• User Attivo

    Articolo interessante sul Web 2.0 ed il marketing per il turismo

    Segnalo a tutti i lettori questo articolo molto interessante che riguarda l'impatto del web 2.0 sul settore turismo - una lettura molto interessante che a mio avviso era nell'aria già da molto tempo, ma che ora comincia a prendere piede con la diffusione delle comunità virtuali verticali:

    http://www.hotelmarketing.com/index.php/article/070731_user_generated_comments_travel_brands_most_at_risk/


  • Community Manager

    Ciao Sante,

    metto il link che non li prende in automatico 🙂


  • User Attivo

    Scusa me ne sono dimenticato 🙂


  • User

    Ho recentemente partecipato su Wiwih ad una discussione molto divertente, con un albergatore che parlava di una recensione negativa del suo hotel su TripAdvisor, e diciamo eufemisticamente che "non l'aveva presa bene"...il malcapitato inoltre invitava tutti a mantenere uno stile "giornalistico anglosassone" durante le recensioni, cosa chiaramente abbastanza inverosimile...

    A me l'influenza di TripAdvisor (si parla di 10 miliardi di dollari l'anno di prenotazioni online per i CGC) fa abbastanza paura, ma proprio come utente...si fa un gran parlare di "Content is King" e "Web in mano agli utenti", poi però scopri che i 9/10 delle recensioni sono pareri personali buttati lì, di contenuti ed informazioni ce ne sono davvero poche...

    Ora che sono convinto che ci siano poche recensioni false, sto diventando pessimista sul fatto che forse quelle false verrebbero scritte meglio :D:(


  • User Attivo

    ne avrei da raccontare ma non posso sennò domani avrò lettere di avvocati in arrivo ... però quello che posso dire è che spesso le opinioni degli utenti sono molto discordanti. Esempio.

    Per il SES di Milano ho pensato di alloggiare presso un albergo vicino all'evento, un 4 stelle a pochissima distanza e ad un prezzo decisamente più interessante. I commenti di alcuni erano pessimi a dir poco ... ho "rischiato" pensando che si trattasse pur sempre di un 4 stelle, ed infatti era + che decente.

    E' impossibile accontentare tutti e dovremo abituarci a "modulare" lo sfogo della gente che lascia commenti in giro per il web. Se hai un blog te ne sarai accorto ... mi viene in mente la storia del padre accompagnato dal figlio e l'asino che vanno a fare la legna - troppo lunga da raccontare adesso ma molto in tema anceh se in apparenza non c'azzecca nulla


  • User Attivo

    @sjachille said:

    ne avrei da raccontare ma non posso sennò domani avrò lettere di avvocati in arrivo ... però quello che posso dire è che spesso le opinioni degli utenti sono molto discordanti.

    Purtoppo è vero. Da albergatore mi sono ritrovato ad avere una recensione negativa da parte di un utente che nemmeno aveva soggiornato da noi. Questo aveva scritto questa recensione solo perchè in fase di prenotazione c'erano stati dei malintesi ed io non avevo inviato il voucher di prenotazione. A questa persona probabilmente non è andata giù ed ha scritto quella recensione.

    Dal nostro punto di vista non ci tange tanto, in quanto abbiamo altre recensioni positive e poi proprio perchè non ha soggiornato da noi, tuttavia dispiace sempre...

    Il fatto che esistano grosse discordanze sulle recensioni è che molte volte, per un'inezia, la tendenza è a sfogarsi scrivendo recensioni anche molto negative pur di far danno...senza una ragione effettiva.

    Fortunatamente alcuni forum (come TripAdvisor) ti permettono di replicare, purtroppo però nella lingua in cui è stata scritta la recensione. Quindi dover rispondere ad un utente in una lingua non conosciuta inizia ad essere un problema...

    Comunque ci faremo l'abitudine.. ;.))

    Saluti a tutti!!!!


  • User

    Indubbiamente i commenti degli utenti sono da prendersi con le molle, sopratutto quelli su TripAdvisor.
    Noto che i commenti su Bookings o Venere sono più corretti, certamente sono fatti da persone che hanno soggiornato presso gli hotel e più rintracciabili dei più o meno anomimi di TripAdvisor.

    La differenza di base è abbastanza semplice, a fine soggiorno Venere o Bookings mi scrivono e mi invitano a compilare la valutazione.... mentre da TripAdvisor ci vado di mia iniziativa, quindi più facilmente per sfogarmi di torti subiti più che di servigi felicemente usufruiti.

    Il sistema è abbastanza attendibile (una recensione negativa è niente... 10 recensioni negative lasciano pensare....) se i confronti fra le strutture si fanno rimanendo nella stessa piattaforma.

    Credo che la risposta migliore sia la trasparenza (oltre ad un prodotto valido!)... usate meglio i vostri siti web.
    Chiedete ai vecchi clienti il loro giudizio, esponetelo, rendeteli contattabili via email da chi volesse referenze, e accettate anche i giudizi... meno positivi. Noi lo stiamo facendo su sleepingrome.com da alcuni mesi e sembra che l'esperimento stia dando buoni frutti.
    Ogni tanto mandiamo email ai clienti recenti chiedendo di inserire le loro valutazioni.

    ... premesso che noi non lo facciamo perchè onestamente non ne abbiamo bisogno... però in teoria potremmo anche pilotare la cosa spingendo le email con le richieste di recensione verso quegli ospiti che ci sembrano avere gradito di più il servizio.

    In sostanza se il problema è Web 2.0 credo che la risposta debba essere ancora più 2.0!
    .... certo se poi il prodotto è scarso... allora non c'è niente da fare.

    L'esperienza insegna che quando il rapporto qualità prezzo è corretto la gente se ne accorge presto e premia la struttura.

    P.S.
    Per esperienza:
    Le valutazioni negative sugli Hotel di Roma sono quasi tutte meritate.
    Gli Alberghi in città hanno un livello di qualità inaccettabile e lo standard dato dalle Stelle è assolutamente inattendibile.
    E' ovvio che la clientela resti disorientata quando certe volte strutture con 1 stella sono infinitamente migliori di alberghi con 3 stelle.
    Inoltre non c'è uniformità nelle stanze, capita troppo spesso che le foto esposte siano delle 2 o 3 stanze "Buone" e poi ci siano 20 camere in condizioni pietose.


  • User

    @sjachille said:

    ne avrei da raccontare ma non posso sennò domani avrò lettere di avvocati in arrivo
    vedo che siamo sulla stessa barca :D...

    il problema di TripAdvisor è che non ti permette di conoscere la fonte da cui vengono fuori i giudizi, che poi è il meccanismo naturale che un po' tutti adottiamo per valutare quello che ci viene detto. Alcune volte si può risalire dal modo di scrivere, ma altre...
    io per il SES fra cinque alberghi consigliati nella mail ho usato il vecchio metodo "chiudi gli occhi e punta il dito sullo schermo", tanto sapevo che non avrei trovato sul web informazioni ma solo tanta confusione...

    @d-force said:

    Quindi dover rispondere ad un utente in una lingua non conosciuta inizia ad essere un problema... A meno che non si tratti dell'Esperanto, se ci fosse bisogno scrivi nel forum la risposta in italiano e vediamo di tirare qualcosa fuori :ciaosai:


  • User Attivo

    @Alfie said:

    A meno che non si tratti dell'Esperanto, se ci fosse bisogno scrivi nel forum la risposta in italiano e vediamo di tirare qualcosa fuori :ciaosai:

    Grazie 1000 Alfie, sei gentilissimo!
    ho visto che siamo vicini di casa 😉 [/ot]


  • User Attivo

    lo scorso anno ho dato un contributo alla redazione di un libro, pubblicato più o meno a gennaio del 2007, scrivendo la sezione "La comunicazione telematica per il turismo" dove affermavo il peso che avrebbe avuto la comunicazione partecipativa e quindi il ruolo del social networking come strumento di orientamento delle scelte degli altri consumatori verso i prodotti turistici.

    Non so se posso farlo (forse l'editore non ne sarebbe proprio contento), ma essendo io cmq l'autore vi riprendo il pezzo di apertura del capitolo così come lo scrissi (forse nella libro non appare proprio cosi').

    in realtà non aggiunge molto altro rispetto a quell'articolo segnalato, forse qualche riflessione più profonda sul tema di come cambia la comunicazione promo-commerciale nel turismo, ma per lo meno è in italiano!

    "La comunicazione telematica per il turismo

    Le innovazioni tecnologiche da sempre trovano nel turismo e nelle imprese di settore terreno per una loro immediata applicazione e diffusione sia a supporto delle funzioni informative che commerciali.
    Quelle telematiche, risultanti dal connubio tra l'informatica e le telecomunicazioni associate per realizzare l'elaborazione a distanza delle informazioni, , apportarono una prima rivoluzione nel turismo dapprima con i CRS successivamente trasformatisi in GDS che permisero di connettere in una rete di dimensione globale l'offerta di servizi turistici. Questo fu solo l'inizio della formazione di network (letteralmente reti- lavoro) che permisero il lavoro tra due unità in collegamento, allora semplicemente i distributori e fornitori di prodotti e servizi turistici, attraverso sistemi telematici.
    Ma oggi è Internet il mezzo principe di informazione e commercializzazione per il turismo, un mezzo plurifunzionale, di comunicazione e di transazione, un media interattivo attraverso il quale si veicolano messaggi e utilità di diversa natura, con parametri e linguaggi non più relegati agli schemi rigidi dei media e dei canali tradizionali.
    Un mezzo che ha modificato il sistema di comunicazione e di relazioni, non più confinato ai soli operatori ma che si apre all'utenza tracciando un passaggio da quella che era la società dell'informazione alla più attuale società della relazione, ad una economia della connessione che accentua i valori delle relazioni e il senso di comunità. Ma non si tratta solo di uno sviluppo nella tecnologia, bensì di un?evoluzione nei rapporti umani, che non si realizza solo all?interno di un ambito (quello di internet) ma più diffusamente nella società e nell?economia.
    Il baricentro della comunicazione si sposta sempre più verso l'utenza, che partecipa e contribuisce, e i media, come le stesse imprese, tradizionalmente unidirezionali nella produzione del messaggio sono sempre più aperti e permeabili ai contenuti prodotti dagli utenti.
    La nuova modalità di comunicazione è "partecipativa" e i modelli si convertono alla creazione e condivisione dei contenuti, spostando il focus dal mezzo all'attività che si svolge fino ad arrivare ad un messaggio che si slega dal medium (ovvero dalla forma rappresentativa) per essere plasmabile ad opera dell'utente finale (il destinatario) e in ogni caso progettato in modo da assumere diverse forme in base al contesto anziché al medium.
    E' senz'altro l'interattività del mezzo e la possibilità per gli utenti di creare e condividere materiali e informazioni a decretare il maggior controllo e l'influenza nel processo di comunicazione: l'utente, anche non tecnico, diviene protagonista nel processo di creazione e di distribuzione dell'informazione. Strumenti sempre più accessibili per pubblicare, diffondere e gestire contenuti stanno generando nuovi comportamenti online e una diversa propensione degli utenti a interagire sia orizzontalmente tra di loro, sia verticalmente, da e verso i fornitori. Le imprese sono così dinanzi a cambiamenti e scelte strategiche importanti, interrogandosi se e come integrare i nuovi mezzi di comunicazione con quelli finora utilizzati, per mantenere e rendere più efficace la customer conversation.
    E questo cambiamento influisce non solo nella comunicazione, ma nella stessa produzione e commercializzazione. Si pensi all'impatto generato dalla liberalizzazione dei cieli unito ad Internet: l'avvento delle low cost che dal comparto aereo si è poi esteso agli altri comparti della filiera turistica generando cambiamenti organizzativi-funzionali e nelle strategie commerciali delle aziende. Nuovi modelli di consumo, una nuova consapevolezza, in uno scenario in cui il consumatore diventa sempre più attore e produttore (prosumer, dall'unione di producer e consumer) e al quale le aziende rispondono con nuovi servizi, prodotti e strumenti che nascono dai commenti e dai suggerimenti dei clienti.
    Ed ecco così affermarsi in tutti i comparti della filiera il dynamic packaging, il servizio on line che assiste il cliente, oggi esteso anche nelle relazioni tra fornitori e distributori, nella "creazione" di un pacchetto su misura (a scapito del pacchetto pre-confezionato rigido) potendo scegliere tra migliaia di combinazioni di servizi, confrontabili su variabili di prezzo ma anche di affidabilità e giudizi espressi da altri clienti. Quest'ultimo aspetto sottolinea il peso e il ruolo del consumatore nella comunicazione pro-commerciale: al prodotto/servizio, alle sue caratteristiche intrinseche e attributi, è abbinata la testimonianza e l'opinione degli utenti che lo hanno già utilizzato. Il consumatore non è più orientato dalle scelte dell'azienda bensì da quelle della comunità, e in base al valore che si può attribuire al giudizio della comunità un prodotto assume agli occhi dei nuovi clienti una maggiore o inferiore visibilità, una maggiore capacità di interessarlo ed attrarlo.
    Una evoluzione ed un utilizzo più integrato del guestbook, il libro virtuale degli ospiti, all'interno del quale trovano spazio le testimonianze dei clienti e della loro esperienza di consumo, come il loro passaggio in una struttura ricettiva e il grado di soddisfacimento. Alcuni portali turistici affermano come, infatti, un prodotto con almeno 1 testimonianza riceva il 50% di richieste in più rispetto ad un'offerta senza testimonianze, un prodotto con 5 testimonianze riceva il 100% di richieste in più rispetto ad un'offerta senza testimonianze.
    Si è entrati dunque in quella che è chiamata Web 2.0, e più specificatamente negli USA si parla di Travel 2.0: la nuova era della presenza aziendale sul web e della comunicazione applicata al mezzo, del social networking e dell'intrattenimento che si impongono come forze motrici dell'aumento dell'utilizzo del Web, dove la tendenza ad orientare le prenotazioni è totalmente interattiva e si sviluppa attraverso i contenuti generati dall'indice di gradimento degli utenti."


  • User

    Non so se sto per andare chilometri Off-Topic, ma leggevo il mese scorso un articolo interessante. Frasi come:

    @Asia75 said:

    l'utente, anche non tecnico, diviene protagonista nel processo di creazione e di distribuzione dell'informazione.

    si accompagna spesso a grande soddisfazione per questa nuova etica di Internet. Vi posto una voce fuori dal coro (pure troppo :D), il pensiero di un ex-imprenditore della Silicon Valley, Andrew Keen. Ho tradotto alla svelta (scusate il risultato) stralci dell'articolo Un ?esercito in pigiama? sta distruggendo Internet?, il link all'articolo originale è in fondo.

    Un ?esercito in pigiama? sta distruggendo Internet?

    La Cultura di Internet, spesso descritto come l'avanguardia del progresso, è in realtà una giungla popolata da persone intellettualmente ignoranti e ladri digitali, secondo un imprenditore della Silicon Valley.

    Andrew Keen, un 47enne britannico che ha fondato Audiocafe, sostiene che la nozione di base di ?esperienza? è sotto attacco, immersa in un cambiamento culturale a favore della dilettantismo di blog MSN.it e altri siti popularity-driven.

    "Milioni e milioni di scimmie esuberanti... stanno creando una infinita foresta digitale di mediocrità", scrive Keen nel suo nuovo libro.

    Le sue opinioni hanno infuriato i blogger, specialmente quelli della Silicon Valley, che sostengono che Keen sia un intellettuale elitario, un conservatore che si dispera per un ritorno ai vecchi metodi, e uno scrittore che non riesce ad esporre i fatti direttamente e semplicemente.

    I cattivi nella narrativa di Keen sono un ?esercito in pigiama? di scrittori prevalentemente anonimi che diffondono pettegolezzi e scandalo, "cleptomani intellettuali" che ricercano Google per copiare il lavoro di altri.


    [...] Il titolo della polemica di Keen, ?Il culto dei dilettanti: come oggi Internet sta uccidendo la nostra cultura?, attacca quella che egli chiama l?etica "taglia e incolla" degli utenti web, che egli dice sono professionisti del furto come mezzo di sussitenza

    Il Web permette a chiunque di pubblicare il loro pensieri più intimi, opinioni o addirittura vere e proprie menzogne, senza alcun filtro autoriale, nell'ipotesi che la folla si impegni a correggere gli errori. Keen chiede sforzi per riequilibrare i poteri di web publishing immediato con la necessità di responsabilità della società.


    [...] Keen, per parte sua, respinge qualsiasi critica che egli è sul fatto che sia il primo a non rompere il macchinario del web, mantenendo un dialogo regolare con amici e oppositori al suo blog a http://andrewkeen.typepad.com/.

    Keen indica come influenze intellettuali la teorica Hannah Arendt, conosciuta per il lavoro svolto sulla natura del totalitarismo e la "banalità del male," e Jurgen Habermas, il filosofo tedesco che definì i concetti di settore privato e pubblico nella politica.

    "Il prezzo da pagare per la crescita dell? egualitarismo offerto da Internet è l?accesso a storie non revisionate. In questo medium, i contributi degli intellettuali perdono il potere di creare una messa a fuoco", ha detto Habermas in un discorso nel 2006.

    Keen per ora si è guadagnato alcuni sostenitori, che anch'essi hanno ripensamenti sull?etica ultra-democratica del Web."Se mi serve chirurgia, mi auguro che il mio chirurgo sia uno dell?elite nel suo campo" ha sostenuto un blogger a favore di Keen?


    http://tvnz.co.nz/view/page/411419/1168713
    Source: Reuters


    E' una posizione estrema usata anche a subdolo scopo pubblicitario e questo è chiaro, ma credo che contenga degli ottimi spunti di discussione sulle tendenze del Web 2.0

    [tanto ormai sono OT dall'inizio del post] @d-force: figurati! [/OT] :ciauz:


  • User Attivo

    Non penso esista una risposta facile o banale alla questione che hai posto e concordo che spesso personaggi a cui piace mettersi in mostra non esitano a sparare a zero per alzare polveroni (e generare link per rimanere in ambito SEO ...)

    Ti faccio un esempio molto pratico tratto dalla mia esperienza di vita vissuta nel web: Come sai negli anni 90 si diffuse un modello perverso e distorto secondo cui tutto ciò che era internet doveva essere gratuito e liberamente disponibile, in particolare i servizi di connessione alla rete e quelli di hosting.

    A quel tempo la mia piccola realtà imprenditoriale contava proprio su questi elementi per tirare avanti (oltre che fare siti e proporre timidamente una ottimizzazione)

    Ebbene, nonostante facessero tutti a gara per regalare connessioni e spazio web, io non ho preso che una piccolissima percentuale di Clienti (gliela voglio dare questa C maiuscola anche se non se la meriterebbero quelli a cui mi riferisco)

    La morale della favola ? C'è mercato per tutti, i business li fanno le persone. Ci sarà molto rumore di sottofondo, e crescerà ... ma non è così per strada ? nei negozi ? negli uffici ? a spasso per la tua città ?

    La rete si sta umanizzando ... con tutte le conseguenze del caso - almeno secondo me 🙂


  • User Attivo

    Io mi guardo bene dal fare discorsi filosofici e intellettuali, sono fuori dalla mia portata. Credo che ciò che afferma Keen ha il sapore di vecchio, un pò da conservatore. Condivido però che vi sia il rischio concreto che possa facilmente confondersi la spazzatura, il pettegolezzo, la menzogna, da altro. Ma che debba esserci un filtro autoriale o la legittimazione (elitaria) è ridicolo.
    Credo che la democratizzazione del web e la possibilità di partecipare attivamente non possa far altro che migliorare non solo l'informazione ma la stessa produzione di prodotti e servizi. Il problema è garantire semmai la veridicità, l'obiettività dei contributi. Ciò va tenuto ben distinto però da quanto può essere "cultura" dove probabilmente occorre una maggiore attenzione ai contenuti.
    Ma un conto è partecipare ai processi culturali, un conto è esprimere opinioni, giudizi, far circolare informazione.
    Che poi vi sia un appiattimento culturale (lui li definisce "persone intellettualmente ignoranti"), è forse un dato di fatto estraneo ad internet. Internet come strumento lo rende semplicemente più evidente, lo rende noto con estrema facilità. Ma non sarà che tale "appiattimento culturale" è dovuto proprio agli intellettuali elitari?

    Stando con i piedi per terra, vi porto un esempio concreto (forse c'azzecca poco ma vediamo un po?):
    Qualcuno di voi conosce le Bandiere Blu, un riconoscimento che viene dato alle località balneari (spiagge e porti) che risultano avere determinati requisiti di qualità. Da anni rappresentano in Italia uno strumento di orientamento per la scelta della destinazione turistica. Sono in molti infatti che utilizzano la mappa delle località con bandiera blu come garanzia di qualità delle acque, scegliendo per le proprie vacanze in Italia (ma anche all'estero) appunto tra tali località. Ogni anno tutti ne parlano, ogni genere di media da tv a autorevoli giornali, ne parla la stampa del settore turistico, e le stesse località turistiche si onorano di tale riconoscimento, lo fanno sapere in giro, si promuovono "sbandierando" tale titolo e così fanno anche tutti gli operatori turistici nelle località. Tipica frase o dicitura "ci fregiamo del titolo di località Bandiera Blu da ben ??. anni".
    Basta farsi un giro su google con "bandiera blu" e vedrete.
    http://www.google.it/search?hl=it&q=bandiera+blu&btnG=Cerca+con+Google&meta=

    e fin qui ci siamo.

    C'è poi un sottofondo che serpeggia ormai da tempo sulla affidabilità del riconoscimento delle bandiere blu, o altro genere di titoli (si pensi ai simboli e simboletti di ristoranti, alberghi, etc). Ma nessuno ha prove in tal senso, è solo un mormorare, si dice che?.

    E infine c'è tutto un'altra informazione su queste bandiere blu, di sicuro meno impatto, meno "culturale", dai toni piuttosto pesanti, e che qualcuno potrebbe dire non "legittimata". Frutto delle inchieste di un tizio, non particolarmente conosciuto (bè è quello che scoprì le sacche di sangue infetto per le dialisi e che ha fatto lasciare la casa a D'Alema affittata dall'Inps al costo di 1.000 lire al mese....), che sicuramente non si definisce e non credo voglia sentirsi intellettuale, ma che fa il giornalista, tagliato fuori dai grandi palcoscenici e media, che insomma non fa più di tanto notizia. E che si esprime anche online.
    Stefano Salvi - Bandiere Blu
    http://www.sisalvichipuo.it/index.php?/archives/91-La-bufala-delle-attribuzione-delle-Bandiere-Blu-Parte-I.html

    In un caso e nell'altro non c'è certezza di informazione, ma quel che è grave è che non ve ne sia soprattutto tra quelli che hanno un ruolo autorevole nell'informare (consumatori e non). E questa consapevolezza è cresciuta grazie anche al web. In ogni qual modo la possibilità di poter raccontare e condividere l'esperienza (nel caso di Salvi con testimonianze e documenti) fornisce un contributo informativo importante. O per lo meno pone in guardia da facili conclusioni o affermazioni, mettendoci di fronte ad un serio dubbio. Se poi il linguaggio non è proprio quello appropriato o considerato tale, cosa importa, è la sostanza dei fatti che in fondo in fondo interessa all'utente.

    Scusatemi se sono OT


  • User Attivo

    a proposito del mio ultimo post, non so se qualcuno ha avuto modo di seguirla la polemica di celentano e il polverone che si è alzato in questi giorni. il corriere della sera oggi in prima pagina titola "Golette, bandiere e mare sporco: lite sui voti alle spiagge" dedicando 2 pagine alla gran confusione che c'è in giro.
    non ne sapevo nulla, ma come si poteva immaginare è arrivata anche sui media tradizionali....peccato che ci voleva celentano.
    chissà forse una velina salverà il nostro turismo?...al di là del web 2.0?


  • User

    Io punto molto sulla Canalis :).

    In generale però mi fido abbastanza anche dei sindaci. A Firenze gli interventi per il turismo sembrano finalmente prendere una piega dignitosa, almeno per quanto riguarda le iniziative per nuovi eventi, musei, manifestazioni et similia...


  • Moderatrice

    Ottimo il tuo blog Alfie


  • User

    Non è "mio" ma grazie mille 🙂


  • User

    Forse vi interesserà un contributo relativo ai vari marchi di qualità per le località turistiche da uno che ha visto dall'interno come funzionano certe cose....

    A proposito di bandiere blu, bandiere arancioni, golette ecc... questi marchi sono sistemi di certificazione a cui località turistiche si sottopongono volontariamente e a pagamento.

    Quando vengono emessi comunicati stampa sulle spiagge più belle di Italia lo si fa in relazione a quelle spiagge che hanno superato un certo esame con buoni voti, esame messo in piedi dalla commissione (di un ente privato) pagato per esaminare... devo aggiungere altro?

    In pratica queste operazioni non sono altro che sistemi per farsi un po' di pubblicità attraverso dei redazionali supportati dal tenore di ricerche pseudo scientifiche.
    E chi non si prende il bollino? Ecco, è proprio qui che scatta l'equivoco, non è che una spiaggia della Sardegna che non prende il bollino è brutta o sporca, è che quella località, molto probabilmente, non ha nemmeno partecipato alla selezione.

    E' un pio' come con miss Italia, non è la ragazza più bella d'Italia, è la
    ragazza votata come la più bella tra quelle che hanno partecipato al concorso...

    Ciao


  • User

    Riprendo un secondo il tema iniziale

    Articolo interessante sul Web 2.0 ed il marketing per il turismo

    Forse alcuni di voi lo conosceranno già, è un altro blog che parla di turismo e web 2.0 e che trovo una risorsa molto interessante e ricca di punti, ve lo segnalo

    Booking Blog

    Ciao


  • User Attivo

    @MaurizioLP said:

    Riprendo un secondo il tema iniziale
    Forse alcuni di voi lo conosceranno già, è un altro blog che parla di turismo e web 2.0 e che trovo una risorsa molto interessante e ricca di punti, ve lo segnalo

    Booking Blog
    Ciao

    Sinceramnte il sito che hai postato è molto interessante. Per quanto riguarda l'elenco dei social networks in ambito turistico:
    http://www.bookingblog.com/ottimizzare-le-strategie-hotel-nel-web-20/

    come posso essere inserito come hotel? Ad es. su tripadvisor, esiste una registrazione per gli albeghi? come si viene recensiti in pratica?