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Ho sempre fatto di tutto.
Inizia a 13 anni sviluppando software per diverse società piemontesi...tanto lavoro e pochissimo guadagno.Una volta diventato Perito (con la P maiuscola) ho scelto la strada del dipendente in una SW House di successo.
Peccato che la mansione di factotum (sviluppatore,consulente,sistemista,webmarketer,seo,customer care) non me la sentivo nel cuore.
Poi ho fatto un piccolo salto di qualità diventando Responsabile IT di una rossa società torinese di abbigliamento.
In questi due anni ho aperto p.iva e la mia piccola aziendina nelal quale lavoravo dalle 18.00 alle 2.00/4.00, poi alle 6.00 sveglia per andare a lavoro.Due anni fa andai a Genova, mercato di lusso....io con la mia azienda, sempre solo ma pur sempre soddisfatto del mio ruolo di amministratore "squattrinato".
Altri due anni per crescere,ed eccomi qua.
Ho sofferto psicologicamente la pressione della dipendenza dai superiori, ma alla fine ho compiuto il primo step.
Sono sempre Amministratore della mia aziendina, ma ricopro due ruoli sia nel Cda che nell'organigramma di altre due Spa e Srl liguri.Sicuramente ora lo stipendio non manca, diciamo che la mia giovane età mi da anche poche preoccupazioni nonostante abbia "famiglia" (seppur composta da me e dalla mia metà).
Per arrivare qua ho fatto di tutto, lo ammetto: commesso in un discount alimentare come apprendista, muratore in nero (nei periodi scolastici morti), fabbro ecc ecc.
So valutare il lavoro ed il denaro ma soprattutto i contratti.Determianto o Indeterminato la cosa è indifferente.
Da una parte ti gestisci il tempo ma rischi di non prendere del grano..dall'altra sei sottopagato e psicologicamente down ma uno stipendio, 13esima,14esima e ferie le hai sempre.io posso solo consigliarvi una cosa: in tutti i casi ogni tipo di lavoro è soggetto a vincoli superiori che bisogna rispettare altrimenti non si porta il pane a casa a fine mese; se sei consulente/imprenditore questo vincolo da rispettare solo le necessità dei clienti, se sei dipendente i tuoi responsabili e la società aziendale.
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@Ryan Giggs 79 said:
Non intendevo dire che da solo riesco a fare quello che fa una società, intendevo solo dire che intanto fammi mettere in proprio e "fare cassa", poi se sono bravo ci penso io a trovare il set di abilità e mettere su una società per mio conto.... se non osi da giovane..
Dillo a me che ho lavorato da dipendente nella mia vita meno di 2 anni (il tempo per essere pagato mentre facevo la tesi sul mio lavoro :))!
Per me l'opzione dipendente non esiste nemmeno nel ventaglio
Ma non mi riferisco al fatto di fare da solo quello che fa una società, quanto alle diverse abilità necessarie anche se sei solo un piccolo professionista:
- saper vendere e relazionarsi con i clienti,
- fare marketing,
- organizzare bene il tempo,
- gestire i flussi di cassa,
- etc...
Mi si potrebbe obiettare che ad un livello diverso queste cose le fa anche un dipendente.... ma in tal caso hanno di sicuro un impatto diverso.
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Bello questo post...
Credo pero' che sarebbe giusto svilupparlo in diverse traiettore e prospettive.
Partendo dal fatto che esistono nel confronto che e' stato iniziato da Catone
diversi punti di INIZIO.
Provo ad essere piu' chiaro.
E' giusto fare un confronto tra il lavorp dipendente e quello autonomo ma occorre "scorporare" le varie entita' e tipologie di persone.
ESISTE INFATTI:
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Il dipendente che e' costretto a farlo a vita perche' quello che guadagna non gli permette di mettere via abbastanza soldi per aprire una partita I.V.A o pagare corsi di specializzione.
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IL DIPENDENTE che e' di buona famiglia e Puo' decidere in qualsiasi momento di buttarsi in un'impresa (in tutti i sensi) perche' ha le spalle coperte.
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ESISTE LA VIA DI MEZZO cioe' il dipendente che guadagna abbastanza (ma non troppo) per poter mettere da parte un budget per coprire le spese di una apertura attivita' etc...
Questa terza figura potra' in qualsiasi momento valutare la possibilita' di mettersi in proprio cercando pero' di evitare se possibile un tracollo economico che potrebbe essere anche rilevante.
- Quelli che hanno il lavoro trasmesso dai genitori (tipo padre che cede la fabbrica al figlio) che pero' al momento non ci interessano.
Nella vita di ognuno c'e' sempre una parte di lavoro dipendente...
Il punto e' che in Italia manca la REALE POSSIBILITA' per tutti di potersi mettere in proprio.
E' questo e' un grande problema.
Quindi non e' vero che il dipendente ha il lavoro fisso ed e' sottopagato.
Molti NON hanno un lavoro fisso e altrettanti NON sono sottopagati.
Come vedete solo con alcuni "input" e' possibile svilupare il tema.
Ora vi racconto la mia di "storia"
Ho 28 anni e ho passato piu' di 10 anni come dipendente nei posti piu' disparati. Ho fatto il magazzieniere,il fabbro,l'autista,il commesso,il rappresentante etc. e 3 anni fa ho aperto un negozio a Torino che ahime' e' andato male.(chiuso dopo 1 anno)
I sacrifici sono molti ma le insoddisfazioni ancora di piu'.
Sia da dipendente che da autonomo con una grande differenza LA VITA E L'ASPETTO SOCIALE.
Un lavoratore dipendente ha i suoi orari.
Sa quando comincia e quando finisce ma sopratutto non ha RISCHI DI IMPRESA.
Un lavoratore autonomo puo' benissimo lavorare 8 ore come il dipendente ma tempo 6 mesi chiude perche' l'attivita' INDIPENDENTE richiede molte piu' risorse di tempo e sacrifici economici e socali.
Il piccolo autonomo dovrebbe essere tutelato a mio giudizio PIU' DEL DIPENDENTE ma solo nei primi 3-4 anni di attivita' (quelli piu' critici per chiunque e per qualsasi settore)
Credo INFINE che andrebbe analizzata un figura nel mezzo META' DIPENDENTE E' META' AUTONOMO.(credo che alcuni di voi facciano parte di questo target)
Con le tutele di un dipendente al 50 % e' la possibilita' di espandersi di un autonomo.Sara' mai possibile per tutti i nuovi autonomi poter concialire 2 entita' in questo modo?
Forse mi sono disallineato verso cio'che era la matrice del post ma desideravo mettere a luce queste questioni.
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@xtiger said:
E' giusto fare un confronto tra il lavorp dipendente e quello autonomo ma occorre "scorporare" le varie entita' e tipologie di persone.
ESISTE INFATTI:
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Il dipendente che e' costretto a farlo a vita perche' quello che guadagna non gli permette di mettere via abbastanza soldi per aprire una partita I.V.A o pagare corsi di specializzione.
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IL DIPENDENTE che e' di buona famiglia e Puo' decidere in qualsiasi momento di buttarsi in un'impresa (in tutti i sensi) perche' ha le spalle coperte.
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ESISTE LA VIA DI MEZZO cioe' il dipendente che guadagna abbastanza (ma non troppo) per poter mettere da parte un budget per coprire le spese di una apertura attivita' etc...
Questa terza figura potra' in qualsiasi momento valutare la possibilita' di mettersi in proprio cercando pero' di evitare se possibile un tracollo economico che potrebbe essere anche rilevante.
- Quelli che hanno il lavoro trasmesso dai genitori (tipo padre che cede la fabbrica al figlio) che pero' al momento non ci interessano.
Mi permetto di farti notare che le distinzioni che hai creato fanno riferimento solo a caratteristiche esterne ed ambientali e non a caratteristiche comportamentali ed interne.
Le caratteristiche ambientali contano, indubbiamente.
A parità di bravura tu ed i nipoti di Agnelli probabilmente avrete una carriera diversa... MA... questa non può essere una scusa per togliersi la propria responsabilità (ovviamente non mi riferisco a te, quanto alle scuse che tale distinzione può generare).
Non esiste nessuno che è "costretto a fare il dipendente a vita" perché non si può pagare la P.Iva e la formazione... sarò anche fortunato... ma non ho mai conosciuto nessuno che davvero non si possa permettere queste cose.
E' molto spesso solo una semplice questione di "cosa è importante per te" e come investi le tue risorse (soldi e soprattutto TEMPO).
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@piernicola said:
Mi permetto di farti notare che le distinzioni che hai creato fanno riferimento solo a caratteristiche esterne ed ambientali e non a caratteristiche comportamentali ed interne.
Le caratteristiche ambientali contano, indubbiamente.
A parità di bravura tu ed i nipoti di Agnelli probabilmente avrete una carriera diversa... MA... questa non può essere una scusa per togliersi la propria responsabilità (ovviamente non mi riferisco a te, quanto alle scuse che tale distinzione può generare).
Non esiste nessuno che è "costretto a fare il dipendente a vita" perché non si può pagare la P.Iva e la formazione... sarò anche fortunato... ma non ho mai conosciuto nessuno che davvero non si possa permettere queste cose.
E' molto spesso solo una semplice questione di "cosa è importante per te" e come investi le tue risorse (soldi e soprattutto TEMPO).ù
- Hai ragione sul primo punto.
- Esiste piu' di qualcuno che vorrebbe buttarsi del professionismo o nell'impresa individuale e NON PUO' FARLO.
Indubbiamente tu sei stato fortunato ma moltissimi non lo sono e questo e' un problema o meglio una grossa (ed ennesima) piaga della societa'.
Solo nel perimetro della mia zona di ubicazione conosco almeno 50 persone che fanno parte della cerchia del "VORREI MA NON POSSO" e sai perche'?
- Vivere costa molto di piu' e lo stipendio non e' proporzionato.
- Se hai dei figli devi dar loro da mangiare tutti i giorni e quindi non puoi mettere soldi da parte.
- Le banche e gli istituti di credito al 99 % bocciano le tue richieste di erogazione denaro.
- I contributi a fondo perduto vengono raramente erogati e solo a chi ha un Business plan e ha intenzione di assumere personale.Per il altri solo le birciole e dopo almeno 2 anni.(lasciamo fuori le imprese che aprono solo per i fondi e poi chiudono,ne hanno parlato ieri sera a REPORT.
La situazione e' questa.
Ho scritto cose che gia' sapevi ma fa bene ogni tanto ricordarsi che il nostro e' un paese dove non si investe (non abbastanza)nella ricerca nello sviluppo e nei giovani.
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@piernicola said:
Vi consiglio vivamente un libro che è interessantissimo e che adotto spesso come riferimento nei miei trainings in cui mi occupo di imprenditoria: The E Myth di Michael Gerber.
Ciao Pier
esiste una versione tradotta in italiano del libro?
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@xtiger said:
- Esiste piu' di qualcuno che vorrebbe buttarsi del professionismo o nell'impresa individuale e NON PUO' FARLO.
Sono d'accordo, prendi per esempio il mio caso. Sono indipendente da ormai 10 anni, dopo 4 anni di gavetta dipendente.
Il problema è che quando l'ho fatto non avevo vincoli, ne moglie ne figli, perchè ho tirato la cinghia per emergere un poco. Ragionare anche per gli altri è una bella responsabilità e come sapete ... i figli sono tutto!Di certo l'unica cosa veramente importante è perseguire per riuscire almeno a fare qualcosa che interessi veramente perchè il sacrificio è comunque costante e il tempo è quello che è.
Tempo per me non ne ho più, sacrifici tanti, ma la sensazione prevalente di libertà , di direzione e guida al tuo lavoro per ora non la cambierei con nient'altro.
Già il "pensare almeno di provarci" è un fattore determinante.
ciao
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@xtiger said:
Indubbiamente tu sei stato fortunato ma moltissimi non lo sono e questo e' un problema o meglio una grossa (ed ennesima) piaga della societa'.
Ma indubbiamente per chi?
Che ne sai della mia vita, dei miei sacrifici, dell'impegno che ho messo nelle cose? [nota: non leggerlo con tono accusatorio - voglio solo farti ragionare sul fatto che stai assumendo delle cose senza conoscermi. Magari lo fai anche con opportunità che valuti con dei pregiudizi e quindi non vedi :)]
Solo nel perimetro della mia zona di ubicazione conosco almeno 50 persone che fanno parte della cerchia del "VORREI MA NON POSSO" e sai perche'?
- Vivere costa molto di piu' e lo stipendio non e' proporzionato.
- Se hai dei figli devi dar loro da mangiare tutti i giorni e quindi non puoi mettere soldi da parte.
- Le banche e gli istituti di credito al 99 % bocciano le tue richieste di erogazione denaro.
- I contributi a fondo perduto vengono raramente erogati e solo a chi ha un Business plan e ha intenzione di assumere personale.Per il altri solo le birciole e dopo almeno 2 anni.(lasciamo fuori le imprese che aprono solo per i fondi e poi chiudono,ne hanno parlato ieri sera a REPORT.
La situazione e' questa.
Ho scritto cose che gia' sapevi ma fa bene ogni tanto ricordarsi che il nostro e' un paese dove non si investe (non abbastanza)nella ricerca nello sviluppo e nei giovani.
Ed invece io continuo a pensare che siano delle semplici scuse.
Che sia difficile mettersi in proprio è sotto la luce del sole, ma se una persona vuole farlo può farlo..... e la riprova è che, nel rispondermi, stai dedicando più energie a trovare tutte le possibili scuse per non riuscire a metterti in proprio che a trovare soluzioni.
Per me se una persona vuole fare il dipendente è liberissima di farlo (anzi, per moltissimi è il miglior lavoro possibile e sono felici).
Ma deve essere una scelta e non una costrizione.
Quanto alle 50 persone che vorrebbero mettersi in proprio e non lo fanno che conosci.... te ne posso contrapporre 500 che ci sono riuscite senza problemi seppur con molti sacrifici (e non erano i figli di Agnelli, tutt'altro).
Chi avrebbe ragione? Tutti, sebben ognuno nella propria visione del mondo.
Io scelgo di rimanere nella mia
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@bocas84 said:
Ciao Pier
esiste una versione tradotta in italiano del libro?
Ad oggi che io sappia no.
Ciao
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Bella discussione davvero. Solo due giorni fa pensavo di iniziarne una anch'io analoga perchè sto coltivando un piccolo sogno imprenditoriale e volevo vedere chi ha fatto questo passo all'interno del forum.
Vedo che coloro che lo hanno fatto la pensano come me e quindi li quoto
@Ryan Giggs 79 said:
Devo dire che la mia scelta professionale è stata dettata dallo spirito di libertà fin troppo eccessivo che mi contraddistingue: non ho mai sopportato di prendere alcun tipo d ordine e le cose mi vengono bene solo quando decido io il modo di agire, visto che ho delle tempistiche e dei modi lavorativi decisamente particolari...
@spacecozza said:
ma quella che mi vede più appagata è quella di lavorare in modo indipendente, fuori dalla logica "del cartellino". Le motivazioni sono caratteriali (non ripeto ryan, sono + o - le stesse) non chè di esigenza assoluta di disporre liberamente del mio tempo. Ovvio che questo comporti il rischio dell'irregolarità, ma sono disposta a correrlo. Del resto prima di avere la botte piena e la moglie ubriaca ce ne vuole un pò! :brindisi:
Sono stata dipendente e l'ho sofferto, la tranquillità data dallo stipendio fisso, malattia e ferie pagate, non era sufficiente a colmare il disagio di non essere libera di organizzarmi come volevo. Di prendermi le responsabilità che volevo. Di decidere i progetti con la mia mente. Di essere giustamente pagata rispetto al lavoro effettivamente prodotto e alla sua qualità.Per quanto riguarda la discussione tra xtiger e piernicola non posso dare ragione a nessuno dei due, sarei più per essere d'accordo con xtiger perchè anch'io ho la sensazione, ma non la certezza, che per alcune persone sia impossibile mettersi in proprio, che non ci siano i mezzi per farlo soprattutto se ci si trova in un determinato momento della propria vita. Un conto è nascere con la mentalità dell'imprenditore e far tendere tutto quello che ci riguarda verso quella direzione, un conto invece è volerlo diventare in un determinato momento della nostra vita quando magari si sta per comprare casa, si sta per mettere su una famiglia, insomma banalmente con un mutuo aperto chi te ne concede ad esempio un altro?
Però ripeto non mi sento di dare ragione a nessuno dei due perchè come dicevo sto pensando di mettermi in proprio e sto valutando tutti gli aspetti ad esso relativi. Quando arriverò a quello prettamente economico potrò pronunciare la mia sentenza definitiva
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@lafra said:
Un conto è nascere con la mentalità dell'imprenditore e far tendere tutto quello che ci riguarda verso quella direzione, un conto invece è volerlo diventare in un determinato momento della nostra vita quando magari si sta per comprare casa, si sta per mettere su una famiglia, insomma banalmente con un mutuo aperto chi te ne concede ad esempio un altro?
Hai perfettamente ragione e quindi concordo.
Infatti hai parlato di mentalità.
Per fare una scelta o l'altra esistono semplicemente dei requisiti di mentalità (e propensione al rischio, e abilità, etc...), ancora più che circostanze esterne obiettive.
Se partiamo da questo presupposto allora ognuno è libero di fare ciò che vuole assumendosene la responsabilità.
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Domanda: e quando avete aperto la partita iva?
Mentre eravate ancora dipendenti?
Quali costi avete dovuto sostenere?
Vantaggi e svantaggi?Grazie ragazzi!
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l'attività autonoma nel settore principe di questo forum non costa una follia:
costi una tantum
500 euro -> per apertura p.iva e ammenicoli vari
1000 euro -> computer
200 euro -> sostuar varicosti annuali
1500 euro / anno commercialista bravo (ma si può risparmiare)
500 euro/anno hosting da rivenditorecon meno di 5000 euro si parte ma poi?
con 5000 euro ho la mia aziendina dove ci sono solo io e adesso?il problema (nel settore principe di questo forum) è che visti i bassi costi di apertura la concorrenza è spietata perchè siamo in tanti anzi tantissimi.
La mia esperienza è di un 50 e 50 (50 dip e 50 autonomo). Ora sto lavorando bene come ditta individuale e penso nel 2007 di mollare il lavoro dipendente per incrementare quello autonomo, beneficiare di tutti i vantaggi della "libertà" di decidere e di agire a discapito di uno stipendio (basso ma sicuro).
Per aprire e lavorare nel nostro settore non servono i soldi (sperando sinceramente di non essere smentito) 5000 euro sono un investimento sulla propria vita alla portata di tutti. Il vero investimento è in tempo, capacità e professionalità.
Sei bravo -> vendi e guadagni
Non sei professionale -> come dipendente qualcosa puoi portare a casa, come autonomo no.
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è chiaro che ci sono sempre dei costi / opportunità in questa contrapposizione.
dipendente: ha più tempo per sè, ha una soddisfazione limitata e una crescita personale praticamente nulla. ha quello stipendio lì, sicuro ma fermo. sa che alle 18.00 puo' dimenticarsi le preoccupazioni (può, ma conosco molti/molte che non lo fanno). puo' avere tutte le ferie che vuole (io ne sono una riprova..;)) e ha cose tipo 13esima, 14esima, ticket, mutui agevolati ecc. ecc.
indipendente: ha meno tempo per sè, o meglio, ha la gestione autonoma del tempo, ma sa che non esistono orari. puo' prendere ferie un giorno a caso, ma sa che puo' dover lavorare a Natale, a capodanno o nelle feste comandate. se è bravo puo' guadagnare tanto, ma se non ce la fa, rischia.. pero' se ha scelto il settore che gli piace, avrà più soddisfazioni, pur con qualche rinuncia (ferie, fidanzate e altro).lo stress e l'impegno mentale invece possono essere elevati in entrambi i casi anche se mi rendo conto che chi corre il rischio d'impresa, e magari ha famiglia a carico, puo' esser messo peggio. ma sono anche convinta che sia una questione di come la persona gestisca le situazioni di ansia e difficoltà. ho visto persone con 1000 difficoltà lavorative dormire (abbastanza) tranquille, altre che lavorano come dipendenti, non riuscire a chiudere occhio per via di boss prepotenti, mobbing o frustrazioni varie.
detto questo, concordo con chi dice che in certi casi non si ha molta scelta.
con tutto l'entusiasmo, le capacità (tecniche, commerciali, umane ecc.) e la fortuna del mondo, siamo stati sommersi da una congiuntura economica che ha spezzato le gambe a tanti che avevano provato a mettersi in proprio. a volte anche con idee buone e sapendosi muovere. ma se a fine lavoro le fatture non vengono pagate (mai come ora c'è il problema del recupero crediti), e tu hai comunque sostenuto le tue spese.. e avere una partita Iva ha delle spese consistenti.. beh capisco che qualcuno non ce la faccia.
ho amici che hanno aperto negozi e li hanno chiusi dopo nemmeno 1 anno. ho visto amiche validissime andare avanti a suon di notule o fatture di 500 euro al mese, che se non vivessero con i genitori si sarebbero già sparate!
** io personalmente **sono dipendente da quasi 7 anni. ho avuto la fortuna/sfortuna di essere assunta a t indeterminato subito dopo essermi laureata. all'inizio ero entusiasta perchè era una società all'avanguardia con un AD di 32 anni e un team di persone che facevano le 22 di sera in ufficio (senza straordinari pagati), per la passione della new economy (era il 2000). poi le cose sono cambiate. ho avuto a che fare con 6 AD diversi, con boss e capetti vari, con gerarchie e demotivazione. ho dovuto fare cose senza senso e inferiori alle mie capacità.
ultimamente le cose vanno meglio, perchè ho autonomia d'azione. in qualche modo hanno capito che ottengono il massimo da me, lasciandomi i miei spazi e per fortuna non ho troppi capi sopra di me. stranamente stanno pure investendo in me con la formazione.
è chiaro che lavorare in proprio darebbe altre soddisfazioni..non escludo di mettermi in proprio in futuro, ma capisco chi non se la sente.
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@Tymba said:
l'attività autonoma nel settore principe di questo forum non costa una follia:
costi una tantum
500 euro -> per apertura p.iva e ammenicoli vari
1000 euro -> computer
200 euro -> sostuar varicosti annuali
1500 euro / anno commercialista bravo (ma si può risparmiare)
500 euro/anno hosting da rivenditorecon meno di 5000 euro si parte ma poi?
con 5000 euro ho la mia aziendina dove ci sono solo io e adesso?Non è proprio il mio campo... però alle voci qui riportare aggiugerei:
- inps: che si guadagni 1000 o 0 va pagato lo stesso... mi pare che siamo sui 2000? l'anno
- eventuale assicurazione: se va male qualcosa meglio non rimetterci proprio tutto
- tasse tout court: se ti va bene lasci al fisco il 50% delle tue entrate
- costi vari tra luce/telefono/adsl e simili
- eventuali costi di affitto per uffici
- eventuale pensione integrativa: non si può lavorare in eterno
... i costi sono veramente tanti e vanno ponderati prima di iniziare.
Sono d'accordo con chi dice che essere imprenditori - anche solo di se stessi - è per lo più questione di mentalità.
Se c'è la volontà gli ostacoli si superano.
Barbara
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@piernicola said:
Ma indubbiamente per chi?
Che ne sai della mia vita, dei miei sacrifici, dell'impegno che ho messo nelle cose? [nota: non leggerlo con tono accusatorio - voglio solo farti ragionare sul fatto che stai assumendo delle cose senza conoscermi. Magari lo fai anche con opportunità che valuti con dei pregiudizi e quindi non vedi :)]
RISPOSTA:
Hai ragione io non so nulla di te e mi soffermo su cio' che percepisco nelle risposte che fornisci...
Una persona che afferma che aprire un'attivita' e' per tutti credo che non abbia la benche' minima idea di come va l'Italia(sotto questo punto di vista) in questi ultimi anni.
Tempo fa (6-7 mesi) avevo letto un sondaggi ad opera di un sito nel qulae traspariva che il 70 % dei ragazzi dai 25 ai 35 anni AVREBBE voluto aprire la partita I.V.A ma NON HA POTUTO.
Con uno stipendio medio NAZIONALE in quella fascia (25-35) di 800-900 euro e gli affitti a 500 euro(monolocale) ,le spese fisse di luce,gas etc.e' un po' difficile mettere da parte anche solo 50 euro al mese.
Quanti anni credi che ci vogliano per avere almeno un 10.000 euro per pensare di fare qualcosa?
Io ho dato questo giudizio nei tuoi confronti perche' credo che tu abbia avuto PIU' FORTUNA DI MOLTI e nonche' tu sia UNA PERSONA FORTUNATA (questo non lo so,non conosco i sacrifici che hai fatto ma AVENDOCELA FATTA ad aprire l'attivita' sei PIU' FORTUNATO DI MOLTI ALTRI.)
Quindi NON FORTUNATO (almeno non lo so) ma PIU' FORTUANTO DI ALTRI.
Ed invece io continuo a pensare che siano delle semplici scuse.
Che sia difficile mettersi in proprio è sotto la luce del sole, ma se una persona vuole farlo può farlo..... e la riprova è che, nel rispondermi, stai dedicando più energie a trovare tutte le possibili scuse per non riuscire a metterti in proprio che a trovare soluzioni.
Per me se una persona vuole fare il dipendente è liberissima di farlo (anzi, per moltissimi è il miglior lavoro possibile e sono felici).
Ma deve essere una scelta e non una costrizione.
Quanto alle 50 persone che vorrebbero mettersi in proprio e non lo fanno che conosci.... te ne posso contrapporre 500 che ci sono riuscite senza problemi seppur con molti sacrifici (e non erano i figli di Agnelli, tutt'altro).
Chi avrebbe ragione? Tutti, sebben ognuno nella propria visione del mondo.
Io scelgo di rimanere nella mia
Sono contento per te e per le 500 persone che ce l'anno fatta.
Ma io guardo i fatti.
Se ci fosse la possibilita' per TUTTI di poter aprire partita I.V.A non ci sarebbero cosi' tanti precari e sopratutto le persone non si accontenterebbero di 800-900 euro al mese da dipendente quando il costo della vita' e' sproporzionato alle entrate.
Tanti si butterebbero nell'impresa accettando i rischi.
Quindi credo come gia' detto in precedenza che l'ideale sarebbe:
- Dare la possibilita' a tutti di poter aprire un'attivita' continuando per i primi tempi a tenere un lavoro dipendente(magari 5 ore da dipendente e 5 da autonomo al di' per esempio)
con i soldi che si guadagnerebbero da dipendente (mettiamo 600-650 euro per 5 ore al giorno) si potrebbe sopravvivere
Con gli eventuali incassi da impresa o autonomo si potrebbe da una parte contribuire alla sopravvivenza della persona e dall'altra mettere da parte i soldi per continuare ad investire nel progetto di impresa.
Se il progetto va male si avra' comunque un lavoro che permette di sopravvivere.
Se il progetto va bene si possono inizialmente conciliare le 2 cose per poi dedicarsi totalmente all'impresa dopo 3-4 anni di Doppio lavoro(Dipendente-indipendente)
Purtroppo :
- E' quasi impossibile trovare un lavoro part-time NON SOTTOPAGATO.
- E' impossibile riuscire a mettere via almeno 10.000 euro per pensare ad un progetto di impresa.
Questo e' il mio punto di vista e rigrazio tutti coloro che interverranno
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be, forse ci siamo dimenticati di una cosa....
se uno diventa imprenditore deve avere qualcosa da dire al mercato, deve proporsi con una idea di prodotto o servizio innovativa.credo che i principali limiti derivino da questo.
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Ciao a me e' capitato di fare un lavoretto per un mio amico nel campo informatico..(Premetto sono lavoratore dipendente.)
Beh ho guadagnato in una settimana(lavorando 4 ore al giorno la sera) quello che guadagno netto in un mese...
Il mio amico ci ha guadagnato sul mio lavoro almeno 3 volte tanto senza fare nulla.Ora mi ha detto che mi richiamera' per altri progettini.Quello che conta veramente e' avere le conoscenze che ti permettono di trovare le varie commesse... e con 3-4 lavoretti ti metti a posto per diversi mesi.L'importante e' entrare nel giro.
Prima di fare il salto da dipendente a indipendente bisogna crearsi il mercato e una rete di conoscenze .non serve avere chissa quale idea innovativa basta saper fare qualcosa che serve a qualcunoal giorno d'oggi con un contratto da dipendente a tempo indet a 1000 euro al mese a Roma e Milano uno si puo' sentire sicuro?Credo proprio di no.
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@SpiderPanoz said:
be, forse ci siamo dimenticati di una cosa....
se uno diventa imprenditore deve avere qualcosa da dire al mercato, deve proporsi con una idea di prodotto o servizio innovativa.credo che i principali limiti derivino da questo.
Questo,SPIDER credo che sia ovvio e nessuno ha menzionato la cosa poiche' si da per scontato che cio' che si ha intenzione di fare possa creare un reddito.
Penso che nessuno si butterebbe in qualcosa che poi non "monetizza"
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@xtiger said:
Questo,SPIDER credo che sia ovvio e nessuno ha menzionato la cosa poiche' si da per scontato che cio' che si ha intenzione di fare possa creare un reddito.
Penso che nessuno si butterebbe in qualcosa che poi non "monetizza"
dici? a me non pare.... il mercato premia chi ha buone idee.
e chi lavora sodo per realizzarle. se hai buone idee (innovative) e lavori duro, mettersi in proprio non è poi impossibile.resto poi del mio parere sull'importanza di un network che ti aiuti a crescere.