• Super User

    Ciao Paolo,
    ti chiedo un parere anche su quanto letto sui link indicati da lodiablo in cui si considerano i ricavi da adsense delle prestazioni di servizi internazionali precludendo l'accesso al regime dei minimi.

    La mia opinione è che siano ricavi da assoggettare ad iva in Italia e che non rientrino pertanto nelle prestazioni indicate.

    Fabrizio


  • Super User

    Concordo con la tua opinione.

    Reputo si tratti di servizi pubblicitari esattamente come definiti dallo stesso Google quando si apre un account o si legge di quel servizio.
    Lo stesso Google paga l'Iva in più....

    Salvo casi particolari in cui per esempio:

    • sito in lingua extraUe (Ganese);
    • destinato a pubblico ExtraUe;
    • con click dimostrabili prevalentemente dal ExtraUe

    resto della ferma opinione che si applichi l'iva in Italia esattamente come da te sostenuto e come ho scritto in quel breve articolo su regime iva di adsense che è in rilievo nel forum.

    Io non ho ragioni, oggi, per muovermi da lì.

    Paolo


  • Bannato User Attivo

    @i2m4y said:

    Bene felice che non siano pareri di questo forum.
    Peraltro noto l'utilizzo di regimi fiscali impropri per regolare posizioni che assolutamente non possono così esser regolate (es. affiliazioni con collaborazioni occasionali di lavoro autonomo).

    ...........
    Paolo

    Lo Studio B. pare che abbia un parere diverso, almeno per quello che ho letto. Si comincia a considerare attività non occasionale sopra i 5000 euro (così mi pare di poter intendere da quanto pubblicato sul forum prima indicato). Questo è mio parere, ma tutti potete leggere e considerare.
    Questo limite mi sembra corretto da un punto di vista logio (magari non esiste da un punto di vista fiscale), perchè sotto quella soglia nessuno farebbe impresa a perdere. Quello dei 3000 poi esiste ed è noto, tanto è che almeno fino all'anno scorso non si pagavano nemmeno le tasse (se non ricordo male). Quindi in fondo anche lo Stato riconosce che sotto i 3000 non puoi aspirare ad essere un bel niente di niente.
    Il blog di qualche altro esperto pare che sotto i tremila euro non prende proprio in considerazione che si possa essere impresa (e pare ti abbia anche risposto così).

    Dunque qualcosa "esiste". Non è poi così chiaro che si è impresa e non lo è nemmeno ad altri esperti commercialisti.

    [...]
    Non sarà sicuramente il tuo caso, ma di sicuro tanta gente con il forfettone ci guadagna di meno. Ad esempio, non devo fare le dichiarazioni iva (e non mi può chiedere di pagarle), non mi può chiedere un quota mensile per la contabilità ( e non mi può chiedere di pagarle), non mi può chiedere, forse, nemmeno la quota per la dichiarazione dei redditi annuale. Quindi, ci stanno ragioni sufficienti per sconsigliare il forfettone, fatti salvi i casi in cui veramente non conviene.

    Sulla questione adsense-sito il mio parere poi è del tutto indipendente dal forfettone. Perchè per quanto mi riguarda ci sono solo due possibilità:

    1. operando come un imprenditore si è imprenditori (tautologia necessaria, a questo punto) sia in ambito internet (blog, adsense, ecc.) che in altri ambiti. Ma devo operare da imprenditore, non lo devono soltanto desiderare gli agenti delle Entrate e devono provarlo.
    2. non si opera come imprenditori e quindi ogni sistema "perenne" non può farmi diventare imprenditore per il semplice fatto che non svolgo quella attività. Non la svolgo. Punto. Faccio il missionario in Kenia o vivo di elemosina (casi estremi).

    Quindi analizzando un sito-adsense bisgona prima stabilire se il webmaster mette in atto una stabile organizzazione ( e un sito di per sè non lo è), poi bisogna stabilire se il webmaster (uomo e non robot) svolge un'attività continuativa e professionale e se, soprattutto, ne ottiene dei ricavi tali da giustificare un'attività imprenditoriale. Fatta questa analisi, se la risposta è Sì il webmaster diventa imprenditore a tutti gli effetti con o senza adsense.
    In caso contrario ogni forzatura somiglia a qualche "famoso Tedesco" e non coincide con la realtà.


  • Super User

    I limiti monetari:

    • un limite di 5000 euro di reddito identifica esclusivamente il punto in cui una prestazione meramente occasionale di lavoro autonomo (non commerciale) art. 2222 CC diviene obbligata Inps.

    • un altro limite di 5000 euro di compensi identifica il limite per avere un contratto scritto nelle collaborazioni a progetto.

    • un limite di 3000 euro era un limite di "no tax area" perchè non si producesse Irpef a debito nella dichiarazione dei redditi in caso di collaborazioni occasionali di lavoro autonomo. La no tax area non esiste più.

    Stop.

    Non esistono altri riferimenti a quei numeri in nessuna norma civile, fiscale o previdenziale attinente il caso.

    Come si può capire nessuna, e ripeto nessuna, di quelle soglie (le prime due che esistono ancora) sono anche solo lontanamente applicabili ad un reddito commerciale come quello da servizi pubblicitari (e non di lavoro autonomo od assimilato al lavoro dipendente) .
    Il Lavoro autonomo (anche occasionale) e la collaborazione a progetto sono quanto di più lontano esiste dall'attività adsense o comunque commerciale.

    Tutto il resto sono confusioni, scorrette applicazioni e/o assimilazioni che non centrano.

    Ripeto non esiste alcun limite quantitativo nel campo "commerciale"... già da due euro si potrebbe essere teoricamente imprenditori.... l'impresa dipende infatti da altri fattori, non certo dal livello di ricavi. Esistono imprese che non riescono nemmeno mai a raggiungere dei ricavi e non per questo non sono imprese. Lo sono eccome, solo che in perdita.

    Con questo si sgombra il campo da qualsiasi falsa applicazione di limiti monetari quando questi limiti ho già spiegato non sono applicabili al caso. E sfido a dimostrare che ad una attività adsense si applichino, oggi, quei limiti rimasti in vigore per il lavoro autonomo occasionale o delle collaborazioni a progetto.
    Dunque non "esiste".

    Sul resto la mia opinione l'ho già dato in altro topic.

    Paolo


  • User Attivo

    salve, scusate se chiedo puntualizzazioni, ma dopo tutti questi post non ci ho capito ancora nulla.
    Io ho un sito che contiene recensioni di cellulari, e ho dei ricavi pubblicitari di adsense, sono un lavoratore dipendente, cosa devo fare? devo aprire una partita iva e dichiarare i ricavi? in ogni caso come fa il fisco a determinare l'ammontare dei miei ricavi se non conosce le statistiche del mio sito? possono chiedere informazioni a google in merito ai miei proventi?
    grazie


  • Super User

    Ti rimando alla lettura delle centinaia di topic dove abbiam già sviscerato il problema ed all'eventuale intervento di un commercialista per un consulto preliminare.

    Certo, in ogni caso può farti un accertamento bancario, una verifica fiscale partendo dal dominio.

    Il tuo mi sembra il classico esempio di quello che vado dicendo.
    Visitando il tuo sito ho visto tutte le caratteristiche tipiche di aggiornamento e dimensione dei contenuti e di presenza pubblicitaria che lasciano presumere una azione imprenditoriale.
    Proprio questo sto cercando qui di far capire anche in questo topic.

    Addirittura nella tua area shop con ogni probabilità viene anche svolta azione non pubblicitaria, ma di procacciamento d'affari non occasionale.

    Valuterei bene con un commercialista di fiducia facendo vedere il tuo sito.

    Paolo


  • Super User

    @klyde said:

    salve, scusate se chiedo puntualizzazioni, ma dopo tutti questi post non ci ho capito ancora nulla.
    Io ho un sito che contiene recensioni di cellulari, e ho dei ricavi pubblicitari di adsense, sono un lavoratore dipendente, cosa devo fare? devo aprire una partita iva e dichiarare i ricavi? in ogni caso come fa il fisco a determinare l'ammontare dei miei ricavi se non conosce le statistiche del mio sito? possono chiedere informazioni a google in merito ai miei proventi?
    grazie

    basta che diano un occhio al tuo sito per vedere che non sei in regola.
    Hai banner pubblicitari e ti manca l'indicazione della P. Iva in home page, che è obbligatoria per legge.


  • Bannato User Attivo

    @i2m4y said:

    I limiti monetari:

    • un limite di 5000 euro di reddito identifica esclusivamente il punto in cui una prestazione meramente occasionale di lavoro autonomo (non commerciale) art. 2222 CC diviene obbligata Inps.

    • un altro limite di 5000 euro di compensi identifica il limite per avere un contratto scritto nelle collaborazioni a progetto.

    • un limite di 3000 euro era un limite di "no tax area" perchè non si producesse Irpef a debito nella dichiarazione dei redditi in caso di collaborazioni occasionali di lavoro autonomo. La no tax area non esiste più.

    Stop.

    Non esistono altri riferimenti a quei numeri in nessuna norma civile, fiscale o previdenziale attinente il caso.

    Come si può capire nessuna, e ripeto nessuna, di quelle soglie (le prime due che esistono ancora) sono anche solo lontanamente applicabili ad un reddito commerciale come quello da servizi pubblicitari (e non di lavoro autonomo od assimilato al lavoro dipendente) .
    Il Lavoro autonomo (anche occasionale) e la collaborazione a progetto sono quanto di più lontano esiste dall'attività adsense o comunque commerciale.

    Tutto il resto sono confusioni, scorrette applicazioni e/o assimilazioni che non centrano.

    Ripeto non esiste alcun limite quantitativo nel campo "commerciale"... già da due euro si potrebbe essere teoricamente imprenditori.... l'impresa dipende infatti da altri fattori, non certo dal livello di ricavi. Esistono imprese che non riescono nemmeno mai a raggiungere dei ricavi e non per questo non sono imprese. Lo sono eccome, solo che in perdita.

    Con questo si sgombra il campo da qualsiasi falsa applicazione di limiti monetari quando questi limiti ho già spiegato non sono applicabili al caso. E sfido a dimostrare che ad una attività adsense si applichino, oggi, quei limiti rimasti in vigore per il lavoro autonomo occasionale o delle collaborazioni a progetto.
    Dunque non "esiste".

    Sul resto la mia opinione l'ho già dato in altro topic.

    Paolo

    Su quanto non mi compete non parlo. E non ho motivo di non crederti, anzi hai ben fatto a chiarire le cose.

    Per quanto riguarda le imprese che non fanno utili, dico solo che sono già imprese in partenza ossia svolgono attività d'impresa.
    Il problema come ormai abbiamo ben chiarito è stabilire se si è o non si è impresa utilizzando adsense. E di sicuro il solo utilizzo di adsense non basta, ma ci vogliono tutte quelle altre cose che fanno un'impresa.
    Saluti.


  • Bannato User Attivo

    @i2m4y said:

    I limiti monetari:

    • un limite di 5000 euro di reddito identifica esclusivamente il punto in cui una prestazione meramente occasionale di lavoro autonomo (non commerciale) art. 2222 CC diviene obbligata Inps.

    • un altro limite di 5000 euro di compensi identifica il limite per avere un contratto scritto nelle collaborazioni a progetto.

    • un limite di 3000 euro era un limite di "no tax area" perchè non si producesse Irpef a debito nella dichiarazione dei redditi in caso di collaborazioni occasionali di lavoro autonomo. La no tax area non esiste più.

    Stop.

    Non esistono altri riferimenti a quei numeri in nessuna norma civile, fiscale o previdenziale attinente il caso.

    Come si può capire nessuna, e ripeto nessuna, di quelle soglie (le prime due che esistono ancora) sono anche solo lontanamente applicabili ad un reddito commerciale come quello da servizi pubblicitari (e non di lavoro autonomo od assimilato al lavoro dipendente) .
    Il Lavoro autonomo (anche occasionale) e la collaborazione a progetto sono quanto di più lontano esiste dall'attività adsense o comunque commerciale.

    Tutto il resto sono confusioni, scorrette applicazioni e/o assimilazioni che non centrano.

    Ripeto non esiste alcun limite quantitativo nel campo "commerciale"... già da due euro si potrebbe essere teoricamente imprenditori.... l'impresa dipende infatti da altri fattori, non certo dal livello di ricavi. Esistono imprese che non riescono nemmeno mai a raggiungere dei ricavi e non per questo non sono imprese. Lo sono eccome, solo che in perdita.

    Con questo si sgombra il campo da qualsiasi falsa applicazione di limiti monetari quando questi limiti ho già spiegato non sono applicabili al caso. E sfido a dimostrare che ad una attività adsense si applichino, oggi, quei limiti rimasti in vigore per il lavoro autonomo occasionale o delle collaborazioni a progetto.
    Dunque non "esiste".

    Sul resto la mia opinione l'ho già dato in altro topic.

    Paolo

    Riporto dalle FAQ di uno sito internet:

    <<Poichè l'attivita svolta dagli affiliati non ha trovato una specifica definizione da parte dell'Amministrazione Finanziaria riteniamo prudente far applicare l'aliquota del 20% prevista per le prestazioni di lavoro autonomo.
    Nauralmente, qualora l'affiliato ritenga di voler qualificare le prestazioni svolte come attività di mediazione, potrà farlo valere in sede di dichiarazione dei redditi. L'applicazione della maggiore ritenuta non comporta particolare danno perchè la differenza potrà essere recuperata in sede di versamento del conguaglio di imposta. >>

    La domanda è ovviamente quella in oggetto. IL sito internet è spintrade.

    A me sembra interessante quanto scritto nei primi due righi.


  • Super User

    Ti ringrazio, perchè almeno ora abbiamo più argomenti per l'analisi di quel caso.

    In effetti qui esite un problema da parte del soggetto italiano che deve erogare i compensi. Evidentemente non ha approfondito molto lo studio di quello che sarebbe andato a fare... o comunque ha ritenuto di volersi riconoscere nelle citate ipotesi:

    • impresa
    • redditi commerciali occasionali

    Ha dunque ritenuto prudente applicare la ritenuta del 20% come si trattasse di lavoro autonomo.
    Io ho spiegato perchè non condivido: il lavoro autonomo è quanto di più lontano dai servizi pubblicitari (sporadici o continuativi) che sono attività d'impresa (non sto dicendo che si è imprese, ma solo definendo la tipologia di attività).

    La questione è che l'omessa ritenuta genera un rischio addirittura penale per chi la opera all'atto di un pagamento, loro dunque la operano prudenzialmente. In questo modo però "inguaiano" il potenziale publisher in quanto questo si vede privato del 20% impropriamente se invece ha considerato la sua attività come pubblicitaria e dunque commerciale.

    Ancor più la questione si complica se invece il servizio reso è di procacciamento d'affari, ma qui li vedo disponibili a modificare l'entità della loro ritenuta (correttamente).

    Sinceramente non vederei l'obbligo di ritenuta se non nel caso del procacciamento d'affari.

    Paolo


  • User Attivo

    Ciaoo, ho parlato della mia situazione con il mio commercialista, il quale mi ha sconsigliato di aprire una P.I. e quindi di dar vita ad un'impresa, poichè i costi da sostenere sarebbero uguali o superiori ai miei guadagni, e quindi mi ha detto che è possibile semplicemente dichiarare i proventi in sede di dichiarazione dei redditi sotto la voce "altri redditi".
    che ne pensate? perchè è obbligatorio menzionare la P.I. su di un sito che non vende nulla?
    grazie


  • User Attivo

    @klyde said:

    perchè è obbligatorio menzionare la P.I. su di un sito che non vende nulla?

    Se non ricordo male, la legge dice, che la partita iva va indicata sul sito ufficiale relativo alla propria attività. Se quel sito non è relativo alla tua attività d'impresa, ma relativo ad un tuo hobby, non c'è obbligo di esporre la partita iva.


  • User

    Caro Paolo,

    io ho seguito i Tuoi ragionamenti nei vari topics ed ho ho ottenuto partita iva dall'Agenzia delle Entrate, ma quando mi sono recato in Camera di Commercio per iscrivermi nel registro delle imprese mi hanno detto che sono un artigiano e non un'impresa individuale!


  • User Attivo

    @silpas said:

    Caro Paolo,

    io ho seguito i Tuoi ragionamenti nei vari topics ed ho ho ottenuto partita iva dall'Agenzia delle Entrate, ma quando mi sono recato in Camera di Commercio per iscrivermi nel registro delle imprese mi hanno detto che sono un artigiano e non un'impresa individuale!

    il mio sito nasce per passione, e viste le olre 8 ore al giorno che ci dedico, ho deciso di inserirci adsense da cui ricavo qualche euro....... non so se questo sia sufficente perchè il fisco mi ritenga un'impresa!!!
    ciaoo


  • Bannato User Attivo

    @silpas said:

    Caro Paolo,

    io ho seguito i Tuoi ragionamenti nei vari topics ed ho ho ottenuto partita iva dall'Agenzia delle Entrate, ma quando mi sono recato in Camera di Commercio per iscrivermi nel registro delle imprese mi hanno detto che sono un artigiano e non un'impresa individuale!

    E questa è sola la prima delle stranezze che ti potranno capitare.


  • Super User
    1. Un artigiano E' un imprenditore (individuale o collettivo, grande o piccolo).

    2. L'attuale procedura di apertura di "un artigiano" prevede quantomeno (oltre l'apertura di partita Iva) la presentazione del modello di iscrizione all'Albo artigiani, dopo l'apertura con Modello I1 della posizione da Impresa presso il Registro imprese. Tutto ciò a maggior conferma di quanto sopra al punto 1.

    3. Strano che il tuo commercialista non ti abbia avvisato prima dei tuoi accessi.

    Evidentemente impreciso l'impegato con cui hai parlato.

    Dunque NESSUNA stranezza.

    Paolo


  • Super User

    @klyde said:

    il mio sito nasce per passione, e viste le olre 8 ore al giorno che ci dedico, ho deciso di inserirci adsense da cui ricavo qualche euro....... non so se questo sia sufficente perchè il fisco mi ritenga un'impresa!!!
    ciaoo

    Vedendo il tuo sito.... personalmente farei molta attenzione...


  • User Attivo

    @i2m4y said:

    Vedendo il tuo sito.... personalmente farei molta attenzione...

    ti riferisci all'area shop? non voglio avere problemi di nessun tipo, e visto i ricavi praticamente nulli che ottengo dalle aree shop, ho deciso di eliminarle. Mi dici cosa può procurarmi problemi?
    grazie


  • Bannato User Attivo

    @i2m4y said:

    1. Un artigiano E' un imprenditore (individuale o collettivo, grande o piccolo).

    2. L'attuale procedura di apertura di "un artigiano" prevede quantomeno (oltre l'apertura di partita Iva) la presentazione del modello di iscrizione all'Albo artigiani, dopo l'apertura con Modello I1 della posizione da Impresa presso il Registro imprese. Tutto ciò a maggior conferma di quanto sopra al punto 1.

    3. Strano che il tuo commercialista non ti abbia avvisato prima dei tuoi accessi.

    Evidentemente impreciso l'impegato con cui hai parlato.

    Dunque NESSUNA stranezza.

    Paolo

    E' un'imprenditore (mio padre è stato artigiano per anni) ma non un Editore. La differenza non la devo spiegare io.
    Se è un artigiano, e se la domanda è stata posta in modo corretto alla CC, il tuo ragionamento è completamente errato. Insomma capire cosa si è chiesto.
    Se la domanda è "Gestisco un sito di miei contenuti in cui si visualizzano pubblicità gestite e pubblicate da Società da adv con guadagni minimi", siamo a cavallo, perchè la questione pubblicitaria potrebbe essere marginale all'attività (o non riguardarla del tutto) e quindi rientrare in qualche altra forma d'inquadramento (procacciatore).
    Potrebbe essere che non vi è stabile organizzazione, come spesso accade per chi ha un semplice sito, e quindi non vi è proprio l'impresa.
    Vi sono poi altre stranezze che ben sai. L'INPs non la pensa proprio come la CC.
    Chi avrà ragione?


  • Super User

    Se devo essere sincero, non è (o era) l'area shop, ma è il fatto che tu persegua il lucro con un sito web in maniera continuativa ospitando regolarmente pubblicità che genera una situazione non sostenibile per un privato non inquadrato come impresa.
    L'area shop introduceva inoltre il problema del procacciamento d'affari.

    Ma è il mio parere. Paolo