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@i2m4y said:
Gli immobili sono cosa diversa che qui non centra con regolazioni particolari e proprie.
Se l'imprendtore muore passa all'erede l'attività che continua ad essere attività d'impresa.... egli regolerà la posizione da pars suo, ma sulla base dell'azienda ereditata.
PS Per favore non continuare a dire che non colgo questo o quello perchè diventa urtante la sensibilità culturare altrui, ben mi son guardato da par mia dal farti notare infatti che forse sei tu a non aver inteso concetti ripetuti dieci volte e sorretti da norme e prassi.
Mi arrendo al fatto che il blogger dopo aver postato la prima volta non posti più, abbandonando il blog al suo destino lucrativo con adsense e restando occasionale.... perchè altri post configurerebbero azioni d'impresa, ricontestualizzando inderettamente gli annunci adsense, e dunque diverrebbe impresa.... abbiamo ben definito lo 0,000000001 % dei blog italiani.
Paolo
Basterebbe dire che l'imprenditore non ha eredi... Ma la questione ancora una volta sfugge di mano. Perchè non è una questione di eredità, così come non era una questione di robot/codice. La questione è stabilire se si è o non si è impresa in base all'azione/i svolta/e.
Un imprenditore con una fabbrica completamente robotizzata è un imprenditore perchè per farli agire deve fare delle cose quotidianamente (cercare i clienti, costruire e gestire la fabbrica, verificare il lavoro dei robot, investire...insomma gestisce lui)... cioè deve avere una stabile organizzazione.
E' imprenditore perchè gestisce lui (uomo) e non perchè i robot messi in funzione lavorano in automatico. Ancora una volta è evidente che è l'azione dell'uomo a farlo diventare imprenditore, stante la continuità, l'organizzazione e la professionalità.
E qui torna la questione della stabile organizzazione da qualcuno rigettata come non aderente al nostro discorso.
Il blog, tra le altre cose, non è una stabile organizzazione e tantomeno lo è un sito. In sostanza, anche chi non ha un blog ma un sito... è, o potrebbe essere, configurato come non imprenditore.
Ma la differenza è sottile. Però esiste ancora un però.
Ad esempio un blog o un sito lo potrei aprire da un internet point e quindi verrebbero meno anche le questioni da te citate sull'organizzazione (avere un computer, una connessione, ecc). Si dirà è assurdo aprire un sito o un blog da un internet point. Non tanto, ci sono numerosi esempi; e tanto per citarne uno, a Cuba gestiscono interi giornali-blog contro il regime dagli internet point degli alberghi. Lo fanno per fare uscire notizie non filtrate.
Inoltre, aprire un sito o un blog non è oggi poi una cosa tanto difficile e si riesce a gestire in pochi minuti.
Infine, i blog che soddisfanno alle dichiarate condizioni d'occasinalità non sono 0,0000000001 ( +/- il numero che hai indicato) ma andrebbero conteggiati. A mio avviso su 100 blog 80 soddisfano alle dichiarate condizioni d'occasionalità.Ma poi voglio fare un'osservazione sulla stranezza dell'Italia. Ipotizziamo che con un blog o con un sito guadagno 4000 euro l'anno. Questi soldi sono per me un reddito e posso magari pagarmi gli studi o aiutare la mia famiglia o semplicemente accumularli per aprire poi un negozio o una qualsiasi attività che mi renda indipendente (e mi permetta di vivere e pagare le tasse allo Stato, tanto assetato). Sono anche un deterrente contro la deliquenza; non devo andare a rubare per mangiare!
Se invece devo diventare impresa, in pratica questi soldi "volano" via tra il commercialista, le varie tasse d'impresa e i contributi. Cosa mangio?
Sono costretto, in pratica, a rinunciare a questi soldi.
Conseguenza: perdo una possibilità d'indipendenza, e lo Stato perde un futuro contribuente.
In sostanza lo Stato danneggia se stesso.
Ne dovrebbe conseguire a rigor di logica che mai e poi mai un funzionario del fisco dovrebbe intraprendere azioni contro un webmaster gestore di un piccolo sito. Ma è ben noto che la logica non è il forte degli italiani.Ps. Hai ragione sul fatto che ripetere più volte frasi del tipo " non hai colto " è fastidioso. Di questo fastidio procurato chiedo scusa e queste scuse volevo velatamente intendere quando più volte ho scritto " il tu è retorico". Insomma sto parlando con te ma mi riferisco semplicemente a chi ha le tue posizioni dal punto di vista fiscale.
Però devi convenire con me che mentre io ho sempre ammesso che un imprenditore è un imprenditore (scusa la tautologia, ma non tanto tautologica) ma io non mi sono mai riferito a chi già è un imprenditore ma a tutte quelle attività marginali che è difficile definirle impresa.
Di certo se prendiamo un imprenditore vero per lui valgono tutte le Leggi e le risoluzioni che hai citate, ma la questione da me posta non era questa. La mia questione è far vedere che si compie un vero e proprio volo pindarico per affermare che l'apertura di un blog con adsense comporta automaticmaente la classificazione come imprenditore. Contro questa automatizzazione che mi batto, perchè non corrisponde alla realtà nella maggior parte dei casi.
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Paolo, potresti darmi una tua opinione su questo articolo scritto da un commercialista?
tax-appeal.blogspot.com/2008/01/adsense-per-i-privati-che-non.html
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Ciao Fabio,
se guardi tra i commenti a quel topic di quel blog c'è già un mio commento di qualche tempo fa.... siamo commercialisti della stessa città.
Io non condivido la posizione... purtroppo non voglio essere restrittivo, ma le norme attualmente esistenti in Italia non lasciano scampo se l'attività (ospitalità-guadagno) è continuativa.... anche se i ricavi sono miseri.... il parametro importo infatti non è contemplato dalla norma.... paradossale, ma è così.
Quindi si possono inventare altri inquadramenti, tentare applicazioni di altri regimi fiscali, ma saranno tutti zoppi e criticabili dai verificatori..... purtroppo per i micro-micro-publisher.
Ribadisco che l'ipotesi di verifica fiscale su micro importi resta comunque remota, a mio giudizio.
Paolo
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Grazie per la risposta Paolo.
Il tuo commento mi era sfuggito, in effetti.Da quello che ho capito, tu ritieni che gli annunci di adsense pubblicati sul sito sono ospitati in modo continuativo e per questo bisogna parlare di impresa.
Ma l'articolo 2082 cc. non fa forse riferimento all'attività svolta? E' questa che deve risultare professionale, quindi continuativa/non occasionale.
E uno studente che aggiorna una volta ogni tanto il suo blog o il suo sito personale messo online solo per condividere con altri le proprie passioni e i propri interessi e che niente ha a che fare con attività commerciale (e-commerce...) può essere considerata come un'attività professionale?
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Seppur condivida il fatto che l'attività del micro-publisher sia difficilissimamente inquadrabile come impresa a livello di quantità di reddito prodotto, non mi sono mai del tutto convinto che possa non esservi la professionalità.
Come detto anche il micro publisher normalmente:
- si dota di un computer, una linea adsl, un dominio, un hosting ecc. e dunque di una organizzazione;
- compie azioni tese allo scopo di lucro: sottoscrive un contratto con Google, cerca il piazzamento degli annunci più remunerativo, li sistema graficamente, modifica il layout, posiziona il suo sito, lo riempie di contenuti magari che gli consentano di far apparire (contestualizzazione automatica di adsense) gli annunci più remunerativi (es. quelli dei mutui), magari con i filtri esclude i concorrenti, compra più banda, rinnova il dominio, rinnova l'hosting, rinnova l'abbonamento adsl, tiene in manutenzione il computer, participa a forum come questo per capire le migliori strategie adsense (magari addirittura arriva ad avvalersi di adwords).... e così via.
- le azioni di questa natura, magari non tutte e magari non ogni giorno, sono poi compiute con una buona continuità nell'arco dell'anno;
- come continui sono i click nell'arco dell'anno che gli consentono di guadagnare anche quei soli 100 o 200 euro... magari 4-5 click al giorno... dunque certamente 4-5 servizi pubblicitari al giorno.
- come, forse ininflente, esiste uno scopo di lucro che lo differenzia da altri webmaster che hanno coscentemente deciso di non mettere annunci sui loro siti.
Uscendo da considerazione soggettive ed addentrandosi in considerazioni oggettive reputo di poter condividere la sentenza della Corte di Giustizia UE che ha definito anche l'ultimo anello di una campagna pubblicitaria quale servizio pubblicitario. Servizi pubblicitari dunque tipicamente inquadrati come attività d'impresa dall'art. 2195 CC.
Guardando poi alla più ampia fattispecie vedo la campagna pubblicitaria nella sua interezza: google raccoglie con adwords e diffonde con adsense.... allora mi chiedo perchè adwords dovrebbe dunque essere un servizio pubblicitario e adsense no ??
Il regolamento Ue 1777 del 2005 ha messo i banner pubblicitari tra i servizi pubblicitari del commercio elettronico.... adsense quando è grafico è molto simile e quando è testuale se ne discosta neppure troppo.Normativamente esistono limiti di reddito per attività commerciale al di sotto dei quali si potrebbe non essere definiti imprese ??? Non ne conosco, neppure in ambito fiscale, neppure in ambito previdenziale..... addirittura esistevano sino al 31.12.2007 appositi regimi fiscali utili ad inquadrare micro-micro-attività pur sempre di impresa.
Esistono poi sicuramente dei casi in cui quanto ho scritto può non trovare applicazione.
Magari il caso dello studente che apre un blog e poi lo abbandona senza aggiornarlo.
Oppure il caso del publisher che lo fa per soli due mesi.
Va bene, ci sto, non c'è professionalità.... ma non vedo neppure scopo in quello che lo studente ha fatto, e lo vedo caso particolare rispetto ad una seppur diffusa mirco-normalità.Seppur senza pretesa di certezza da parte mia e comunque riservandomi di approfondire ulteriori strade, al momento, non posso che sostenere l'impostazione che si dia vita ad una impresa nella stragrande maggioranza dei casi.
Sarebbe bello affermare il contrario..... si diverrebbe "gli eroi" dei micropublisher, linkati e pubblicati ovunque.... io non me la sento, perchè seppur remoto esiste un rischio da correre, a mio giudizio, nel dare altri inquadramenti.Paolo
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Mi riesce difficile pensare che le micro-attività svolte dallo studente che possiede un suo blog personale possano essere considerate attività d'impresa.
Cerco di essere più chiaro.
Lo studente non si dota di un computer e di una linea ADSL esclusivamente per iniziare la sua attività di webmaster. Il 99,9% delle volte lo studente possiede già un computer ed una linea ADSL per scopo personale.
E che razza di organizzazione è un PC ed un modem?Per quanto riguarda l'hosting, potrei essere d'accordo con te se questo studente usufruisse di un server dedicato relativamente costoso e appunto dedicato al singolo sito/attività, ma non uno shared hosting condiviso con altri 1000 siti web.
(è organizzazione 1/1000 di CPU, 1/1000 di HDD, 1/1000 di RAM ?)Certo, conclude un contratto con Google per l'inserimento di annunci pubblicitari.
Ma questo lo fa per poter sostenere le piccole spese dell'hosting e per far quindi "sopravvivere" il suo sito personale, non certo per fini di lucro.
(se l'hosting costa 100euro e ne guadagna 1000 allora si può cominciare a parlare di lucro, ovviamente.)Tutte le azioni tese allo scopo di lucro che hai elencato (cerca il piazzamento degli annunci più remunerativo, li sistema graficamente, modifica il layout, posiziona il suo sito,...) sempre che vengano effettivamente eseguite dallo studente di turno, non possono certo essere considerate attività professionali.
Per far si che queste attività abbiano un riscontro positivo (+click) infatti, è necessaria la presenza di un soggetto che fa di professione questo mestiere.Se poi si aggiunge che il sito/blog lo studente lo aggiorna una volta ogni tanto sembra chiaro che non esista alcuna professionalità in quello che fa.
Ovviamente queste sono solo delle mie considerazioni personali volte ad approfondire l'argomento e possibilmente a cercare di chiarirlo una volta per tutte.
Saluti.
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Io credo che se un blogger o un webmaster vuole gestire un sito in modo amatoriale come passatempo, lo possa fare ad una cifra annuale nell'ordine di una o due pizze, non di più. Direi abbordabile.
Partecipare a un programma come AdSense comporta un fine di lucro direi innegabile, non vedo come si possa contraddire questo fatto. Il fatto di recuperare i costi, oltre a essere a mio parere un "scusa", non credo abbia nessun fondamento normativo.
Lascio la parola agli esperti.
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Il fatto di "recuperare i costi" purtroppo non porta acqua al mulino del micro-publisher. Lo fa esattamente negli stessi termini un negoziante: copre i costi con i ricavi e poi magari ci scappa l'utile oppure la perdita.
Molti di noi quando iniziano lo fanno con quanto già a loro disposizione: raccolgono ed organizzano quanto hanno, vi aggiungono magari altri mezzi e predispongono l'organizzazione pronta ad agire (anche per fine di lucro)..... nel caso concordo una micro organizzazione, come è micro il giro d'affari, come è micro l'impegno, come micro è anche la professionalità.
Io la mia professione l'iniziai con un solo computer, già di proprietà.E chi l'ha detto che per fare posizionamento del proprio sito, strategia di layout su adsense, migliore contestualizzazione, convogliamento dei click, si debba essere "un soggetto che fa di professione questo mestiere" ????..... lo studente già se fa tutte queste azioni (o parte di esse), con l'organizzazione descritta e con tensione ad un fine di lucro è già un mestierante del settore... lo diviene anzi proprio per quello, come ho spiegato dal mio punto di vista.
Non esistono (PURTROPPO) limiti di legge per cui sotto 1000 euro non si è impresa. In casi del genere (che ripeto reputo la maggioranza) ci sono tutti i requisiti, in quantità micro, ma tutti quelli che integrano una micro-impresa.... ma che resta impresa.
Al publisher non è inoltre garantito alcun reddito.... esattamente come ad una impresa.... egli esattamente come una impresa dunque rischia di nemmeno coprirli i suoi costi. E questa condizione titpica d'impresa permane anche se a fare il publisher è uno studente.
PS grazie anzi, felice di sviscerarlo questo tema, magari colgo aspetti che non conosco.
Paolo
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L'altro commercialista parla di "Assunzione di obblighi di fare, non fare, permettere", categoria presente nei Redditi Diversi.
Di cosa si tratta esattamente e come mai secondo te non è esatto ricondursi a questa categoria?
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Si tratta di una categoria di redditi non dico certo residuale, ma atta a raggruppare alcuni redditi da ipotesi particolari: ad esempio prendi un compenso in quanto ti obblighi a convincere qualcuno di qualcosa.
Personalmente reputo che invece qui non si possa negare la sostanza dell'operazione di tipo eminentemente commerciale (art. 2195 CC): veicolare un messaggio pubblicitario. Veicolazione che, come detto, trova il suo ultimo sbocco sulle pagine di un sito..... esattamente come nella realtà concreta lo trova sulle pagine di una rivista. Forse con il solo click in più che però è la tipicità della pubblicità internet.
E' dunque la caratteristica sostanziale oggettiva della prestazione che, sempre a mio giudizio, la pone al di fuori di un possibile inquadramento come obbligo di fare, non fare o permettere.
In poche parole la sostanza di adsense è un servizio pubblicitario e dunque può originare sotto il profilo tributario:
- redditi d'impresa
oppure - redditi occasionali di natura commerciale (anche questi redditi diversi)
Ma perchè si configuri questa seconda ipotesi serve la sporadicità del reddito oltre che dell'azione imprenditoriale.... ed adsense ospitato continuativamente mi sembra che si possa dire che produce continuativamente quel reddito seppur le azioni d'impresa possano magari esser solo settimanali (per ipotesi), e gli incassi magari semestrali.
PS è logico che io qui non sto facendo altro che ragionare a voce alta, non pretendo di avere la verità in mano.
Paolo
- redditi d'impresa
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Segnalo inoltre la risposta di Stefano Aldovisi, in L'esperto risponde del 13/11/2006 edizione 88 del Il Sole 24 Ore che qui non posso riportare per ragioni di diritto d'autore.
Sintetizzo: a domanda sul profilo Iva di Adsense nemmeno l'autore si fa problemi sul fatto che si tratti di servizi pubblicitari.
OT: Egli poi ne approfondisce il profilo Iva ricalcando schemi logici e conclusioni simili ai miei del topic in rilievo.... giunge a coclusione rispondendo che nel caso di Google Inc. Usa (extraUe) si applichi l'iva.Paolo
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Poichè l'attivita svolta dagli affiliati non ha trovato una specifica definizione da parte dell'Amministrazione Finanziaria riteniamo prudente far applicare l'aliquota del 20% prevista per le prestazioni di lavoro autonomo.
Nauralmente, qualora l'affiliato ritenga di voler qualificare le prestazioni svolte come attività di mediazione, potrà farlo valere in sede di dichiarazione dei redditi. L'applicazione della maggiore ritenuta non comporta particolare danno perchè la differenza potrà essere recuperata in sede di versamento del conguaglio di imposta.Ti riporto quanto segue dalla Faq del sito Spintrade.
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@i2m4y said:
Segnalo inoltre la risposta di Stefano Aldovisi, in L'esperto risponde del 13/11/2006 edizione 88 del Il Sole 24 Ore che qui non posso riportare per ragioni di diritto d'autore.
Sintetizzo: a domanda sul profilo Iva di Adsense nemmeno l'autore si fa problemi sul fatto che si tratti di servizi pubblicitari.
OT: Egli poi ne approfondisce il profilo Iva ricalcando schemi logici e conclusioni simili ai miei del topic in rilievo.... giunge a coclusione rispondendo che nel caso di Google Inc. Usa (extraUe) si applichi l'iva.Paolo
Art 2195.
"Sono soggetti all'obbligo dell'iscrizione nel registro delle imprese (2188) gli imprenditori....."Quindi questo articolo non chiarisce chi sono gli imprenditori, ma indica cosa devono fare coloro che sono imprenditori.
Resta da definire chi è imprenditore e quali sono i requisiti.D.P.R 26/10/1972
Art 4:
Per esercizio d'impresa si intende l'esercizio per professione abituale, ancorchè non esclusiva, delle attività commerciali o agricole di cui agli articoli 2135 e 2195 del codice civile, anche se non organizzate in forma di impresa, nonchè le attività organizzate in forma d'impresa, dirette alla prestazione di servizi che non rientrano nell'articolo 2195.Poi si spiega, con risoluzione del Ministero delle Finanze Dir gen. 14/7/1987 n. 460687, per la questione dell'abitualità e della professionalità quanto segue:
... la sussistenza del requisito soggettivo di imposta debba essere rilevata avuto riguardo a circostanze tendenti ad acclarare in modo univoco l'esistenza dei presupposti di fatto della abitualità e della professionalità(...) in ordine a tali valutazioni assume rilievo oltre la condotta obiettiva del soggetto {aggiungio io: e non del codice}, che comporti continuità e reiterazione di atti concernenti all'esercizio di fatto di una determinata attività, anche l'elemento volitivo interno al committente, nel senso che anche da esso possono trarsi utili elementi di valutazione in ordine alla durevolezza ed alla professionalità dell'attività svolta dalla controparte, elementi questi che fanno assurgere ad attività di impresa una serie di singoli atti economici.
Io credo che sia ben chiaro che un blog con adsense non è un'impresa. Molto chiaro. Inoltre, credo che anche tantissimi altri siti, fermo restando l'esposizione di adsense non svolgono il ruolo d'impresa per il semplice fatto che il webmaster (e non il codice, come si afferma anche sopra) deve fare una serie di azioni atte a qualificarlo come impresa.
Naturalmente, se un webmaster si comporta da imprenditore, con o senza adsense, diventa imprenditore.
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Ma certo, ma quando un webmaster mette adsense e poi abbandona il sito web ????
Io penso solo in rarissimisssssssimi casi....
....la maggior parte delle volte (ed in questo forum transitano centinaia e centinaia di esempi) il webmaster compie, con l'organizzazione già descritta, le azioni di impresa già descritte, che seppur paiano piccole (modifica dei layout ecc.), ordinarie (aggiornamento del sito ecc.), non quotidiane (posizionamento, rinnovo dominio, banda ecc.) fanno si che, pur micro,.... ma impresa ci sia.
Tali azioni nel quotidiano di un webmaster sono già sufficienti a configurarlo microimpresa a mio giudizio.
Infine il carattere "volitivo" comunque c'è ed esiste appena si decide di contrarre con Google... per il sol fatto di cercare il lucro.
Paolo
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@i2m4y said:
Ma certo, ma quando un webmaster mette adsense e poi abbandona il sito web ????
Io penso solo in rarissimisssssssimi casi....
....la maggior parte delle volte (ed in questo forum transitano centinaia e centinaia di esempi) il webmaster compie, con l'organizzazione già descritta, le azioni di impresa già descritte, che seppur paiano piccole (modifica dei layout ecc.), ordinarie (aggiornamento del sito ecc.), non quotidiane (posizionamento, rinnovo dominio, banda ecc.) fanno si che, pur micro,.... ma impresa ci sia.
Tali azioni nel quotidiano di un webmaster sono già sufficienti a configurarlo microimpresa a mio giudizio.
Infine il carattere "volitivo" comunque c'è ed esiste appena si decide di contrarre con Google... per il sol fatto di cercare il lucro.
Paolo
Mi fa piacere che però abbiamo almeno sfatato il fatto che non basta mettere il codice adsense, ma bisogna lavorarci su.
Non basta insomma avere il bannerino tutto l'anno ma dobbiamo modificarlo e anche spesso.
Bene, allora facciamo un altro piccolo passo. Costruiamo blog o siti, in cui non modifichiamo mai i banner o adsense.
Insomma la stabile organizzazione non esiste, la continuità nemmeno esiste e la professionalità non ha il significato di capacità del webmaster.
Facciamo tutto questo da un internet point. Utilizziamo magari csm o blog gratuiti.
Così vengono meno quasi tutte le caratteristiche che hai citato.
Chi è imprenditore non entra in questo discorso, ma io sostengo da sempre che la semplice esposizione di adsense non implica in automatico l'essere impresa.Per quanto riguarda il carattere volitivo...si dice che può dare un'indicazione ma non è nemmeno un elemento sufficiente di per sè, perchè basterebbe dichiarare di non volere fare impresa (ma di avere un sito amatoriale) e il carattere volitivo andrebbe a farsi friggere, o costringerebbe, almeno, il Censore ad interpretare a modo suo la parolina "volitivo" e a vedere ancora una volta imprese senza che magari ci sono.
Esempi:- posso modificare un sito nei contenuti per il piacere di farmi conoscere o di scrivere (un poeta, un matematico, uno scrittore, ecc.) e non per guadagnare; e questo non implica alcuna azione su adsense continuativa, ma adsense potrebbe essere un semplice modo per recuperare pochi euro per coprire le spese {io credo che la questione "quanto si guadagna abbia un ruolo.} Rinnovare il dominio non ha alcun siginificato nel nostro contesto, perchè è una caratteristica intrinseca di tutti e non una discriminante. E' come dire che sono impresa perchè ogni anno cambio le gomme alla mia auto, magari aziendale.
- tutti i siti che pubblicizzano il proprio borgo antico (con tre o quattro, massimo 10 visitatori di media giornaliera)
- tutti i blog o forum che però non hanno tanti visitatori (diciamo 20 al giorno)
- tutti i siti che non sono ottimizzati dal punto di vista SEO
- tutti i siti che non hanno metatag
- tutti i siti che non stanno nelle prime 3 pagine dei motori di ricerca
- tutti i siti meteora che compaiono e scompaiono in uno o due anni
- forse i siti che offrono il tutto free.
- tutti i siti che alloggiano su spazi free e che però hanno la possibilità di mettere adsense.
- Tutti i siti delle Associazioni senza scopo di lucro.
Io ritengo che questi coprano abbondantemente l'80% dei siti con adsense e che non svolgono alcuna attività d'impresa. Inoltre, se si fa un'indagine sui guadagni adsense si vedrà che pochissimo guadagnano oltre 1000 dollari al mese, un po' di più saranno quelli che guadagnano sotto i 500 dollari al mese; e tantissimi guadagnano forse 100 dollari ogni sei mesi. Quindi... ci sono molti quindi...forse il carattere volitivo per un sito che guadagna 100 dollari l'anno deve essere inteso come "SOGNO" o addirittura come "utopia".
E magari qualche "famoso tedesco" potrebbe anche intendere che sognare impresa equivale ad essere impresa.Ancora una volta sottolineo che sono le operazioni svolte dal webmaster e solo quelle devono essere giudicate, come giustamente la risoluzione del Ministero sottolinea parlando del soggetto.
Insomma, è il soggetto e le sue azioni e non i codici, ossia gli attrezzi del lavoro, che indicano se esiste o non esiste un'impresa. Non divento impresa edile perchè ho una pala e una carriola, o addirittura una piccola betoniera.Infine, voglio dire che i pochissimi webmaster diciamo 2% che guadagnano fino a 3000 dollari al mese può essere utile inquadrarsi nei contribuenti minimi, mentre quelli oltre (0,5%) forse hanno un interesse ad essere una vera e propria impresa.
Insomma al fisco resta poco, pochissimo. Anzi oserei dire che al fisco convenga far crescere piccoli webmster per poterli poi "spremere" a sufficienza al momento opportuno.
Indagare piccoli webmaster oltre ad essere illogico è anche controproducente.
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Come già detto non è per nulla importante:
- la dimensione dei ricavi (da zero euro in poi)
- la destinazione dei ricavi (copertura di costi, come tutti gli altri che fanno business)
- il fatto che si raggiunga l'utile, si può restare in perdita
- il fatto di averlo acquistato un computer apposito. Il costo dell'internet point equivale ad una suo affitto esattamente come tanti altri soggetti affittano i propri mezzi produttivi.
- il fatto di avere alcune risorse gratuite, anche alla grossa s.p.a. può capitare di avere alcune risorse gratuitamente, ma comunque utili per il fine di lucro che si vuole raggiungere tramite un loro coordinamento.
E' invece assolutamente rilevante la modalità organizzativa, farcita dalle tipiche azioni imprenditoriali che elenco però per l'ultima volta di seguito:
- computer (acquistato, leasing o affitto di qualsiasi genere)
- connessione internet in abbonamento (anche domestica)
- sottoscrizione di un contratto di fornitura di un dominio (anche gratuito) e successivi rinnovi
- sottoscrizione di un contratto di hosting (anche gratuito) e successivi rinnovi
- acquisto, locazione, leasing di software dedicati (es. editing html, grafica ecc.), anche se la disponibilità arriva gratuitamente.
- altri strumenti informatici HW (scanner, modem, stampanti...)
e questo sotto il profilo dell'organizzazione, che è elemento assolutamente rilevante e sicuramente tratto comune tra chi lo fa come impresa e chi pensa invece di "svangarla" come studente. Poi forse l'impresa avrà anche ulteriori elementi. Ma ciò che è certo è che qui esistono le caratteristiche di base dell'organizzazione già minimamente sufficienti.
- realizzazione del sito
- aggiornamento del sito
- inserimento codice adsense
- ricontestualizzazione "opportuna" degli annunci verso click più redditizi
- modifica del layout per pervenire all'effetto "mimetico" degli annunci
- posizionamento sito
- manutenzioni ed upgrade computer
- manutenzioni ed upgrade software
- eventuale uso di strumenti pubblicitari attivi (adwords)
- .......
E si potrebbe ancora continuare
Con l'aggravante fondamentale della "volontà di lucro" (aspetto volitivo) ben delineato ed addirittura ricercato all'estero con la sottoscrizione di un vero contratto di servizi pubblicitari.
Con l'ulteriore considerazione che quelli che si fanno sono veri servizi pubblicitari.
Insomma la compresenza di una organizzazione, di azioni, di continuità, di ripetitività, di volontà di lucro, di un oggetto tipicamente commerciale.... tutti coordinati.... tutti i requisiti dell'impresa.... forse davvero micro..... ma impresa.
Per questi soggetti esiste infatti addirittura un elenco speciale presso il registro imprese (piccoli imprenditori).
Per questi soggetti sino al 31.12.2007 esisteva un apposito regime fiscale (franchigia) con un tetto massimo di ricavi a 7000 euro, ma senza certo un limite minimo.Io sono quasi certo che molti dei webmaster "studenti", che leggono quell'elenco riescono a riconoscersi nel 90% dei profili organizzativi e di azione.
Non condivido poi l'attesa che il fisco dovrebbe avere per i piccoli contribuenti. E' questione di equità ed uguaglianza quella di contribuire tutti alle spese nazionali secondo capacità.... vorrà dire che il 20% di soli 3000 euro saranno i 600 euro (più o meno) giusti che anche quel soggetto è tenuto a dare.
E penso che neppure il fisco, giustamente, condivida l'attesa avendo predisposto appositi regimi agevolati per i piccoli ricavi.Inoltre segnalo che non sideve pensare il regime dei minimi come la panacea di tutti i mali in quanto spesso altri regimi sono più convenienti (es. regime nuove iniziative produttive).
Segnalo infine per le associazioni senza scopo di lucro, che ospitare adsense è contrario al loro statuto associativo.... e potrebbe addirittura condurre a problematiche di rilievo.
Paolo
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@i2m4y said:
E' invece assolutamente rilevante la modalità organizzativa, farcita dalle tipiche azioni imprenditoriali che elenco però per l'ultima volta di seguito:
- computer (acquistato, leasing o affitto di qualsiasi genere)
- connessione internet in abbonamento (anche domestica)
- sottoscrizione di un contratto di fornitura di un dominio (anche gratuito) e successivi rinnovi
- sottoscrizione di un contratto di hosting (anche gratuito) e successivi rinnovi
- acquisto, locazione, leasing di software dedicati (es. editing html, grafica ecc.), anche se la disponibilità arriva gratuitamente.
- altri strumenti informatici HW (scanner, modem, stampanti...)
Trovo esagerato considerare quest'elenco, siccome si tratta di strumenti alquanto quotidiani presenti ormai in ogni casa ed in possesso ad ogni scolaro: in tutte le case troviamo ormai un pc di solito connesso ad internet tramite modem con contratto ADSL (che di solito comprende un sottodominio) e di solito anche una una stampante a colori....
Tra un po' mi dirai anche che tengo un ristorante, perché in casa mia si trova un forno, pentole, piatti, un tavolo con tanto di tovaglia e 4 sedie... Sarò anche un micro-ristorante, ma sempre ristorante sono, perché mi sono organizzato blabla...
- realizzazione del sito
- aggiornamento del sito
- inserimento codice adsense
- ricontestualizzazione "opportuna" degli annunci verso click più redditizi
- modifica del layout per pervenire all'effetto "mimetico" degli annunci
- posizionamento sito
- manutenzioni ed upgrade computer
- manutenzioni ed upgrade software
- eventuale uso di strumenti pubblicitari attivi (adwords)
Se io realizzo un sito su un tema di mio interesse/hobby, e lo aggiorno ogni tanto con nuove informazioni, lo faccio per passione. Di rado un hobbysta si impegna in pratiche SEO, cerca di prevenire effetti mimetici o addirittura "ricontestualizza" il sito. Il suo hobby è quello - mica lo cambia per guadagnare di più con AdSense. Ma anche se si impegna ad aumentare la visibilità del proprio sito, lo fa per diffondere i propri contenuti, non per aumentare il guadagno con AdSense (quello è semmai un'effetto collaterale).
L' upgrade del hw e sw poi lo deve fare chiunque - è come cambiare ogni tanto la camicia, perché quella vecchia si è sciupata. Mica cambio camicia perché sono impresa!?!
Quelli che costruiscono un sito appositamente per AdSense sono veramente pochi(*) - e sono proprio quelli che troviamo su questo forum per cercare di migliorare il rendimento degli annunci. Ma la stragrande maggioranza il proprio sito lo mantiene per diletto e non altro. Se AdSense copre le spese, va bene, altrimenti non importa.
Segnalo infine per le associazioni senza scopo di lucro, che ospitare adsense è contrario al loro statuto associativo.... e potrebbe addirittura condurre a problematiche di rilievo.Conosco un sacco di associazioni onlus, che sostengono le proprie spese vendendo souvenir, pitture, lavori artigianali del terzo mondo o organizzando concerti musicali...
*) ho notato il sito **********************, che sembra essere costruito appositamente per guadagnare con AdSense - siti di questo tipo sono assolutamente l'eccezione (e li detesto, perché non hanno nessun valore).
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Condivido, non in pieno, di più.
Anche io il mio primo sito l'ho fatto in quel modo, con i beni che già avevo, con azioni descritte, con una piccola differenza..................................
Non ho mai cercato il lucro. Ed attualmente il mio blog va infatti avanti così.
Questa differenza fondamentale sposta completamente e sostanzialmente il punto di vista sul fenomeno.
E non è certo un "effetto collaterale" ma un ben preciso scopo, caparbiamente perseguito dal webmaster, sino addirittura a sottoscrivere un contratto con un soggetto estero.
E' qui che non ci sentite.
All'attuale ordinamento fiscale non interessa minimamente il perchè voi decidiate di accostare alla vostra passione lo scopo di lucro. Non gli interessa che lo facciate per due lire o per coprire i costi...... non esiste un regime dei "passionali"....... prima dunque si valuterà organizzazione ed azioni poste in essere con una certa lente di ingrandimento, poi, aggiunto lo scopo di lucro, si deve guardare la medesima organizzazione e le medesime azioni con una lente diversa..... normale, ovvio e giusto.
Esattamente come se usi il tuo forno per te o per regalare quello che fai.... ma nel momento in cui ti metti a vendere per ritrarre un lucro, seppur tu venda poco, ma continuativamente, con il solo forno..... divieni ben di più fornaio per passione.
E' un peccato, fossi io un politico inventeri un regime agevolatissimo per internet, ma per ora non c'è.
Paolo
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@kruk said:
*) ho notato il sito bestlowcostflights dot com, che sembra essere costruito appositamente per guadagnare con AdSense - siti di questo tipo sono assolutamente l'eccezione (e li detesto, perché non hanno nessun valore).
stai scherzando o cosa?
guarda che c'è un sacco di gente che mi scrive per ringraziarmi perchè hanno trovato delle buone compagnie aeree con cui hanno risparmiato un sacco di soldi.
Mica sei obbligato a cliccare i banner di adsense, puoi anche cliccare direttamente il link alla compagnia low-cost
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@i2m4y said:
Condivido, non in pieno, di più.
Anche io il mio primo sito l'ho fatto in quel modo, con i beni che già avevo, con azioni descritte, con una piccola differenza..................................
Non ho mai cercato il lucro. Ed attualmente il mio blog va infatti avanti così.
Questa differenza fondamentale sposta completamente e sostanzialmente il punto di vista sul fenomeno.
E non è certo un "effetto collaterale" ma un ben preciso scopo, caparbiamente perseguito dal webmaster, sino addirittura a sottoscrivere un contratto con un soggetto estero.
E' qui che non ci sentite.
All'attuale ordinamento fiscale non interessa minimamente il perchè voi decidiate di accostare alla vostra passione lo scopo di lucro. Non gli interessa che lo facciate per due lire o per coprire i costi...... non esiste un regime dei "passionali"....... prima dunque si valuterà organizzazione ed azioni poste in essere con una certa lente di ingrandimento, poi, aggiunto lo scopo di lucro, si deve guardare la medesima organizzazione e le medesime azioni con una lente diversa..... normale, ovvio e giusto.
Esattamente come se usi il tuo forno per te o per regalare quello che fai.... ma nel momento in cui ti metti a vendere per ritrarre un lucro, seppur tu venda poco, ma continuativamente, con il solo forno..... divieni ben di più fornaio per passione.
E' un peccato, fossi io un politico inventeri un regime agevolatissimo per internet, ma per ora non c'è.
Paolo
A me sembra un'idea un po' ossessiva il fatto di cercare il lucro in sè.
A tuo dire un blog che racimola 100 euro (elemento volitivo) l'anno è impresa anche se non compie nessuna attivitià continuativa. Continui a voler confondere gli strumenti usati con l'attività del soggetto, cosa molto più importante.
E poi continui a non voler sentire (mi permetto perchè tu hai usato questa frase) che gestisco il blog da un internet point e lo apro su spazi free e non ho una stabile organizzazione. Non svolgo nessuna attività di imprenditore. Questo è l'elemento essenziale. Il lucro entro in gioca se si guadagnano grosse cifre perchè è un indice che può indicare il lavoro, visto che nella nostra società i soldi si danno solo dietro lavoro o con vittorie al Superenalotto e simili.Se il soggetto compie le azioni "tipiche" dell'impresa, e non se usa gli strumenti/codice, allora è un'impresa e segue il corso ... pagherà tutte le tasse che vuoi e sarà di sicuro impresa.
Ma deve farle queste cose. Il blog fatto in cinque minuti non è stato mai modificato dal punto di vista Adsense, ma solo ho inserito alcune mie riflessioni. Dimostra dove sta l'impresa. Ma non elencando cose tipo: connessione internet, spazio, programmi...perchè non ho utlizzato nessuna di queste.Aggiungo anche che la questione sul giusto e non giusto è lunga... ma di sicuro chi guadagna deve pagare una percentuale in tasse, ma lo deve fare chi guadagna veramente.