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- Parlare di ripartenza fa bene alla comunicazione post covid delle aziende?
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Concordo, lo trovo stucchevole.
Ci sono diverse ragioni che mi spingono a pensare che non sia una buona idea spingere su quel tasto.
La prima è molto pratica: se TUTTI comunicano in quel modo, che fai? Ti adegui e ti rendi anche tu indistinto nella massa?
E' una pessima idea proprio di base a livello di comunicazione.
In secondo luogo: evocare la ripartenza significa evocare lo stop. Significa ricordare alla gente il momento difficile che si è passato. In maniera subdola stai associando il tuo brand ad un momento di sofferenza collettiva. No buono.
E' vero che da un lato "devi crederci" altrimenti non riparti più. Ed è proprio mostrando ottimismo che la profezia si auto-avvera... ma ci può essere un modo per essere ottimisti e comunicare energia:
- senza appiattire la propria comunicazione su luoghi comuni
- senza rievocare momenti o concetti negativi
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@kal sono d'accordissimo sull'appiattimento della comunicazione, che è forse il principale problema in questa fase. Bisogna distinguersi.
Devo dire che durante il covid ho assistito a una comunicazione interessante da parte di molti brand, che hanno provato a sintonizzarsi sul comune sentire delle persone. Ma quello era un periodo differente, nel quale la creatività e l'empatia potevano unirsi.
Adesso tutto è cambiato ma, soprattutto, molte aziende non sono creative e non hanno nulla da dire se non che si riparte, che è un messaggio uguale per tutti e quindi muto.
Non concordo sulla negatività in assoluto del messaggio, perché la paura e le difficoltà sono state collettive e condivise, ed è ancora molto forte nel Paese il pericolo di crisi, come avvertono tante categorie di lavoratori e dunque moltissime famiglie.
Capisco il discorso di non evocare concetti negativi troppo a lungo, ma qui sta alla bravura dei comunicatori. Si possono dire le stesse cose in modi diversi e farle sembrare cose diverse. E forse lo sono, perché suscitano emozioni e provocano reazioni differenti. Per fortuna.
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Concordo anch'io sull'abuso del termine di "ripartenza", ma sembra comunque apprezzato.
Per non evocare immagini negative che riconducano a crisi, stop forzati, blocchi o altro, ci devono lavorare un bravo copy e un bravo comunicatore.Personalmente non lo sto usando o proponendo, se non in alcuni casi esplicitamente richiesti dal committente e solo dopo aver analizzato anche il suo mercato e il suo target... e ciò che grafici e copy propongono di associare a questa "ripartenza".
Ci sono soluzioni che trovo davvero carine, mentre altri risultati trasmettono più tristezza che positività!
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Il problema però è più profondo credo.
Ma voi avete voglia di ripartire? Come persone intendo. Non come consulenti.
Il concetto di ripartenza è legato a un concetto economico.
Qui abbiamo ancora paura. Alcuni sono ancora in semi-lockdown, escono raramente.
Io sinceramente non vado in giro con la voglia di ripartire, ma con l'attenzione a difendermi.
Credo che questi geni del marketing non abbiamo il tocco sociologico che serve per capire che con il termine ripartenza non tocchi le persone.
E poi, sinceramente, ma ripartire? Per andare dove? Non sappiamo niente.
Rimango basito.
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Occupandomi principalmente di clienti B2B, in molti casi si è reso necessario promuovere i prodotti/servizi come strumenti che consentissero la ripartenza delle aziende, cioè la ripresa delle attività in maniera conforme alle normative e alle più basilari regole di distanziamento sociale. Il focus si è giocoforza spostato sulle uniche (ove presenti) offerte che potevano essere UTILI in un momento difficile, senza forzare la mano o inventarsi soluzioni non richieste.
@giorgiotave quindi parlando di persone sì, non è passato il timore, ma le persone sono anche inserite in un contesto economico: quanti sono ancora impossibilitati a svolgere il proprio lavoro? Quanti imprenditori hanno delle responsabilità verso i propri dipendenti? Se da una parte c'è la paura, dall'altra c'è anche una gran voglia di tornare a sporcarsi le mani. E certe aziende, con i propri prodotti/servizi possono davvero fare la differenza (smart working, cybersecurity, termo scanner, ecc.).
Quindi che dire.. la risposta sembra ancora una volta essere "Dipende"
A volte, come già ampiamente detto da altri, certi comunicatori individuano le parole giuste e le persone (o i business) adatte a cui rivolgerle, altre volte parlare di ripartenza viene fatto a sproposito se non addirittura in maniera stucchevole, con potenziali effetti boomerang negativi.
1 Risposta -
@Kendapawa ha detto in Parlare di ripartenza fa bene alla comunicazione post covid delle aziende?:
quanti sono ancora impossibilitati a svolgere il proprio lavoro? Quanti imprenditori hanno delle responsabilità verso i propri dipendenti?
Questo è innegabile.
Ma la comunicazione del "ripartiamo", al 99%, non è rivolta a loro.
Certo che un imprenditore ha voglia di ripartire, ma una cosa è cosa hai voglia tu è un'altra è la voglia che hanno le persone a cui invi il messaggio.
Forse, e dico forse, il messaggio della ripartenza è sbagliato per il 99% delle volte.
No?
1 Risposta -
Sì, assolutamente.
Soprattutto quando il messaggio tende ad essere: "dai, ripartiamo altrimenti corro il rischio di chiudere/fallire". E buona parte di questi messaggi, direttamente o indirettamente lo lascia pensare.
Il ritorno alla normalità, per esser più esplicito, dovrebbe sottintendere la presenza della normalità. Detto chiaramente, se ti chiedo di non pensare ad un elefante, non ci son cavoli, tu, ora, stai pensando proprio ad un elefante.
Che messaggio dovrebbe passare dicendo "dai ripartiamo (da questo cataclisma - sottinteso)?" Boh...
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@giorgiotave ha detto in Parlare di ripartenza fa bene alla comunicazione post covid delle aziende?:
Ma la comunicazione del "ripartiamo", al 99%, non è rivolta a loro.
Sono d'accordo.
A mio parere l'imprenditore avverte il bisogno di comunicare la sua voglia di ripartire e influenza chi è deputato a comunicare. Ho l'impressione che questa influenza si abbia anche in aziende più grandi.
Anche perché, se non è così, ha ragione Giorgio e qualche genio di troppo sta dimenticando di guardare negli occhi il destinatario del messaggio...
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@Arlenello se facessero fare la pubblicità ai The Jackal, sicuramente sarebbe questa la leva di convincimento