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- AdSense e contribuenti minimi
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Ciao e benvenuto:),
innanzitutto grazie del prezioso contributo.
In merito all'interpretazione dell'Agenzia delle Entrate è positivo che la stessa sia in linea con quanto sempre discusso nel forum e peraltro mi sembra l'interpretazione più logica.Fabrizio
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@PaoloGiordano said:
Ho fatto una richiesta all'agenzia delle entrate in merito al subject. Si seguito la domanda e la risposta. Commenti?
Testo richiesta informazioni:
Sono un lavoratore dipendente...Come passatempo gestisco un sito internet. Vorrei inserire banner pubblicitari "adSense" forniti da Google, azienda con sede principale in USA e altre sedi in Europa, con pagamento in euro. Penso che i ricavi saranno abbondantemente sotto i 30.000 euro/anno. Posso accedere al regime fiscale semplificato per contribuenti minimi?
In particolare: la cessione di spazi pubblicitari sul web ad aziende extra-comunitarie rientra tra le "operazioni assimilate alle cessioni all'esportazione"?
Inoltre: la pubblicazione di un sito rientra nel termine "Editoria"? I contenuti sono accessibili liberamente e non hanno carattere di periodicità.
Come si configura fiscalmente tale attività?Testo risposta:
Gentile Contribuente,
in relazione alla prima parte del quesito, si precisa, preliminarmente, che le vendite di servizi on-line, vale a dire quelle operazioni che hanno per oggetto la cessione di un bene o di un servizio messo a disposizione del destinatario in forma digitale e tramite una rete elettronica, quindi, in prodotti che non si materializzano in qualcosa di tangibile sono considerate prestazioni di servizio e non cessioni di beni. Pertanto, tali operazioni non rientrando in quelle previste nell'art.1, comma 96, numero 2 della lettera a), L. n. 244/2007, (vale a dire cessioni all'esportazione ed operazioni assimilate) non costituiscono causa ostativa all'accesso nel regime.Per la seconda parte del quesito, l'art. 3 del Decreto 2/1/2008 stabilisce che non sono compatibili con il regime dei contribuenti minimi i regimi speciali Iva riguardanti varie attività; fra i regimi ritenuti non compatibili, rientra anche quello per l'editoria previsto dall'art. 74, comma 1, lettera c) del DPR 633/1972, riguardante la cessione di prodotti editoriali, quali giornali, libri, periodici etc.. Riguardo al regime speciale per l'editoria, con la Ris. n. 186/2003, l'Agenzia delle entrate ha chiarito che lo stesso è applicabile esclusivamente ai prodotti editoriali su supporto cartaceo e non a quelli diffusi in via telematica; anche nel caso in cui all'utente del servizio di informazione in via telematica fosse richiesto un corrispettivo, questo non sarebbe riferibile a cessioni di beni editoriali bensì ad ordinarie prestazioni di servizi (servizio telematico di consultazione, servizio di aggiornamento dei contenuti del sito, servizio di ricerca per parola chiave etc.). Pertanto, non rientrando l'attività di fornitura di servizi di informazione tramite portale web fra quelle di cui all'art. 74, comma 1, lettera c) del DPR 633/1972, Lei può accedere, nel caso in cui sussistano anche gli altri requisiti previsti dalla normativa, nel nuovo regime per i contribuenti minimi.
La presente risposta non è resa a titolo di interpello ordinario ai sensi dell'art.11 della legge n.212 del 2000, bensì a titolo di assistenza al contribuente ai sensi della Circolare Ministeriale n.99/E del 18/05/2000.
Agenzia delle Entrate
Centro di Assistenza Multicanale
di Pescara
Contact CenterIL DIRETTORE
TizianaCiao PaoloGiordano, hai messo a disposizione della comunità un contributo utilissimo e per questo dobbiamo tutti ringraziarti. Qui sul forum ho letto un gran numero di post sulla compatibilità o meno di AdSense e di pubblicazioni simili con il nuovo regime dei contribuenti minimi. Adesso arriva questa risposta cortese e chiarificatrice, che tra l'altro dimostra la disponibilità dell'AdE ad assisterci, fatto molto positivo, che va sinceramente apprezzato.
Grazie di nuovo per il tuo altruismo.
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Bene, felice della risposta dell'Agenzia, di cui è apprezzabile anche la profondità, che si pone in linea, come giustamente fatto notare da Fabrizio, con quanto si sostien da tempo qui sul forum.
A sottolineare peraltro indirettamente l'imprenditorialità dell'azione del publisher adsense, al di la di quanto sostenuto da taluni.
Paolo
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Con piacere raccogliamo questa interpretazione che andrebbe migliorata. Comunque è interessante sapere:
- non si è editori.
- rimane da stabilire se un blog è o non è un'impresa.
E' chiaro ora, come prima, che se l'attività svolta, non la semplice apertura di un blog, è di tipo imprenditoriale si può rientrare rientrare nel forfettone, contro le tante dichiarazioni di commercialisti e ragionieri (che sconsigliavano il forfettone o lo ritenevano non applicabile).
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Ma è già pressochè certo, e rimando ad alto topic, che un blog con adsense è impresa se aggiornato, mentre forse non lo è se aperto ed abbandonato senza aggiornamenti.
PS potresti cortesemente indicarmi gli interventi di colleghi che sostengono inapplicabile o sconsigliabile il regime contribuenti minimi al caso di un publisher adsense impresa. Ti ringrazio in anticipo.
Paolo
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@i2m4y said:
Ma è già pressochè certo, e rimando ad alto topic, che un blog con adsense è impresa se aggiornato, mentre forse non lo è se aperto ed abbandonato senza aggiornamenti.
PS potresti cortesemente indicarmi gli interventi di colleghi che sostengono inapplicabile o sconsigliabile il regime contribuenti minimi al caso di un publisher adsense impresa. Ti ringrazio in anticipo.
Paolo
Sono interessanti i seguenti link (consiglio di leggerli a tutti):
- tax-appeal.blogspot.com/2008/01/adsense-per-i-privati-che-non.html (mettete prima di tax la fatidica parolina htt
- .generazione-internet.com/2008/02/12/fisco-e-dichiarazione-profitti-da-programmi-di-affiliazione-regime-dei-contribuenti-minimi/ (mettere htt
3).masternewmedia.org/it/self_publishing_ed_editoria/adsense-tasse-e-partita-iva/come-e-perche-pagare-le-tasse-sui-guadagni-del-tuo-blog-20080117.htm
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@i2m4y said:
Ma è già pressochè certo, e rimando ad alto topic, che un blog con adsense è impresa se aggiornato, mentre forse non lo è se aperto ed abbandonato senza aggiornamenti.
PS potresti cortesemente indicarmi gli interventi di colleghi che sostengono inapplicabile o sconsigliabile il regime contribuenti minimi al caso di un publisher adsense impresa. Ti ringrazio in anticipo.
Paolo
Restando fermo sul fatto che non si è impresa con un blog, fino a quando non si diventa imprenditori di fatto, cioè superando almeno i 3000 euro di guadagno o addirittura 5000.
Segnalo, prima quanto segue:Poi per quanto riguarda i commercialisti che non consigliano il forfettone, dico che in pratica ne ho sentiti molti dalle mie parti che lo sconsigliano (e in certi casi possono avere ragione), anche se spesso, onestamente, penso che non convenga a loro.
Ma ci sta proprio una dichiarazione su un forum in cui si dice che non è conveniente utilizzare il forfettone per i siti con adsense (la dichiarazione è da valutare). Mi ricordo di questo fatto perchè non appena si cominiciò a parlare di forfettone pensai di aderire.
Vedi il sito di: alverde.net/forum/topic.asp?TOPIC_ID=27055
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Bene felice che non siano pareri di questo forum.
Peraltro noto l'utilizzo di regimi fiscali impropri per regolare posizioni che assolutamente non possono così esser regolate (es. affiliazioni con collaborazioni occasionali di lavoro autonomo).In effetti quel regime dei minimi appare luccicante, ma ha molti più aspetti negativi di quanto si pensi..... moooooolti.... hanno perso una occasione, o volutamente hanno inasprito un regime agevolato che già c'era.
Sinceramente, come dottore commercialista, ben poco mi interessa inquadrare un piccolissimo contribuente con il regime dei minimi o con altri regimi... guardo a cosa conviene a lui.... il più delle volte i prezzi delle prestazioni applicati mi consentono la medesima % di "guadagno".... peraltro davvero minima per soggetti micro.... dunque ai fini del mio Roi non c'è differenza e dunque applicherei tranquillamente quel regime.
Ad oggi dopo l'analisi di convenienza per una decina di casi, in uno solo è risultato più conveniente di altri.... e questo la dice lunga...... precedenti
regimi agevolati invece avrebbero visto convenienze numericamente invertite.Sottolineo poi che non esistono limiti di 3000 o 5000 euro per essere imprese, nessuna norma li ha mai disposti questi limiti, addirittura il "regime fiscale della franchigia" esisteva per soggetti sotto i 7000 euro di compensi ben guardandosi da dare limiti minimi, quindi non diffonderei qui notizie prive di fondamento giuridico.
Paolo
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Ciao Paolo,
ti chiedo un parere anche su quanto letto sui link indicati da lodiablo in cui si considerano i ricavi da adsense delle prestazioni di servizi internazionali precludendo l'accesso al regime dei minimi.La mia opinione è che siano ricavi da assoggettare ad iva in Italia e che non rientrino pertanto nelle prestazioni indicate.
Fabrizio
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Concordo con la tua opinione.
Reputo si tratti di servizi pubblicitari esattamente come definiti dallo stesso Google quando si apre un account o si legge di quel servizio.
Lo stesso Google paga l'Iva in più....Salvo casi particolari in cui per esempio:
- sito in lingua extraUe (Ganese);
- destinato a pubblico ExtraUe;
- con click dimostrabili prevalentemente dal ExtraUe
resto della ferma opinione che si applichi l'iva in Italia esattamente come da te sostenuto e come ho scritto in quel breve articolo su regime iva di adsense che è in rilievo nel forum.
Io non ho ragioni, oggi, per muovermi da lì.
Paolo
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@i2m4y said:
Bene felice che non siano pareri di questo forum.
Peraltro noto l'utilizzo di regimi fiscali impropri per regolare posizioni che assolutamente non possono così esser regolate (es. affiliazioni con collaborazioni occasionali di lavoro autonomo)............
PaoloLo Studio B. pare che abbia un parere diverso, almeno per quello che ho letto. Si comincia a considerare attività non occasionale sopra i 5000 euro (così mi pare di poter intendere da quanto pubblicato sul forum prima indicato). Questo è mio parere, ma tutti potete leggere e considerare.
Questo limite mi sembra corretto da un punto di vista logio (magari non esiste da un punto di vista fiscale), perchè sotto quella soglia nessuno farebbe impresa a perdere. Quello dei 3000 poi esiste ed è noto, tanto è che almeno fino all'anno scorso non si pagavano nemmeno le tasse (se non ricordo male). Quindi in fondo anche lo Stato riconosce che sotto i 3000 non puoi aspirare ad essere un bel niente di niente.
Il blog di qualche altro esperto pare che sotto i tremila euro non prende proprio in considerazione che si possa essere impresa (e pare ti abbia anche risposto così).Dunque qualcosa "esiste". Non è poi così chiaro che si è impresa e non lo è nemmeno ad altri esperti commercialisti.
[...]
Non sarà sicuramente il tuo caso, ma di sicuro tanta gente con il forfettone ci guadagna di meno. Ad esempio, non devo fare le dichiarazioni iva (e non mi può chiedere di pagarle), non mi può chiedere un quota mensile per la contabilità ( e non mi può chiedere di pagarle), non mi può chiedere, forse, nemmeno la quota per la dichiarazione dei redditi annuale. Quindi, ci stanno ragioni sufficienti per sconsigliare il forfettone, fatti salvi i casi in cui veramente non conviene.Sulla questione adsense-sito il mio parere poi è del tutto indipendente dal forfettone. Perchè per quanto mi riguarda ci sono solo due possibilità:
- operando come un imprenditore si è imprenditori (tautologia necessaria, a questo punto) sia in ambito internet (blog, adsense, ecc.) che in altri ambiti. Ma devo operare da imprenditore, non lo devono soltanto desiderare gli agenti delle Entrate e devono provarlo.
- non si opera come imprenditori e quindi ogni sistema "perenne" non può farmi diventare imprenditore per il semplice fatto che non svolgo quella attività. Non la svolgo. Punto. Faccio il missionario in Kenia o vivo di elemosina (casi estremi).
Quindi analizzando un sito-adsense bisgona prima stabilire se il webmaster mette in atto una stabile organizzazione ( e un sito di per sè non lo è), poi bisogna stabilire se il webmaster (uomo e non robot) svolge un'attività continuativa e professionale e se, soprattutto, ne ottiene dei ricavi tali da giustificare un'attività imprenditoriale. Fatta questa analisi, se la risposta è Sì il webmaster diventa imprenditore a tutti gli effetti con o senza adsense.
In caso contrario ogni forzatura somiglia a qualche "famoso Tedesco" e non coincide con la realtà.
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I limiti monetari:
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un limite di 5000 euro di reddito identifica esclusivamente il punto in cui una prestazione meramente occasionale di lavoro autonomo (non commerciale) art. 2222 CC diviene obbligata Inps.
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un altro limite di 5000 euro di compensi identifica il limite per avere un contratto scritto nelle collaborazioni a progetto.
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un limite di 3000 euro era un limite di "no tax area" perchè non si producesse Irpef a debito nella dichiarazione dei redditi in caso di collaborazioni occasionali di lavoro autonomo. La no tax area non esiste più.
Stop.
Non esistono altri riferimenti a quei numeri in nessuna norma civile, fiscale o previdenziale attinente il caso.
Come si può capire nessuna, e ripeto nessuna, di quelle soglie (le prime due che esistono ancora) sono anche solo lontanamente applicabili ad un reddito commerciale come quello da servizi pubblicitari (e non di lavoro autonomo od assimilato al lavoro dipendente) .
Il Lavoro autonomo (anche occasionale) e la collaborazione a progetto sono quanto di più lontano esiste dall'attività adsense o comunque commerciale.Tutto il resto sono confusioni, scorrette applicazioni e/o assimilazioni che non centrano.
Ripeto non esiste alcun limite quantitativo nel campo "commerciale"... già da due euro si potrebbe essere teoricamente imprenditori.... l'impresa dipende infatti da altri fattori, non certo dal livello di ricavi. Esistono imprese che non riescono nemmeno mai a raggiungere dei ricavi e non per questo non sono imprese. Lo sono eccome, solo che in perdita.
Con questo si sgombra il campo da qualsiasi falsa applicazione di limiti monetari quando questi limiti ho già spiegato non sono applicabili al caso. E sfido a dimostrare che ad una attività adsense si applichino, oggi, quei limiti rimasti in vigore per il lavoro autonomo occasionale o delle collaborazioni a progetto.
Dunque non "esiste".Sul resto la mia opinione l'ho già dato in altro topic.
Paolo
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salve, scusate se chiedo puntualizzazioni, ma dopo tutti questi post non ci ho capito ancora nulla.
Io ho un sito che contiene recensioni di cellulari, e ho dei ricavi pubblicitari di adsense, sono un lavoratore dipendente, cosa devo fare? devo aprire una partita iva e dichiarare i ricavi? in ogni caso come fa il fisco a determinare l'ammontare dei miei ricavi se non conosce le statistiche del mio sito? possono chiedere informazioni a google in merito ai miei proventi?
grazie
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Ti rimando alla lettura delle centinaia di topic dove abbiam già sviscerato il problema ed all'eventuale intervento di un commercialista per un consulto preliminare.
Certo, in ogni caso può farti un accertamento bancario, una verifica fiscale partendo dal dominio.
Il tuo mi sembra il classico esempio di quello che vado dicendo.
Visitando il tuo sito ho visto tutte le caratteristiche tipiche di aggiornamento e dimensione dei contenuti e di presenza pubblicitaria che lasciano presumere una azione imprenditoriale.
Proprio questo sto cercando qui di far capire anche in questo topic.Addirittura nella tua area shop con ogni probabilità viene anche svolta azione non pubblicitaria, ma di procacciamento d'affari non occasionale.
Valuterei bene con un commercialista di fiducia facendo vedere il tuo sito.
Paolo
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@klyde said:
salve, scusate se chiedo puntualizzazioni, ma dopo tutti questi post non ci ho capito ancora nulla.
Io ho un sito che contiene recensioni di cellulari, e ho dei ricavi pubblicitari di adsense, sono un lavoratore dipendente, cosa devo fare? devo aprire una partita iva e dichiarare i ricavi? in ogni caso come fa il fisco a determinare l'ammontare dei miei ricavi se non conosce le statistiche del mio sito? possono chiedere informazioni a google in merito ai miei proventi?
graziebasta che diano un occhio al tuo sito per vedere che non sei in regola.
Hai banner pubblicitari e ti manca l'indicazione della P. Iva in home page, che è obbligatoria per legge.
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@i2m4y said:
I limiti monetari:
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un limite di 5000 euro di reddito identifica esclusivamente il punto in cui una prestazione meramente occasionale di lavoro autonomo (non commerciale) art. 2222 CC diviene obbligata Inps.
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un altro limite di 5000 euro di compensi identifica il limite per avere un contratto scritto nelle collaborazioni a progetto.
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un limite di 3000 euro era un limite di "no tax area" perchè non si producesse Irpef a debito nella dichiarazione dei redditi in caso di collaborazioni occasionali di lavoro autonomo. La no tax area non esiste più.
Stop.
Non esistono altri riferimenti a quei numeri in nessuna norma civile, fiscale o previdenziale attinente il caso.
Come si può capire nessuna, e ripeto nessuna, di quelle soglie (le prime due che esistono ancora) sono anche solo lontanamente applicabili ad un reddito commerciale come quello da servizi pubblicitari (e non di lavoro autonomo od assimilato al lavoro dipendente) .
Il Lavoro autonomo (anche occasionale) e la collaborazione a progetto sono quanto di più lontano esiste dall'attività adsense o comunque commerciale.Tutto il resto sono confusioni, scorrette applicazioni e/o assimilazioni che non centrano.
Ripeto non esiste alcun limite quantitativo nel campo "commerciale"... già da due euro si potrebbe essere teoricamente imprenditori.... l'impresa dipende infatti da altri fattori, non certo dal livello di ricavi. Esistono imprese che non riescono nemmeno mai a raggiungere dei ricavi e non per questo non sono imprese. Lo sono eccome, solo che in perdita.
Con questo si sgombra il campo da qualsiasi falsa applicazione di limiti monetari quando questi limiti ho già spiegato non sono applicabili al caso. E sfido a dimostrare che ad una attività adsense si applichino, oggi, quei limiti rimasti in vigore per il lavoro autonomo occasionale o delle collaborazioni a progetto.
Dunque non "esiste".Sul resto la mia opinione l'ho già dato in altro topic.
Paolo
Su quanto non mi compete non parlo. E non ho motivo di non crederti, anzi hai ben fatto a chiarire le cose.
Per quanto riguarda le imprese che non fanno utili, dico solo che sono già imprese in partenza ossia svolgono attività d'impresa.
Il problema come ormai abbiamo ben chiarito è stabilire se si è o non si è impresa utilizzando adsense. E di sicuro il solo utilizzo di adsense non basta, ma ci vogliono tutte quelle altre cose che fanno un'impresa.
Saluti.
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@i2m4y said:
I limiti monetari:
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un limite di 5000 euro di reddito identifica esclusivamente il punto in cui una prestazione meramente occasionale di lavoro autonomo (non commerciale) art. 2222 CC diviene obbligata Inps.
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un altro limite di 5000 euro di compensi identifica il limite per avere un contratto scritto nelle collaborazioni a progetto.
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un limite di 3000 euro era un limite di "no tax area" perchè non si producesse Irpef a debito nella dichiarazione dei redditi in caso di collaborazioni occasionali di lavoro autonomo. La no tax area non esiste più.
Stop.
Non esistono altri riferimenti a quei numeri in nessuna norma civile, fiscale o previdenziale attinente il caso.
Come si può capire nessuna, e ripeto nessuna, di quelle soglie (le prime due che esistono ancora) sono anche solo lontanamente applicabili ad un reddito commerciale come quello da servizi pubblicitari (e non di lavoro autonomo od assimilato al lavoro dipendente) .
Il Lavoro autonomo (anche occasionale) e la collaborazione a progetto sono quanto di più lontano esiste dall'attività adsense o comunque commerciale.Tutto il resto sono confusioni, scorrette applicazioni e/o assimilazioni che non centrano.
Ripeto non esiste alcun limite quantitativo nel campo "commerciale"... già da due euro si potrebbe essere teoricamente imprenditori.... l'impresa dipende infatti da altri fattori, non certo dal livello di ricavi. Esistono imprese che non riescono nemmeno mai a raggiungere dei ricavi e non per questo non sono imprese. Lo sono eccome, solo che in perdita.
Con questo si sgombra il campo da qualsiasi falsa applicazione di limiti monetari quando questi limiti ho già spiegato non sono applicabili al caso. E sfido a dimostrare che ad una attività adsense si applichino, oggi, quei limiti rimasti in vigore per il lavoro autonomo occasionale o delle collaborazioni a progetto.
Dunque non "esiste".Sul resto la mia opinione l'ho già dato in altro topic.
Paolo
Riporto dalle FAQ di uno sito internet:
<<Poichè l'attivita svolta dagli affiliati non ha trovato una specifica definizione da parte dell'Amministrazione Finanziaria riteniamo prudente far applicare l'aliquota del 20% prevista per le prestazioni di lavoro autonomo.
Nauralmente, qualora l'affiliato ritenga di voler qualificare le prestazioni svolte come attività di mediazione, potrà farlo valere in sede di dichiarazione dei redditi. L'applicazione della maggiore ritenuta non comporta particolare danno perchè la differenza potrà essere recuperata in sede di versamento del conguaglio di imposta. >>La domanda è ovviamente quella in oggetto. IL sito internet è spintrade.
A me sembra interessante quanto scritto nei primi due righi.
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Ti ringrazio, perchè almeno ora abbiamo più argomenti per l'analisi di quel caso.
In effetti qui esite un problema da parte del soggetto italiano che deve erogare i compensi. Evidentemente non ha approfondito molto lo studio di quello che sarebbe andato a fare... o comunque ha ritenuto di volersi riconoscere nelle citate ipotesi:
- impresa
- redditi commerciali occasionali
Ha dunque ritenuto prudente applicare la ritenuta del 20% come si trattasse di lavoro autonomo.
Io ho spiegato perchè non condivido: il lavoro autonomo è quanto di più lontano dai servizi pubblicitari (sporadici o continuativi) che sono attività d'impresa (non sto dicendo che si è imprese, ma solo definendo la tipologia di attività).La questione è che l'omessa ritenuta genera un rischio addirittura penale per chi la opera all'atto di un pagamento, loro dunque la operano prudenzialmente. In questo modo però "inguaiano" il potenziale publisher in quanto questo si vede privato del 20% impropriamente se invece ha considerato la sua attività come pubblicitaria e dunque commerciale.
Ancor più la questione si complica se invece il servizio reso è di procacciamento d'affari, ma qui li vedo disponibili a modificare l'entità della loro ritenuta (correttamente).
Sinceramente non vederei l'obbligo di ritenuta se non nel caso del procacciamento d'affari.
Paolo
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Ciaoo, ho parlato della mia situazione con il mio commercialista, il quale mi ha sconsigliato di aprire una P.I. e quindi di dar vita ad un'impresa, poichè i costi da sostenere sarebbero uguali o superiori ai miei guadagni, e quindi mi ha detto che è possibile semplicemente dichiarare i proventi in sede di dichiarazione dei redditi sotto la voce "altri redditi".
che ne pensate? perchè è obbligatorio menzionare la P.I. su di un sito che non vende nulla?
grazie
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@klyde said:
perchè è obbligatorio menzionare la P.I. su di un sito che non vende nulla?
Se non ricordo male, la legge dice, che la partita iva va indicata sul sito ufficiale relativo alla propria attività. Se quel sito non è relativo alla tua attività d'impresa, ma relativo ad un tuo hobby, non c'è obbligo di esporre la partita iva.