• Bannato User Attivo

    @i2m4y said:

    I limiti monetari:

    • un limite di 5000 euro di reddito identifica esclusivamente il punto in cui una prestazione meramente occasionale di lavoro autonomo (non commerciale) art. 2222 CC diviene obbligata Inps.

    • un altro limite di 5000 euro di compensi identifica il limite per avere un contratto scritto nelle collaborazioni a progetto.

    • un limite di 3000 euro era un limite di "no tax area" perchè non si producesse Irpef a debito nella dichiarazione dei redditi in caso di collaborazioni occasionali di lavoro autonomo. La no tax area non esiste più.

    Stop.

    Non esistono altri riferimenti a quei numeri in nessuna norma civile, fiscale o previdenziale attinente il caso.

    Come si può capire nessuna, e ripeto nessuna, di quelle soglie (le prime due che esistono ancora) sono anche solo lontanamente applicabili ad un reddito commerciale come quello da servizi pubblicitari (e non di lavoro autonomo od assimilato al lavoro dipendente) .
    Il Lavoro autonomo (anche occasionale) e la collaborazione a progetto sono quanto di più lontano esiste dall'attività adsense o comunque commerciale.

    Tutto il resto sono confusioni, scorrette applicazioni e/o assimilazioni che non centrano.

    Ripeto non esiste alcun limite quantitativo nel campo "commerciale"... già da due euro si potrebbe essere teoricamente imprenditori.... l'impresa dipende infatti da altri fattori, non certo dal livello di ricavi. Esistono imprese che non riescono nemmeno mai a raggiungere dei ricavi e non per questo non sono imprese. Lo sono eccome, solo che in perdita.

    Con questo si sgombra il campo da qualsiasi falsa applicazione di limiti monetari quando questi limiti ho già spiegato non sono applicabili al caso. E sfido a dimostrare che ad una attività adsense si applichino, oggi, quei limiti rimasti in vigore per il lavoro autonomo occasionale o delle collaborazioni a progetto.
    Dunque non "esiste".

    Sul resto la mia opinione l'ho già dato in altro topic.

    Paolo

    Su quanto non mi compete non parlo. E non ho motivo di non crederti, anzi hai ben fatto a chiarire le cose.

    Per quanto riguarda le imprese che non fanno utili, dico solo che sono già imprese in partenza ossia svolgono attività d'impresa.
    Il problema come ormai abbiamo ben chiarito è stabilire se si è o non si è impresa utilizzando adsense. E di sicuro il solo utilizzo di adsense non basta, ma ci vogliono tutte quelle altre cose che fanno un'impresa.
    Saluti.


  • Bannato User Attivo

    @i2m4y said:

    I limiti monetari:

    • un limite di 5000 euro di reddito identifica esclusivamente il punto in cui una prestazione meramente occasionale di lavoro autonomo (non commerciale) art. 2222 CC diviene obbligata Inps.

    • un altro limite di 5000 euro di compensi identifica il limite per avere un contratto scritto nelle collaborazioni a progetto.

    • un limite di 3000 euro era un limite di "no tax area" perchè non si producesse Irpef a debito nella dichiarazione dei redditi in caso di collaborazioni occasionali di lavoro autonomo. La no tax area non esiste più.

    Stop.

    Non esistono altri riferimenti a quei numeri in nessuna norma civile, fiscale o previdenziale attinente il caso.

    Come si può capire nessuna, e ripeto nessuna, di quelle soglie (le prime due che esistono ancora) sono anche solo lontanamente applicabili ad un reddito commerciale come quello da servizi pubblicitari (e non di lavoro autonomo od assimilato al lavoro dipendente) .
    Il Lavoro autonomo (anche occasionale) e la collaborazione a progetto sono quanto di più lontano esiste dall'attività adsense o comunque commerciale.

    Tutto il resto sono confusioni, scorrette applicazioni e/o assimilazioni che non centrano.

    Ripeto non esiste alcun limite quantitativo nel campo "commerciale"... già da due euro si potrebbe essere teoricamente imprenditori.... l'impresa dipende infatti da altri fattori, non certo dal livello di ricavi. Esistono imprese che non riescono nemmeno mai a raggiungere dei ricavi e non per questo non sono imprese. Lo sono eccome, solo che in perdita.

    Con questo si sgombra il campo da qualsiasi falsa applicazione di limiti monetari quando questi limiti ho già spiegato non sono applicabili al caso. E sfido a dimostrare che ad una attività adsense si applichino, oggi, quei limiti rimasti in vigore per il lavoro autonomo occasionale o delle collaborazioni a progetto.
    Dunque non "esiste".

    Sul resto la mia opinione l'ho già dato in altro topic.

    Paolo

    Riporto dalle FAQ di uno sito internet:

    <<Poichè l'attivita svolta dagli affiliati non ha trovato una specifica definizione da parte dell'Amministrazione Finanziaria riteniamo prudente far applicare l'aliquota del 20% prevista per le prestazioni di lavoro autonomo.
    Nauralmente, qualora l'affiliato ritenga di voler qualificare le prestazioni svolte come attività di mediazione, potrà farlo valere in sede di dichiarazione dei redditi. L'applicazione della maggiore ritenuta non comporta particolare danno perchè la differenza potrà essere recuperata in sede di versamento del conguaglio di imposta. >>

    La domanda è ovviamente quella in oggetto. IL sito internet è spintrade.

    A me sembra interessante quanto scritto nei primi due righi.


  • Super User

    Ti ringrazio, perchè almeno ora abbiamo più argomenti per l'analisi di quel caso.

    In effetti qui esite un problema da parte del soggetto italiano che deve erogare i compensi. Evidentemente non ha approfondito molto lo studio di quello che sarebbe andato a fare... o comunque ha ritenuto di volersi riconoscere nelle citate ipotesi:

    • impresa
    • redditi commerciali occasionali

    Ha dunque ritenuto prudente applicare la ritenuta del 20% come si trattasse di lavoro autonomo.
    Io ho spiegato perchè non condivido: il lavoro autonomo è quanto di più lontano dai servizi pubblicitari (sporadici o continuativi) che sono attività d'impresa (non sto dicendo che si è imprese, ma solo definendo la tipologia di attività).

    La questione è che l'omessa ritenuta genera un rischio addirittura penale per chi la opera all'atto di un pagamento, loro dunque la operano prudenzialmente. In questo modo però "inguaiano" il potenziale publisher in quanto questo si vede privato del 20% impropriamente se invece ha considerato la sua attività come pubblicitaria e dunque commerciale.

    Ancor più la questione si complica se invece il servizio reso è di procacciamento d'affari, ma qui li vedo disponibili a modificare l'entità della loro ritenuta (correttamente).

    Sinceramente non vederei l'obbligo di ritenuta se non nel caso del procacciamento d'affari.

    Paolo


  • User Attivo

    Ciaoo, ho parlato della mia situazione con il mio commercialista, il quale mi ha sconsigliato di aprire una P.I. e quindi di dar vita ad un'impresa, poichè i costi da sostenere sarebbero uguali o superiori ai miei guadagni, e quindi mi ha detto che è possibile semplicemente dichiarare i proventi in sede di dichiarazione dei redditi sotto la voce "altri redditi".
    che ne pensate? perchè è obbligatorio menzionare la P.I. su di un sito che non vende nulla?
    grazie


  • User Attivo

    @klyde said:

    perchè è obbligatorio menzionare la P.I. su di un sito che non vende nulla?

    Se non ricordo male, la legge dice, che la partita iva va indicata sul sito ufficiale relativo alla propria attività. Se quel sito non è relativo alla tua attività d'impresa, ma relativo ad un tuo hobby, non c'è obbligo di esporre la partita iva.


  • User

    Caro Paolo,

    io ho seguito i Tuoi ragionamenti nei vari topics ed ho ho ottenuto partita iva dall'Agenzia delle Entrate, ma quando mi sono recato in Camera di Commercio per iscrivermi nel registro delle imprese mi hanno detto che sono un artigiano e non un'impresa individuale!


  • User Attivo

    @silpas said:

    Caro Paolo,

    io ho seguito i Tuoi ragionamenti nei vari topics ed ho ho ottenuto partita iva dall'Agenzia delle Entrate, ma quando mi sono recato in Camera di Commercio per iscrivermi nel registro delle imprese mi hanno detto che sono un artigiano e non un'impresa individuale!

    il mio sito nasce per passione, e viste le olre 8 ore al giorno che ci dedico, ho deciso di inserirci adsense da cui ricavo qualche euro....... non so se questo sia sufficente perchè il fisco mi ritenga un'impresa!!!
    ciaoo


  • Bannato User Attivo

    @silpas said:

    Caro Paolo,

    io ho seguito i Tuoi ragionamenti nei vari topics ed ho ho ottenuto partita iva dall'Agenzia delle Entrate, ma quando mi sono recato in Camera di Commercio per iscrivermi nel registro delle imprese mi hanno detto che sono un artigiano e non un'impresa individuale!

    E questa è sola la prima delle stranezze che ti potranno capitare.


  • Super User
    1. Un artigiano E' un imprenditore (individuale o collettivo, grande o piccolo).

    2. L'attuale procedura di apertura di "un artigiano" prevede quantomeno (oltre l'apertura di partita Iva) la presentazione del modello di iscrizione all'Albo artigiani, dopo l'apertura con Modello I1 della posizione da Impresa presso il Registro imprese. Tutto ciò a maggior conferma di quanto sopra al punto 1.

    3. Strano che il tuo commercialista non ti abbia avvisato prima dei tuoi accessi.

    Evidentemente impreciso l'impegato con cui hai parlato.

    Dunque NESSUNA stranezza.

    Paolo


  • Super User

    @klyde said:

    il mio sito nasce per passione, e viste le olre 8 ore al giorno che ci dedico, ho deciso di inserirci adsense da cui ricavo qualche euro....... non so se questo sia sufficente perchè il fisco mi ritenga un'impresa!!!
    ciaoo

    Vedendo il tuo sito.... personalmente farei molta attenzione...


  • User Attivo

    @i2m4y said:

    Vedendo il tuo sito.... personalmente farei molta attenzione...

    ti riferisci all'area shop? non voglio avere problemi di nessun tipo, e visto i ricavi praticamente nulli che ottengo dalle aree shop, ho deciso di eliminarle. Mi dici cosa può procurarmi problemi?
    grazie


  • Bannato User Attivo

    @i2m4y said:

    1. Un artigiano E' un imprenditore (individuale o collettivo, grande o piccolo).

    2. L'attuale procedura di apertura di "un artigiano" prevede quantomeno (oltre l'apertura di partita Iva) la presentazione del modello di iscrizione all'Albo artigiani, dopo l'apertura con Modello I1 della posizione da Impresa presso il Registro imprese. Tutto ciò a maggior conferma di quanto sopra al punto 1.

    3. Strano che il tuo commercialista non ti abbia avvisato prima dei tuoi accessi.

    Evidentemente impreciso l'impegato con cui hai parlato.

    Dunque NESSUNA stranezza.

    Paolo

    E' un'imprenditore (mio padre è stato artigiano per anni) ma non un Editore. La differenza non la devo spiegare io.
    Se è un artigiano, e se la domanda è stata posta in modo corretto alla CC, il tuo ragionamento è completamente errato. Insomma capire cosa si è chiesto.
    Se la domanda è "Gestisco un sito di miei contenuti in cui si visualizzano pubblicità gestite e pubblicate da Società da adv con guadagni minimi", siamo a cavallo, perchè la questione pubblicitaria potrebbe essere marginale all'attività (o non riguardarla del tutto) e quindi rientrare in qualche altra forma d'inquadramento (procacciatore).
    Potrebbe essere che non vi è stabile organizzazione, come spesso accade per chi ha un semplice sito, e quindi non vi è proprio l'impresa.
    Vi sono poi altre stranezze che ben sai. L'INPs non la pensa proprio come la CC.
    Chi avrà ragione?


  • Super User

    Se devo essere sincero, non è (o era) l'area shop, ma è il fatto che tu persegua il lucro con un sito web in maniera continuativa ospitando regolarmente pubblicità che genera una situazione non sostenibile per un privato non inquadrato come impresa.
    L'area shop introduceva inoltre il problema del procacciamento d'affari.

    Ma è il mio parere. Paolo


  • Super User

    Ma chi ha detto che siete editori ?!?!?!

    Io ho sempre sostenuto che siete generalmente webmaster, gestori di portali, blog ecc. e che pubblicate inoltre pubblicità, assumendo nel caso di google la qualifica contrattuale di Publisher, ma questo non fa venir meno l'essenza del vostro lavoro di webmaster, gestori ecc.

    Editore quale traduzione di publisher non è infatti a mio giuduzio calzante per la attività svolta....
    alle volte potrà esserlo, alle volte sarà quella di webmaster a volte gestore di portali, altre volte attività pubblicitarie.....
    tutte attività accomunate, nel caso specifico, dal fatto che alcuni od i soli ricavi proverranno dalla pubblicità.

    Non è dunque necessario inquadrarsi quali editori, peraltro sottoposti ad ulteriori discipline legali ed autorizzatorie.

    Nella normalità dei casi invece l'inquadramento sarà tra i webmaster, i gestori di portali o le attività pubblicitarie. Normalmente le prime due attività citate vengono inquadrate tra quelle artigiane.... imprese artigiane per la precisione.

    Completamente errato è invece quanto dici tu, infatti inquadrerò l'attività come deve essere inquadrata da impresa, poi verificherò i requisiti dell'artigianalità, se ci sono la iscriverò anche lì. La procedura della Camera di commercio si pone esattamente su questo logico sentiero.

    Ed anche qui chiudo i miei interventi, perchè non è più mia intenzione ripetermi all'infinito come in questo ed in altri topic recenti su questo argomento. Ritengo di aver già espresso il mio pensiero a sufficienza e di non aver trovato alcuna motivazione per modificarlo.

    Paolo


  • Bannato User Attivo

    @i2m4y said:

    Ma chi ha detto che siete editori ?!?!?!

    Io ho sempre sostenuto che siete generalmente webmaster, gestori di portali, blog ecc. e che pubblicate inoltre pubblicità, assumendo nel caso di google la qualifica contrattuale di Publisher, ma questo non fa venir meno l'essenza del vostro lavoro di webmaster, gestori ecc.

    Editore quale traduzione di publisher non è infatti a mio giuduzio calzante per la attività svolta....
    alle volte potrà esserlo, alle volte sarà quella di webmaster a volte gestore di portali, altre volte attività pubblicitarie.....
    tutte attività accomunate, nel caso specifico, dal fatto che alcuni od i soli ricavi proverranno dalla pubblicità.

    Non è dunque necessario inquadrarsi quali editori, peraltro sottoposti ad ulteriori discipline legali ed autorizzatorie.

    Nella normalità dei casi invece l'inquadramento sarà tra i webmaster, i gestori di portali o le attività pubblicitarie. Normalmente le prime due attività citate vengono inquadrate tra quelle artigiane.... imprese artigiane per la precisione.

    Completamente errato è invece quanto dici tu, infatti inquadrerò l'attività come deve essere inquadrata da impresa, poi verificherò i requisiti dell'artigianalità, se ci sono la iscriverò anche lì. La procedura della Camera di commercio si pone esattamente su questo logico sentiero.

    Ed anche qui chiudo i miei interventi, perchè non è più mia intenzione ripetermi all'infinito come in questo ed in altri topic recenti su questo argomento. Ritengo di aver già espresso il mio pensiero a sufficienza e di non aver trovato alcuna motivazione per modificarlo.

    Paolo

    Per la verità, la parola Editore è stata da te scritta in risposta ad un mio messaggio (o di qualche altro). Forse non intendevi Editore per definizione, ma questa è stata la parola da te usata. Precisamente hai detto: siete Editori....
    Ma naturalmente non mi metto a fare il rigoroso sull'uso di una parola e posso accettare la tua spiegazione.
    Nemmeno io voglio ripetermi all'infinito. Nemmeno io cambio idea. Ma devo ammettere che il tempo speso qui (nel forum) è stato utile. Mi sono convinto più di prima delle mie argomentazioni, ho valutato meglio la questione tecnica (grazie a Kruk) e, anche grazie ai tuoi interventi, ho le idee più chiare al riguardo.
    Sono convinto che nella quasi totalità dei casi non si svolge impresa con un blog, e e che i nostri eventuali redditi si possono dichiarare in Redditi Diversi. Inoltre, mi sono anche convinto che se il Fisco vuole regolarizzare la nostra posizione deve poterci inquadrare o in un lavoro occasionale (o simile) o come affittuari di spazio virtuale, fatti salvi gli imprenditori veri.
    Grazie a tutti.


  • Super User

    @lodiablo said:

    Per la verità, la parola Editore è stata da te scritta in risposta ad un mio messaggio (o di qualche altro). Forse non intendevi Editore per definizione, ma questa è stata la parola da te usata. Precisamente hai detto: siete Editori....
    Ma naturalmente non mi metto a fare il rigoroso sull'uso di una parola e posso accettare la tua spiegazione.
    Nemmeno io voglio ripetermi all'infinito. Nemmeno io cambio idea. Ma devo ammettere che il tempo speso qui (nel forum) è stato utile. Mi sono convinto più di prima delle mie argomentazioni, ho valutato meglio la questione tecnica (grazie a Kruk) e, anche grazie ai tuoi interventi, ho le idee più chiare al riguardo.
    Sono convinto che nella quasi totalità dei casi non si svolge impresa con un blog, e e che i nostri eventuali redditi si possono dichiarare in Redditi Diversi. Inoltre, mi sono anche convinto che se il Fisco vuole regolarizzare la nostra posizione deve poterci inquadrare o in un lavoro occasionale (o simile) o come affittuari di spazio virtuale, fatti salvi gli imprenditori veri.
    Grazie a tutti.

    E' paradossale vedere che ti sei autoconvinto della tua posizione relativamente al fisco senza nemmeno averlo contattato per avere i chiarimenti del caso :():


  • Bannato User Attivo

    @bmastro said:

    E' paradossale vedere che ti sei autoconvinto della tua posizione relativamente al fisco senza nemmeno averlo contattato per avere i chiarimenti del caso :():

    Paradossale? Forse per te. Non per me.
    Ti faccio osservare che, fino a prova contraria, il Fisco non ha indagato alcun webmaster; penso sia almeno lecito suppore che le paure sulla questione siano state alimentate da alcune interpretazioni (forse giuste o forse errate).
    Non solo, quando ognuno di noi dichiarerà quel poco che gli viene da Adsense, dimostrerà anche la buona fede, e penso si metta a riparo di eventuali complicazioni (caso mai ce ne fossero).
    Perchè dovrei scrivere al fisco? Per porre forse una questione che non esiste? O che esiste solo nella nostra mente?
    Ritengo che non appena ci sarà la necessità di essere impresa (se le mie azioni saranno tali da essere imprenditore) mi iscrivo e mi comporto di conseguenza. Fino a quando non sono imprenditore verserò allo Stato quanto dovuto all'atto della dichiarazione dei redditi (diversi).
    Redditi Diversi: sono redditi diversi, se non conseguiti nell'esercizio di arti e professioni o di imprese commerciali..... Mi sembra opportuno inserirli qui, i miei quattro spiccioli, perchè conseguiti senza avere un'impresa del settore o facendo qualche professione.
    Se ci saranno difficoltà le affronteremo.
    Io mi sono convinto ulteriormente di quanto già pensavo e mi comporto di conseguenza. Chi ha un altro parere agirà per conto suo.


  • User Attivo

    se può essere utile....... spiegando per benino al mio commercialista quello che faccio sul mio sito, cioè, la pubblicazione di articoli e di annunci come adsense, e relativi ricavi, mi ha risposto in maniera tassativa che ho bisogno di una P.I. e quindi di una ditta.


  • Bannato User Attivo

    @klyde said:

    se può essere utile....... spiegando per benino al mio commercialista quello che faccio sul mio sito, cioè, la pubblicazione di articoli e di annunci come adsense, e relativi ricavi, mi ha risposto in maniera tassativa che ho bisogno di una P.I. e quindi di una ditta.

    Il mio sostiene che sto fittando uno spazio e che non esercito attività d'impresa.


  • Super User

    Dato che i commercialisti hanno opinioni contrastanti, mi sembra evidente che una delle due controparti si stia sbagliando.
    A questo punto c'è una mia curiosità:
    se il commercialista sbaglia e si riceve una multa, grande o piccola che sia, questa viene pagata dal commercialista perchè è assicurato contro eventuali errori che commette? :mmm: