• User

    @giorgiotave bah... non si presentano esempi, per cui è difficile opinare il caso specifico.
    Per quanto mi riguarda, il motivo per cui Google non comprende i dati strutturati è dovuto alla loro incorretta implementazione.
    Per quello, utilizzare Sitebulb o Screamingfrog per auditarli è importante. A volte basta un semplice errore di “grammatica” nel JSON-LD per renderlo illeggibile da parte del crawler.


  • Contributor

    Io ho da sempre una posizione "utilitarista" ai dati strutturati.

    Se mi danno una rich snippet o un qualche tipo di beneficio diretto (knowledge panel, etc.), allora li implemento.

    Altrimenti no.

    Non ho mai provato il markup Speakable per varie ragioni (per primo il fatto che l'utente non arriva sul mio sito, ma interagisce con il mio contenuto nel giardinetto recintato di Google e la cosa non mi piace affatto), ma se non funziona ha perfettamente ragione Giovanni.

    Oltretutto questa confusione in casa Google non è affatto incoraggiante.


  • User Attivo

    Ciao a tutti, cerco di spiegare meglio il mio tweet 🙂
    Nel sito di cui parlo avevo inserito circa 7 schemi differenti nel 2016 e mantenuti fino a ieri, tra rating star, localBusiness, speakable, Person ed altri. @gfiorelli1 chiaramente testati e verificati con il tool ufficiale di Google.

    • Il rating come sappiamo dopo breve Google lo ha tolto dalle serp tranne che per poche tipologie di content.
    • Speakable non lo ha mai considerato.
    • Organization era gerarchizzato con localbusiness e person e Google non ha mai capito una cippa... Mi metteva come fondatore di una società che ho acquistato e non è scritto da nessuna parte che l'ho "fondata". Inoltre, nel mio knowledge graph metteva solo l'età tra le tante altre info rilevanti che fornivo, quindi il risultato era povero e poco informativo.

    Insomma, Google prende quello che gli fa comodo e mostra quello che vuole lui. Ho quindi preferito fare tabula rasa. Ho inoltre la forte sensazione che Google usi i dati strutturati solo per allenare la sua AI a riconoscere i contenuti, che poi abbandonerà in futuro.

    Perché devo sbattermi per fare un piacere a lui se non ho nulla in cambio?


  • Contributor

    Anche io sono abbastanza allineato con @johnnyburnhell.

    In linea generale, se vuoi che addestro le tue reti neurali... allora mi paghi per farlo.

    Lo stesso ragionamento ad esempio lo faccio sui rel nofollow/ucg/sponsored. Vado di nofollow e via, così le linee guida sono formalmente rispettate... e ci pensi Google se è così intelligente a distinguere se è un link che vale comunque la pena inserire nel link graph oppure no.

    Io di certo non spendo neanche un secondo del mio tempo per lavorare gratis all'addestramento di algoritmi per un'azienda terza.


    alessandro_dandrea 1 Risposta
  • Contributor

    @SeoWebCoach ha detto in Dati Strutturati: c'è chi li rimuove completamente perché Google sbaglia!:

    ed io invece le utilizzo a mio favore per "staccare" i competitor ed essere tra i primi a cavalcare l'innovazione tecnologica.

    Sono con te su questo. Se si possono usare per avere un vantaggio, allora è giusto farlo.

    Ma bisogna capire bene se e come l'implementazione dei markup porta a vantaggi.

    Ad esempio, nel caso di Speakable, a parte l'effetto "wow", non porta ad effettivi vantaggi per il sito che lo implementa.

    Immagina un sito di ricette, che campa di advertising.

    Che vantaggio ne ha se la sua ricetta viene letta dall'assistente vocale? Niente impressioni dei banner, resta tutto in casa da Google.

    Uno potrebbe anche fare dell'hacking ed inserire del product placement nelle sue ricette, in modo che Google sia costretto a "leggere" questo o quel brand. Ma si tratta di una cosa ancora terribilmente di nicchia e non una reale opportunità.

    Ed è tutto da vedere se fra qualche anno ci sia ancora o non sia sfumato tutto.

    Una cosa del genere richiede grossi investimenti (tecnologici, logistici e commerciali) e se sfuma nel giro di pochi anni, allora non vale neanche la pena mettersi.

    I tempi del web "sperimentale", quelli in cui Google faceva un vento e tutti si buttavano a pesce a pasticciare col nuovo giochino per puro spirito di avventura, sono belli che finiti.


  • User Attivo

    @kal ha detto in Dati Strutturati: c'è chi li rimuove completamente perché Google sbaglia!:

    Vado di nofollow e via, così le linee guida sono formalmente rispettate... e ci pensi Google se è così intelligente a distinguere se è un link che vale comunque la pena inserire nel link graph oppure no.

    Per quello, a mio avviso, non ha nemmeno senso il nofollow, se non in casi particolari e comunque interni al sito, e comunque sempre meno presenti.
    O linki, o se devi mettere un link esterno di cui non ti fidi, allora non linki. Citi e basta.


    kal 1 Risposta
  • Contributor

    @aledandrea beh dai, ci sono molte ragioni per mettere i nofollow. Sui publiredazionali, oppure sul contenuto generato dagli utenti...

    Ma sui link editoriali concordo con te.


    alessandro_dandrea 1 Risposta
  • Moderatore

    Mi sembra molto una boutade.
    La cosa però che mi fa ridere è che in quel ca**o di sito che Google non sta indicizzando, abbiamo fatto una totale revisione dei contenuti e inserito diverse FAQpage... l'unico snippet prodotto in modalità FAQ è quello dove il programmatore si era dimenticato di mettere schema.org.

    Addio 😉


  • Admin

    Io per i rating ho notato che Google ha apportato cambiamenti senza dire niente e di fatto ha aggiunto un campo required sotto banco.

    Dopo averlo "fixato" sono riapparse le stelline. Quindi anche li in molti verticali non era stato in realtà tolto, ma la modifica sottobanco passata inosservata aveva fatto tabula rasa.

    Sul "nofollow" beh lasciamo stare. Ho già detto a più riprese e da anni come la penso. Non ho cambiato idea.

    Sulle informazioni non esaustive anche avete ragione da vendere e poi è anche un po' quello che succede con i panel dettati da Wikipedia...dove ognuno può fare bello e cattivo tempo modificando la scheda in modo arbitrario. Spesso sembra brutto dirlo, ma è meglio non essere presente in alcun modo perché è più il rischio di info poco accurate che di un reale beneficio.

    Certo non è vero in senso assoluto, ma il rischio c'è e non credo che @johnnyburnhell sia l'unico ad essersi trovato di fronte a informazioni inaccurate/incomplete senza possibilità di fare molto.


  • User Attivo

    @kal no certo, le ragioni ci sono, ma ci sono perché Google dice delle cose e poi, all'atto pratico, ne fa delle altre.
    Se fossero in grado di distinguere bene i link a pagamento, oppure quelli generati dagli utenti, il nofollow tecnicamente non sarebbe necessario.

    Mi spiego meglio: un publiredazionale in follow o un forum con la firma in follow sono sostanzialmente due errori. Se però Google fosse coerente con quanto dice, dovrebbe poter essere in grado da solo di valutare se i due contenuti sono utili o meno, a prescindere dal loro potere manipolatorio sull'indice.

    In questo senso, era interessante la mossa di dichiarare che il nofollow è solamente un consiglio e non una direttiva, perché è una mossa che, a mio parere, va proprio in questa direzione.

    Intendevo dire questo 🙂