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Il nuovo "boom" dei siti Internet nel 2021 e nella Pandemia, parliamone!
Spero sia la questione giusta, stavo per scrivere una di quelle lunghe riflessioni che di solito posto sul mio profilo facebook per sfogo ma poi ho pensato: parlarne su connect con persone che fanno il mio stesso lavoro forse è più appagante e liberatorio
Allora, da oggi sono due anni che mi sono rimesso in pista con la programmazione, ringrazio qualche dio dimenticato per aver avuto una formazione di eccellenza 15 anni fa in una scuola professionale europea per programmatori.
Da due anni (dopo essermi affacciato nel mondo SEO 5 anni fa) ho ripreso a studiare i nuovi linguaggi, imparare di nuovo e innamorarmi del codice con tutte le sue sfaccettature; da subito ho collezionato contatti e di conseguenza nuovi clienti, non mi posso lamentare. Non ho avuto neanche particolari difficoltà avendo avuto una buona formazione in passato.
Da mesi (forse più di un anno) alcune aziende con ottima gestione del commerciale mi hanno iniziato a mandare dei clienti molto particolari: aziende che hanno un sito web gestito da cani a cui servono re-design sulla UX/UI e fix SEO, sono ovviamente felicissimo perché è il pane che mi permette di pagare le bollette e vivere dignitosamente, dall'altro lato ogni giorno ne appare una nuova.
Fondamentalmente tutti i siti che mi capitano sotto mano hanno gli stessi errori ricorsivi: sono tutti fatti con wordpress (nulla di male), utilizzano tutti dei builder e tonnellate di plugin (90% delle volte inutili).
C'è lo stesso pattern: SEMPRE.Non c'è mai una best pratice, non c'è mai un commento o uno spunto / documentazione lasciata al cliente, è tutto all'acqua di rose, molte volte i siti si rompono da soli al primo update automatico del core.
Poi non farò nomi, ma da curioso cronico quale sono ho sempre dato n'occhiata su facebook alle persone che c'erano prima di me, puntualmente con il cerca li ritrovo nei gruppi di aiuto wordpress o sul gruppo di aiuto wp di telegram, tutti che fanno le stesse domande che potrebbero essere risolte con un minimo di studio del codice, davvero MINIMO.
E qui arriviamo al punto, perché le aziende si lasciano abbindolare dai sedicenti professionisti ? Perché è così difficile per un'azienda capire qual è il professionista che fa al caso loro?
Capisco benissimo il "vabbè c'è più lavoro per i professionisti per mettere le toppe", ma a mio parere non è giusto, voglio che anche "gli improvvisati" lavorino visto che è un diritto di tutti, dall'altro lato è davvero avvilente che non ci sia uno slancio culturale nel paese per tutelare le aziende stesse a non buttare i soldi.
Perché mettiamo caso produco stoffe (faccio un esempio realistico ma non accaduto), ho bisogno di una vetirna per il mercato cinese e decido di fare un portfolio: chiamo un'agenzia di comunicazione che mi appioppa un junior dev a cui daranno 300€ per 1200€ sito - comunicazione - gestione social 2 mesi. Si fidano, hanno il loro sito vetrina.
Questo sito dopo un anno implode, mandano a quel paese l'agenzia che gli ha fatto il lavoro e spendono il doppio per un professionista che mette le toppe.Ora, ripetiamo questo scenario per la stragrande maggioranza delle PMI e aziende sparse, ma quanto si sta rallentando il paese per tutta questa massa di improvvisati?
Perché questo discorso ovviamente si ripercuote in centinaia di ambiti dove c'è sempre il discorso della pappa pronta.Con la pandemia poi il fenomeno si è acuito, la gente è a casa e si è accorta che mancava di botto la digitalizzazione, che forse era il momento di sbarcare su internet. Domanda e offerta quindi sono andati alle stelle, anche questa è una conseguenza di "tanti improvvisati".
Concludo con la riflessione, non voglio fare elittarismi o classismi, io sono felice che qualcuno possa guadagnare da una passione. Dall'altro lato mi fa tanta tristezza che PER CULTURA e forma mentis in Italia ci sia il concetto del "mi arrangio", cercando di mettere le toppe qua e là, preferendo l'approccio cerco su stack overflow (quando va bene) senza leggere mai un minimo la documentazione (e l'ho fatto spesso anche io! ); credo che per aiutare questo paese serva in primis uno switch culturale, la definizione dei ruoli nei processi di produzione, dei sistemi che possano stabilire la qualifica di una persona.
Siamo in una Giugnla, a molti va bene così, ma più ci penso e più credo che viviamo male un po' tutti per questo eccesso di "entropia lavorativa", una concatenazione di cause ed effetto che mandano a rotoli decine di realtà, anche distanti tra loro.
E niente.
Scusate lo sfogo, non ho soluzioni ma avevo un post da scrivere, un post scritto dopo l'ennesimo cliente mandato a cui l'ennesimo builder brutto aveva causato lo sputtanamento di tutto il layout dell'ennesimo sito vetrina uguale spiccicato
Btw, parliamone!
2 Risposte -
@daniele-diegidio intanto lo sposto in una sezione che mi sembra migliore: Internet News
Perché è una buona riflessione e possiamo vedere cosa esce
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È un argomento molto bello e molto complesso.
Le aziende non sono in grado di valutare e ovviamente non capiscono perché una persona ti chiede 10 e una 100. E non hanno riferimenti per capirlo.
Ma anche un professionista, davanti a un preventivo, fa fatica.
Immagina la voce Keyword Strategy. Ci sono tanti modi di farla, tanti diversi impiegi di tempo e risorse.
Secondo me non se ne esce e sono state tante le proposte di fare "associazione" che per molti versi è utile e per altri è un ritorno al passato.
Come si può fare?
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Il problema del "cuggino" è sempre esistito.
Purtroppo il mondo della rete si rifà a quello "offline" dove sono sempre esistiti professionisti e "meno professionisti".I software "precostituiti" han dato un ottimo accesso alla "rete" a persone (ed aziende) che non ci sarebbero mai entrate... ricordo il 1997 dove solo per registrare il nome dominio ci volevano 100 mila lire!
Ora, la mia esperienza mi ha fatto capire che l'accesso "facile" ha portato maggiori clienti "scontenti" che una volta compreso l'errore decidono di rivolgersi ad un professionista... quindi non è tutto un male.
Certo che dall'altro canto abbiamo una serie di aziende che si sentono deluse e perdono un sacco di denaro.. ma se pensano di arrivare in rete spendendo 50 euro forse non sono buoni clienti. Purtroppo manca una cultura di base... e l'idea che accedere alla rete sia a costo zero è molto (troppo) diffusa.
La cosa che mi fa inc....re è invece il comportamento di determinate "agenzie" che fanno lavori scadenti a prezzi assurdi.... e, se il cliente chiede qualcosa di differente dallo standard... si rivolgono a terzi...
Io oramai vivo su clienti storici o su agenzie che non conoscono tutto quello che serve.
Non disperare @daniele-diegidio se semini bene raccoglierai bene. Ti prego se apri un agenzia con @Cristiano-0 non fate l'errore di pensare al soldo facile.. lavorate bene, ed alla fine otterrete di più
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@daniele-diegidio Ciao Daniele, interessante riflessione, parecchio!
Sollevi un problema culturale non indifferente in questo Paese.Per esempio un risparmiatore italiano medio se decide di investire sceglie per un buon 60/70% di farlo tramite una banca anziché un professionista, non perché non si fida del professionista ma perché si fida solo e dico solo della sua banca dove non ci sono figure specializzate al servizio del risparmiatore.
Questo perché in Italia manca la cultura finanziaria, perché solo con la conoscenza si puo distinguere la differenza tra i vari livelli di professionalità.
Finalmente grazie alla pandemia la ruota sta cambiando e il governo addirittura ha lanciato un sito per guidare i cittadini alla conoscenza finanziaria.La questione sta appunto nella carente cultura generale della conoscenza.
Il web non fa eccezione, le imprese medio-piccole e molte grandi non fanno eccezione ma questa pandemia ha dato il via ad una serie di cambiamenti obbligatori capitanati dalle nuove tecnologie digitali (AI, machine learning, G5, data driven etc) dove le imprese per prime dovranno puntare sulla professionalità delle risorse a cui affidare i salti qualitativi richiesti sapendo di rischiare l’esclusione dalla fetta di una torta del mercato globale.Ma i primi passi sono i più difficili, confusi e noi siamo nel bel mezzo di questa fase transitoria.
È una grande opportunità da cogliere proprio per tutti i professionisti seri di partecipare a questo grande passaggio culturale, accettando il ritardo e lavorare con slancio per superarlo.
Io sono molto fiduciosa !