• Moderatore

    Coda di lupo

    "Quando ero piccolo m'innamoravo di tutto correvo dietro ai cani
    e da marzo a febbraio mio nonno vegliava
    sulla corrente di cavalli e di buoi
    sui fatti miei sui fatti tuoi

    e al dio degli inglesi non credere mai.

    E quando avevo duecento lune e forse qualcuna è di troppo
    rubai il primo cavallo e mi fecero uomo
    cambiai il mio nome in "Coda di lupo"
    cambiai il mio pony con un cavallo muto

    e al loro dio perdente non credere mai

    E fu nella notte della lunga stella con la coda
    che trovammo mio nonno crocifisso sulla chiesa
    crocifisso con forchette che si usano a cena
    era sporco e pulito di sangue e di crema

    e al loro dio goloso non credere mai.

    E forse avevo diciott'anni e non puzzavo più di serpente
    possedevo una spranga un cappello e una fionda
    e una notte di gala con un sasso a punta
    uccisi uno smoking e glielo rubai

    e al dio della scala non credere mai.

    Poi tornammo in Brianza per l'apertura della caccia al bisonte
    ci fecero l'esame dell'alito e delle urine
    ci spiegò il meccanismo un poeta andaluso

    • Per la caccia al bisonte - disse - Il numero è chiuso.

    E a un Dio a lieto fine non credere mai.

    Ed ero già vecchio quando vicino a Roma a Little Big Horn
    capelli corti generale ci parlò all'università
    dei fratelli tutte blu che seppellirono le asce
    ma non fumammo con lui non era venuto in pace

    e a un dio fatti il culo non credere mai.

    E adesso che ho bruciato venti figli sul mio letto di sposo
    che ho scaricato la mia rabbia in un teatro di posa
    che ho imparato a pescare con le bombe a mano
    che mi hanno scolpito in lacrime sull'arco di Traiano
    con un cucchiaio di vetro scavo nella mia storia
    ma colpisco un po' a casaccio perché non ho più memoria

    e a un dio senza fiato non credere mai. "

    "></param><param name="allowFullScreen" value="true"></param><embed src="
    " type="application/x-shockwave-flash" allowfullscreen="true" width="425" height="344"></embed></object>


  • Moderatore

    Quando un cavaliere incontra una fanciulla che piange per il suo amore, non importa se questo è un ladro.
    La aiuta comunque, anche se la legge [del re, dei potenti, degli uomini] "non può cambiare".

    🙂

    Vi propongo prima la versione d'epoca, quella cantata con Joan Baez (serve dire altro?).

    "></param><param name="allowFullScreen" value="true"></param><embed src="
    " type="application/x-shockwave-flash" allowfullscreen="true" width="425" height="344"></embed></object>

    Poi qui lascio anche la versione riarrangiata e cantata con Luvi De Andrè.
    Non male anche questa versione... anzi... (e non sapendo decidermi... le ho messe entrambe :)).

    "></param><param name="allowFullScreen" value="true"></param><embed src="
    " type="application/x-shockwave-flash" allowfullscreen="true" width="425" height="344"></embed></object>

    Ah. 😉

    "Mentre attraversavo London Bridge
    un giorno senza sole
    vidi una donna pianger d'amore,
    piangeva per il suo Geordie.

    Impiccheranno Geordie con una corda d'oro,
    è un privilegio raro.
    Rubò sei cervi nel parco del re
    vendendoli per denaro.

    Sellate il suo cavallo dalla bianca criniera
    sellatele il suo pony
    cavalcherà fino a Londra stasera
    ad implorare per Geordie

    Geordie non rubò mai neppure per me
    un frutto o un fiore raro.
    Rubò sei cervi nel parco del re
    vendendoli per denaro.

    Salvate le sue labbra, salvate il suo sorriso,
    non ha vent'anni ancora
    cadrà l'inverno anche sopra il suo viso,
    potrete impiccarlo allora

    Né il cuore degli inglesi né lo scettro del re
    Geordie potran salvare,
    anche se piangeran con te
    la legge non può cambiare.

    Così lo impiccheranno con una corda d'oro,
    è un privilegio raro.
    Rubò sei cervi nel parco del re
    vendendoli per denaro."


  • User Attivo

    Ciao WWW,
    il mitico De Andrè ha sempre un posto in prima fila.
    Quanti di noi hanno pianto con le sue canzoni in sottofondo, molti hanno compreso come l'amore possa esser dolce seppur condannato ( bocca di rosa) altri come il paradiso possa essere al primo piano e che dai diamanti non nasce niente ma dal letame nascono i fior o ancora nella ballata dell'amor cieco e delle vanità come l'amore possa esser crudele.
    Insomma Fabrizio è maestro di vita, più che mai attuale ad anni dalla sua scomparsa.


  • Moderatore

    L'amore crudele.

    Come ignorarlo?

    Si Dafne, l'amore cieco è [per molti versi] un divertentissimo balletto della vanità.

    Fabrizio c'è l'ha cantato così bene che fa quasi sorridere, ma non è affatto morbido.

    E' proprio un Amore crudele...

    😉

    "></param><param name="allowFullScreen" value="true"></param><embed src="
    " type="application/x-shockwave-flash" allowfullscreen="true" width="425" height="344"></embed></object>

    "Un uomo onesto, un uomo probo,
    tralalalalla tralallaleru
    s'innamorò perdutamente
    d'una che non lo amava niente.

    Gli disse portami domani,
    tralalalalla tralallaleru
    gli disse portami domani
    il cuore di tua madre per i miei cani.

    Lui dalla madre andò e l'uccise,
    tralalalalla tralallaleru
    dal petto il cuore le strappò
    e dal suo amore ritornò.

    Non era il cuore, non era il cuore,
    tralalalalla tralallaleru
    non le bastava quell'orrore,
    voleva un'altra prova del suo cieco amore.

    Gli disse amor se mi vuoi bene,
    tralalalalla tralallaleru
    gli disse amor se mi vuoi bene,
    tagliati dei polsi le quattro vene.

    Le vene ai polsi lui si tagliò,
    tralalalalla tralallaleru
    e come il sangue ne sgorgò,
    correndo come un pazzo da lei tornò.

    Gli disse lei ridendo forte,
    tralalalalla tralallaleru
    gli disse lei ridendo forte,
    l'ultima tua prova sarà la morte.

    E mentre il sangue lento usciva,
    e ormai cambiava il suo colore,
    la vanità fredda gioiva,
    un uomo s'era ucciso per il suo amore.

    Fuori soffiava dolce il vento
    tralalalalla tralallaleru
    ma lei fu presa da sgomento,
    quando lo vide morir contento.
    Morir contento e innamorato,
    quando a lei niente era restato,
    non il suo amore, non il suo bene,
    ma solo il sangue secco delle sue vene. "


  • User Attivo

    Ciao WWW,
    Amore crudele, noi che amiamo essere vittime e carnefici di noi stessi..
    Eppure esiste anche questo maleficio, ma se non amassimo allora perchè vivere?
    Ma fino a che punto può spingersi un amore? All'irrazioanlità, all'infermità d'amore?
    Esiste un limite, in cui il penetrare è solo infierire a se stessi?
    Naturalmente sì, accorgersene è il dilemma.
    Il buon De Andrè ingigantisce la follia umana, ma ciò che narra non è che la natura umana. Il dare sopra al ricevere e tutto per uno strano incantesimo dal nome di Amore.

    Dafne


  • Moderatore

    Siamo sulla stessa lunghezza d'onda.

    🙂

    Allora ti propongo una delle più struggenti canzoni del nostro poeta genovese, anche se sicuramente tra le meno note.

    Magari non l'hai mai sentita...

    [.. okkio che è proprio tra le più tetre... 😉 ]

    "></param><param name="allowFullScreen" value="true"></param><embed src="
    " type="application/x-shockwave-flash" allowfullscreen="true" width="425" height="344"></embed></object>

    "Caro amore
    nei tramonti d'aprile
    caro amore
    quando il sole si uccide
    oltre le onde
    puoi sentire piangere e gioire
    anche il vento ed il mare.

    Caro amore
    così un uomo piange
    caro amore
    al sole, al vento e ai verdi anni
    che cantando se ne vanno
    dopo il mattino di maggio
    quando sono venuti
    e quando scalzi
    e con gli occhi ridenti
    sulla sabbia scrivevamo contenti
    le più ingenue parole.

    Caro amore
    i fiori dell'altr'anno
    caro amore
    sono sfioriti e mai più
    rifioriranno
    e nei giardini ad ogni inverno
    ben più tristi sono le foglie.

    Caro amore
    così un uomo vive
    caro amore
    e il sole e il vento e i verdi anni
    si rincorrono cantando
    verso il novembre a cui
    ci vanno portando
    e dove un giorno con un triste sorriso
    ci diremo tra le labbra ormai stanche
    "eri il mio caro amore". "


  • User Attivo

    Ciao WWW,
    mi era totalmente sconosciuta..
    Struggente e bellissima...😢

    Mannaggia, ne ho in mente una ma non riesco a tirar fuori il titolo, magari puoi aiutarmi...

    " Sono tornati cento a mille i guerrieri di Falluois ( penso si scriva così), sono tornati alle famiglie ai palazzi, alle città. Ma la dama abbandonata non ritroverà il suo amore e di certo il gran ceppo non varrà a scaldarle il cuore..."

    Adoravo questa canzone di De Andrè ma ho dimenticato il titolo :mmm:


  • Moderatore

    Era la guerra di Valois.

    🙂

    "></param><param name="allowFullScreen" value="true"></param><embed src="
    " type="application/x-shockwave-flash" allowfullscreen="true" width="425" height="344"></embed></object>

    "Nella guerra di Valois
    il Signor di Vly è morto,
    se sia stato un prode eroe
    non si sa, non è ancor certo.

    Ma la dama abbandonata
    lamentando la sua morte
    per mill'anni e forse ancora
    piangerà la triste sorte.

    Fila la lana, fila i tuoi giorni
    illuditi ancora che lui ritorni,
    libro di dolci sogni d'amore
    apri le pagine al suo dolore.

    Son tornati a cento e a mille
    i guerrieri di Valois,
    son tornati alle famiglie,
    ai palazzi alle città.

    Ma la dama abbandonata
    non ritroverà il suo amore
    e il gran ceppo nel camino
    non varrà a scaldarle il cuore.

    Fila la lana, fila i tuoi giorni
    illuditi ancora che lui ritorni,
    libro di dolci sogni d'amore
    apri le pagine al suo dolore.

    Cavalieri che in battaglia
    ignorate la paura
    stretta sia la vostra maglia,
    ben temprata l'armatura.

    Al nemico che vi assalta
    siate presti a dar risposta
    perché dietro a quelle mura
    vi s'attende senza sosta.

    Fila la lana, fila i tuoi giorni
    illuditi ancora che lui ritorni,
    libro di dolci sogni d'amore
    chiudi le pagine sul suo dolore. "

    Che è la traduzione di una ballata francese di Robert Marcy, File la laine.

    "Dans la chanson de nos pères
    Monsieur de Malbrough est mort
    Si c'était un pauvre hère
    On n'en dirait rien encore
    Mais la Dame à sa fenêtre
    Pleurant sur son triste sort,
    Dans mille ans, deux mille peut-être
    Se désolera encore.

    File la laine, filent les jours,
    Garde ma peine et mon amour,
    Livre d'images des rêves lourds
    Tourne la page à l'éternel retour

    Hennins au ruban de soie,
    Chanson bleue des troubadours,
    Regret des festins de joie
    Ou fleur du joli tambour,
    Dans la grande cheminée
    S'éteint le feu du bonheur
    Car la dame, abandonnée,
    Ne retrouvera son coeur.

    File la laine, filent les jours,
    Garde ma peine et mon amour,
    Livre d'images des rêves lourds
    Tourne la page à l'éternel retour

    Croisés des grandes batailles,
    Sachez vos lances manier,
    Ajustez cottes de mailles,
    Armures et boucliers ;
    Si l'ennemi vous assaille,
    Gardez-vous de trépasser
    Car derrière vos murailles
    On attend sans se lasser.

    File la laine, filent les jours,
    Garde ma peine et mon amour,
    Livre d'images des rêves lourds
    Tourne la page à l'éternel retour."

    L'episodio storico da cui trae spunto è legato alla guerra dei Cent'anni, e in particolar modo alla guerra di successione bretone (1361-1364).

    La battaglia di Valois è un episodio storico vero. Il "Signore di Vly" invece è un personaggio di fantasia, la traduzione fatta da Faber del "Monsieur de Malbrough" dell'originale francese.

    La canzone di Fabrizio è datata 1965.

    🙂


  • Moderatore

    ....;)..... non andate mai sulla cattiva strada....
    ... oppure si? :?....

    "Alla parata militare
    sputò negli occhi a un innocente
    e quando lui chiese "Perché "
    lui gli rispose "Questo è niente
    e adesso è ora che io vada"
    e l'innocente lo seguì,
    senza le armi lo seguì
    sulla sua cattiva strada.

    Sui viali dietro la stazione
    rubò l'incasso a una regina
    e quando lei gli disse "Come "
    lui le risposte "Forse è meglio è come prima
    forse è ora che io vada "
    e la regina lo seguì
    col suo dolore lo seguì
    sulla sua cattiva strada.

    E in una notte senza luna
    truccò le stelle ad un pilota
    quando l'aeroplano cadde
    lui disse "È colpa di chi muore
    comunque è meglio che io vada "
    ed il pilota lo seguì
    senza le stelle lo seguì
    sulla sua cattiva strada.

    A un diciottenne alcolizzato
    versò da bere ancora un poco
    e mentre quello lo guardava
    lui disse "Amico ci scommetto stai per dirmi
    adesso è ora che io vada"
    l'alcolizzato lo capì
    non disse niente e lo seguì
    sulla sua cattiva strada.

    Ad un processo per amore
    baciò le bocche dei giurati
    e ai loro sguardi imbarazzati
    rispose "Adesso è più normale
    adesso è meglio, adesso è giusto, giusto, è giusto
    che io vada "
    ed i giurati lo seguirono
    a bocca aperta lo seguirono
    sulla sua cattiva strada,
    sulla sua cattiva strada.

    E quando poi sparì del tutto
    a chi diceva "È stato un male"
    a chi diceva "È stato un bene "
    raccomandò "Non vi conviene
    venir con me dovunque vada,
    ma c'è amore un po' per tutti
    e tutti quanti hanno un amore
    sulla cattiva strada
    sulla cattiva strada.
    "


  • Moderatore

    🙂

    Questa è un inedito.

    Un pezzo registrato dal vivo, insomma, in cui Fabrizio "storpiava" il testo di un brano musicale che faceva parte della colonna sonora del bel film di Luigi Magni "Nell'anno del Signore" (1969).

    Il testo originale era questo:

    "La bella che guarda il mare
    lalalà, lalalà, lalalà
    aspetta il suo cavaliere
    lalalà, lalalà, lalalà

    La bella che è prigioniera
    lalalà, lalalà, lalalà
    ha un nome che fa paura
    libertà libertà libertà."

    La versione "anarchica" di De Andrè, invece:

    "La bella che è addormentata,
    lalalà, lalalà, lalalà
    ha un nome che fa paura
    libertà libertà libertà

    La bella che è addormentata,
    lalalà, lalalà, lalalà
    ha un nome che fa paura
    libertà libertà libertà."

    Mi fa venire i brividi ogni volta che la sento...


  • Moderatore

    Ieri ricorrevano 10 anni dalla dipartita di fabrizio De Andrè.

    Sinceramente avrei voluto postarvi qualcosa, ma alla fine non me la sono proprio sentita.

    Hanno dato su Raitre una trasmissione con Dori Ghezzi, la moglie.
    Commovente, forte, piena di ospiti bravissimi.
    O almeno, alcuni degli 'interpreti d'occasione' si sono dimostrati all'altezza.

    A distanza di 24 ore colgo l'occasione per postare qui alcune delle canzoni che ancora 'mancano' a questa piccola collezione GT.

    Per una volta - non credo ricapiterà - faremo cantare Fabrizio con la voce di altri.

    Intanto sentiamo Battiato che canta Inverno [da Tutti morimmo a stento].

    "**Sale la nebbia sui prati bianchi
    come un cipresso nei camposanti
    un campanile che non sembra vero
    segna il confine fra la terra e il cielo.

    Ma tu che vai, ma tu rimani
    vedrai la neve se ne andrà domani
    rifioriranno le gioie passate
    col vento caldo di un'altra estate.

    Anche la luce sembra morire
    nell'ombra incerta di un divenire
    dove anche l'alba diventa sera
    e i volti sembrano teschi di cera.

    Ma tu che vai, ma tu rimani
    anche la neve morirà domani
    l'amore ancora ci passerà vicino
    nella stagione del biancospino.

    La terra stanca sotto la neve
    dorme il silenzio di un sonno greve
    l'inverno raccoglie la sua fatica
    di mille secoli, da un'alba antica.

    Ma tu che stai, perché rimani?
    Un altro inverno tornerà domani
    cadrà altra neve a consolare i campi
    cadrà altra neve sui camposanti.** "


  • Moderatore

    Interpretazione soave, veramente da apprezzare.

    L'Ave Maria di De Andrè è potente davvero.

    Perchè scrivere un Ave Maria per un musicista è ... una sfida di grande portata, un 'classico dei classici'.

    E la Maria di Fabrizio è la madonna più umana e più sensuale, più erotica e più vera tra tutte le ave Marie che potrete mai ascoltare.

    🙂

    "**E te ne vai, Maria, fra l'altra gente
    che si raccoglie intorno al tuo passare,
    siepe di sguardi che non fanno male
    nella stagione di essere madre.

    Sai che fra un'ora forse piangerai
    poi la tua mano nasconderà un sorriso:
    gioia e dolore hanno il confine incerto
    nella stagione che illumina il viso.

    Ave Maria, adesso che sei donna,
    ave alle donne come te, Maria,
    femmine un giorno per un nuovo amore
    povero o ricco, umile o Messia.

    Femmine un giorno e poi madri per sempre
    nella stagione che stagioni non sente.** "


  • Moderatore

    Per quanto bravi ... l'originale ha qualcosa di irraggiungibile.

    :gtsad:

    Questa è stata trasmessa contemporaneamente da moltissime radio italiane, ieri sera, oltre che da RaiTre.

    Celebra quell' "amore per l'amore" che è la vera Musa di qualsiasi poeta sotto qualsiasi cielo, da sempre.

    Non l'amore per una donna in particolare, ma il fascino e la potenza dell'innamoramento, l'irresistibile contagio dell'attrazione per l'altro.

    Per gli altri.

    Per l'amore che ora ci occupa il cuore e per quello che lo farà domani, come sotto altre sembianze lo faceva già ieri.

    "**Quei giorni perduti a rincorrere il vento
    a chiederci un bacio e volerne altri cento
    un giorno qualunque li ricorderai
    amore che fuggi da me tornerai
    un giorno qualunque ti ricorderai
    amore che fuggi da me tornerai

    e tu che con gli occhi di un altro colore
    mi dici le stesse parole d'amore
    fra un mese fra un anno scordate le avrai
    amore che vieni da me fuggirai
    fra un mese fra un anno scordate le avrai
    amore che vieni da me fuggirai

    venuto dal sole o da spiagge gelate
    venuto in novembre o col vento d'estate
    io t'ho amato sempre, non t'ho amato mai
    amore che vieni, amore che vai
    io t'ho amato sempre, non t'ho amato mai
    amore che vieni, amore che vai.**"


  • Moderatore

    Non pensavo avesse così tanti fan! uno dei miei preferiti assieme a branduardi che anche se poeta (come de andrè) fa canzoni diverse.


    Una canzone interessante.

    "**Venuto da molto lontano
    a convertire bestie e gente
    non si può dire non sia servito a niente
    perché prese la terra per mano
    vestito di sabbia e di bianco
    alcuni lo dissero santo
    per altri ebbe meno virtù
    si faceva chiamare Gesù.

    Non intendo cantare la gloria
    né invocare la grazia e il perdono
    di chi penso non fu altri che un uomo
    come Dio passato alla storia
    ma inumano è pur sempre l'amore
    di chi rantola senza rancore
    perdonando con l'ultima voce
    chi lo uccide fra le braccia di una croce.

    E per quelli che l'ebbero odiato
    nel getzemani pianse l'addio
    come per chi l'adorò come Dio
    che gli disse sia sempre lodato,
    per chi gli portò in dono alla fine
    una lacrima o una treccia di spine,
    accettando ad estremo saluto
    la preghiera l'insulto e lo sputo.

    E morì come tutti si muore
    come tutti cambiando colore
    non si può dire non sia servito a molto
    perché il male dalla terra non fu tolto

    Ebbe forse un pò troppe virtù,
    ebbe un nome ed un volto: Gesù.
    Di Maria dicono fosse il figlio
    sulla croce sbiancò come un giglio. **"


  • Consiglio Direttivo

    Confesso di conoscere relativamente poco l'artista che qui celebrate: alcuni pezzi li sto scoprendo proprio qui ed ora, grazie a voi.

    Pure, De André ha cantato una delle canzoni che più efficacemente tratteggiano la complessità dell'animo umano e il delicato rapporto tra il singolo, l'ambiente e i volubili ghirigori del Destino.

    Alla fine di questo brano ci si chiede inevitabilmente: chi è il cattivo? Chi è davvero il cattivo della storia? Tutti, nessuno, solo qualcuno e solo a volte; chissà. Spesso soltanto un'inquietante indeterminatezza sta alla radice del Male.

    Lascio qui il mio contributo: Un giudice, nell'ottimo arrangiamento della PFM.

    Cosa vuol dire avere
    un metro e mezzo di statura,
    ve lo rivelan gli occhi
    e le battute della gente,
    o la curiosità
    d'una ragazza irriverente,
    che vi avvicina solo
    per un suo dubbio impertinente:

    vuole scoprir se è vero
    quanto si dice intorno ai nani,
    che siano i più forniti
    della virtù meno apparente,
    fra tutte le virtù
    la più indecente.

    Passano gli anni, i mesi,
    e se li conti anche i minuti,
    è triste trovarsi adulti
    senza essere cresciuti;
    la maldicenza insiste,
    batte la lingua sul tamburo
    fino a dire che un nano
    è una carogna di sicuro
    perché ha il cuore troppo
    troppo vicino al buco del culo.

    Fu nelle notti insonni
    vegliate al lume del rancore
    che preparai gli esami
    diventai procuratore
    per imboccar la strada
    che dalle panche d'una cattedrale
    porta alla sacrestia
    quindi alla cattedra d'un tribunale
    giudice finalmente,
    arbitro in terra del bene e del male.

    E allora la mia statura
    non dispensò più buonumore
    a chi alla sbarra in piedi
    mi diceva "Vostro Onore",
    e di affidarli al boia
    fu un piacere del tutto mio,
    prima di genuflettermi
    nell'ora dell'addio
    non conoscendo affatto
    la statura di Dio.


  • Moderatore

    Intanto vi ringrazio per il contributo.

    @Leonov said:

    Alla fine di questo brano ci si chiede inevitabilmente: chi è il cattivo? Chi è davvero il cattivo della storia? Tutti, nessuno, solo qualcuno e solo a volte; chissà. Spesso soltanto un'inquietante indeterminatezza sta alla radice del Male.

    Hai colto un aspetto moooolto interessante.
    Anche alla radice del Bene c'è un'inquietante indeterminatezza, se vuoi.

    Nietzsche?

    Si, forse un po'. 🙂

    Secondo me nell'autore prima ancora che l'urgenza di un giudizio premeva l'imperativo della 'comprensione'.

    Che non ha nulla a che fare con il 'perdono' cristiano.

    E' la consapevolezza dei ruoli infimi che il mondo attribuisce agli individui, loro malgrado.
    E quindi oggi 'giudice', domani 'nano'; comunque impietosamente 'umano'.

    Poi in particolare ne "Il giudice" c'è tutta l'atmosfera di Spoon River, in cui ogni giudizio era sospeso in funzione di una più generale rivisitazione delle colpe degli abitanti di un paese 'vero', reale, quindi necessariamente mai univoche o definitive ma inanellate una con l'altra, come tutti i giochi del destino.


  • Moderatore

    Dolce, morbida. Di una bellezza struggente, Sally.

    "**Mia madre mi disse "Non devi giocare
    con gli zingari nel bosco"
    Mia madre mi disse "Non devi giocare
    con gli zingari nel bosco"
    Ma il bosco era scuro l'erba già verde
    lì venne Sally con un tamburello
    ma il bosco era scuro l'erba già alta
    dite a mia madre che non tornerò

    Andai verso il mare senza barche per traversare
    spesi cento lire per un pesciolino d'oro
    Andai verso il mare senza barche per traversare
    spesi cento lire per un pesciolino cieco.
    Gli montai sulla groppa e sparii in un baleno
    andate a dire a Sally che non tornerò
    Gli montai sulla groppa e sparii in un momento
    dite a mia madre che non tornerò

    Vicino alla città trovai Pilar del mare
    con due gocce d'eroina si addormentava il cuore
    Vicino alle roulottes trovai Pilar dei meli
    bocca sporca di mirtilli un coltello in mezzo ai seni
    Mi svegliai sulla quercia l'assassino era fuggito
    dite al pesciolino che non tornerò
    Mi guardai nello stagno l'assassino si era già lavato
    dite a mia madre che non tornerò

    Seduto sotto un ponte si annusava il re dei topi
    sulla strada le sue bambole bruciavano copertoni
    Sdraiato sotto il ponte si adorava il re dei topi
    sulla strada le sue bambole adescavano i signori
    Mi parlò sulla bocca mi donò un braccialetto
    dite alla quercia che non tornerò
    Mi baciò sulla bocca mi propose il suo letto
    dite alla quercia che non tornerò

    Mia madre mi disse "Non devi giocare
    con gli zingari nel bosco"
    ma il bosco era scuro l'erba già verde
    lì venne Sally con un tamburello**..."


  • User Attivo

    Ma questo topic è magnifico!
    Ero certo che la comunità GT fosse speciale, ma non pensavo fino a questo punto.
    Vorrei proporre anch'io un piccolo capolavoro, per iniziare:
    S'i fossi foco
    Cecco Angiolieri secondo De Andrè

    Purtroppo non posso ancora inserire il video, se volete ascoltarla è qui:

    S'i fossi foco

    S'ì fosse foco, arderei 'l mondo;
    s'ì fosse vento, lo tempesterei;
    s'ì fosse acqua; ì' l'annegherei;
    s'ì fosse Dio, mandereil'en profondo
    s'ì fosse papa, sarè allor giocondo,
    che tutt'i cristiani imbrigherei;
    s'ì fosse 'mperator, sa che farei?
    a tutti mozzerei lo capo a tondo

                    s'ì fosse morte, andarei da mio padre; 
    

    s'ì fosse vita, fuggirei da lui:
    similmente faria da mi'madre
    s'ì fosse Cecco, come sono e fui,
    torrei le donne giovani e leggiadre :
    e vecchie e laide lassarei altrui.


  • Moderatore

    😄

    Dallo stesso album (se non ricordo male) ecco una canzone sulla gelosia.

    Una FANTASTICA e divertentisima canzone sulla gelosia.

    "Il re fa rullare i tamburi
    Il re fa rullare i tamburi
    vuol sceglier fra le dame
    un nuovo e fresco amore

    ed è la prima che ha veduto
    che gli ha rapito il cuore
    marchese la conosci tu
    marchese la conosci tu
    chi è quella graziosa ?

    ed il marchese disse al re
    "maestà è la mia sposa"

    tu sei più felice di me
    tu sei più felice di me
    d'aver dama si bella
    signora si compita

    se tu vorrai cederla a me
    sarà la favorita
    signore se non foste il re
    signore se non foste il re

    v'intimerei prudenza
    ma siete il sire siete il re
    vi devo l'obbedienza
    marchese vedrai passerà
    marchese vedrai passerà

    d'amor la sofferenza
    io ti farò nelle mie armate
    maresciallo di Francia"

    "addio per sempre mia gioia "
    "addio per sempre mia bella "
    "addio dolce amore"
    "devi lasciarmi per il re"
    "ed io ti lascio il cuore"

    la regina ha raccolto dei fiori
    la regina ha raccolto dei fiori
    celando la sua offesa
    ed il profumo di quei fiori
    uccise la marchesa. "


  • User Attivo

    Quando la mia ragazza la sente ("il re fa rullare i tamburi") impreca in tutte le lingue contro quel pusillanime del marchese... in pratica mi fa capire che in una situazione simile dovrei comportarmi in modo moooolto diverso 😮
    Comunque, davvero divertentissima secondo me è questa (forse è già stata postata), scritta non a caso con Paolo Villaggio in un momento di particolare ispirazione comica :D:

    CARLO MARTELLO RITORNA DALLA BATTAGLIA DI POITIERS
    Re Carlo tornava dalla guerra
    lo accoglie la sua terra
    cingendolo d'allor
    al sol della calda primavera
    lampeggia l'armatura
    del sire vincitor
    il sangue del principe del Moro
    arrossano il ciniero
    d'identico color
    ma più che del corpo le ferite
    da Carlo son sentite
    le bramosie d'amor
    "se ansia di gloria e sete d'onore
    spegne la guerra al vincitore
    non ti concede un momento per fare all'amore
    chi poi impone alla sposa soave di castità
    la cintura in me grave
    in battaglia può correre il rischio di perder la chiave"
    così si lamenta il Re cristiano
    s'inchina intorno il grano
    gli son corona i fior
    lo specchi di chiara fontanella
    riflette fiero in sella
    dei Mori il vincitor
    Quand'ecco nell'acqua si compone
    mirabile visione
    il simbolo d'amor
    nel folto di lunghe trecce bionde
    il seno si confonde
    ignudo in pieno sol
    "Mai non fu vista cosa più bella
    mai io non colsi siffatta pulzella"
    disse Re Carlo scendendo veloce di sella
    "De' cavaliere non v'accostate
    già d'altri è gaudio quel che cercate
    ad altra più facile fonte la sete calmate"
    Sorpreso da un dire sì deciso
    sentendosi deriso
    Re Carlo s'arrestò
    ma più dell'onor potè il digiuno
    fremente l'elmo bruno
    il sire si levò
    codesta era l'arma sua segreta
    da Carlo spesso usata
    in gran difficoltà
    alla donna apparve un gran nasone
    e un volto da caprone
    ma era sua maestà
    "Se voi non foste il mio sovrano"
    Carlo si sfila il pesante spadone
    "non celerei il disio di fuggirvi lontano,
    ma poiché siete il mio signore"
    Carlo si toglie l'intero gabbione
    "debbo concedermi spoglia ad ogni pudore"
    Cavaliere egli era assai valente
    ed anche in quel frangente
    d'onor si ricoprì
    e giunto alla fin della tenzone
    incerto sull'arcione
    tentò di risalir
    veloce lo arpiona la pulzella
    repente la parcella
    presenta al suo signor
    "Beh proprio perché voi siete il sire
    fan cinquemila lire
    è un prezzo di favor"
    "E' mai possibile o porco di un cane
    che le avventure in codesto reame
    debban risolversi tutte con grandi puttane,
    anche sul prezzo c'è poi da ridire
    ben mi ricordo che pria di partire
    v'eran tariffe inferiori alle tremila lire"
    Ciò detto agì da gran cialtrone
    con balzo da leone
    in sella si lanciò
    frustando il cavallo come un ciuco
    fra i glicini e il sambuco
    il Re si dileguò
    Re Carlo tornava dalla guerra
    lo accoglie la sua terra
    cingendolo d'allor
    al sol della calda primavera
    lampeggia l'armatura
    del sire vincitor

    Ps: la mia fonte per i testi è il sito "viadelcampo. com" che ringrazio vivamente per tutti gli spunti di riflessioni che mi ha dato sui testi del maestro :vai: