• Super User

    Ciao e benvenuto,

    purtroppo non posso per ora rispondere al tuo lungo quesito. La cosa è abbastanza lunga e necessita anche di spiegare il concetto di utilizzo delle prestazioni (alcune volte). Mi capirai dunque.
    Sarebbe corretto predisporle con il tuo commercialista queste informazioni di base tracciandole in una griglia che ti consenta la definizione del sito web, prima di farlo.


  • User

    Grazie della risposta immediata :ciauz:(apprezzo sempre un "feedback" immediato ad una domanda).

    Il maggior problema che ho riscontrato negli ultimi mesi è che non trovo da nessuna parte una schematizzazione precisa e chiara di come ci si debba comportare per vendere a privati ed aziende in Italia e all'estero (ecco perchè ho preparato questi 6 scenari).

    Ho provato anche a consultare un paio di tabelle presenti sul web e citate da più parti (se non erro anche da fiscooggi) ma non sono esaurienti: mancano le casistiche di vendite effettuate a privati ed aziende extraue.

    Inoltre: il CF non esiste in tutto il mondo, la P.IVA non ne sono sicuro, etc...

    Sono partito da una buona idea (o almeno la reputo tale) e, sacrificando parecchio tempo libero, ho creato tutta la parte tecnica necessaria per il mio sito. Diciamo che sono al 90% del lavoro. Mi sono poi informato su come implementare la parte degli ordini e dei pagamenti, ed ecco lo scoglio. E non vorrei andare dal commercialista finchè il mio "sito" non sia pronto.

    Cosa ho scoperto fino ad ora:
    A) Trattandosi di Commercio Elettronico Diretto (vendita di servizi via web) non si può equiparare alla vendita per corrispondenza, cosa che avviene invece per il Commercio Elettronico Indiretto (vendita di beni)

    B) Conseguenza del punto A, non basta usare il registro dei corrispettivi (come per il Com. El. Ind.) ma serve comunque la fattura.

    C) Se vendo ad un Italiano applico l'IVA del 20%, se vendo ad un Europeo della UE applico l'IVA del suo Paese, altrimenti (extra UE) applico il prezzo senza IVA

    D) Il punto C si applica se si è in grado di dimostrare che il servizio viene fruito nel paese dell'acquirente

    E) Il mio problema è: ad un privato Italiano posso chiedere il CF e ad uina ditta Italiana posso chiedere sia il CF che la P.IVA per fatturare e registrare i miei clienti.
    MA fuori dall'Italia????

    Nel frattempo continuo a cercare e, una volta fugati i miei dubbi, voglio assolutamente creare una bella tabella che aiuti tutti quelli che hanno/avranno i miei stessi problemi.

    Saluti a tutti,
    Romano


  • Super User

    Una accurata descrizione la trovi in "imposta sul valore aggiunto" di R. Portale, ed. il sole 24 ore, X ed., gennaio 2007, 67 euro, a commento dell'art. 7.


  • User

    Ok.

    Domani vado a cercare questo libro e spero di chiarire tutti i dubbi rimasti.

    Grazie,
    Romano


  • User

    @Romano said:

    C) Se vendo ad un Italiano applico l'IVA del 20%, se vendo ad un Europeo della UE applico l'IVA del suo Paese, altrimenti (extra UE) applico il prezzo senza IVA

    D) Il punto C si applica se si è in grado di dimostrare che il servizio viene fruito nel paese dell'acquirente

    E) Il mio problema è: ad un privato Italiano posso chiedere il CF e ad uina ditta Italiana posso chiedere sia il CF che la P.IVA per fatturare e registrare i miei clienti.
    MA fuori dall'Italia????

    Nel frattempo continuo a cercare e, una volta fugati i miei dubbi, voglio assolutamente creare una bella tabella che aiuti tutti quelli che hanno/avranno i miei stessi problemi.

    Il discorso del punto C non ha valore: come puoi dimostrare che il servizio/bene viene fruito nel paese dell'acquirente? E' una cavolata all'italiana. Non è dimostrabile perché un venditore non è il Fisco e non ha gli strumenti né i poteri per "dimostrare" nulla. Al massimo ci si deve accontentare da una dichiarazione dell'acquirente al quale si dice che se dichiara di voler usare il servizio/bene nel proprio paese non dovrà pagare l'IVA italiana. Naturalmente quello subito risponde che vuole usare il bene/servizio nel proprio paese e siamo a posto.

    Comunque l'idea della tabella è ottima. Io ne ho fatto una per i servizi di traduzione (ero un traduttore) ma a modo mio, tendando di rendere le spiegazioni semplici e sostenute da articoli di legge, con in fondo un riassunto per i più pigri. Naturalmente, è stata poi corretta da un esperto. I colleghi mi dicono che è chiarissima. Se siete interessati, possiamo allargarla a tutti i casi di vendita di beni e servizi e metterne una copia sulla pagina che segue e altre dove volete.

    http://www.vernondata.it/langit/applicazione-iva.html

    Valeria


  • User

    i@Romano said:

    C) Se vendo ad un Italiano applico l'IVA del 20%, se vendo ad un Europeo della UE applico l'IVA del suo Paese, altrimenti (extra UE) applico il prezzo senza IVA

    D) Il punto C si applica se si è in grado di dimostrare che il servizio viene fruito nel paese dell'acquirente

    E) Il mio problema è: ad un privato Italiano posso chiedere il CF e ad uina ditta Italiana posso chiedere sia il CF che la P.IVA per fatturare e registrare i miei clienti.
    MA fuori dall'Italia????

    Nel frattempo continuo a cercare e, una volta fugati i miei dubbi, voglio assolutamente creare una bella tabella che aiuti tutti quelli che hanno/avranno i miei stessi problemi.

    Il discorso del punto C non ha valore: come puoi dimostrare che il servizio/bene viene fruito nel paese dell'acquirente? E' una cavolata all'italiana. Non è dimostrabile perché un venditore non è il Fisco e non ha gli strumenti né i poteri per "dimostrare" nulla. Al massimo ci si deve accontentare da una dichiarazione dell'acquirente al quale si dice che se dichiara di voler usare il servizio/bene nel proprio paese non dovrà pagare l'IVA italiana. Naturalmente quello subito risponde che vuole usare il bene/servizio nel proprio paese e siamo a posto.

    Comunque l'idea della tabella è ottima. Io ne ho fatto una per i servizi di traduzione (ero un traduttore) ma a modo mio, tendando di rendere le spiegazioni semplici e sostenute da articoli di legge, con in fondo un riassunto per i più pigri. Naturalmente, è stata poi corretta da un esperto. I colleghi mi dicono che è chiarissima. Se siete interessati, possiamo allargarla a tutti i casi di vendita di beni e servizi e metterne una copia sulla pagina che segue e altre dove volete.

    http://www.vernondata.it/langit/applicazione-iva.html

    Valeria


  • Super User

    @venividi said:

    E' una cavolata all'italiana. Non è dimostrabile perché un venditore non è il Fisco e non ha gli strumenti né i poteri per "dimostrare" nulla.

    Il principio del luogo di utilizzo è uno dei principi posti dalla direttiva comunitaria che regola l'Iva.

    Non denigriamo sempre il nostro Paese.

    Paolo


  • User

    Caro i2m4y,

    sono l'ultima persona a denigrare l'Italia, proprio l'ultima credimi.

    Ma forse non mi sono spiegata bene. La cavolata alla quale mi riferivo è quella di pretendere che si dimostri che il bene/servizio verrà usato all'estero. Non credo sia il Fisco a pretenderlo, anche se l'articolo rimane abbasxtanza nebuloso, ma il / la commercialista. Per coprirsi la schiena, penso.

    Valeria


  • Super User

    No, è proiprio la norma di legge che introduce (su indicazione di quella direttiva) il concetto di luogo di utilizzo in alcuni casi. Come hai ben capito alle volte trattasi di una prova diabolica.

    Paolo


  • User

    @i2m4y said:

    No, è proiprio la norma di legge che introduce (su indicazione di quella direttiva) il concetto di luogo di utilizzo in alcuni casi. Come hai ben capito alle volte trattasi di una prova diabolica.

    Paolo
    Allora prima di esprimermi vorrei dare un'occhiata alla Direttiva. Credo di averla già vista tempo fa, ma se mi dai un'indicazione mi fai risparmiare tempo.
    A volte succede che un paese UE nell'applicare una direttiva introduca norme più restrittive.

    Valeria


  • Penso sostanzialmente che al di là di tabelle l'utente avesse questo problema:

    IL CLIENTE PRIVATO PRESENTE IN UE, HA IL CODICE FISCALE?, BISOGNA RICHIEDERLO?, O BASTA SCRIVERE NOME COGNOME E INDIRIZZO?

    Non si riesce a trovare risposte a questo dilemma


  • Super User

    Non va richiesto. Legittimamente potrebbe neppure averlo perchè magari nel suo stato non è nemmeno previsto.

    Diverso il caso del cliente UE soggetto passivo Iva.... si chiederà sempre tale numero e si comunicherà il proprio.


  • Già è così....ho pubblicato anche un post con un articolo sulla legge clienti/fornitori, dove si evince ciò.
    Cmq veramente onore a chi fa il vostro lavoro!!....per trovare una legge mi so quasi esaurito 🙂
    Grazie mille.


  • User

    Prima di tutto: grazie. Il bello di questo forum (e che lo rende migliore di altri sul web) è che prima o poi una risposta arriva ad ogni quesito.

    Alla fine ho aperto la P.IVA e ho contattato un commercialista, molto preparato in generale, ma la sua conoscenza dell'ecommerce è ancora "in fieri"...

    Se ho capito bene dal penultimo post:

    • ad un cliente privato non residente in Italia (quindi indipendentemente dal fatto che sia UE o extra-UE) non devo chiedere altro che nome, cognome, indirizzo... Nessuna richiesta di VAT number e/o CF;
    • ad una azienda in UE devo richiedere il VAT number (alias P.IVA);
    • ad una azienda Extra-UE non devo richiedere alcun VAT number (alias P.IVA), solo i contatti della azienda a cui devo fatturare (nome, indirizzo, contatti)È corretto?

    Scusate, ma è proprio l'ultimo dubbio (almeno spero). E devo modificare di conseguenza il form di ordine online.

    Grazie mille,
    Romano


  • Super User

    ad un cliente privato non residente in Italia (quindi indipendentemente dal fatto che sia UE o extra-UE) non devo chiedere altro che nome, cognome, indirizzo... Nessuna richiesta di VAT number e/o CF;

    SI, hai capito

    ad una azienda in UE devo richiedere il VAT number (alias P.IVA);

    SI,e devi anche comunicare il tuo;

    ad una azienda Extra-UE non devo richiedere alcun VAT number (alias P.IVA), solo i contatti della azienda a cui devo fatturare (nome, indirizzo, contatti)
    È corretto?

    SI.

    Questa comunque è normale operatività commerciale IVA con l'estero.... non ha particolarità e-commerce la cui preparazione può essere "in fieri".

    Paolo


  • Vero vero, una risposta arriva sempre......io ad esempio non sapevo che se compro da una nazione extra ue non dovevo chiedere il vat number, ora lo so, perchè se il concetto è che se devo fatturare io non lo devo chiedere, penso valga anche se devono fatturarmi loro 🙂

    ps: Scusate la curiosità, ma che significa "in fieri"????

    ps2: Se comprate dalla Germania chiedete dell' ust number non vat 😉


  • User

    SALVE, il mio commercialista dice che dovrei farmi dare una specie del nostro codice fiscale per i privati UE . ma è possibile? nn mi sembrava molto convinto pero! con la nuova legge fiscale del 2008 è obbligatorio il codice fiscale per i privati italiani per per i privati UE?
    grazie

    @i2m4y said:

    ad un cliente privato non residente in Italia (quindi indipendentemente dal fatto che sia UE o extra-UE) non devo chiedere altro che nome, cognome, indirizzo... Nessuna richiesta di VAT number e/o CF;

    SI, hai capito

    ad una azienda in UE devo richiedere il VAT number (alias P.IVA);

    SI,e devi anche comunicare il tuo;

    ad una azienda Extra-UE non devo richiedere alcun VAT number (alias P.IVA), solo i contatti della azienda a cui devo fatturare (nome, indirizzo, contatti)
    È corretto?

    SI.

    Questa comunque è normale operatività commerciale IVA con l'estero.... non ha particolarità e-commerce la cui preparazione può essere "in fieri".

    Paolo


  • User

    SALVE, il mio commercialista dice che dovrei farmi dare una specie del nostro codice fiscale per i privati UE . ma è possibile? nn mi sembrava molto convinto pero! con la nuova legge fiscale del 2008 è obbligatorio il codice fiscale per i privati italiani per per i privati UE?
    grazie


  • Super User

    Non mi risulta nessun obbligo di codice fiscale da acquisire dall'estero.
    I privati esteri potrebbero legittimamente non avere un codice di tale natura..... e da noi sarebbe del tutto inutile in quanto anche per l'"elenco clienti e fornitori" ci si deve limitare all'indicazione delle operazioni italiane e dunque non serve avere quel dato per i privati esteri.

    Paolo


  • User

    Grazie per la risposta!
    infatti era inutile anche per me chiedere altri dati a clienti UE.
    Dunque basta solo la semplice fattura ivata al 20% e via..
    Se possibile avrei un altro dubbio..
    Sono titolare di un sito di e.commerce.
    Il mio commercialista dice che non devo avere nessun registro, basta che ogni mese gli porto fatture di vendita e acquisto e poi ci pensa lui a registrarle e a fare il calcolo iva. molti pero' mi dicono che cmq devo avere un registro dei corrispettivi e degli acquisti in cui annotare giorno x giorno tutto. per la registrazione delle fatture invece faccio sempre doppia copia e le metto in una cartella apposita.
    Ma è normale che io debba avere solo le copie delle fatture e nessun registro contabile?
    non so mi sembra strano.
    Poi mi ha detto che le fatture al cliente sono obbligatorie e sempre con il codice fiscale. io invece sapere che era obbligatorio farla per registrazione ma era facoltativo darla al cliente se non sotto sua esplicita richiesta. ad ogni modo l'obbligatorietà è a gennaio 2008 no?!
    Ultima cosa: visto che si tratta di commercio elettronico e i pagamenti arrivano quasi sempre 2-3 gg dopo l'acquisto la registrazione e quindi la data in fattura e nei registri contabili deve riportare la data di spedizione o quale?
    Grazie per una risposta
    Antonio