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i Digital Kids sono fra noi!
Prima di tutto, chi sono i Digital Kids?
Lo dico per chi, come me, lo sta imparando sul campo, da mamma (principiante smanettona) alle prese con un figlio moderno che chiede o comunque necessita di essere guidato a cavalcare (e non a farsi calvalcare) dalla tecnologia in cui siamo immersi.Sono i bambini digitali e cioè quei bimbi nati dopo la diffusione di internet e che considerano normale essere circondati ed avere a disposizione -appunto- la tecnologia.
Nicholas Negroponte spiega che "essere digitali" significa vivere nel mondo etereo e globale dei bit, un mondo compreso perfettamente dai bambini ma non dagli adulti.
Il termine è usato solitamente in contrapposizione a quello di immigranti digitali, di persone cioè che essendo nati prima o a cavallo del fenomeno si sono dovuti adattare ed integrare gradualmente allo stesso (e che oggi, dovrebbero svolgere il compito di guida sia in famiglia che nelle scuole).La recente indagine dell'Istat, relativa all'anno 2008, gia richiamata in altre discussioni di questa sezione, ha appunto evidenziato una realtà gia in essere (non -quindi- qualcosa da decidere o meno se combattere), fatta di tanti figli unici che rientrano in queste cifre:
44,9% della popolazione di 3 anni e più utilizza il personal computer e il 40,2% della popolazione di 6 anni e più naviga su Internet. Se si considera la frequenza di utilizzo, inoltre, si evidenzia che il 24,4% delle persone di 3 anni e più usa il personal computer tutti i giorni e il 17,7% di quelle di 6 anni e più usa Internet quotidianamente.
Sulla base anche di questi dati non ci si può non domandare ancora una volta come può la Scuola non considerare l'Informatica una priorità.
Come possiamo ancora discutere sul "se" della tecnologia (fa male, fa bene) invece di accettare, conoscere, integrarsi noi per primi con questa realtà completamente, per trovare insieme il "come" aiutare i nostri figli a integrarsi meglio?
Il passaggio da un'idea del computer come sostituto dell'uomo a quella della sua funzione integrativa (dove il computer è vissuto come potenziamento delle capacità espressive, comunicative e di apprendimento delle persone) è gia avvenuto, ma l'impressione che ancora si ha è che non sia stato ancora del tutto e da tutti recepito.
I Digital Kids sono fra noi ma forse non ce ne siamo ancora bene accorti :)!
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È importante invece conoscere e comprendere quali aspetti devono essere tenuti in considerazione nel guidare i nativi digitali verso un uso critico e consapevole delle ICT. Le precedenti rivoluzioni non avevano coinvolto la scuola così come accade oggi con la rivoluzione digitale. Il possibile gap tra il mondo digitale in cui vivono i nativi digitali e la scuola, ancora popolata da immigranti digitali, può essere colmato se si approfondisce la conoscenza delle rappresentazioni delle tecnologie da parte degli adulti e se si sviluppano programmi di ricerca in grado di fornire indicazioni su come vivono e apprendono i nativi digitali.
Dall'introduzione di Angelo Failla a: Digital Kids Come i bambini usano il computer e come potrebbero usarlo genitori e insegnanti", a cura di Susanna Mantovani e Paolo Ferri, ETAS, 2008
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Volevo segnalarvi anche un interessante articolo (ed alcuni suoi frammenti) di Edith Ackermann: Bambini digitali, strumenti narrativi, scrittura dialogica - che spiega come facilitare il passaggio dalla lingua parlata a quella scritta attraverso l'uso di strumenti digitali.Diversamente dalla parola scritta sulla carta, il testo digitale è configurabile e riciclabile, ed ha l?effetto collaterale di rompere fortemente la distinzione classica fra lettore e scrittore. I lettori/scrittori possono facilmente aggiungere, cancellare, incorporare scarabocchi testuali come parte del testo, rieditare, risistemare paragrafi. I testi digitali, in questo senso, sono costruiti come un patchwork o un montaggio. Non si deve cominciare da zero in quanto si possono assemblare pezzi e frammenti. Come dice bene Lanham, ?il lettore interattivo del mondo elettronico incarna il lettore responsivo acui attribuiamo tanta importanza?
[Lanham, 1993].E la sua conclusione:
Il digitale da solo non è una garanzia di rafforzamento della lettura, della scrittura e del pensiero creativo e critico del bambino. Può solo fornire nuove occasioni per esplorare la strada accidentata che porta dalla lingua parlata a quella scritta e colmare, con strumenti innovativi, il divario fra testo e contesto, autore e pubblico, parole, immagini e suoni.
Personalmente, non ho mai temuto che la tecnologia togliesse qualcosa alla mia famiglia. Questioni e conseguenze possibili, come la mancanza di contatto con la natura, la dipendenza dal web, la sicurezza, le affronto globalmente nell'educazione e soprattutto nell'esempio concreto che posso offrire a mio figlio. Ho sempre privilegiato con lui una sperimentazione controllata (da parte mia) dell'uso di ogni cosa, sulla negazione o il divieto per paura.
Avendo la possibilità (grande fortuna) e il tempo da dedicargli, oggi sono io che controllo, filtro, spiego, approfitto di ogni occasione -anche giocando on line- per mostrargli aperture e limiti del web, mi domando però come fare nel caso di mancanza di tempo (ma anche di capacità) e quindi di possibile aiuto/esempio/controllo, stante l'attuale situazione scolastica e quindi sociale.Per uscire (quanto meno in casa) dal binomio: permettere l'uso - non permettere l'uso della rete e delle sue potenzialità ai digital kids (cosa, inoltre, facilmente attuabile solo finchè sono abbastanza piccoli) la strada da percorre è ancora lunga.
Per questo chiedo a tutti voi -sia esperti informatici che solo fruitori o fratelli o genitori- le vostre indicazioni, impressioni, esperienze, qualche possibile soluzione o qualcosa che pensiate sia necessario e prioritario fare, cercare, studiare, approfondire o organizzare.
I Digital Kids sono fra noi e a noi spetta di coadiuvarli al meglio in questa crescita, o aiutarli per dirla con Giorgio: a "saper cercare".
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Da quello che ho letto, quindi, posso dedurre di essere un " Digital Kid ".
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Carissimi Chery e Andrez, seguo con piacere le vostre discussioni sui pericoli d'Internet per i bambini, ma vorrei generalizzare e distinguere:
- da sempre per i genitori e per tutti gli educatori c'è il problema di accompagnare i bambini nella crescita evitandogli pericoli che non possano affrontare
- spesso** di fronte a nuove tecnologie che alterino o possano alterare gli attuali equilibri di potere si è tentati di ricorrere al conservatorismo ovvero alla censura**
Sul primo punto mi ritrovo pienamente sulle vostre ricette, certo non sono facili d'attuare, concedere un motorino con il rischio che tuo figlio si rompa qualcosa o concedere l'accesso ad Internet con il rischio che tuo figlio entri in una rete di amicizie pericolose non ci fa stare tranquilli,** quindi facciamolo perchè questo è vita rischio e soddisfazione, sofferenza e gioia che portano poi ad un figlio sicuro piuttosto che pauroso,** ma prendiamo le nostre precauzioni trasmettendogli, aimè sempre più in fretta, i nostri valori e le nostre strategie e tattiche di vita, lasciandogli lo spazio per elaborarle e crearne di sue, senza una chiusura a priori.
Sul secondo punto evitiamo di seguire la corrente dei media agitata dai potenti, Internet è democrazia, è l'unico strumento ad oggi che permette di parlare molti-a-molti, che travalica i confini e le leggi nazionali, che permette un informazione al di fuori dei canali istituzionali (stampa, TV, ...), che permette un'intelligenza collettiva, questo è ciò che dà fastidio ai potenti che vorrebbero censurare Internet od almeno ridurla a semplice strumento di commercio prodotti, poichè questo non possono dirlo ci vengono a parlare di pedopornografia e adescamenti vari, per risolverli come, **censurando la rete! **
Quando ero piccolo ci si scandalizzava perchè all'edicola un bambino poteva vedere donne seminude in copertina, sapete qual'è stata la risoluzione: quelle riviste sono passate dal banco centrale davanti alla bacheca dietro, anche lì la politica faceva solo i suoi interessi non aveva alcuna voglia di eliminare la prostituzione stampata o carnale.@cherryblossom said:
Personalmente, non ho mai temuto che la tecnologia togliesse qualcosa alla mia famiglia. Questioni e conseguenze possibili, come la mancanza di contatto con la natura, la dipendenza dal web, la sicurezza, le affronto globalmente nell'educazione e soprattutto nell'esempio concreto che posso offrire a mio figlio. Ho sempre privilegiato con lui una sperimentazione controllata (da parte mia) dell'uso di ogni cosa, sulla negazione o il divieto per paura.
Avendo la possibilità (grande fortuna) e il tempo da dedicargli, oggi sono io che controllo, filtro, spiego, approfitto di ogni occasione -anche giocando on line- per mostrargli aperture e limiti del web, mi domando però come fare nel caso di mancanza di tempo (ma anche di capacità) e quindi di possibile aiuto/esempio/controllo, stante l'attuale situazione scolastica e quindi sociale.Per uscire (quanto meno in casa) dal binomio: permettere l'uso - non permettere l'uso della rete e delle sue potenzialità ai digital kids (cosa, inoltre, facilmente attuabile solo finchè sono abbastanza piccoli) la strada da percorre è ancora lunga.
Per questo chiedo a tutti voi -sia esperti informatici che solo fruitori o fratelli o genitori- le vostre indicazioni, impressioni, esperienze, qualche possibile soluzione o qualcosa che pensiate sia necessario e prioritario fare, cercare, studiare, approfondire o organizzare.
I Digital Kids sono fra noi e a noi spetta di coadiuvarli al meglio in questa crescita, o aiutarli per dirla con Giorgio: a "saper cercare".Innanzitutto una curiosità, mi chiedo se sia possibile elaborare un Internet progressivo: per stadi evolutivi delle capacità del cervello, ossia che come dice J.Piaget tenga conto delle possibilità cognitivo-fisiche di un bambino, permettendogli per esempio a 2 anni il disegno, a 6 la navigazione, a 10 la programmazione.
Una mia ricetta che offra un piccolo aiuto è:
- rifarsi a J.J.Rousseau lasciate i bambini sperimentare ogni cosa che voi gli preparete su quella imbastite le vostre lezioni (naturalmente qui il limite è che non possiamo inibirgli una parte della rete)
- e poi a Feuerstein che individua nell'educatore (genitore, maestro, amico, ...) il ruolo di mediatore: colui che guida il bambino nella crescita facendogli meditare sull'esperienze e non consegnandogli la verità
provando ad essere pratico diamogli noi la rete in mano insegnandogli come navigare e poi controlliamo e soprattutto mediamo su quelle che sono le sue esperienze di navigazione.
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@marlomb said:
spesso** di fronte a nuove tecnologie che alterino o possano alterare gli attuali equilibri di potere si è tentati di ricorrere al conservatorismo ovvero alla censura**
Sul secondo punto evitiamo di seguire la corrente dei media agitata dai potenti, Internet è democrazia, è l'unico strumento ad oggi che permette di parlare molti-a-molti, che travalica i confini e le leggi nazionali, che permette un informazione al di fuori dei canali istituzionali (stampa, TV, ...), che permette un'intelligenza collettiva, questo è ciò che dà fastidio ai potenti che vorrebbero censurare Internet od almeno ridurla a semplice strumento di commercio prodotti, poichè questo non possono dirlo ci vengono a parlare di pedopornografia e adescamenti vari, per risolverli come, **censurando la rete! **
e poi a Feuerstein che individua nell'educatore (genitore, maestro, amico, ...) il ruolo di mediatore: colui che guida il bambino nella crescita facendogli meditare sull'esperienze e non consegnandogli la verità
Ciao marlomb,
grazie per la tua partecipazione chiara ed esauriente.
Mi sembra di comprendere dalle tue parole che sei quindi e comunque daccordo sul ruolo "equilibrato" che è chiamato a svolgere il genitore o educatore.
Questo, a mio avviso e per esperienza, è di difficile realizzazione e soprattutto e fin'ora poco realizzato nella realtà.L'approccio che proponi con le parole di Feuerstein è sicuramente il miglior traguardo per un genitore, a cui -lo stesso genitore- arriva però per tappe, spesso facendosi le ossa lungo la strada e senza tanti punti di riferimento nelle istituzioni e come dicevamo nella scuola.
Come ripeto sempre, io personalmente ho la fortuna di poter approfondire tutto questo; l'età mi ha dato la maturità che necessita e la mia storia la capacità mentale ed economica per poter concretamente dedicarmi alla crescita mia e di mio figlio (direi meglio della famiglia).
Ma appunto non è sempre così ... per questo ci interessa e ci interroghiamo -qui in gt- su come poter essere utili nel concreto.Internet ma anche la televisione hanno sicuramente contribuito al processo di accellerazione della crescita e delle domande dei bambini.
Non avrei mai creduto di dover rispondere ad un bambino di soli 3/4 anni su temi che porterà con se tutta la vita ma che si basano su sentimenti che non ha ancora la possibilità di approcciare e quindi di comprendere completamente.Quello che, infatti, mi preme di sottolineare è che non si può pensare di fare da guida/regista/mediatore di un bambino se non si conosce e si da il giusto valore al "suo" mondo di base e di partenza.
Partire dalla "realtà" e quindi dalle effettive capacità e necessità dei nuovi giovani, continuo a pensare sia fondamentale anche per dare una linea di continuità ad un modo di essere ed un sapere (il nostro) che altrimenti rischia di non poter svolgere quel ruolo equilibratore che invece gli compete.