soggetti sino al 31.12.2007 esisteva un apposito regime fiscale (franchigia) con un tetto massimo di ricavi a 7000 euro, ma senza certo un limite minimo.Io sono quasi certo che molti dei webmaster "studenti", che leggono quell'elenco riescono a riconoscersi nel 90% dei profili organizzativi e di azione.
Non condivido poi l'attesa che il fisco dovrebbe avere per i piccoli contribuenti. E' questione di equità ed uguaglianza quella di contribuire tutti alle spese nazionali secondo capacità.... vorrà dire che il 20% di soli 3000 euro saranno i 600 euro (più o meno) giusti che anche quel soggetto è tenuto a dare.
E penso che neppure il fisco, giustamente, condivida l'attesa avendo predisposto appositi regimi agevolati per i piccoli ricavi.Inoltre segnalo che non sideve pensare il regime dei minimi come la panacea di tutti i mali in quanto spesso altri regimi sono più convenienti (es. regime nuove iniziative produttive).
Segnalo infine per le associazioni senza scopo di lucro, che ospitare adsense è contrario al loro statuto associativo.... e potrebbe addirittura condurre a problematiche di rilievo.
Paolo
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@i2m4y said:
E' invece assolutamente rilevante la modalità organizzativa, farcita dalle tipiche azioni imprenditoriali che elenco però per l'ultima volta di seguito:
- computer (acquistato, leasing o affitto di qualsiasi genere)
- connessione internet in abbonamento (anche domestica)
- sottoscrizione di un contratto di fornitura di un dominio (anche gratuito) e successivi rinnovi
- sottoscrizione di un contratto di hosting (anche gratuito) e successivi rinnovi
- acquisto, locazione, leasing di software dedicati (es. editing html, grafica ecc.), anche se la disponibilità arriva gratuitamente.
- altri strumenti informatici HW (scanner, modem, stampanti...)
Trovo esagerato considerare quest'elenco, siccome si tratta di strumenti alquanto quotidiani presenti ormai in ogni casa ed in possesso ad ogni scolaro: in tutte le case troviamo ormai un pc di solito connesso ad internet tramite modem con contratto ADSL (che di solito comprende un sottodominio) e di solito anche una una stampante a colori....
Tra un po' mi dirai anche che tengo un ristorante, perché in casa mia si trova un forno, pentole, piatti, un tavolo con tanto di tovaglia e 4 sedie... Sarò anche un micro-ristorante, ma sempre ristorante sono, perché mi sono organizzato blabla...
- realizzazione del sito
- aggiornamento del sito
- inserimento codice adsense
- ricontestualizzazione "opportuna" degli annunci verso click più redditizi
- modifica del layout per pervenire all'effetto "mimetico" degli annunci
- posizionamento sito
- manutenzioni ed upgrade computer
- manutenzioni ed upgrade software
- eventuale uso di strumenti pubblicitari attivi (adwords)
Se io realizzo un sito su un tema di mio interesse/hobby, e lo aggiorno ogni tanto con nuove informazioni, lo faccio per passione. Di rado un hobbysta si impegna in pratiche SEO, cerca di prevenire effetti mimetici o addirittura "ricontestualizza" il sito. Il suo hobby è quello - mica lo cambia per guadagnare di più con AdSense. Ma anche se si impegna ad aumentare la visibilità del proprio sito, lo fa per diffondere i propri contenuti, non per aumentare il guadagno con AdSense (quello è semmai un'effetto collaterale).
L' upgrade del hw e sw poi lo deve fare chiunque - è come cambiare ogni tanto la camicia, perché quella vecchia si è sciupata. Mica cambio camicia perché sono impresa!?!
Quelli che costruiscono un sito appositamente per AdSense sono veramente pochi(*) - e sono proprio quelli che troviamo su questo forum per cercare di migliorare il rendimento degli annunci. Ma la stragrande maggioranza il proprio sito lo mantiene per diletto e non altro. Se AdSense copre le spese, va bene, altrimenti non importa.
Segnalo infine per le associazioni senza scopo di lucro, che ospitare adsense è contrario al loro statuto associativo.... e potrebbe addirittura condurre a problematiche di rilievo.Conosco un sacco di associazioni onlus, che sostengono le proprie spese vendendo souvenir, pitture, lavori artigianali del terzo mondo o organizzando concerti musicali...
*) ho notato il sito **********************, che sembra essere costruito appositamente per guadagnare con AdSense - siti di questo tipo sono assolutamente l'eccezione (e li detesto, perché non hanno nessun valore).
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Condivido, non in pieno, di più.
Anche io il mio primo sito l'ho fatto in quel modo, con i beni che già avevo, con azioni descritte, con una piccola differenza..................................
Non ho mai cercato il lucro. Ed attualmente il mio blog va infatti avanti così.
Questa differenza fondamentale sposta completamente e sostanzialmente il punto di vista sul fenomeno.
E non è certo un "effetto collaterale" ma un ben preciso scopo, caparbiamente perseguito dal webmaster, sino addirittura a sottoscrivere un contratto con un soggetto estero.
E' qui che non ci sentite.
All'attuale ordinamento fiscale non interessa minimamente il perchè voi decidiate di accostare alla vostra passione lo scopo di lucro. Non gli interessa che lo facciate per due lire o per coprire i costi...... non esiste un regime dei "passionali"....... prima dunque si valuterà organizzazione ed azioni poste in essere con una certa lente di ingrandimento, poi, aggiunto lo scopo di lucro, si deve guardare la medesima organizzazione e le medesime azioni con una lente diversa..... normale, ovvio e giusto.
Esattamente come se usi il tuo forno per te o per regalare quello che fai.... ma nel momento in cui ti metti a vendere per ritrarre un lucro, seppur tu venda poco, ma continuativamente, con il solo forno..... divieni ben di più fornaio per passione.
E' un peccato, fossi io un politico inventeri un regime agevolatissimo per internet, ma per ora non c'è.
Paolo
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@kruk said:
*) ho notato il sito bestlowcostflights dot com, che sembra essere costruito appositamente per guadagnare con AdSense - siti di questo tipo sono assolutamente l'eccezione (e li detesto, perché non hanno nessun valore).
stai scherzando o cosa?
guarda che c'è un sacco di gente che mi scrive per ringraziarmi perchè hanno trovato delle buone compagnie aeree con cui hanno risparmiato un sacco di soldi.
Mica sei obbligato a cliccare i banner di adsense, puoi anche cliccare direttamente il link alla compagnia low-cost
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@i2m4y said:
Condivido, non in pieno, di più.
Anche io il mio primo sito l'ho fatto in quel modo, con i beni che già avevo, con azioni descritte, con una piccola differenza..................................
Non ho mai cercato il lucro. Ed attualmente il mio blog va infatti avanti così.
Questa differenza fondamentale sposta completamente e sostanzialmente il punto di vista sul fenomeno.
E non è certo un "effetto collaterale" ma un ben preciso scopo, caparbiamente perseguito dal webmaster, sino addirittura a sottoscrivere un contratto con un soggetto estero.
E' qui che non ci sentite.
All'attuale ordinamento fiscale non interessa minimamente il perchè voi decidiate di accostare alla vostra passione lo scopo di lucro. Non gli interessa che lo facciate per due lire o per coprire i costi...... non esiste un regime dei "passionali"....... prima dunque si valuterà organizzazione ed azioni poste in essere con una certa lente di ingrandimento, poi, aggiunto lo scopo di lucro, si deve guardare la medesima organizzazione e le medesime azioni con una lente diversa..... normale, ovvio e giusto.
Esattamente come se usi il tuo forno per te o per regalare quello che fai.... ma nel momento in cui ti metti a vendere per ritrarre un lucro, seppur tu venda poco, ma continuativamente, con il solo forno..... divieni ben di più fornaio per passione.
E' un peccato, fossi io un politico inventeri un regime agevolatissimo per internet, ma per ora non c'è.
Paolo
A me sembra un'idea un po' ossessiva il fatto di cercare il lucro in sè.
A tuo dire un blog che racimola 100 euro (elemento volitivo) l'anno è impresa anche se non compie nessuna attivitià continuativa. Continui a voler confondere gli strumenti usati con l'attività del soggetto, cosa molto più importante.
E poi continui a non voler sentire (mi permetto perchè tu hai usato questa frase) che gestisco il blog da un internet point e lo apro su spazi free e non ho una stabile organizzazione. Non svolgo nessuna attività di imprenditore. Questo è l'elemento essenziale. Il lucro entro in gioca se si guadagnano grosse cifre perchè è un indice che può indicare il lavoro, visto che nella nostra società i soldi si danno solo dietro lavoro o con vittorie al Superenalotto e simili.Se il soggetto compie le azioni "tipiche" dell'impresa, e non se usa gli strumenti/codice, allora è un'impresa e segue il corso ... pagherà tutte le tasse che vuoi e sarà di sicuro impresa.
Ma deve farle queste cose. Il blog fatto in cinque minuti non è stato mai modificato dal punto di vista Adsense, ma solo ho inserito alcune mie riflessioni. Dimostra dove sta l'impresa. Ma non elencando cose tipo: connessione internet, spazio, programmi...perchè non ho utlizzato nessuna di queste.Aggiungo anche che la questione sul giusto e non giusto è lunga... ma di sicuro chi guadagna deve pagare una percentuale in tasse, ma lo deve fare chi guadagna veramente.
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Purtroppo io son rigido perchè applico norme rigide. Se non v'è spazio, reputo difficile cercalo e quasi impossibile trovarlo.
Reputo ossessiva la ricerca di una scappatoia non regolamentata.
Nella maggior parte dei casi ho già dimostrato che le azioni, si fanno; l'organizzazione esiste; il lucro è assolutamente cercato; la ripetitività della produzione del reddito esiste..... sono integrati, seppur a livelli magari micro, tutti i requisiti contemporanei per essere impresa, perchè non lo dovrebbero essere se addirittura il legislatore fiscale ha predisposto regimi fiscali agevolati appositamente per quelli piccolini come loro ?!?!?
Il lucro è uno scopo anche se non si guadagnano grosse cifre, addirittura se si perde.
Se non vi fosse non starei qui a controbattere e vi darei ragione, ma è proprio il lucro che deve far riconsiderare il tutto.Paolo
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@kruk said:
*) ho notato il sito **********************, che sembra essere costruito appositamente per guadagnare con AdSense - siti di questo tipo sono assolutamente l'eccezione (e li detesto, perché non hanno nessun valore).
Mi scuso di non aver notato prima.
Caro Kruk,
che non abbiano nessun valore è cosa del tutto da dimostrare.Ti richiamo cortesemente alla pacatezza di giudizio ed ai principi e regole di questo forum.
Paolo
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@bmastro said:
stai scherzando o cosa?
guarda che c'è un sacco di gente che mi scrive per ringraziarmi perchè hanno trovato delle buone compagnie aeree con cui hanno risparmiato un sacco di soldi.
Mica sei obbligato a cliccare i banner di adsense, puoi anche cliccare direttamente il link alla compagnia low-costPermettimi di osservare, che in quella pagina c'è troppa pubblicità (una mia opinione posso averla, no?), inoltre i link alle compagnie aeree si possono benissimo trovare cercando su Google oppure in Directory apposite (ad esempio DMOZ). E le foto sono state "prestate" da altri siti...
Di tuo/originale cosa c'è ?!?
Quel sito secondo me è il classico esempio di un sito costruito ad hoc per inserirvi pubblicità e partecipare ad AdSense, cioè con chiara intenzione di cercare il lucro (come dice Paolo), ed è per questo che l'ho citato.
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@kruk said:
Quel sito secondo me è il classico esempio di un sito costruito ad hoc per inserirvi pubblicità e partecipare ad AdSense, cioè con chiara intenzione di cercare il lucro (come dice Paolo), ed è per questo che l'ho citato.Ma tu quando hai sottoscritto il contratto con Google e hai inserito gli Ads by Google sul tuo sito, decidendo di tenerli continuativamente, lo hai fatto con intenti umanitari? O perchè contavi sul fatto che Google ti avrebbe pagato?
Via, sennò sembra che ci stiamo prendendo in giro... lucro = guadagno, profitto, utile...
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@kruk said:
Permettimi di osservare, che in quella pagina c'è troppa pubblicità (una mia opinione posso averla, no?), inoltre i link alle compagnie aeree si possono benissimo trovare cercando su Google oppure in Directory apposite (ad esempio DMOZ). E le foto sono state "prestate" da altri siti...
Di tuo/originale cosa c'è ?!?
Quel sito secondo me è il classico esempio di un sito costruito ad hoc per inserirvi pubblicità e partecipare ad AdSense, cioè con chiara intenzione di cercare il lucro (come dice Paolo), ed è per questo che l'ho citato.
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tutto si può trovare in una directory apposita, e allora? chiudiamo tutte le altre directory perchè c'è già una fonte di informazioni e questa è sufficiente?
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se devi contestare le immagini puoi tranquillamente citare l'autore, così vediamo chi è. Per quel che mi riguarda, ti posso dire che sono stato io a realizzare le immagini che ho pubblicato.
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Di mio e di originale c'è il sito, e non mi sembra poca cosa. Mica l'ho copiato.
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Non vedo che problema ci sia nell'abbinare la ricerca del lucro ad un servizio gratuito (che in questo caso è il fornire dei link alle compagnie aeree low cost). Forse non hai ancora capito che ti basta inserire un singolo banner pubblicitario in un intero sito per dimostrare che sei alla ricerca di un guadagno (e cioè di un lucro, grande o piccolo che sia).
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Scusatemi, i vostri interventi sono davvero molto interessanti e precisi, ma chiederei se fosse possibile riassumere in breve i punti salienti e risolutivi per avere un quadro completo della situazione, compresa la possibile sanzione fiscale per questo particolare ambito.
Inoltre ho trovato interessante la proposta di qualcuno che sarebbe interessato a sviluppare una petizione online, chissà che magari sia possibile smuovere qualcosa.
Un grazie a tutti coloro che sono intervenuti e che continueranno ad intervenire.
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@i2m4y said:
Purtroppo io son rigido perchè applico norme rigide. Se non v'è spazio, reputo difficile cercalo e quasi impossibile trovarlo.
Reputo ossessiva la ricerca di una scappatoia non regolamentata.
Nella maggior parte dei casi ho già dimostrato che le azioni, si fanno; l'organizzazione esiste; il lucro è assolutamente cercato; la ripetitività della produzione del reddito esiste..... sono integrati, seppur a livelli magari micro, tutti i requisiti contemporanei per essere impresa, perchè non lo dovrebbero essere se addirittura il legislatore fiscale ha predisposto regimi fiscali agevolati appositamente per quelli piccolini come loro ?!?!?
Il lucro è uno scopo anche se non si guadagnano grosse cifre, addirittura se si perde.
Se non vi fosse non starei qui a controbattere e vi darei ragione, ma è proprio il lucro che deve far riconsiderare il tutto.Paolo
Non abbiamo la ricerca ossessiva della scappatoia. Forse la vostra è una ricerca ossessiva per "assegnare" ruoli che non svolgiamo e inquadrare l'inquadrabile.
Ricerca, la vostra, si fa per dire, che genera assurdi logici ma anche, a mio avviso, fiscali e legali.
Ritenere vietato, dal punto di vista fiscale, aprire un blog con adsense o con qualche banner, fermo restando un guadagno minimo e azioni non continuative e con stabile organizzazione, mi sembra assurdo solo pensarlo. Figuriamoci credere che qualche Legislatore sia riuscito ( o riuscirà in futuro) ad imporlo in un conclave di esperti. Ritenere un blog da mille euro l'anno un' impresa equivale al suicidio della cultura e della nuova era tecnologica. Oltre ad un affronto alla logica mi sembra un proprio e vero divieto allo sviluppo della conoscenza.Perchè alla fine si tratta di un divieto vero e proprio, se fosse esatto il tuo parere. Infatti, a rigore d'impresa se per guadagnare 1 devo pagare 3 ... chiudo. Ma non si tratta d'impresa.
Non solo un "divieto" implicito, ma sembra andare anche contro lo sviluppo e il miglioramento della vita delle persone: qualora qualcuno avesse una buona idea deve, ancora una volta, passare per finanziamenti e banche onde sviluppare la propria idea senza dissanguarsi prima.
Insomma anche un freno allo sviluppo.A mio avviso è proprio il basso guadagno che dà un'indicazione, non una conferma, del fatto che non si operi come impresa. La conferma viene dalle azioni del webmaster che non deve operare con continuità e con una stabile organizzazione (il sito da solo non è una stabile organizzazione e nemmno avere il pc a casa è una stabile organizzazione, o la connessione)
Il basso guadagno dà un'indicazione contro l'essere impresa e non a favore dell'essere impresa, come tu invece sostieni implicitamente.
Mi pare di capire da quanto dici, che non esistendo minimi dichiarati, ne deduci che anche 1 euro di guadagno dia un'indicazione a favore dell'essere impresa. Ma questo non sta scritto da nessuna parte è una tua idea o interpretazione. Forse, se mi permetti, anche paradossale.Le uniche cose indicate dal Legislatore sono le azioni imprenditoriali costanti del SOGGETTO e la presenza della stabile organizzazione (che un sito/blog non è, esistono riferimenti al riguardo). Queste azioni sono quelle determinanti, come ho sostenuto sempre.
Un'indicazione può venire anche dal concetto espresso con il termine "volitivo", ma è un'indicazione e non una discriminante.
Un sito non è l'indiciatore determinante di una stabile organizzazione, ma al massimo un elmento di una stabile organizzazione già esistente. Pertanto, visto che è possibile tenere un blog senza svolgere operazioni costanti, rimane solo la presenza del codice che invece trasmette qualcosa di costante (ma non troppo). Quindi hai un sol punto relativamente a favore e non tanti punti come sostieni.
Dico relativamente costante, perchè devo anche confondere l'uso costante dello strumento, di per sè perenne, con l'azione costante del soggetto, che sono due cose distinte separate.
Fatti salvi, una volta per tutte, quei webmaster che svolgono il ruolo di impresa (diciamo il 2/3% e per i quali conviene avere una copertura o come impresa o come contribuenti minimi),ma la maggioranza svolge azioni occasionalmente simili a quelle imprenditoriali.
Fermo restando che magari il sito/ blog possa essere aggiornato (non in Adsense e nelle azioni d'impresa), con costanza relativa tale da non essere però un prodotto editoriale.
Insomma la validità dei contenuti e il loro aggiornamento non sono indicatori d'impresa.
Quest'ultima riflessione indica anche un'altra valutazione che bisogna fare. Forse bisogna nettamente discernere le azioni svolte dal webmaster nell'aggiornare i contenuti da quelle svolte diciamo per fare impresa. Le prime non implicano le seconde nè le inducono. Solo le seconde, se presenti, danno il carattere imprenditoriale all'azione di un webmaster.
Forse bisogna valutare gli spazi messi a disposizioni per i contenuti da quelli messi a disposizione per adsense.
Tutte queste cose le Leggi vigenti non le considerano e però hanno un ruolo per dimostrare le azioni imprenditoriali del soggetto e non si possono confondere con l'uso di uno strumento/codice, per sua natura costante nel tempo.
Uno script che genera il codice è così per sua natura e non perchè ci lavoro su quotidianamente, altra cosa è modificare con costanza (cosa però tutta da dimostrare caso per caso) i colori del banner, la posizione ecc.
Queste ultime cose possono indicare l'azione ripetitiva del soggetto e possono dare un'indicazione sulla natura delle sue azioni, ma non possono bastare per qualificarlo come imprenditore.
Al momento vi è troppo poco per "creare" imprenditori dal nulla, ma non mi meraviglierei che qualcuno decidesse di crearli.
Non sarebbe la prima volta. In altro contesto, si permette di obbligare a pagare telefonate mai fatte (io stesso ho dovuto pagare 160 euro, nonostante la Querela fatta) pena il distacco minacciato da una vocina telefonica, di cui ovviamente non conosco il nome nè il numero da dove chiamava). Oggi finalmente si è dato un blocco a queste assurdità.
Ma questo è un altro discorso.
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@i2m4y said:
Purtroppo io son rigido perchè applico norme rigide. Se non v'è spazio, reputo difficile cercalo e quasi impossibile trovarlo.
Reputo ossessiva la ricerca di una scappatoia non regolamentata.
Nella maggior parte dei casi ho già dimostrato che le azioni, si fanno; l'organizzazione esiste; il lucro è assolutamente cercato; la ripetitività della produzione del reddito esiste..... sono integrati, seppur a livelli magari micro, tutti i requisiti contemporanei per essere impresa, perchè non lo dovrebbero essere se addirittura il legislatore fiscale ha predisposto regimi fiscali agevolati appositamente per quelli piccolini come loro ?!?!?
Il lucro è uno scopo anche se non si guadagnano grosse cifre, addirittura se si perde.
Se non vi fosse non starei qui a controbattere e vi darei ragione, ma è proprio il lucro che deve far riconsiderare il tutto.Paolo
Errore
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Se sotto il profilo squisitamente filosofico e politico potresti avere ragione: è necessario un inquadramento meno regolamentato sia sotto il profilo legale che fiscale, non posso darti ragione sotto il profilo dell'inquadramento attuale, con le norme vigenti.
Non c'è alcun assurdo logico e pure nessun divieto:
- c'è una dimostrata esistenza dei requisiti minimi per avere impresa (in casi percentualmente di molto superiori a quanto da te indicato);
- c'è pure la piena possibilità di non lucrare e sviluppare cultura, conoscenza e quanto altro.
Nessuno obbliga un webmaster o blogger a cercare il lucro.... che poi il lucro gli serva a coprire i costi... nessuno lo obbliga ad avere i costi da dover coprire.
Ma qui si torna ad un discorso filosofico-politico: Lo Stato mantenendo esente il lucro di quel soggetto (a dispetto di tutti gli altri soggetti) per il sol fatto che è un blogger (argomentazione a dir poco zoppicante) dovrebbe consentirgli la piena realizzazione culturale-personale ?!?!?!
Io non condivido e trovo per ora conforto nelle norme.Chiederei sia a Kruk che a bmastro cortesemente di ricondurre la discussione ad ambiti generali senza entrare nel merito del sito già discusso in quanto non vorrei far trascendere la presente discussione, pregevole a mio giudizio, in un flame.
Grazie.
Paolo