• Consiglio Direttivo

    Ciao Capitanobirino e Benvenuto in gt. 🙂

    Premesso che con la lingua italiana una risposta "sicura al 100%" è possibile solo in casi rarissimi, ti riporto l'opinione di Luca Serianni, Accademico della Crusca autore di quello che è considerato oggi il miglior testo di grammatica moderna della nostra lingua nazionale.

    Secondo Serianni l'elisione del pronome «ci» nella forma «c'» è lecita solo se la parola seguente comincia per i, quindi si scriverà «c'insegni», «c'immoliamo», «c'intendiamo», ma sempre e comunque «ci amiamo», «ci occupiamo», «ci unireste» e via dicendo. Sono inoltre forme storicamente stabilizzate «c'era», «c'erano», «c'è»

    La forma «c'abbiamo» (ma anche «c'amiamo», «c'ascoltiamo» etc.) è dunque scorretta in fase di scrittura, ma traduce un'abitudine del parlato, in cui al contrario l'elisione è presente e anche frequente.

    La scelta dipende ora dal contesto del tuo discorso o del tuo scritto: se stai scrivendo un sms a un amico e vuoi risparmiare uno spazio, allora credo che nessuno ti condannerà se scriverai "c'abbiamo"; se invece stai scrivendo un documento ufficiale, un capoverso da mandare a uno sconosciuto o uno scritto da rendere in qualche modo pubblico, allora il mio consiglio e di usare "ci abbiamo" (o anche solo "abbiamo": dipende tutto dalla frase e in certi casi il pronome può essere anche eliminato del tutto).

    In caso di bisogno, siamo qua.

    :ciauz:


  • User Attivo

    @Leonov said:

    lingua nazionali.:rollo:

    Chi corregge il correttore?


  • Consiglio Direttivo

    @Taiku said:

    :rollo:

    Chi corregge il correttore?

    :perfavore:

    Last edited by Leonov; 21-06-10 at 09:02. Motivo: Su gentile segnalazione degli utenti, corretto refuso.

    😉

    [Con la speranza che la presenza dell'errore testé eliminato non abbia invalidato fino a qui il contributo dato all'utente e basato su fonte autorevole degna di considerazione.

    Grazie Taiku per la cortese premura. :)]

    :ciauz:


  • User Newbie

    Grazie ragazzi, risposta esauriente, grazie mille!!

    Credo proprio che riusero' questo forum, perchè spesso mi vengono in mente cose del genere, grazie ancora!!!


  • Consiglio Direttivo

    Grazie a te per aver pensato di condividere il tuo dubbio con noi; siamo felici di essere stati d'aiuto. :sun:

    (E grazie alla Grammatica di Luca Serianni, sempre provvidenziale.)

    Passa pure quando vuoi: siamo sempre qui e sarà di certo un piacere discutere di lingua italiana con te e con tutti coloro che vorranno unirsi al dibattito.

    :ciauz:


  • Consiglio Direttivo

    Posso aggiungere un mio commento sull'uso sempre più diffuso del c'ha / ho / hanno, esimio dottor Bibliotecario? 🙂

    In fondo, siamo quasi in tema e ne vorrei approfittare.

    Mi permetto per aver in passato sviscerato un po' la questione; avviso, per onestà, che ho il dente un pelino avvelenato con qualsiasi forma di "c'h".

    Il punto è il seguente: secondo il dizionario Treccani, tanto per citare una fonte, la corretta pronuncia di un qualsiasi ci + ausiliare avere (naturalmente iniziante per h) è proprio quella che oggi ci ostiniamo a voler rendere con un apostrofo.

    Esemplificando:

    ci ho si legge ciò;
    ci ha si legge cià;
    ci hanno si legge ciànno

    e non, rispettivamente, ci pausa ho / ha / hanno.

    Da qui l'ovvia - per me - conclusione che non vi è alcuna necessità di avvicinare ulteriormente le parole per pronunciarle vicine.

    Da qui soprattutto deriva il mio personalissimo astio per c'ho che, stando alle regole di grammatica italiana, andrebbe letto . [:p]

    :ciauz:


  • Consiglio Direttivo

    @Nimue del Lago said:

    Posso aggiungere un mio commento sull'uso sempre più diffuso del c'ha / ho / hanno, esimio dottor Bibliotecario? 🙂

    Ma naturalmente, soave Dama del Lago. :sun:

    Ogni Suo contributo è sempre gradito, in quanto dettato da stile raffinato e sincero amore per la lingua italiana.

    Grazie di esser passata di qua. 🙂


  • User Attivo

    @Leonov said:

    Ogni Suo contributo è sempre gradito

    Curiosità. Si scrive "è" oppure "é"?


  • ModSenior

    E per la E' maiuscola si scrive cosi?


  • Consiglio Direttivo

    @ Acconto:

    Da quel che so (ora non ho grammatiche sottomano, ma controllerò appena posso) il verbo 'essere' alla terza persona singolare (egli, ella, esso, essa è) si scrive sempre e comunque con il segnaccento grave in quanto il suono della vocale 'e' è appunto aperto, come in /cèrto/, /quièto/ e /bèllo/ etc.

    La scrittura 'é' è invece riservata a tutti quei casi in cui la suddetta vocale presenta suono chiuso, come in /perché/, /sicché/, /séra/, /péra/ etc.

    @ Marco:

    La scrittura corretta sarebbe 'È' (e analogamente per le altre lettere maiuscole accentate, dunque Á, Ü, Ñ, Ò etc.); nel caso specifico, il glifo "È" si ottiene sotto Windows digitando "ALT + 0200" (le cifre si riferiscono al tastierino numerico con il "Bloc Num" attivo), mentre con il Mac basta premere "ALT + Maiusc + e"; su Linux, ancor più facilmente, basta tenere attivo il "Bloc Maiusc" e premere il tasto "è".

    La forma " E' ", ancorché largamente accettata per pigrizia, non è ortograficamente corretta in quanto sostituisce un accento (segno tonico e fonetico) con un apostrofo (segno grafico).

    :ciauz:


  • ModSenior

    Grazie 😄 infatti non lo trovavo mai, so che c'è tra i caratteri ASCII quindi il modo per farlo c'era eh eh. 🙂


  • User Attivo

    Intanto grazie. Aspetterò per vedere soddisfatta la mia curiosità.


  • Consiglio Direttivo

    @Leonov said:

    ...(ora non ho grammatiche sottomano, ma controllerò appena posso) il verbo 'essere' alla terza persona singolare (egli, ella, esso, essa è) si scrive sempre e comunque con il segnaccento grave in quanto il suono della vocale 'e' è appunto aperto, come in /cèrto/, /quièto/ e /bèllo/ etc.

    La scrittura 'é' è invece riservata a tutti quei casi in cui la suddetta vocale presenta suono chiuso, come in /perché/, /sicché/, /séra/, /péra/ etc.

    La conferma è stata fornita dalla consultazione della Grammatica Italiana di Luca Serianni (ed. Garzanti), che al Capitolo I, numero 177b, conferma il fatto che il verbo essere esiga la scrittura «è» con accento grave, sempre e comunque.

    Tale scelta è necessaria per distinguere la voce verbale, che ha suono aperto (dunque abbisogna di accento grave), dall'omografa congiunzione copulativa 'e', che al contrario ha suono chiuso (e dunque, in un'ipotetica scrittura che accentasse filologicamente ogni parola, dovrebbe essere scritta «é»).

    Accentando una delle due forme l'ambiguità si risolve e non è necessario accentare anche l'altra.

    Saluti.

    :ciauz:


  • User Attivo

    Grazie.