- Home
- Categorie
- Impresa, Fisco e Leggi
- Consulenza Fiscale
- Costituzione società limitata Ltd in UK
-
Ciao e benvenuta,
non mi occupo direttamente di questa tipologia di consulenza estera, ma mi sembra che tu legittimamente potresti partecipare a quella società. Un commercialista inglese potrebbe darti indicazioni in merito.
Logicamente dovresti ben meditare una società con un socio sconosciuto e straniero. Lavorare come consulente italiana di quel soggetto estero ?!?!????
Paolo
-
@i2m4y said:
Ciao e benvenuta,
non mi occupo direttamente di questa tipologia di consulenza estera, ma mi sembra che tu legittimamente potresti partecipare a quella società. Un commercialista inglese potrebbe darti indicazioni in merito.
Logicamente dovresti ben meditare una società con un socio sconosciuto e straniero. Lavorare come consulente italiana di quel soggetto estero ?!?!????
Paolo
Grazie per la risposta. Sto prendendo informazioni anche da un commercialista inglese e da uno italiano per avere varie indicazioni. Per quanto riguarda il socio sconosciuto, non sono preoccupata, è venuta in Italia la settimana passata ed abbiamo valutato insieme la nostra collaborazione, per quanto riguarda la costituzione della società io non perdo niente se non un po' del mio tempo se va male, sarà la mia socia a pagare le spese iniziali in cambio del 51% della società. Da questo punto di vista mi sento sicura.
-
Bene,
per te potrebbe essere anche conveniente.
Corretta iniziativa l'esserti rivolta ai due consulenti.Paolo
-
Certo,
società di persone (snc e sas)
o
imprese individuali
-
Ciao Paolo...
volelo, fare una premessa, prima di elencare i miei dubbi:
Da quello che ho letto un po' in giro, se un italiano, fa un Ltd inglese, o una LLC nel Delaware, e poi vuole operare in Italia, senza incorrere nel gravissimo reato di esterovestizione, deve registrarsi una sede secondaria in Italia, e quindi effettuare apertura di regolare partita IVA, nomina quindi di un rappresentante fiscale in Italia, e comunicazione al REC (camera di commercio).
Ciò la autorizza ad operare commercialmente in Italia, e a pagare le tasse in Italia per l'utile conseguito con le operazioni di vendita effettuate con sogetti italiani, e a versare ovviamente l'IVA.Ciò premesso, mi sorge spontanea una domanda:
- tutto ciò, esonerebbe il rappresentante fiscale italiano, che poi sarebbe una sorta di direttore generale della sede secondaria operante in Italia, dall'obbligo di iscrizione alla cassa previdenziale (INPS)?
- si è esonerati dal pagamento della tassa annuale di iscrizione della camera di commercio, visto che non si è formalmente iscritti?
- vista la nomina di un rappresentante fiscale in Italia, l'apertura di PIVA, e comunicazione al REC, si è totalmente a posto dal punto di vista fiscale e normativo?
Grazie per le eventuali correzioni e per le cortesi risposte.
Fabrizio
-
Io credo che per star tranquilli la ditta andrebbe aperta in Italia. Per togliersi i dubbi ci vorrebbe un legale esperto di norme fiscali internazionali. Il costo per una consulenza partono dalle 4000 euro, per quanto sono venuto a sapere. Quinidi aprire una ditta all'estero conviene a chi ha un giro di soldi discreto.
La cosa principale è, come è stato spiegato in questo thread, dove risiedono i titolari. Se i titolari sono italiani il reato c'è. Soprattutto se vendi in Italia sei esposto a verifiche. Ti ci vorrebbero dei soci stranieri: in questo modo la direzione della ditta sarebbe solamente in parte italiana.
Aprire una ditta in UK ti conviene se lavorerai anche sul mercato in UK. Altrimenti lascia perdere. La ditta in Delaware è molto più sicura, i soci sono protetti da privacy ed i loro nomi non sono pubblicati.
Aprire un ufficio di rappresentanza servirebbe ad avere una "interfaccia" con l'Italia. Al contrario se apri una sede italiana con p. iva la cosa si fa più seria ma non so le implicazioni.
Ovviamente io non sono un commercialista e quindi prendi "con le molle" quello che ti ho detto.
-
Condivido, per piccoli business Italiani si usino soggetti italiani.
Per business localizzati altrove si usino soggetti esteri.
Un ns. cliente ha anche il controllo di una LLC delaware, ma le serve per controllare le due controllate statunitensi e per operare su quei mercati.
Il volume di affari è di dimensioni adeguate a tale struttura.
In Italia opera la capogruppo di diritto Italiano.... eppure di soldi in pianificazione fiscale internazionale ne sono stati spesi tanti in anni passati.... un motivo ci sarà.Paolo
-
Grazie per la risposta.
In effetti, leggendo in giro, l'errore più comune, è che molti pensarno che aprire una ltd inglese o una LLC delaware, sia conveniente per operare in italia (ovviamente registrandosi la sede secondaria al fisco italiano).
Molta gente cade in questo "errore" in quanto, pensano che così facendo, risparmiano soldi di costituzione, versamenti previdenziali, e balzelli vari.
Per i piccoli business, soprattutto all'inizio, la cosa migliore, è di farsi una ditta individuale, e pagare regolarmente i famosi 2500 euro l'anno all'INPS.
Addirittura, se la ditta viene intestata ad un lavoratore dipendente a tempo pieno, pare che si risparmi pure il versamento contributivo all'INPS di 2500 euro annui (sempre chiedendo caso per caso direttamente all'INPS).
Ovviamente, la cosa migliore, è sempre quella di chiedere ad uno o più commercialisti, e lasciar perdere la costituzione di ste ditte estere, che molti propinano come super convenienti...
Fabrizio
-
Salve, l'argomento delle LTD appare ciclicamente perche' - secondo me - rimangono non risolti alcuni punti di fondo.
In particolare la domanda di praetorianus circa gli adempimenti di una LTD - costituita in UK ma regolarizzata in Italia - per evitare l'accusa di esterovestizione. Tutto secondo legge, ma che ne e' di Irap ed INPS (confrontando con una SRL equivalente) ?
Perche' se si verificasse che non sono dovute (ricordo che i soci lavoratori di una SRL devono versare il 20% all'INPS), si avrebbe immediatamente un vantaggio notevole con la via LTD - anche pagando l'Ires - pur se il business e' localizzato in Italia.
Sto cercando riferimenti normativi a questo approccio (in particolare su come debba avvenire la regolarizzazione) ma nessuno sembra saperne nulla.L'altro punto e' che anche nel caso di business totalmente all'estero, se i soci sono residenti in Italia, si avrebbe esterovestizione a meno che questi dimostrino di non avere facolta' decisionali nell'amministrazione.
-
Dispiace leggere quanta disinformazione e' presente anche nei professionisti contabili.
- L'esterovestizione e' un reato e bisogna non commetterlo.
- Il consulente italo/inglese serve proprio a questo
Poi che per un Business di 10k euro sia poco utile, questo lo condivido, in quanto qualsiasi societa' e' poco utile.
Allora su questo punto concordo con Paolo dove dice "Rivedete il Business"
Ciao a Tutti
-
Mi limito a ri-segnalare l'articolo del Sole 24 Ore qui sotto:
http://www.giorgiotave.it/forum/langolo-del-mercatino/36385-per-pagare-meno-tasse.html#post492846
Ad ognuno le sue conseguenti decisioni.
Paolo
-
Non e' costoso aprire una società SRL in Italia !
Bensi è costoso o impossibile detenere una società se non si è in grado di realizzare profitto !
Il problema resta il solito...l'imprenditore che non e' in grado di creare plusvalenze deve avere il coraggio di tagliare le perdite. Come ? Chiudendo l'impresa prima di trovarsi in situazioni finanziare disastrose.
Per chi inizia la cosa e' piu' semplice, vi sono possibilità interessanti e completamente legali per partire "in vantaggio" rispetto ad altre imprese, ma deve essere chiaro che dopo tre anni non si puo fatturare 8.000 euro e lamentarsi che si pagano troppe tasse !
Un onesto commercialista o consulente puo' valutare con voi le reali possibilità di avviamento anche con investimento "0", ma l'imprenditore deve assolutamente centrare il core business e crescere velocemente.
Non credete ai luoghi comuni : LTD, off shore,compro prima e pago dopo,non ti costa nulla,la concorrenza e' sleale,tizio lavora in nero, si pagano troppe tasse ecc.Se siete in grado di macinare utili riuscirete sicuramente,e non dimenticate che il problema non sono le tasse semmai le imposte che peraltro su redditti minimi incidono molto poco.
Parliamo di un individuo singolo....
Quando pensate a lavorare in proprio fatevi queste semplici domande : chi o che cosa acquisterà il mio servizio o prodotto ? Quanto pagheranno ? Per quante volte ? Quanti saranno i miei clienti ?
Se a distanza di due o tre anni, la differenza tra i vostri costi e i ricavi non sarà almeno 25.000 euro... significa che il vostro e' un business da chiudere, nessun angelo nemmeno all'estero potrà aiutarvi perche il progetto e' fallito.
Si, e' vero siete liberi di guadagnare meno ! Ma l'ultima cosa che vi auguro e di fare l'imprenditore sfigato. Perche? Perche distrugge le relazioni sociali e la vostra salute ! Allora, dopo tutto questa pappardella che serve solo come spunto di meditazione consiglio semplicemente a neo imprenditori di partire bene oppure attendere !
-
Buongiorno,
purtroppo la discussione è un po' datata, non so se la leggerete.
ho aperto una società inglese, poi prima di fare qualsiasi operazione ho costituito una stabile organizzazione in italia.
100% soci italiani, 100% attività in Italia.
La so italiana sta effettuando tutte le registrazioni contabili/iva ect tipiche di una società residente.
A fine anno, in italia dichiarerò il dividendo senza alcun problema.
Rispetto ad una srl di diritto italiano, non andremo a risparmiare e quindi ad evadere 1 centesimo.
in questo caso l'esterovestizione è stata solo ai fini pubblicistici, perchè vogliamo far vedere la società ai clienti come grande.
ma in realtà l'amministrazione italiana non riceverà 1 centesimo meno di una srl italiana.
Assolti gli obblighi fiscali (che rispetto in pieno), non siamo in UE, con la conseguente liberà libertà di insediamento?
oppure, sig. moderatore, crede che anche questo mio pensiero possa essere eccepito e sanzionato?
grazie,
-
@Batcon said:
ma in realtà l'amministrazione italiana non riceverà 1 centesimo meno di una srl italiana.
Eccetto forse per i costi di costituzione, praticamente irrisori in UK
Per inps e compagnia bella? gli amministratori sono residenti dove?@Batcon said:
Assolti gli obblighi fiscali (che rispetto in pieno), non siamo in UE, con la conseguente liberà libertà di insediamento?
oppure, sig. moderatore, crede che anche questo mio pensiero possa essere eccepito e sanzionato?
grazie,
io non lo sanziono, anzi lo approvo in pieno
-
la ringrazio per la celere risposta! appunto, solo per i costi di costituzione (cmq a fine anno avrò anche il costo del contabile che depositerà il bilancio in uk, ovvero copia del bilancio italiano).
l'amministratore è residente in italia (io appunto) per questo dichiarerò il dividendo della uk in unico in ita.
Anche irap: pago senza pensarci due volte, non voglio rogne.
Il giorno è stato creato solo per dare un nome internazionale alla società.
Io credo lo schema funzioni, ma ho già fatto un draft di ricorso.
le auguro buon weekend,
-
ho scritto "il giorno", ma volevo dire: il gioco
-
Vorrei aggiungere un commento. Io vivo in Germania e qui le Ltd companies britanniche sono viste in modo molto più aperto.
E' più che normale che un commercialista tedesco suggerisca alle startup di non aprire una GmbH tedesca (l'equivalente della Srl italiana) bensì una più economica Ltd company britannica e registrarla in Germania.
Mi risulta che in Germania siano state registrate oltre 20mila Ltd companies britanniche da parte di piccoli imprenditori e questo numero sia in rapido aumento.
Un consulente locale mi ha detto che le autorità tedesche non osteggiano in alcun modo questo processo (anche perché c'è una sentenza comunitaria che vieta agli stati membri qualunque forma di discrimazione). L'Unione Europea promuove infatti il diritto dei cittadini ad aprirsi un business dove vuole - nello stato dell'unione che offre le migliori condizioni - fermo restando l'obbligo di dichiarare i guadagni nel paese di residenza.
Tutto ciò non ha nulla a che vedere con l'evasione fiscale (anche perché in Germania chi non paga le tasse rischia la galera per davvero) ma solo con il risparmio sulle spese di costituzione e di gestione.
Mike
-
Ciao Mike, sono d'accordo con te. Infatti l'unione europea promuove questo processo. Che è, se vogliamo ben vedere, semplicemente un incentivo alla concorrenza e all'efficienza del mercato.
Costituire una società in italia è costoso (si parla di qualche migliaio di euro solo per spese notarili). Costituire una società in uk è economico: si parla di qualche centinaio di sterline.
In un sistema concorrenziale, dato che il "prodotto" è il medesimo, il prezzo dovrebbe livellarsi verso il basso altrimenti i consumatori compreranno in Uk invece che in Italia il "prodotto" società.
Evidentemente in germania questa semplice legge di mercato è stata recepita. E migliaia di piccoli imprenditori hanno aperto società in UK.
In italia siamo sempre un po' indietro. E forse questa legge di mercato sarà capita a pieno tra 5-10 anni
Questo al netto di ogni risparmio fiscale, una società è semplicemente un "prodotto" che ti permette di svolgere una attività. E' logico che chi è informato acquisti questo prodotto dove costa meno
-
Salve a tutti, continua a sfuggirmi l'inquadramento razionale del caso misto di societa' costituita in UK da residenti italiani (residenti stabilmente in Italia) che svolga il proprio business totalmente all'estero (cioe' per clienti esteri, es. vendendo servizi informatici).
La normativa vigente rende il tutto un reato di esterovestizione o meno a seconda di dove vengano prese le decisioni gestionali (gli altri requisiti sarebbero ok).
Se il socio e' unico, immagino sia difficile sostenere che faccia un viaggio a Londra di tanto i tanto per gestire la societa', pero' ... magari e' corretto.
Se i soci sono due, e' piu' sostenibile, e meglio ancora se vi sono soci non residenti.Pero' l'intero argomento e' alquanto scivoloso.