• User

    @Andrez said:

    L'istruzione dovrebbe servire proprio a contenere questo aspetto, contribuendo a formare cittadini pensanti e non pecore facilmente influenzabili e manipolabili.

    Se il problema fosse confermato, evidentemente dovremmo considerare inadeguata sino ad ora questa istruzione, o in subordine, asservita al sistema dei partiti (tutti) che necessita di lobotomizzati.

    Il fatto che abbiamo studenti, che come pecore vanno a protestare, non è colpa del sistema scolastico!!


  • Super User

    Interessante osservazione.
    Dovremo però fornire dati o analisi specifiche per prenderla in considerazione.

    Intanto uscirei dal concetto che chi protesta è pecora, optando per un forse più adeguato chi si lascia imbonire senza documentarsi è pecora, sia che il soggetto sia tra chi protesta o meno.

    Quindi potremmo prendere in esame gli elementi formativi dei giovani nello Stato attuale, chi concorre cioè alla sua formazione, conoscenza e maturità e quindi capacità critica; chi ha forgiato questa generazione di supposti pecoroni?

    • Senz'altro la famiglia. (d'obbligo; chi educa i genitori ad educare?)
    • Mi sentirei poi di non poter escludere la scuola anche se non potremo attribuirle tutte le responsabilità.
    • Per le fasce di giovani credenti e praticanti, potremmo aggiungere la Chiesa.
    • I mass media (e chi li detiene) infine, li sappiamo occupare una larga fascia dell'attuale effettiva formazione giovanile.

    Escluderei le organizzazioni militanti di sinistra, semplicemente perchè ora inesistenti e ridotte a comparsate coreografiche di poche unità.
    Da qui (non sono in Italia) non vedo le bandiere rosse sessattontine, che sembrano mancare per ora da queste manifestazioni.
    image image

    Altri?
    A chi potremmo attribuire la supposta lobotomizzazione dei giovani studenti d'oggi?


  • User

    Una buona notizia. Il decreto rimane! Dichiarazione della Gelmini.

    Secondo me se fossero informati in modo corretto, non andrebbero nemmeno a protestare. Ieri qui ad Aquila, dove studio, c'erano circa 2000 studenti e più a sfilare per la città! Secondo me nemmeno l'1% sapeva come stanno le cose, come stanno realmente!

    Cattiva informazione dei media! Cattiva informazione da parte dei prof., molti, troppi di sinistra.

    La responsabilità maggiore però, è quella personale. A 20 anni, si è adulti, si deve essere autonomi, e non credere più alle favole!


  • Super User

    E tu Keynes87, con questo nobile nick, sei sicuro di non credere più alle favole?

    Di non essere tra quelli che, di sinistra o di destra, qualsiasi cosa venga proposta dalla sua parte la sostiene a priori senza valutarla con la propria testa, senza ... *capirla *realmente?

    Sei un giovane universitario mi sembra di capire, e sono lieto di confrontarmi con te, con i tuoi pensieri e le tue preoccupazioni, le tue ambizioni ed aspettative di vita.

    Chi ha presentato questa riforma e comunque porta avanti questa finanziaria, detiene di fatto il controllo dei sei principali canali TV (dei quali abusa massicciamente come da resoconti delle authority) e di buona metà della stampa; mi sembra eccessivo questo lamentare disinformazione e cattiva informazione. Nell'insieme dei notiziari Mediaset - Tg4, Tg5, Studio Aperto e TgCom-, la maggioranza, il governo e Silvio Berlusconi sono sopra il 70%, mentre le opposizioni arrancano al 16,77%. Situazione simile alla Rai. ]
    Se fosse, non sarebbe certo da attribuire alle opposizioni (quasi inesistenti) e, nel caso, verrebbe da chiedersi come possano con gli esigui mezzi a disposizione riuscire a convincere e mobilitare tanta gente.

    Premettendo che non mi sembra corretto bollare come "troppi" i prof. di sinistra (che vi siano o meno, suggeriresti quindi di scartare chi non condivide le politiche del Governo di turno al momento dell'assunzione con apposite indagini, e purghe per ripristinare l'equilibrio politico che si preferisce?), tu sostieni che nemmeno l'1% degli studenti dimostranti sappia come stanno realmente le cose.

    Bene, siamo qui per parlarne, grazie a te che hai aperto il topic.

    • Come stanno realmente le cose?

    • Cosa propone, o meglio impone realmente la Gelmini con i decreti legge 133 e 137?

    • Cosa trattano gli art.16 e 66 del decreto legge 133 che gli studenti hanno chiesto di abrogare come prerogativa per l'apertura del dialogo, ottenendo un netto rifiuto?

    • Quanto dell'istruzione viene tagliato dalla finanziaria di Tremonti? [Tagli al Ministero dell'Istruzione: 447 milioni + 790 milioni nel 2011]

    • Quali sprechi e clientelismi (che sappiamo esserci e tanti) sono tagliati da questi interventi?

    • In questa ottica di risparmi e tagli, come inquadrare l'abolizione dell'ICI anche alle fasce più abbienti dei cittadini? [costo del taglio, oltre 2 miliardi di ?.]

    • Realmente, in potere di apprendimento, quanto perdono gli studenti?

    • Per questi interventi, quanto aumenterà il già alto gap tra il numero dei laureati italiani e quelli della media europea? (l'Italia continua ad essere lontanissima dagli standard fissati dal Consiglio Europeo; abbiamo 12 laureati su 100 tra i 24 e i 35 anni, la metà della media europea".

    • E a livello di cultura generale (conoscenza, maturità e preparazione) quanto peserà sulla capacità intellettiva, d'analisi e di comprensione dei giovani?

    • Quanto influirà sul livello di culturale generale e l'incrudimento dei rapporti tra le persone, ricordando che dalla prima alla seconda Repubblica, tra i Deputati i laureati sono scesi dal 90 al 60%?

    • Perchè si è deciso di tagliare l'istruzione e non si toccano (anzi si aumentano) gli sprechi della casta al Governo ora?

    Tra i commenti che possiamo leggere, mi ha colpito quello di Francesco Cacchioli, il "Bencio", uno dei responsabili di Comunione e Liberazione della Statale che dice: "Questa roba qui non è una riforma, è una completa idiozia, una serie di colpi di mannaia senza dietro alcun disegno politico".

    Il Forum gt ci ha insegnato ad essere menti pensanti, ad analizzare in modo razionale, spietato e pragmatico serp ed algoritmi; possiamo (direi anzi dobbiamo) applicare questi strumenti anche alla società ed alla politica no? 🙂


  • User

    Sinceramente ci rimango anche un po' male a sentirmi dire, che credo alle favole, e che sono d'accordo perchè la finanziaria 2009 e il decreto Gelmini lo ha fatto il Governo di destra, per il quale voto. Non è proprio così. Cosa ha poi il mio nick!? Keynes è stato uno dei più grandi economisti della storia, i suoi pensieri si possono condividere o no, ma quando furono applicati i suoi principi, nel contesto economico in cui li elaborò, funzionarono, molto bene direi. New deal, Roosevelt, dice niente?
    Caro Andrez, se pensi di aver trovato lo studentello sprovveduto hai sbagliato di grosso.

    Sono d'accordo con quelle che si sta facendo, per tanti motivi.

    I tagli alla ricerca sono del 3%. Non mi sembra che si smantelli la ricerca di base con tagli del genere!

    Troppo personale è stato assunto all'interno delle università e delle scuole. Non licenziamo nessuno, ma non assumiamo quasi nessuno nei prossimi 5 anni.
    Alternative non ce ne sono.

    Le università avranno la FACOLTA' di trasformarsi in FONDAZIONI PRIVATE, cosa ben diversa che privatizzare completamente le università. Questo significa che le università potranno ricevere fondi da privati per finanziare la ricerca. Del resto questo avviene anche negli USA. Vedi NVIDIA ultimamente. La ricerca di base non verrà smantellata, perchè non tutte le univerità vorranno trasformarsi in fondazioni private.

    Cosa non presente nella finanziaria e nemmeno nel decreto Gelmini, riguarda l'introduzione di meritocrazia per il finanziamento della ricerca. In sintesi il concetto si esaurisce nel finanziare gli atenei virtuosi e di non finanziare chi non è efficente. Sarebbe una proposta alternativa che gli studenti pecoroni non fanno, perchè sanno solo contestare!

    Con i provvedimenti del governo inoltre, i bilanci delle università, diverranno scaricabili dal loro sito internet, per rendere tutto più trasparente ed evitare situazioni come quelle di Siena, Firenze, Pisa, Camerino, dove si protesta tanto, ma ci sono buchi di tanti e tanti soldini. Se fossero state fondazioni private queste situazioni non ci sarebbero state.

    Ora scappo che devo preparare un esame! Per ulteriori chiarimenti sono a tua completa disposizione. Continuiamo a parlarne.


  • Super User

    Veramente sono io a rimanerci male.
    Io non ti ho detto che credi nelle favole, te l'ho solo chiesto.

    Ed il tuo nick l'ho definito nobile senza ironia, che mi dice qualcosa eccome.

    Ma sentiamo altri ora, che ciò che volevo dire l'ho detto 🙂


  • User Attivo

    La situazione si sta prospettando pesante e mi sa che per gli studenti sono in arrivo periodi grigi.


    "Non dovrebbero avere pietà e mandarli tutti all'ospedale"

    "Maroni dovrebbe fare quel che feci io quand'ero ministro dell'Interno. In primo luogo, lasciare perdere gli studenti dei licei, perchè pensi a cosa succederebbe se un ragazzino rimanesse ucciso o gravemente ferito...

    Lasciarli fare (gli universitari, ndr).
    Ritirare le forze di Polizia dalle strade e dalle Università, infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti infiltrati devastino i negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le città.
    Dopo di che, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovrà sovrastare quello delle auto di Polizia e Carabinieri.

    Nel senso che le forze dell'ordine non dovrebbero avere pietà e mandarli tutti in ospedale.
    Non arrestarli, che tanto poi i magistrati li rimetterebbero subito in libertà, ma picchiarli e picchiare anche quei docenti che li fomentano.

    Soprattutto i docenti.

    Non dico quelli anziani, certo, ma le maestre ragazzine sì... questa è la ricetta democratica: spegnere la fiamma prima che divampi l'incendio".
    Intervista a Francesco Cossiga.
    Presidente emerito della Repubblica Italiana e senatore a vita.

    Perlomeno appare chiaro ora chi è che combina i casini alle manifestazioni e a chi serve.


  • User

    L'età ha provocato qualche problema a Cossiga!!


  • User Attivo

    Si come nò, è l'età.

    12 maggio 1977.
    Il Ministro dell'Interno Francesco Cossiga schiera migliaia di poliziotti e carabinieri in assetto da guerra, affiancati da agenti travestiti da autonomi...

    image

    Da presidente della Repubblica, è costretto alle dimissioni per aver coperto Gladio; un giudice di Treviso, Felice Casson, che stava indagando sulla strage di Peteano (Vi morirono 5 carabinieri dopo essere caduti in una anonima telefonata-imboscata ) scopre una struttura, parallela ai servizi di sicurezza collegata alla Nato. Accerta che alcuni vertici militari e politici italiani erano a conoscenza di questa "rete clandestina" tra i quali Cossiga.
    vicenda Gladio.

    Il 26 novembre 1991 Cossiga si "autodenuncia", chiedendo che gli sia contestato il reato di cospirazione politica mediante associazione in riferimento alla vicenda Gladio.
    Il 23 gennaio 1992, Francesco Cossiga con una lettera, annuncia le sue dimissioni dalla DC.
    Il 2 febbraio 1992 Francesco Cossiga firma il decreto di scioglimento delle Camere.

    Cossiga copre il colpo di stato del "Piano Solo" Gen. De Lorenzo:

    Il gen. De Lorenzo, nei giorni del luglio 1964 in cui pianificava il golpe, si recava spesso al Quirinale, oppure comunicava con il Presidente Segni per mezzo di Cossiga.
    "Un gruppo di potere che agisce all'ombra di uno stuolo di protettori politici" annotava nel suo diario il generale Manes, inviso a De Lorenzo, incaricato di fare luce sulle deviazioni dei servizi segreti.
    Tra questi "protettori", secondo Manes, c'era Francesco Cossiga, che alla commissione d'inchiesta sul "piano Solo" garantì sulla "affidabilità democratica" di quel gruppo di ufficiali infedeli; e che negli anni successivi sponsorizzerà ampiamente le loro carriere.
    Nel 1966 Cossiga diventò sottosegretario alla Difesa nel governo guidato da Moro. Iniziò così a destreggiarsi fra i sottoscala del potere in cui si fa la storia dell'Italia, parallela e segreta.
    Svolgeva volentieri una serie di lavoretti "di coraggio", come quello di apporre gli omissis ai risultati della commissione d'inchiesta sul "piano Solo", in modo da coprire le responsabilità di De Lorenzo, e partecipava alla formazione di atti amministrativi concernenti Gladio, come lui stesso ha in seguito ammesso.

    Dunque Cossiga era legato anche agli uomini del "partito del Golpe":

    * [Giuseppe Santovito](http://it.wikipedia.org/wiki/Strategia_della_tensione), che Cossiga nominerà a capo del Sismi nel 1978
    * [Edgardo Sogno](http://it.wikipedia.org/wiki/Edgardo_Sogno), capo dei "resistenti democratici", che diventerà nel 1991 uno dei "consiglieri" più accreditati al Quirinale
    * [Licio Gelli](http://it.wikipedia.org/wiki/Licio_Gelli), clamorosamente riabilitato assieme a tutti i membri della loggia P2, sempre dallo stesso Cossiga;
    * il colonnello Giuseppe D'Ambrosio che diventerà consigliere militare del presidente Cossiga, che tenterà di farlo nominare capo del Sismi, nel 1991.
    

    Il colonnello D'Ambrosio, secondo i documenti in mano alla commissione P2, era stato coinvolto in un progetto di colpo di Stato.
    Tutti costoro, nel 1992, si entusiasmeranno alle "picconate" di Cossiga e lo inviteranno a mettersi alla testa di un fantomatico "fronte degli Italiani onesti". Questi erano i compagni di Cossiga in quegli anni.

    Capo dei servizi segreti in quegli anni è il generale Vito Miceli, anch'egli facente parte della strategia della tensione e grande amico di Cossiga. Quando Miceli, il 30 novembre 1990, morirà, Cossiga renderà omaggio alla sua salma ufficialmente, ignorando la manifestazione dei parenti delle vittime delle stragi che contemporaneamente si svolgeva davanti a Montecitorio.
    Anni in cui, come scrive lo storico Giuseppe De Lutiis nel suo "Storia dei servizi segreti", cambiava anche la strategia dei poteri occulti: "Fino ad allora, la ricetta che i servizi segreti avevano seguito per curare i mali d'Italia, aveva previsto un potenziamento dell'estrema destra, con il concomitante sviluppo di atti terroristici e di rivolte, come quella di Reggio Calabria, gestite dalle strutture parallele."

    Dal 1984 fino al febbraio del 1991, fu al vertice del SISMI l'amm. Fulvio Martini, il "rinnovatore". Finirà travolto dalla vicenda di Gladio assieme al suo capo di stato maggiore il gen. Paolo Inzerilli.
    Parallelamente, al SISDE si succederanno i prefetti Vincenzo Parisi (1984-1987), che diventerà subito dopo capo della polizia, e Riccardo Malpica (1987-1991), che verrà poi condannato per lo scandalo dei fondi neri del SISDE.
    Dalla primavera del 1992, almeno una parte dei dirigenti degli uffici giudicava che la spinta proveniente dal '68 studentesco e dall'autunno caldo fosse stata riassorbita. Si riteneva quindi possibile "bruciare" una parte dei terroristi neri, cercando di utilizzare le loro gesta come contraltare del vero o presunto terrorismo rosso, in modo da dare credibilità alla tesi dei cosiddetti opposti estremismi.

    Un povero vecchietto pensionato insomma.

    E quella degli infiltrati è una tecnica che usano ancora, guardiamo questo bel black bloc a Genova:

    La vedo molto grigia ragazzi, c'è da stare moolto attenti.


  • Super User

    Io non la vedo grigia, caro Fabysnet, io la vedo nera....
    Vedo un futuro nero in cui tutte le vacche sono nere.

    Ciò per cui si sta protestando riguarda le scuole, le università e la ricerca.
    Per quanto riguarda la scuola, si contesta l'istituzione del maestro unico alle elementari (ne abbiamo parlato qui) che prevederà tra l'altro una netta riduzione dell'orario scolastico. Tutto ciò andrà a discapito delle famiglie in cui entrambi i genitori lavorano e che difficilmente si possono permettere baby-sitter e corsi privati.
    Ovviamente i tagli devono essere ben proporzionati, e quindi vedremo ridursi anche il numero di personale ATA, cioè Amministrativo, Tecnico e Ausiliario (del resto che abbiamo più bidelli che carabinieri l'ha detto proprio il ministro dell'istruzione).
    I tagli del personale vedranno inevitabilmente la chiusura di alcune scuole, che verranno accorpate ad altre.
    Per quanto riguarda l'università l'articolo 16 del decreto legge 133 prevede la trasformazione delle università in fondazioni private. Tutto questo avrà come risultato il fatto che le fondazioni potranno decidere a quanto far ammontare le tasse universitarie, volendo anche a dismisura, in modo tale da non poter permettere a tutti di poter studiare. Probabilmente in futuro capiterà che solo alcune persone potranno permettersi gli studi, in particolare solo chi proviene da una famiglia benestante... quindi il figlio dell'operaio se ne sta a casa.
    Inoltre il decreto parla chiaro in fatto di turn over (art. 66) : vale a dire che ogni anno l'università potrà assumere personale pari al 10 % di quello che ha cessato l'attività. Quindi ogni 10 pensionamenti potrà esserci al massimo una assunzione. Come risultato avremo un numero nettamente minore di cattedre, quindi di corsi, e tutto questo andrà a discapito degli studenti e quindi del grado di istruzione del nostro bel paese.
    Per quanto riguarda la ricerca, il decreto prevede che i precari degli enti di ricerca non potranno più essere assunti una volta scaduto il loro contratto. Quindi: divieto di rinnovo dei contratti del CNR.
    Solo a Genova, la percentuale di precari che lavorano al CNR ammonta al 38 % (trentotto per cento). Questo 38 % sono centinaia di persone (ragazzi e adulti) che dopo anni di lavoro (precario), dopo anni di studio e di fatica, avranno una sola cosa da fare: andare all'estero.
    (e così anche i ricercatori ce li siamo levati dalle scatole)
    Per quanto riguarda me, da brava pecora (e ne approfitto per ringraziare Keynes per il simpatico appellativo) finirò l'università, mi prenderò una bella laurea e poi cercherò lavoro, magari in un call center.


  • Super User

    @gaetanuzza said:

    Per quanto riguarda la scuola, si contesta l'istituzione del maestro unico alle elementari (ne abbiamo parlato qui) che prevederà tra l'altro una netta riduzione dell'orario scolastico.

    Mi risulta che il personale eccedenzate sarà proprio destinato al potenziamento del c.d. tempo pieno.

    @gaetanuzza said:

    Per quanto riguarda l'università l'articolo 16 del decreto legge 133 prevede la trasformazione delle università in fondazioni private.

    Mi risulta sia solo una facoltà....non un obbligo.... lascerei agli atenei valutare l'opportunità. La vedo dunque come una ulteriore opportunità offerta per divenire più efficienti.

    @gaetanuzza said:

    Inoltre il decreto parla chiaro in fatto di turn over (art. 66) : vale a dire che ogni anno l'università potrà assumere personale pari al 10 % di quello che ha cessato l'attività. Quindi ogni 10 pensionamenti potrà esserci al massimo una assunzione. Come risultato avremo un numero nettamente minore di cattedre, quindi di corsi, e tutto questo andrà a discapito degli studenti e quindi del grado di istruzione del nostro bel paese.

    L'ultima puntata di matrix ha ospitato un prof. univ. della bocconi il quale ha ben evidenziato quale nepotismo pervada il nostro sistema universitario a danno della qualità dell'insegnamento e delle giovani menti. Sembra che siano possibili le verifiche delle omonimie dei professori direttamente sul sito del MIUR.

    Ricordo poi con spavento un numero del sole 24 ore che presentava i corsi universitari italiani. Stentavo a credere a miei occhi centinaia di sedi, migliaia di corsi.... direi qualche migliaio.... ora scopro compreso quello di lingua berbera con due iscritti a Napoli.

    Una sfoltita non la vedrei poi male.... anche se preferirei inserita in un più strutturato schema di riordino.

    @gaetanuzza said:

    Per quanto riguarda la ricerca, il decreto prevede che i precari degli enti di ricerca non potranno più essere assunti una volta scaduto il loro contratto. Quindi: divieto di rinnovo dei contratti del CNR.
    Solo a Genova, la percentuale di precari che lavorano al CNR ammonta al 38 % (trentotto per cento). Questo 38 % sono centinaia di persone (ragazzi e adulti) che dopo anni di lavoro (precario), dopo anni di studio e di fatica, avranno una sola cosa da fare: andare all'estero.
    (e così anche i ricercatori ce li siamo levati dalle scatole)
    Per quanto riguarda me, da brava pecora (e ne approfitto per ringraziare Keynes per il simpatico appellativo) finirò l'università, mi prenderò una bella laurea e poi cercherò lavoro, magari in un call center.

    Hai letto i dati che ho citato sull'assenteismo di agosto nei centri di ricerca pubblici ??? Diciamo che non han fatto di tutto per meritarsi piogge di soldi!

    Personalmente mi preoccupano i tagli alla ricerca, sempre e comunque e da qualsiasi governo provengano. Mi piacerebbe una razionalizzazione della spesa, delle strutture e forti incentivi al sussidio privato alla ricerca pubblica. Già citato il decreto Irap che prevede apposite deduzioni, cito anche la risoluzione agenzia entrate 386/08.

    Paolo


  • Super User

    @i2m4y said:

    Mi risulta sia solo una facoltà....non un obbligo.... lascerei agli atenei valutare l'opportunità.
    Anche a me risulta che sia solo una facoltà...ma visti gli enormi tagli di fondi previsti, la scelta diventerà di fatto obbligata.

    @i2m4y said:

    Hai letto i dati che ho citato sull'assenteismo di agosto nei centri di ricerca pubblici ??? Diciamo che non han fatto di tutto per meritarsi piogge di soldi!

    Scusa Paolo, a quali piogge di soldi ti riferisci?
    Mi farebbe piacere saperlo, perchè, se mi è permesso riportare un caso personale, mio fratello lavora al CNR una media di 45 ore settimanali e guadagna meno di 12 mila euro l'anno. Ovviamente ha un contratto a termine che non verrà rinnovato una volta scaduto.
    Probabilmente un giorno partirà e si stabilirà in un paese in cui i ricercatori non sono trattati da pezzenti, e probabilmente quel giorno arriverà anche per me.... perchè sai, sarò pretenziosa, ma un giorno vorrei un figlio, vorrei una famiglia, vorrei potermi permettere di ammalarmi, vorrei ottenere un mutuo. Forse pretendo troppo. :bho:


  • Super User

    Non capisco dove potrebbe far paura l'organizzazione di un ente pubblico con una regolamentazione di diritto privato.... moltissimi altri enti che hanno funzione pubblica funzionano in quel modo e riescono tranquillamente a garantire i loro servizi a prezzi calmierati e restare in piedi (es. utilities, trasporti ecc.).
    Forse però l'organizzazione con regole di diritto privato consentirebbe una più efficace emersione delle magagne, delle cose che non vanno e quindi delle capacità di autogestione dei vari atenei. Insomma efficienza. Penso sia questa la filosofia di fondo.

    Sulla ricerca io non ho detto che sono state tagliate quelle che erano piogge di denaro, ho detto che il settore nel suo complesso potrebbe non aver dato dimostrazione di quella assoluta valenza che lo avrebbe magari potuto tenere indenne da tagli... e l'assenteismo potrebbe essere stato un elemento, tra i vari.

    Personalmente mi ha molto colpito una articolo del Sole sulla valenza per una nazione della ricerca.... soprattutto quando la nazione come la nostra con una economia specializzata in settori molto maturi.

    Mi spiace sapere di ricercatori così poco remunerati.

    Purtroppo sulle tue aspirazioni non trovi invece in me sostegno. Non voglio certo mancarti di rispetto, ma reputo che a priori indirizzerei i miei studi ed il mio interesse verso quegli sbocchi che, oltre che affini al personale interesse, possano garantire anche una sostenibilità familiare futura.
    Non concepirei lo Stato come il finanziatore di qualsiasi attività per il sol fatto che questa sia pienamente confacente alle proprie aspirazioni. Lo Stato, seppur nel libero mercato, dovrebbe assolvere a quella funzione di indirizzo senza la quale il benessere complessivo della popolazione potrebbe essere inferiore.
    Come ipotizzare una intera generazione di persone magari solo interessate alle scienze infermieristiche, od all'insegnamento. Evidente la possibilità di una forte disoccupazione futura di parte di quella popolazione.... e lo Stato ne avrebbe colpa ove avesse consentito, senza attuare politiche di indirizzo, una tale focalizzazione imprevidente.

    A mio giudizio dunque sarà anche dunque un diritto quello allo studio, ma esso, reputo, non sol perchè un diritto dovrebbe essere garantito in ogni modo e direzione dallo Stato.

    Un po' complesso, ma mi sembra logico.

    Paolo


  • Super User

    @i2m4y said:

    Purtroppo sulle tue aspirazioni non trovi invece in me sostegno. Non voglio certo mancarti di rispetto, ma reputo che a priori indirizzerei i miei studi ed il mio interesse verso quegli sbocchi che, oltre che affini al personale interesse, possano garantire anche una sostenibilità familiare futura.
    Non concepirei lo Stato come il finanziatore di qualsiasi attività per il sol fatto che questa sia pienamente confacente alle proprie aspirazioni. i

    A mio giudizio dunque sarà anche dunque un diritto quello allo studio, ma esso, reputo, non sol perchè un diritto dovrebbe essere garantito in ogni modo e direzione dallo Stato.

    Un po' complesso, ma mi sembra logico.

    Paolo

    Scusa, ma non mi sembra poi così logico. In primo luogo perchè personalmente trovo che spesso determinati sbocchi non riescono a coniugare gli interessi personali e la sostenibilità familiare. Personalmente ho scelto di studiare ciò che per eccellenza non offre sbocchi, chiamala aria fritta, chiamala come vuoi, ma ho fatto una scelta: quella di fare ciò che mi piaceva, quella di perseguire un obiettivo. E non credere che ora che ho quasi finito ho la pretesa di trovare chissà quale lavoro, non è assolutamente così: durante tutto il periodo di studi ho sempre lavorato, ho fatto la cameriera e l'edicolante, ho fatto le pulizie e venduto di tutto e non mi sono mai sentita nè sminuita nè umiliata. Il problema è un altro: il problema è che pur senza nessuna pretesa, senza eccessive aspirazioni nè particolari ambizioni, il nostro paese rende effettivamente difficile ( se non impossibile) alle persone della mia età potersi costruire un futuro, una vita qualunque, perchè viene data pochissima importanza all'istruzione e alla formazione, perchè si vuole rendere lo studio una possibilità di pochi, perchè una volta che ti ritrovi a casa con il benedetto "pezzo di carta" hai pochissime possibilità di trovare un lavoro stabile, perchè se trovi un lavoro sai anche che probabilmente dopo due mesi non lo avrai più. Perchè noi giovani non possiamo pensare a un futuro perchè non sappiamo se un futuro sarà possibile per noi...e perchè vediamo che al governo si susseguono coalizioni che non pensano ad altro se non ai propri interessi.

    Non voglio andare ulteriormente Off Topic, voglio solo dire che finchè io vedrò che le iniziative del Ministro Gelmini sono fatte unicamente con la calcolatrice alla mano, e che non sono parte di un processo di miglioramento effettivo dell'istruzione italiana e finchè vedrò che il Ministro propone determinate leggi che prevedono tagli da miliardi di euro in pochi anni mentre c'è chi si permette di avere gli aerei privati a carico dello stato, io sarò scettica.

    Inoltre non mi è chiaro come mai credi che un diritto non debba ssere garantito dallo Stato... non è forse la parola stessa "diritto" che implica che lo stato si debba far garante della suddetta cosa?
    Per esempio tutti abbiamo diritto alla vita, e lo Stato non può non garantire le condizioni necessarie affinchè si possa attuare tale diritto.


  • Super User

    @gaetanuzza said:

    Personalmente ho scelto di studiare ciò che per eccellenza non offre sbocchi, chiamala aria fritta, chiamala come vuoi, ma ho fatto una scelta: quella di fare ciò che mi piaceva, quella di perseguire un obiettivo.

    Massimo rispetto, davvero. Tanto di cappello anche per i lavori che hai fatto per mantenerti agli studi.

    Quello che invece più mi preoccupa è il coordinamento consapevole di queste altre due tue affermazioni:

    @gaetanuzza said:

    personalmente trovo che spesso determinati sbocchi non riescono a coniugare gli interessi personali e la sostenibilità familiare

    @gaetanuzza said:

    sai, sarò pretenziosa, ma un giorno vorrei un figlio, vorrei una famiglia, vorrei potermi permettere di ammalarmi, vorrei ottenere un mutuo

    Quindi qui trovo, correggimi se sbaglio, un po' di illogicità. Il diritto di una scelta di studio di un certo tipo ti è stato garantito. Ora ciò che vorresti è anche una garanzia del sistema stato sullo sbocco in un sistema economico che garantisca con certezza matematica un livello salariale di un certo tipo.

    Purtroppo reputo che sia pretendere un po' troppo.

    Ammesso e non concesso che ammetta una tale invasività dello Stato, reputo sarebbe davvero un mondo ideale poter garantire sempre ed in ogni caso il percorso di studi preferito e la vita, pur senza pretese, che si vuole.
    Bello, ma quasi di altri tempi ormai.... soprattutto nel nostro mondo occidentale sulla via di un sicuro impoverimento progressivo a favore di altre popolazioni dell'ex terzo mondo.

    Purtroppo ora, volenti o nolenti, si devono fare i conti sempre e comunque con le richieste di mercato, con le strategia di futuro sviluppo del sistema paese e del sistema europa e all'interno di quelle andare a cercare le possibilità di sbocco.... coordinarle con le proprie aspirazioni ed interessi e magari, ammetto, con qualche compromesso, avviarsi su quella strada di studi.... per avere quella che tu chiami "sostenibilità familiare".... rincorrere invece quelli che purtroppo si rivelano sbocchi utopistici... potrebbe portare ad altrettanto utopistiche prospettive di vita.

    Cinicamente reale purtroppo.... ma reputo anche realisticamente immodificabile.

    Esistono dunque ambiti di sviluppo delle scienze e del sistema di istruzione, che non possono che correlarsi alla modernità, al mercato, alla domanda ed offerta, alla direzione del mondo, alle necessità dell'umanità. Lo stato con questo principio dovrebbe dunque, a mio giudizio, garantire si il diritto allo studio senza però disperdere in mille rivoli, forse efficaci, ma forzatamente inefficienti, risorse preziose.... magari in qualche "corso di laurea in psicologia dei pinguini islandesi".

    Lo Stato si deve dunque preoccupare non solo di modernizzare se stesso e di essere competitivo, ma di non avere un sistema d'istruzione che produca disoccupati perchè mal orientato.

    I primi tagli di spesa si dirigono in questa direzione, penso, ma ammetto che piacerebbe anche a me una ben più pesante riforma strutturale forte, magari odiata, ma degna di un moderno ed efficiente sistema universiatario e di ricerca.

    Magari odiata.... non potrebbe esser altrimenti........ ho ora sott'occhio gli adesivi di una formazione politica che distribuivano militanti quando facevo il liceo.... la Iervolino (ministro dell'istruzione) era addirittura rappresentata dietro le sbarre. Sempre così, storicamente, mai visto studenti manifestare a favore di una qualsiasi riforma dell'istruzione.

    Paolo


  • Super User

    @i2m4y said:

    Quindi qui trovo, correggimi se sbaglio, un po' di illogicità. Il diritto di una scelta di studio di un certo tipo ti è stato garantito. Ora ciò che vorresti è anche una garanzia del sistema stato sullo sbocco in un sistema economico che garantisca con certezza matematica un livello salariale di un certo tipo.
    Purtroppo reputo che sia pretendere un po' troppo.

    Scusa, Paolo, forse mi sono espressa male; effettivamente quello che volevo intendere era Off Topic.
    Mi spiego: il mio discorso stava a significare che nelle mie scelte del passato ho dato la priorità a ciò che mi interessava e a ciò che avrei voluto effettivamente studiare... Ho fatto ciò che mi avrebbe reso felice.
    Ora che sono giunta quasi al termine, mi rendo perfettamente conto che aspirare a determinate professioni, in un paese come il nostro, nella realtà che viviamo tutti i giorni, sarebbe estremamente utopistico, tant'è vero che non spero più di diventare insegnante, come non spero di potermi dedicare nello specifico a ciò su cui si è orientato il mio corso di studi....
    Sinceramente non aspiro a trovare un lavoro che mi piace perchè mi rendo conto che in una realtà come quella del nostro paese sarebbe impossibile...
    (Nonostante io continuo a sostenere che vivere svolgendo un'attività che non piace sia terribilmente deleterio per l'essere umano, senza considerare che il senso di frustrazione che ne deriva provoca gravi problemi)
    Ciò a cui mi riferivo è la situazione dei lavoratori precari del nostro paese, sia che siano ricercatori, sia che siano dipendenti in un call center; e ciò a cui mi riferivo è l'unica situazione con la quale i giovani italiani, laureati e non, si trovano ad avere a che fare, salvo qualche raro caso.
    Purtroppo non vedo volontà da parte dello stato di frenare questa cosa.

    Mi scuso nuovamente se sono andata troppo OT.


  • Super User

    Posso capire purtroppo la tua sofferenza e senza dubbio concordo su quanto sia deleterio far qualcosa che non piace.
    Purtroppo ci troviamo in questa condizione.

    La flessibilità del lavoro al contempo so benissimo che non piace a nessuno di chi è parte lavorante..... ma anche qui è il mercato a richiederla. Mi spiego: in una economia come la nostra essenzialmente aperta al mondo la competitività del sistema aziende é fattore determinante del complessivo benessere nazionale.... niente competitività, niente economia nazionale, stop all'attuale situazione di tuttosommato benessere nazionale.
    Il nostro paese essenzialmente manifatturiero si trova a scontrarsi con le economie produttive di altre nazioni dove il costo della manodopera è minimo, le tutele dei lavoratori non esistono. Il nostro sistema di tutela forte del posto fisso, salario "grasso", rigidità del marcato del lavoro va istantaneamente in crisi di fronte a concorrenti del genere. Inutile tentare di recuperare sotto il profilo di tutti gli altri costi aziendali quando per le aziende manifatturiere il costo del lavoro è uno dei costi più importanti e la risposta ultraflessibile è una delle leve importanti per combattere.
    O anche noi introduciamo flessibilità nel mercato del lavoro o le nostre aziende vengono espulse dal mercato con ovvio fallimento dell'economia nazionale.

    Dunque una globalizzazione a discapito spesso dei lavoratori, ma anche di molti imprenditori, vedo con i miei occhi.

    Tutti saremmo felici della situazione lavorativa tuttosommato garantita di venti-trenta anni fa... peccato che quella derivava dalla stratificazione di anni "grassi" di boom economico.... oggi non c'è più e le popolazioni occidentali dovrebbero essere rese conscie dai propri governi che il loro futuro tenore di vita scenderà magari anche non poco.

    La prossima riunione G20 è di per se sintomo di questo movimento all'indietro delle nostre economie a favore di altre. Fare passi verso la rigidità del lavoro purtroppo significherebbe ancor più impoverire quella poca forza che resta alle nostre economie.

    Non sono un economista, ma la vedo purtroppo grigia e mi spiace che alla fin fine chi ne faccia le spese siano le persone che hanno fatto immani sforzi per emergere.

    Mi scuso anche io per l'off topic.

    Paolo


  • Super User

    Mi scuso anche io per l'off topic.Ma quale off topic!
    Siamo noi che ti ringraziamo per le tue profonde, spietatamente crudeli ma realistiche analisi.

    Le cose in effetti stanno così e questa situazione è strettamente collegata al futuro dei nostri laureati, alle loro aspettative professionali ed occupazionali.

    Credo che quanto hai aggiunto nei tuoi post possa essere considerato un importante completamento di quanto sino ad ora espresso nel topic; l'intervento dello stato nel finanziare la ricerca e l'istruzione non può prescindere da questi aspetti.
    Personalmente mantengo opinioni fortemente critiche sui decreti, nel merito e nel metodo, (continuo a pensare cioè che questo Governo approfitti di questa emergenza per altre finalità) ma non vi sono dubbi che un incisivo intervento per combattere sprechi e clientele appaia improcrastinabile.


  • User

    @i2m4y said:

    La flessibilità del lavoro al contempo so benissimo che non piace a nessuno di chi è parte lavorante..... ma anche qui è il mercato a richiederla. Mi spiego: in una economia come la nostra essenzialmente aperta al mondo la competitività del sistema aziende é fattore determinante del complessivo benessere nazionale.... niente competitività, niente economia nazionale, stop all'attuale situazione di tuttosommato benessere nazionale.
    Il nostro paese essenzialmente manifatturiero si trova a scontrarsi con le economie produttive di altre nazioni dove il costo della manodopera è minimo, le tutele dei lavoratori non esistono. Il nostro sistema di tutela forte del posto fisso, salario "grasso", rigidità del marcato del lavoro va istantaneamente in crisi di fronte a concorrenti del genere. Inutile tentare di recuperare sotto il profilo di tutti gli altri costi aziendali quando per le aziende manifatturiere il costo del lavoro è uno dei costi più importanti e la risposta ultraflessibile è una delle leve importanti per combattere.
    O anche noi introduciamo flessibilità nel mercato del lavoro o le nostre aziende vengono espulse dal mercato con ovvio fallimento dell'economia nazionale.

    Dunque una globalizzazione a discapito spesso dei lavoratori, ma anche di molti imprenditori, vedo con i miei occhi.

    Tutti saremmo felici della situazione lavorativa tuttosommato garantita di venti-trenta anni fa... peccato che quella derivava dalla stratificazione di anni "grassi" di boom economico.... oggi non c'è più e le popolazioni occidentali dovrebbero essere rese conscie dai propri governi che il loro futuro tenore di vita scenderà magari anche non poco.

    Paolo, sono totalmente d'accordo con te. Hai centrato quello che è il punto centrale dell'attuale situazione politica-economica. E' in corso una ristrutturazione dell'idea dello stato. Sta morendo la vecchia visione, di stato pesante, con una spesa pubblica alta ecc ecc. Per essere precisi, in termini economici, sta accadendo quello che era già successo negli anni 80, quando venne accantonata la visione "Keynesiana", dopo l'affermazione delle destre, Thatcher e Reagan. Tutto questo riadattato alla moderna situazione economica e politica.
    Questo processo porta a cambiamenti drastici in tutto il sistema. Nel mercato del lavoro per esempio, nel quale ormai non esiste più il posto fisso garantito a vita come c'era prima, detto in parole povere. Sono consapevole dell'impopolarità di tali affermazioni, ma mi ci sono abituato. Questa è la realtà e bisogna prenderne atto. Questi cambiamenti sono arrivati anche al sistema scolastico e universitario, e la legge 133, ne è la diretta espressione. Gli stati nazionali hanno accumulato un debito pubblico sproporzionato, e questo è il punto di rottura. I bilanci degli stati devono essere risanati, non ci sono altre strade se non quelle della riduzione della spesa pubblica. Da questo ne derivano delle conseguneze ben precise, come quella di lasciare sempre più spazio al privato per ridurre le spesa pubblica, migliorare l'efficienza degli enti pubblici, anche attraverso politiche di aziendalizzazione, come è avvenuto per le aziende sanitarie locali. Questa è l'unca strada percorribile. Cosa ne pesni Paolo?

    Cara Gaetanuzza, io non mi riferivo a te quando parlavo di pecore al pascolo, che sfilano numerose per le strade delle città, protestando senza sapere manco loro su cosa. Spero solo che non rivedi te stessa in questa descrizione.


  • Super User

    Penso che sia tristemente vero.

    Lo san tutti che io sono per un mercato il più possisbile libero e per uno stato il meno possibile presente nell'economia.
    Sono anche per l'intervento privato ogniqualvolta possa essere più efficiente di quello pubblico anche nei servizi pubblici.

    Personalmente odio la pretesa del cittadino di vedersi garantita la propria condizione sociale per il sol fatto di essere appunto cittadino... ognuno la sua parte se la dovrebbe guadagnare e se le condizioni cambiano dovrebbe adeguarsi.
    Posso però capire che altri possono non essere contenti di vedersi meno garantiti.

    Paolo