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Per costruire una Chiesa Cattolica in Bahrain, il Re ha donato un suo terreno
Manama (AsiaNews) - Il Bahrain donerà un terreno per la costruzione di una nuova chiesa cattolica nel Paese. La decisione del re Hamad bin Isa Al Khalifa (nella foto) fa seguito all?invito che Benedetto XVI aveva rivolto al Paese del Golfo Persico alla presentazione delle lettere credenziali del nuovo ambasciatore presso la Santa Sede, il 18 dicembre scorso.
Via AsiaNews.
Credo che questo sia un passo molto importante e significativo.
Sperando che si possa continuare verso un percorso di amore, integrazione, aiuti e felicità, voi che ne pensate della convivenza tra le religioni?
Utopia o realtà?
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@Giorgiotave said:
Sperando che si possa continuare verso un percorso di amore, integrazione, aiuti e felicità, voi che ne pensate della convivenza tra le religioni?
Utopia o realtà?
Se guardiamo a cosa accade in questi ultimi giorni nella regione di Israele / Palestina (su tali vicende non mi pronuncio, non essendo sufficientemente informato su avvenimenti recenti e storie secolari per poter esprimere opinioni), sembra che la pacifica convivenza tra religioni sia solo un'utopia; stesso dicasi per regioni dell'Asia (Tibet, Kashmir) o dell'Africa (etnie Hutu e Tutsi).
In linea di principio, è impossibile far convivere senza contrasti due o più comunità che ritengano ciascuna di possedere la Verità e di doverla prima o poi "portare" (che vale sia come "insegnare", sia come "imporre") agli altri.
Ne abbiamo parlato in una precedente discussione circa la Chiesa e la sua posizione - unita a quella di altri Stati teocratici o grandi comunità di credenti - sulla Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo, che lo Stato del Vaticano non ha firmato, ritenendo che i Cristiani Cattolici siano, in virtù del messaggio evangelico, più uguali degli altri, dunque superiori.
Sebbene esistano esempi documentati di convivenza tra religioni (si cita in questi casi la storia degli Stati Uniti d'America e la forte laicità dello Stato opposta alla capillare diffusione delle più diverse credenze), ho paura che anche quegli esempi si poggino su basi piuttosto precarie, rese salde dal benessere e dall'agiatezza, ma pronte a crollare in tempi più bui.
Non c'è niente da fare: chi crede in Dio seguendo i dettami di una qualche dottrina codificata difficilmente concepisce che ad altri possa essere riconosciuta pari dignità, dal momento che per lui esiste una sola Verità, non due o tre o cento.
Si salvano dal gorgo, a mio parere, due categorie di persone: i disinteressati al problema religioso - agnostici e/o atei devoti non militanti - e coloro che vivono l'esperienza di fede all'esterno di sistemi religiosi codificati, cercando Dio fuori da chiese, sinagoghe e moschee.
Non parlo del movimento New Age o roba simile (che non è diverso da altre correnti religiose, in questo senso), ma solo di persone singole che compiono un percorso individuale incomunicabile e profondo, senza legami con la politica e le cose terrene.
Poi, forse, all'insieme così costruito possono essere aggiunti alcuni buddisti, ma non tutti e non sempre.
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[quote=Leonov;593139), ma solo di persone singole che compiono un percorso individuale incomunicabile e profondo, senza legami con la politica e le cose terrene.
.[/quote]Sono molto daccordo con questa conclusione. Il vero Dio si trova solo dentro se stessi quando si smette di considerarci e soprattuto considerarlo limitato. Per chi crede davvero, è assurdo dire che c'è quaclosa al di fuori di Lui. Quindi rientrano in Lui anche tutto ciò che non comprendiamo e che ci sembra anzi opposto. Partendo da questa base è più semplice vedere la possibilità di convivenza con tutti, con chiunque, con ciascuno. Avendo bisogno di vederci umani, interpretiamo e ci attacchiamo al nostro raggio di sole, al nostro spicchio di comprensione e lo eleviamo (umanamente) ad un posto che non spetta a nessuno ma solo al Tutto (quindi all'insieme).
Però ... sono anche convinta che i tempi siano maturi per un cambiamento: Gli esempi concreti riportati da Giorgio, i libri di cui abbiamo parlato altrove, i religiosi che si uniscono in un coro comune contro le loro stesse Chiese di appartenenza; la gente che si sforza di trovare termini comuni con cui dialogare e crescere.
La diversità è un arricchimento e non un pericolo. La verità (per me) viene fuori dal confronto, dall'evidenza di opposti o più posizioni tutte valide e comunque con un loro grande perchè.... tanto da abbassare la testa e ammettere che abbiamo bisogno di stare uniti per provare a odorarla.
Occorre fare uno sforzo, una forzatura sulla nostra bella ma gelosa, conservativa e possessiva mentalità italiana, che vuole figli uguali ai padri e cerca di ovattare ogni difficoltà e novità col peso del vecchio di cui ci sentiamo forti.
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@Leonov said:
Si salvano dal gorgo, a mio parere, due categorie di persone: i disinteressati al problema religioso - agnostici e/o atei devoti non militanti - e coloro che vivono l'esperienza di fede all'esterno di sistemi religiosi codificati, cercando Dio fuori da chiese, sinagoghe e moschee.
Anche io concordo con questa visione della cosa.Ps: che vuol dire "agnostici e/o atei devoti non militanti"??? :():
Devo dire che tendo ad essere pessimista sarà che il mondo ti mette di fronte talmente tante brutture che a volte anche sperare costa fatica.
Ma sforzandomi direi che anche il fatto la tecnologia vada avanti, il fatto che le distanze si siano avvicinate grazie ai mezzi di trasporto porta a fare si che razze, culture e religioni si incontrino inevitabilmente. Porta al fatto che uomini e donne di disparate parti del mondo possano innamorarsi, fare amicizia, conoscersi e rispettarsi aldilà delle proprie differenze culturali e religiose. Questo secondo me fa bene sperare che un domani, non oggi, si possa piano piano imparare a convivere tutti insieme in pace.
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Ciao, Vampiretta. Sono lieto di trovare un sostegno alle mie opinioni nelle tue parole.
A domanda rispondo:
@Vampiretta said:
Ps: che vuol dire "agnostici e/o atei devoti non militanti"??? :():
Andiamo con ordine: un ateo - la parola "devoto" è più che altro un'aggiunta superflua, ma ha un suo perché, come sto per spiegare - è una persona che non crede nell'esistenza di Dio, un qualunque Dio; ci sono pertanto atei tra i cattolici, i musulmani, gli ebrei, gli indù e via dicendo. Per ciascuno di loro il principio della loro "fede" è proprio che bisogna credere che non esista alcun essere soprannaturale in cui credere, e che dunque ogni sistema religioso sia in realtà un prodotto umano non dissimile da ogni altra struttura di controllo delle masse (associazioni, gruppi politici, lobby di potere).
Al pari dei credenti, anche gli atei possono essere classificati in "militanti" e "non militanti": i primi cercano di convincere gli altri della loro posizione, presentando prove della non-esistenza di Dio e facendo proselitismo (proprio come fanno gli adepti di ogni religione, ma ragionando al contrario); gli atei "non militanti" non sono interessati a convincere nessuno: tengono le loro convinzioni per sé e non cercano di imporre alcuna motivazione a chi sta loro intorno (accade lo stesso con alcuni credenti rispettosi degli altri).
La posizione degli agnostici è diversa: essi semplicemente sostengono che il problema della esistenza o non-esistenza di Dio sia non risolubile e che la discussione sia al di là dei loro interessi. A loro dunque non importa che Dio - uno qualunque - esista o meno, la cosa non li riguarda.
L'opinione che hanno di chiese e sistemi codificati di religione è allora analoga a quella degli atei: li considerano mezzi per il controllo delle masse.
Penso - ma qui parlo per supposizioni - che gli agnostici siano per definizione "non militanti": poiché il problema teologico non riveste per loro alcun ruolo, non si sentono chiamati a convincere nessuno di alcunché.
@Vampiretta said:
Ma sforzandomi direi che anche il fatto la tecnologia vada avanti, il fatto che le distanze si siano avvicinate grazie ai mezzi di trasporto porta a fare si che razze, culture e religioni si incontrino inevitabilmente. Porta al fatto che uomini e donne di disparate parti del mondo possano innamorarsi, fare amicizia, conoscersi e rispettarsi aldilà delle proprie differenze culturali e religiose. Questo secondo me fa bene sperare che un domani, non oggi, si possa piano piano imparare a convivere tutti insieme in pace.
Questa prospettiva mi piace molto ed è quello che auspico per il futuro (quello remoto, dal momento che per il futuro prossimo mi sembrano ancora troppe le ferite aperte).
Resteranno sempre sacche di resistenza dei fondamentalismi di ogni religione o opinione politica, ma i fenomeni di interrelazione su scala planetaria che tu segnali potrebbero davvero prendere il sopravvento e dare il via ad un'era nuova, in cui contino soltanto le persone e quello che scelgono di fare insieme, non le preghiere o i nomi degli dei invocati.
Servirà grande rispetto, educazione, anni di tempo per stabilizzare il quadro, ma magari i nostri nipoti lo vedranno con i loro occhi...
Alla prossima.
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Ho capito ciò che intendi ora e direi che mi trovi daccordo.
I nostri nipoti vedranno qualcosa se l'uomo non si autodistruggerà prima. E non solo per i problemi tra religioni purtroppo.