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QUADRO 11
In questo quadro e negli due successivi prendo lo spunto da un miniaturista del Quattrocento: ?La Divina Commedia?, 1965 Fratelli Fabbri Editori Milano, pag. 52, ?miniatura ferrarese ? 1474-1482 ? Roma, Biblioteca vaticana Ms, Urb. Lat. 365 f. 6 v?. (Perché in essa è stupefacente l'amenità, il garbo, il sorrido... - fors'anche la provocazione - con cui il miniaturista dipinge l'Inferno come ama vederlo.) Camminando con Virgilio per il Vestibolo dell?Inferno, il Fiorentino paragona mentalmente le sensazioni che sta provando come stesse descrivendo - proprio lui stesso - questa miniatura!Quella malsana idea che hai sempre avuto
di pensar brutto quel che invece tingi
smagliante, Uomo (che credi nel mutodio che non ti ode e implori quando fingi
di esserne figlio amato) beh la stessa
immagine ti strappo, anche se stringiil cuore ambiguo che hai, e canti messa
di arte di secolo. Per cui ti dico
quel che nell?atrio entrando (altro che ressadi anime squallide!) ho visto, pudico
di franchezza.QUADRO 12
***Descrizione della suddetta miniatura? ***Il paesaggio!? Ad angolare
magno: chiaro, cromato, come un ficodolce e arioso come un grappolo, altare
da tavolozza, specchio di acqua e di
terra e di cielo mite/azzurro a dareil senso della festa, e scogli sì
teneri e buffi. Sul bel lago, al centro,
su un isolotto tondo tanto misembrava una ciambella, sventro
lo sguardo e fo volarmi là la voglia
d?esservi: in quel castello, o villa, dentroquel giocattolo di città. Né doglia
alcuna ha il quadro tutto.QUADRO 13
Qui IL FIORENTINO nota un corteo di anime nude assai stimolante. Con due figure che vi si stagliano? Che tenderanno a caratterizzarsi (saranno i canonici Celestino V e Caronte ).E lì un corteo
di corpi, con in testa uno che sbrogliala strada da vettore (altro che reo!)
nudi e pagani vedo; mentre a riva
mirano, dove un barcaiolo ? deodi pazienza ospitale e bocca priva
di accento ? aspetta con benevolenza.
Pur noi, volgendo verso quella stivavuota ancor che galleggia, con la lenza
d?essere sol curiosi (anche vogliosi)
di imbarcarci, fremiamo. E preferenzaci frulla in ventre (finanche smaniosi)
di stare stretti in barca a carne bella
di femmina, fra corpi caldi e briosi.E camminiamo allegri. A cordicella
di mano ? io e il mio vate ? o a braccetto
qua e là indicando queruli. E la stella(o luna tonda, meglio se a falcetto)
di Lucifero accarezziam nell?animo.QUADRO 14
Il POETA VECCHIO, senza nulla chiedere al POETA ANTICO al riguardo, riconosce per conto suo, fra le anime degli ignavi che vede scorrazzare poco allegre, la figura di Papa Celestino V, al secolo Pier da Morrone, frate ed eremita. (Ma non lo nomina ? ben inteso!)E io, che riguardai, vidi una 'nsegna
che girando correva tanto ratta,
che d'ogne posa mi parea indegna;e dietro le venìa sì lunga tratta
di gente, ch'i' non averei creduto
che morte tanta n'avesse disfatta.Poscia ch'io v'ebbi alcun riconosciuto,
vidi e conobbi l'ombra di colui
che fece per viltade il gran rifiuto.Incontanente intesi e certo fui
che questa era la setta d'i cattivi,
a Dio spiacenti e a' nemici sui.Questi sciaurati, che mai non fur vivi,
erano ignudi e stimolati molto
da mosconi e da vespe ch'eran ivi.Elle rigavan lor di sangue il volto,
che, mischiato di lagrime, a' lor piedi
da fastidiosi vermi era ricolto.QUADRO 15
Il MANTOVANO indica con ammirazione al FIORENTINO l?ombra di Pier da Morrone: un ottantenne eremita del Molise, monaco benedettino in gioventù, che al confronto ? per coerenza, stile e purezza ? Francesco d?Assisi sta come uno scavezzacollo goliardico di fronte a un secchione introverso. (Quello canonico di Dante non proferisce parola, come si sa; ma il suo doppio, che chiamo CELESTE ? farà bene alcune riflessioni!)«Vedi qual fascio di farfalle sfiora
quel vecchio volto? È d?uomo magistrale!?
Che non sa scegliere. E ad ora ad oramuta il pensiero: in sé spegne il banale
afflato al vero rigido che assilla
il finto saggio! Vedi qual fanaledi cromi, in sciarada, fluttua e brilla
d?intorno a lui? Figura irta. Di papa.
Che volle/poi non volle? Gli trilladubbio e rifiuto e gli escon dalla rapa
? penseresti: invece è virtù, è mente?
(L?indeciso mi frulla, a me, m?arrapa!)»Scorgo un volto di santo che mi smente
la diceria dei secoli. E è a memoria
? so ? di uomo mite e schivo per la gente:m?accosto, lo odo? Sento la sua storia.
QUADRO 16
CELESTE (nono personaggio di ?Stabant Inferi?) ha da risultare ? volto, voce, movenze ? molto curato recitativamente. In questo primo quadro della sua ?imprecazione? fa trasparire tutta la virtù che l?aveva ispirato in terra, consumata fra grotte e boschi, in perfetta solitudine ? direi ? buddistica.«Odor di viole e canti come gigli
mi parve allor di avere in cuore, Cristo!
Supponendo il tuo trono fra i tuoi figli,e luce di pensiero a fasci, e misto
a umanità ideale. Sui declivi
del tuo messaggio, anche il demonio tristopensavo di portar con me!? Dormivi.
Greve. E non mi udisti. Io declamai
soltanto a me il progetto?QUADRO 17
In questo secondo quadro, dall?espressione di CELESTE, ha da trasparire il contesto della Città di Dio/Roma e d?intorni? Pier da Morrone ? come storicamente si sa ? venne prelevato con forza, fatto papa in quattro e quattr?otto, però durando sul soglio poche settimane soltanto: schifato si dimise presto/da subito e se ne ritornò alle sue grotte. Dove lì a poco ? non tutti lo sanno ? fu ammazzato a bastonate alla maniera mafiosa, forse per quello che aveva visto e udito a Roma.Intorno, privi
di bontà/di semplicità, né mai
ardenti se non di ammassar potere
i tuoi alfieri eletti! E come sai,per questo mi ritrassi. Poi le sfere
mi girarono al peggio, tanto che
neppure piacque che io volessi bereancora alla tua fonte: grotte e re
di nulla, boschi e bellezza silente,
universale slancio e? E sol di mecompagnia. (Mi hanno assassinato!)
QUADRO 18
In questo terzo quadro di CELESTE, la sua presa di coscienza da morto: logica/legittima, giustificata/giustificatissima, che trova la approvazione tacita del FIORENTINO.Lente
ben altra ho usato divenendo spettro:
ho voluto godere!? quel che mentemi bocciò in vita!? ed arpeggiar col plettro
sulle chitarre della fantasia
? tutte! Per questo adesso vo il mio scettroa piantar da Melchiorre o chi esso sia.
Ché forse almeno lui la dice giusta
la solfa: il mio avvenire, l?arte mia?»Così impreca il mio Pietro e come frusta
schiocca quella sua insegna: sottovoce
come parlando a sé, bianco, vetustal?aria, fermo? (La voglia ormai veloce!)
QUADRO 19
Il POETA VECCHIO continua diligentemente nella sua rima incatenata? Si rivede POETA GIOVANE che chiede al POETA ANTICO delucidazioni. Il quale, però, gli risponde sbrigativamente (come dire: ?Non mi rompere i coglioni!?). Così che il POETA GIOVANE tace, mentre il POETA VECCHIO continua imperterrito nella sua rima incatenata.E poi ch'a riguardar oltre mi diedi,
vidi genti a la riva d'un gran fiume;
per ch'io dissi: «Maestro, or mi concedi*ch'i' sappia quali sono, e qual costume *
le fa di trapassar parer sì pronte,
com'io discerno per lo fioco lume».*Ed elli a me: «Le cose ti fier conte *
quando noi fermerem li nostri passi
su la trista riviera d'Acheronte».Allor con li occhi vergognosi e bassi,
temendo no?l mio dir li fosse grave,
infino al fiume del parlar mi trassi.QUADRO 20
Prima il POETA VECCHIO e appresso CARONDIMONIO? (Il Caronte pagano, Dante lo fa diventare ?Caron dimonio?. E così va a finire col chiamarsi ? come dire ?in commedia? ? questo nuovo personaggio ? il decimo) Dopo CARONDIMONIO, che per altro si fa riconoscere come un grande sbraitatore, interviene, ad arginarlo, il POETA ANTICO. Poi di nuovo CARONDIMONIO. Chiude infine il quadro il POETA VECCHIO alla maniera che tutti sanno.Ed ecco verso noi venir per nave
un vecchio, bianco per antico pelo,
gridando: «Guai a voi, anime prave!Non isperate mai veder lo cielo:
i' vegno per menarvi a l'altra riva
ne le tenebre etterne, in caldo e 'n gelo.E tu che se' costì, anima viva,
pàrtiti da cotesti che son morti».
Ma poi che vide ch'io non mi partiva,disse: «Per altra via, per altri porti
verrai a piaggia, non qui, per passare:
più lieve legno convien che ti porti».E 'l duca lui: «Caron, non ti crucciare:
vuolsi così colà dove si puote
ciò che si vuole, e più non dimandare».Quinci fuor quete le lanose gote
al nocchier de la livida palude,
che 'ntorno a li occhi avea di fiamme rote.
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QUADRO 21
***Il FIORENTINO si accorge di CROMOCARONTE (è il nome di quest?ultimo personaggio ? l?undicesimo ? in contrappunto con Carondimonio). Naturalmente il FIORENTINO lo guarda bene e in faccia, e se ne compiace. E lo racconta come si racconta di un nume dell?Olimpo: fascinoso, bello? Come CELESTE, anche CROMOCARONTE è personaggio complesso, architettato, di non facile gestione recitativa. ***«Caronte!» esclamo. Come un dio pagano
sta innnazi al suo naviglio. E ci sorride
? lo sguardo verde ? ad infilzarci il vanoresistergli. Ha voce che non stride
ma ti lecca/ti culla alla risacca
del fiume che gorgoglia. E le tue infidepaure ammansisce. E il dubbio bracca,
che in cuor ti geme. Ti afferra, ti figge
e ti fa niveo l?animo di biaccaall?approccio. ?Inizi?? (E già ti frigge
il pensier di godere.) Sei imbarcato!QUADRO 22
Le anime degli ignavi si assembrano sulla riva del fiume di Acheronte con l?assurdità di farla finita (si fa per dire) al più presto?Ma quell'anime, ch'eran lasse e nude,
cangiar colore e dibattero i denti,
ratto che 'nteser le parole crude.Bestemmiavano Dio e lor parenti,
l'umana spezie e 'l loco e 'l tempo e 'l seme
di lor semenza e di lor nascimenti.Poi si ritrasser tutte quante insieme,
forte piangendo, a la riva malvagia
ch'attende ciascun uom che Dio non teme.Caron dimonio, con occhi di bragia,
loro accennando, tutte le raccoglie;
batte col remo qualunque s?adagia.Come d'autunno si levan le foglie
l'una appresso de l'altra, fin che 'l ramo
vede a la terra tutte le sue spoglie,similemente il mal seme d'Adamo
gittansi di quel lito ad una ad una,
per cenni come augel per suo richiamo.Così sen vanno su per l'onda bruna,
e avanti che sien di là discese,
anche di qua nuova schiera s'auna.QUADRO 23
Il FIORENTINO constata che le anime nude e belle indugiano sulla riva, vicino alla barca di CROMOCARONTE. Così ne parla col MANTOVANO. Che gli risponde ottimista, possibilista, attesista anche lui (con espressione vagamente voyeuristica rivolta ai corpi nudi delle anime che già attendono).Però il corteo di nudità, che andava
dinnanzi a noi, a riva del bel fiume
lì giunto ? ci accorgemmo ? vi restava,nel bagnasciuga, dove infiocca spume
l?acqua argentina. Non saliva in barca
ché lo portasse all?isola tra brumeviola, e le torri e gli alberi che inarca
la città dell?Inferno contro il cielo.
Io, stupefatto, chiedo al mio monarcaaedo: «Troppa gente in quello stelo
di nave?» «No ? risponde ? è indecisa:
si gusta ancora in bocca il poi, e il velonon strappa. I corpi nudi la divisa
da subito non calcan del piacere:
li fa goder l?attesa, che hanno incisanegli occhi, in gola, all?inguine? E a sedere
sul godimento pensano sol dopo,
ché sarà più gagliardo per le sferedi Belfagor zompando senza scopo!»
Ed io capii la forza che ha chi non
sceglie, ma resta e lì diventa tropo.QUADRO 24
La spiegazione del POETA ANTICO al POETA GIOVANE (così carica di non senso ed espressione chiesastica) a proposito di chi vuol toccar subito il fondo, non per tornare a galla più rapidamente, ma lì rimanerci. Ed ultimo accenno a proposito dell?ostico CARONDIMONIO.«Figliuol mio», disse 'l maestro cortese,
«quelli che muoion ne l'ira di Dio
tutti convegnon qui d'ogne paese:e pronti sono a trapassar lo rio,
ché la divina giustizia li sprona,
sì che la tema si volve in disio.Quinci non passa mai anima buona;
e però, se Caron di te si lagna,
ben puoi sapere omai che ?l suo dir suona».QUADRO 25
La chiusura del III canto dell?Inferno recitata come si conviene dal POETA VECCHIO ? memoria docet. (Devo tuttavia riconoscere che il cadere svenuto dall?emozione di Dante è soffertamente ? drammaturgicamente, poeticamente, metricamente? ? strategico. E bravo il nostro Alighieri!)Finito questo, la buia campagna
tremò sì forte, che de lo spavento
la mente di sudore ancor mi bagna.La terra lacrimosa diede vento,
che balenò una luce vermiglia
la qual mi vinse ciascun sentimentoe caddi come l'uom cui sonno piglia.
QUADRO 26
La barca coi due poeti si distacca finalmente dalla riva.In acqua, scivolammo? Ad appurare,
traghettati che fossimo alle sponde
dell?Isola beata, tra fanfaree sortilegi e fumi, sotto a gronde
di merce la più ricca/più sfiziosa,
gratuita/crassa, quanto fosser fondele parole promesse incise a rosa
di epigrafe sul sommo della porta
degli Inferi da Satana. Cosa??? ci chiedevamo ? e quanta!? e di qual sorta!!?
QUADRO 27
CROMOCARONTE spiega ai due poeti e alle anime che gli sono più vicine il suo ruolo di barcaiolo infernale. (Personaggio alquanto complicato psicologicamente, deve essere ben reso dalla recitazione?)Quand?ecco, in barca, Caronte ci disse,
a noi e ad altri che eravamo intorno,
il cuore in mano e le pupille fisseal flutto amico: «Vi traghetto a storno
da un tempo eterno, anime belle. E tu!...
che sei di carne ancora, e senza scornod?alcun rimpianto e il desiderio su
per quelle torri già stai sguinzagliando.
Gradito ufficio il mio: è come fuieri e sarà domani. E navigando
da qui a lassù e ritornando in qua
e ancor laggiù, vo solo immaginandoquel che c?è in voi: cioè felicità!
Che dagli orecchi prima e poi dagli occhi
e infine dalla pelle coleràa quanti siete. E mai vi farà allocchi...
QUADRO 28
CROMOCARONTE? ? ovvero il virtuale!Beh, credetemi: son lieto e appagato
solo a vedervi ? aguzzi come stocchii sensi, il ventre, bocca e lingua, il fiato?
E godo ora (per voi che goderete)
seppur fuori ma lucido: il mio statoè quello di chi pesca senza rete,
di chi immobile viaggia, chi si sfascia
di lussuria da dentro. E piacer mietecome fa il legnaiuol ma lui con l?ascia,
io invece? ?virtuale?! Ma in ciò stesso
puro, libero al dubbio, senza ambasciad?infognamento e fissità; pur fesso,
eppure non stordito? Ché vedrete
che il piacer troppo annebbia. E allora il nessocon me vorrete ricucire. E sete
vi verrà d?esser me, traghettatore:
cioè il tramite, la corda, l?unto, il pretevostro, stella e modello ? il vostro untore!»
QUADRO 29
Commento ironico, ma solo d?impatto del FIORENTINO. Troncato telegraficamente dal MANTOVANO con una battuta sintetica quanto saggia, e degna di uno stoico.(La mente tesa? Sull?acqua di Acheronte?
Io e il mio poeta dentro le parole?)
«Quel ?virtuale? udito da Caronteun attimo fa?» Come ficca in cole
il muratore la calcina spenta,
o come madre allatta la sua prole,con forza eppur con garbo, lenta/lenta
come la barca, mi toglieva luce
dall?anima sì che mi parve spentasolo per un frammento. «Ci conduce
? chiesi ? verso lo stordimento falso??
Non credo sia felice chi traluceil bene perché ad altri è solo valso
o sarà valso ?bene?: esso è concreto,
personale e carnale? Sennò è invalso!Voglio per me il mio bene: anzi ne vieto
a chiunque il riflesso?» esclamai questo
al mio aedo. E lui a me: «Profetoa te la concretezza e a lui il suo resto.»
E tacque.QUADRO 30
Il FIORENTINO, alla risposta tollerante e risolutiva del MANTOVANO, tace anch?egli preferendo rimuginare fra sé i suoi pensieri. E così vola al ricordo di quando era in vita, pensando quanto fosse stato illogico, credulone e capovolto sulla terra. Finché s?accorge di trovarsi proprio sotto le torri dell?Isola beata di Satana, e allora non sta più sulla pelle.Per cui il pensiero volsi
al mio poetare in vita. ?Ah fui indigestosu Satana e il suo mondo!? Capovolsi
significato e logica, scrivendo
con gli occhi chiusi e laccio stretto ai polsicome un prete comune! Ma mi svendo?
Ché Satana non può dir di se stesso
che è male quel che fa o dà elargendo:crede al suo bene e fugge da ogni cesso
di dolore e di pianto!? Così risi
di averlo pinto penitente e lesso,tetro, piagnucoloso nei suoi lisi
segni scostanti, etici/funerei
di epigrafe che scrissi. E mi rimisiebbro a pensare al nuovo, e ai vecchi/eterei
convincimenti ironico e impietoso.
Finché non ebbi pace sugli aereitetti del Male, in quello strepitoso
approdo prossimo, che mi piovevano
addosso? (E come Piero anch?io fui róso.)
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Per: Euro Roscini
Dopo attenta lettura del testo, esaminatone forma espressiva e contenuto, ho ritenuto più consono inserirlo nella sezione "Poesia e Versi", dove è stato alloggiato in un'apposita discussione espressamente dedicata.
A breve le mie osservazioni sull'opera, che ho trovato - al pari di tutti i tuoi lavori - di estremo interesse e piena di spunti stimolanti.
A rileggerci presto.
Leonov
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@Leonov said:
Dopo attenta lettura del testo, esaminatone forma espressiva e contenuto, ho ritenuto più consono inserirlo nella sezione "Poesia e Versi", dove è stato alloggiato in un'apposita discussione espressamente dedicata.
E hai fatto bene.
Complimenti Euro.
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a Andrez
Ho una registrazione in You Tube (Euro368) che ritengo appropriata al caso, caro Andrez... Vedi un po' se puoi inserirla all'altezza giusta del mio "Stabant Inferi". Se sì, ti ringrazio e la vedrò. Ciao, a presto
eu.roP.S. Certo, non è eccezionale la mia breve lettura, anzi bruttarella: è ormai vecchia di tre/quattro anni...
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@euroroscini said:
Vedi un po' se puoi inserirla all'altezza giusta del mio "Stabant Inferi".
Va bene prima del testo in grassetto?
@euroroscini said:
P.S. Certo, non è eccezionale la mia breve lettura, anzi bruttarella: è ormai vecchia di tre/quattro anni...
ANZI, direi che è molto fica, se mi passi il termine 'giovanilistico'.
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Ogni promessa è debito, dunque rieccomi, Euro: non avevo certo dimenticato l'impegno preso con te al momento della tua pubblicazione di "Stabant Inferi" su GT, ma era mancato il tempo per una lettura dell'opera che offrisse standard di attenzione degni del lavoro stesso.
Completato il viaggio in questo tuo progetto poetico-dialogico-teatrale, ho tratto numerosi spunti di discussione.
Le cose da dire sono davvero tante, sull'opera nella sua globalità e sui singoli quadri; vorrei allora cominciare a discutere con te dapprima intorno alle singole scene. Alla fine, approderò ad un giudizio complessivo che avrà risentito delle tue risposte e del dibattito, oltre che della sola opera (sulla quale ho anche tante domande da porre, approfittando della presenza e della disponibilità dell'Autore).
Così come accade spesso in letteratura, il Preludio e i Quadri iniziali (I e II) contengono da soli abbastanza materiale da tenermi occupato per settimane; non ho alcuna premura, quindi procederò con un'impressione alla volta, dilatando il respiro del nostro dialogo e consentendomi di godere appieno di ogni sfumatura della tua rielaborazione di Dante.
Comincio da una frase che giudico assai significativa, pronunciata dal "tuo" Dante nel Preludio.
Prima, però, ho bisogno di un po' di delucidazioni sui ruoli: il "Dante" e il "Virgilio" del preludio sono quelli che successivamente vengono chiamati rispettivamente "Il Fiorentino" e "Il Mantovano"? Oppure si tratta di altre due figure, non menzionate nell'elenco d'apertura delle dramatis personae? Io ho scelto la prima ipotesi, poiché le idee che quei due esprimono e i toni della conversazione non somigliano certo a quelli dei tre Poeti (l'Antico, il Vecchio e il Giovane) che tu evochi successivamente e ai quali affidi il ruolo di depositari della tradizione dantesca.
Ciò che sto per dire ora non è influenzato dalla precedente richiesta di spiegazioni - la considerazione è di altro tipo - ma apprezzerei che il dubbio fosse sciolto, così da inquadrare meglio l'assetto dell'opera.
Torniamo alla battuta che mi ha colpito; eccola:
@euroroscini said:
D ? Esigere il piacere: un piacere di qualità, di classe? ? il migliore! Piacere di sostanza, piacere di calibro, piacere di caratura.
Messa in bocca al "devoto" Dante, è di certo una frase d'impatto, con gli accenti che ti sono cari e che ho imparato a riconoscere nella tua prosa; inoltre, penso che essa contenga un compendio piuttosto esauriente di tutto lo "Stabant Inferi" e descriva bene il rovesciamento di prospettiva che vi si attua quadro dopo quadro.
Ciò non di meno, a questo punto mi sovviene una domanda specifica su quella frase; una curiosità sorta proprio a causa di quel passaggio stilisticamente così efficace e concettualmente così essenziale.
Ecco la domanda: in cosa consiste, a tuo dire, quel piacere "di classe, di qualità, di sostanza, di calibro, di caratura" che si dovrebbe esigere? Da chi, poi, dovremmo pretenderlo, oltre che da noi stessi?
È, innanzitutto, un piacere fisico, terreno, mortale da provare in vita? Oppure coincide con una liberazione psicologica dalla sudditanza nei confronti del complesso di colpa? Allude ad un'elevazione al di là del Bene e del Male? Preconizza una ricerca da condurre dopo la morte, in un qualche mondo ultraterreno? O che altro al di fuori di quanto qui scritto?
So che la risposta ad una domanda del genere sarà necessariamente tua propria, legata a doppio filo alla tua sola esperienza biografica e forse incomunicabile ai lettori. Parimenti, prima di lanciarmi in esegesi troppo fantasiose mosse dai miei voli pindarici, vorrei conoscere la tua opinione al riguardo.
La risposta - o una sua parte - mi aiuterà nel compiere un passo ulteriore, legato ad una mia disamina dell'esposizione di certe sensazioni che tu hai allestito nell'opera (e che è più in generale propria di tutta la narrativa focalizzata sull'aldilà e sui viaggi / estasi / visioni del Cielo e dell'Inferno).
Non anticipo altro; come ho detto, in questo momento mi sono ripromesso una maggiore lentezza: un'idea alla volta, un pensiero dopo l'altro, piccoli passi per gustare ogni anfratto della discussione.
Alla prossima, se vorrai.
Leonov
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Ciao, Leonov!
io ho scelto la prima ipotesi
Hai scelto bene: sono gli stessi? Ma il Mantovano e il Fiorentino del Preludio sono scenicamente distinti da quelli dei Quadri: abiti, luoghi, tempi. Il Preludio può avere ? come scenografia ? una piazza di città, un?aula universitaria, un interno di casa o di villa; adesso/nel tempo di oggi, o una/due generazioni fa, o fra duemila anni ? che so ? e in relativi abiti appropriati o fantasiosi dei due personaggi. Io non sono uno scenografo, ma mi piacerebbe vederli seduti a un tavolino di caffè ottocentesco collocato in mezzo a un traffico odierno (diradato e più di persone che di auto) in una qualsiasi piazza famosa d?Italia. E su che abiti assegnargli ci sarebbe da discutere molto e scegliere di conseguenza ? ti pare? Gli abiti dei personaggi dei Quadri dovrebbero essere invece rigorosamente trecenteschi.in cosa consiste, a tuo dire, quel piacere
Ritorni al ?filosofico?!... Questo è difatti il punto centrale: il Paradiso cristiano non ha mai convinto, profondamente, il credente comune ? penso; mentre l?Inferno cristiano è riuscito appena a terrorizzarlo. Perché? Qui però non allarghiamo il discorso e ragioniamo su un aspetto: dolore e piacere fisico|terreno|mortale (il tuo ternario mi piace) ha per me come parametri estremi e indiscutibili ? fra innumerevoli ? la nostra carne martoriata dal fuoco e i nostri nervi ubriacati d?orgasmo. Tra questi due punti diametrali ? il Male e il Bene ? pressoché istantanei ma necessariamente esperibili (affinché noi possiamo avere ? poveri mortali! ? una qualche nozione o infarinatura del dolore e del piacere) colloco/invento una zona centrale|giusta|bella che ogni individuo si disegna/dovrebbe a modo suo (io un triangolo perfettamente equilatero ecc. ecc.) chiamandola/identificandola col ?paradiso?che più gli aggrada. Ma zona il più possibile stabile e duratura ? questo è essenziale! Penserai: beh, non potevi essere più ermetico! Certo, sono ermetico: ché il mio piacere/dolore di cui sopra ha la valenza prima e imprescindibile del mio essere individuale, dell?appartenere solo a me stesso, del realizzare unicamente il mio EGO edonistico.
Lo stesso discorso per il piacere/dolore psicologico: ognuno per sé ne trova/ne dovrebbe trovare e fissarne gli estremi e ricavarne la sua zona centrale (qui vedi tu).
Idem per il piacere/dolore spirituale? (Vedi tu.)
liberazione psicologica? complesso di colpa
Il piacere a cui intendo sopra implica vuoi liberazioni vuoi complessi, ma entro limiti. Poiché vincoli/scioglimenti, colpe/crediti e quant?altro, se perimetrati bene e controllati assiduamente, sono pur utili affinché mi senta accettabilmente libero e soddisfatto (mi servono, se non altro, ad avere/non esaurire, anzi mantenere contatti con gli altri/col mio esterno). Invece le liberazioni da colpe generalizzate, collettivizzate o addirittura ancestrali non mi toccano/non mi hanno mai toccato tanto le ho sempre considerate ridicole e/o malate e/o dementi. (Da questo solo capisci, Leonov, la distanza che mi separa da mitologie sacralizzate, ideologizzate, tutte plagiatrici!) Comunque sia, se il proprio vincolo/il proprio complesso genera dolore ? accade il più delle volte/lo capisco bene ? l?individuo portatore dovrebbe staccarsi/allontanarsi il più possibile da questo limite estremo, guadagnando la sua zona centrale che stabilisce e gli compete. (E farlo possibilmente da solo, o almeno con l?aiuto di nessuno che abbia nervi|ossa|sangue come lui.)
Stesso discorso nel versante del godimento esagerato e stordente: sia fisico (qui diciamo tutti ormai ?potere?, ?ricchezza? e ?sesso?); sia psicologico (esclusività, discriminazione, superiorità), sia spiritualistico (dalle regole d?obbedienza più minute e stolte agli accecamenti di fede più sadici e immondi).
al di là del Bene e del Male
Io direi piuttosto dentro una visione corretta del ?bene? e del ?male?, che sono il nostro abituale terreno dove camminiamo. (Dovresti ormai saperlo quanto non sono binario e manicheo! Ma uso una metafora: tu chiamala parabola.) Immagino una terra rettangolare e piatta che corre nella sua lunghezza tra due catene ? come binari ? di montagne invalicabili. (Penserai: terribile!) La delimito nei suoi due lati stretti da una parte con un deserto sterminato e dall?altra con un oceano immenso. (Penserai: ancora più terribile!) Quindi popolo questa terra di tanta gente. (Qui comincerai a pensare che sono crudele?) E dove la colloco esattamente? In tante sparse città, villaggi e case isolate tra il deserto e l?oceano. (Qui penserai senz?altro che sono ovvio.) Già, ma la cosa non è generalizzabile ed universale: molta gente preferirà inoltrarsi e disperdersi per il deserto e molta altra inoltrarsi e disperdersi per l?oceano. (A questo punto, se mai mi chiedessi che voglio intendere con questa storiella minima, ti risponderei: te lo spiegherò in un?altra dimensione se ci si incontrerà!)
una ricerca da condurre dopo la morte
Ebbene sì, anche questo. (Qui anzi ti promuovo!)
P.S. Ti do un suggerimento? Perché non ti diverti a sceneggiare il mio ?Stabant?? Hai le qualità giuste secondo me dello scenografo: razionalità, studio, fantasia di supporto (i tuoi ?voli pindarici? che ti assegni), interesse per la poesia, competenza semantica, amore per la scrittura; inoltre sei inserito a tutto sesto ? mi sembra ? nel Forum e hai ottimi rapporti ? suppongo ? con tutto lo staff di GT? Perché non ci regali una tua opera del genere? Ti apprezzerebbero in molti altri e la cosa avrebbe risonanza, soprattutto, nell?ambito che preme a Andrez.
-
Perché non ti diverti a sceneggiare il mio ‘Stabant’?
Grazie a WWW che ha sopperito alla mia carenza d'intervento del bel video.
-
Allora, vediamo...
Altro giro, altro piccolo passo nell'esplorazione di quest'opera di Euro Roscini, Stabant Inferi, pubblicata poco sopra (lo dico a beneficio di chi capitasse qui per la prima volta). Restiamo nell'ambito dei primissimi quadri, che ancora hanno molto da dire e comunicare.
Prima però, un interludio.
Euro, il tuo invito a sceneggiare l'opera è molto interessante e mi lusinga la tua considerazione. La mia esperienza scenotecnica è nulla e le mie immagini residue dell'Inferno sono piuttosto ortodosse, legate a doppio filo alle miniature medievali e alle straordinarie tavole di Gustave Doré.
Possiamo provare, però; di certo sarà un'esperienza stimolante.
Dico "possiamo" per due ragioni: la prima è che il tuo lavoro presenta già delle note scenografiche piuttosto precise - e tu stesso ne aggiungi durante le chiose; sono spunti molto interessanti e, soprattutto, vengono dall'Autore stesso dell'opera, che nel produrre le parole ha probabilmente immaginato anche un contesto visivo, uditivo, tattile, olfattivo e gustativo.
In secondo luogo, l'operazione di allestimento della scenografia potrebbe nascere proprio dal dialogo e dall'approfondimento che stiamo conducendo, a latere del lavoro per così dire "critico-filologico".
Non intendo però sfuggire all'impresa, dunque lascio qui il mio primo suggerimento: lo Speaker, ad esempio, potrebbe essere una figura che non entra mai "fisicamente" sulla scena, ma vi appare proiettato su un telo da cinema (immagini più o meno sgranate, più o meno "anticate"), o in voce da un altoparlante al centro del palco, o diffuso come se parlasse da un vecchio telefono di bachelite.
Se visibile in volto, avrà magari l'aspetto di un lettore da telegiornale, però in posa da opinionista, appena ammiccante (sostiene pur sempre delle tesi); serio ma non impassibile, distaccato ma non neutrale.
Il tono potrebbe essere quasi uniforme, con una ritmica appena accennata, impercettibilmente a scatti ma non troppo artificiale. Una cantilena in sottofondo con sporadici accenti da oratore consumato.
Fammi sapere.
Passiamo adesso ai Quadri I e II, nocciolo programmatico dell'opera e passi significativi per introdurre tutto quanto segue.
Lo Speaker del Quadro I presenta il classico sistema binario "moralità / immoralità", prendendosela - se non ho capito male - con il predetto criterio di giudizio; sullo stesso tema si procede nel Quadro II, con un maggiore personalismo nello "attacco" a Dante.
Oggi mi soffermo su quest'ultimo aspetto.
Il titolo "Stabant Inferi", seppur ancora lievemente criptico, mi sembra il migliore del novero; lascio le provocazioni dure & pure ad altrettanto duri & puri ammiratori di quelle e mi stabilisco invece sui due cenni a Dante.
Perché un'invocazione all'autore della Commedia (parlo di "O Danteeeee!")? E soprattutto, perché in quei termini?
La tua rappresentazione, è manifesto, riposa sul capolavoro di Alighieri e ad esso si contrappone, tuttavia mi sfugge il valore di quel tuo accento irritato.
Chiedere ad un ortodosso perché non sia un iconoclasta è un atto interessante da parte di chi fa la domanda, ma non ha molto peso su chi deve rispondere, specie se quest'ultimo non vede profondità nella questione e la bolla come un'esplosione di bizzarria.
[Non so se sia proprio questa la scena cui avremmo assistito dopo la tua domanda al poeta, ma lui non può rispondere per ovvi motivi e dunque a noi non restano che congettura e speculazione.]
Dante dimostra di credere profondamente nel sistema premi-punizioni che è posto a plinto portante della struttura dell'aldilà cristiano: inserisce sporadiche eccezioni, ma si tiene ben dentro i confini della logica a due valori di moralità e immoralità. Sa essere carnefice pietoso o pieno di rancore, benevolo salvatore e uomo del perdono, ma la sua cornice non si deforma mai troppo.
Da quale episodio dell'opera dantesca si dovrebbe allora desumere che l'idea iniziale era diversa? Da quale indizi dedurre che Dante aveva ad esempio in mente una qualche tripartizione "morale / immorale / amorale", ma ha poi dovuto sacrificare il terzo elemento sull'altare di qualche interesse superiore?
In sostanza, di nuovo: perché chiedere ad un prete cattolico come mai non sia un rabbino? Magari la cosa ha senso, ed è solo la miopia che mi impedisce di notarlo.
Ecco perché preferisco "Stabant Inferi": si parte dall'universo dantesco - che non era già quello esatto della Teologia cristiana: di mio apprezzo lo sforzo nell'elaborare una variatio... - per muovere una critica più generica alla concezione dell'etica religiosa occidentale, senza accanirsi sulle convinzioni personali di un autore particolare che ha scritto ciò che ha scritto perché semplicemente così gli andava.
Il Quadro I espande, approfondisce e rifinisce il concetto poi sintetizzato dal titolo, raccogliendo l'eredità del Preludio: qui il discorso diventa molto ampio, perché dall'ambito strettamente religioso si passa in fretta a quello sociale, legale e penale.
Ho bisogno di più spazio e più tempo per farmi un'idea sul problema - e le repliche di Euro su Dante mi aiuteranno in tal senso. Ne parliamo, se vuoi, la prossima volta.
A presto.
Leonov
P.S. [per i Lettori e gli Utenti]: Sentitevi pure liberi di collaborare alla discussione, eventualmente suggerendo soluzioni sceniche. La mia esperienza, l'ho detto, è pari a zero. Ogni contributo sarà gradito.
Grazie per l'attenzione.
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Grazie, Leonov!... Sapevo di scommettere forte su un interlocutore che è persona eccezionale. Dici bene: "Stabant inferi" è il titolo migliore (tant'è che l'ho preferito di già come titolo io) e la tua 'variatio' è una pennellata semantica che assesti bene a delucidazione... Il secondo Quadro sì, aprirebbe prematuramente schieramenti e rigetti, dinieghi, antipatia: diventa del tutto inutile. E la tua idea del 'vecchio telefono di bachelite', per il primo, mi piace da morire! Ma non mi dici subito, almeno grosso modo, del "Preludio": in che modo lo collocheresti in scena? Inoltre... Il mio 'contesto visivo/uditivo/tattile' parte da quella miniatura che cito nel Quadro 11°: cercherò di fartela avere, di spedirla al Forum in qualche modo (anzi mi piacerebbe che apparisse, nella mia operetta, proprio immediatamente prima del quadro suddetto). Quando l'avrai sotto gli occhi constaterai da te quanto il miniaturista che l'ha dipinta avesse già nell'animo - seicento anni fa - un'idea dell'Inferno perfettamente diametrale a quella 'canonica' della Chiesa... Qui ti saluto, a presto, eu.ro
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Per Euro.
Solo alcune postille a carattere tecnico prima di rientrare in "animazione sospesa" per meglio studiare il tuo lavoro.
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Lieto che l'idea del telefono ti sia piaciuta; a dire il vero l'avevo pensata proprio immaginando quella descrizione del Preludio del tuo intervento precedente, con una folla di persone in un localino tardo-ottocentesco. Al Preludio, però, non ho ancora pensato distintamente: vorrei che in esso fosse percepibile tanto il raccordo con ciò che verrà messo in scena dopo, quanto il distacco / astrazione proprio dell'avvio, un po' avulso dal contesto seguente. È forse la scena più difficile da costruire.
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Non trovo affatto necessario sopprimere il Quadro II, anzi. Esso potrebbe essere proprio una breve fiammata improvvisa che segna il distacco tra l'inizio "mondano" e il seguito "ultraterreno".
Torniamo quindi al Quadro I: la voce nel telefono - la cornetta magari è stata sollevata da un personaggio parlante o muto, vedremo poi - finisce il suo stringato monologo e qualcuno (lo stesso? un altro? ne parleremo) mette giù il microtelefono dell'apparecchio.
Quella stessa persona potrebbe scandire quindi uno stentoreo, tonante "Stabant Inferi": parte un commento musicale, si abbassano le luci e si chiude il sipario per agevolare il cambio di scena.
Dovremmo parlare di questa musica: potrebbe essere qualcosa di solenne, adatto al momento topico (consiglio i sempiterni, seppur molto abusati, Carmina Burana o un esordio da un Dies Irae di Verdi o Mozart, o ancora un Beethoven imponente), oppure, per contrasto, qualcosa di allegro e scanzonato (charleston filologico, jazz psichedelico, blues andante con brio), che introduca invece il tuo pensiero iconoclasta.
- Per la miniatura, puoi senza dubbio aggiungerla qui se riesci a trovarne una versione digitalizzata in Rete: basta che tu segnali in questa discussione l'indirizzo dove essa è reperibile, poi chiederemo al Moderatore di zona di editare il tuo post inserendo l'immagine (un po' come ha già fatto ottimamente con il video della tua lectura Dantis).
Oppure, se hai preso dimestichezza con gli strumenti del Forum, puoi occuparti tu stesso dell'inserimento (la guida generale per questo tipo di operazioni è alla pagina seguente).
Segnala in ogni caso la fonte con il maggior numero di informazioni possibile: magari qualcun altro la trova e la piazza qui in poco tempo.
- Ultima osservazione, estranea all'argomento qui trattato. Nei mesi in cui ho letto i tuoi interventi, non ho potuto fare a meno di notare la straordinaria padronanza che mostri di un lessico ricercato e molto particolare. Qui sei in buona compagnia - i letterati validi e linguisticamente creativi non mancano - e per questo motivo vorrei rivolgere anche a te un invito ufficiale.
Credo tu sia la persona giusta per dare un contributo essenziale alla campagna "Adottiamo le Parole Dimenticate" che la sezione "Libri e Pubblicazioni" porta avanti da un po' - come si evince dal link in grande che ho nella mia firma, quello incluso tra due soli sorridenti.
Per vedere aggiunte le parole che più ti piacciono nello scrigno in allestimento nella sezione "Lingua Italiana" del WikiGT, ti basta replicare con un post nella discussione che ti ho appena segnalato, facendoci conoscere i termini desueti, rari e specifici che maggiormente ti colpiscono o che usi più di frequente.
Se poi, passando per la predetta sezione "Lingua Italiana" del WikiGT, tu pensassi di voler collaborare ancor più attivamente al progetto, basta un cenno di assenso e ti passiamo subito le istruzioni con gli standard di inserimento delle voci.
Le procedure non sono affatto complesse e comunque bastano i primi tentativi affinché tutto diventi quasi automatico.
Nell'attesa del sostegno iconografico della miniatura - e di un po' di tempo per elaborare nuove idee - ti saluto.
Leonov
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Ho trovato l'immagine attraverso Yahoo Ricerca Immagini!... Ecco il link http://www.pasolini.net/divinacomm002.jpg
Finalmente ci sono... - scusatemi per il ritardo (Andrez, Leonov...). Quest'immagine dovrebbe essere inserita immediatamente prima del Quadro 11: mi raccomando, ché ha un certo valore didascalico. Voi capite che già nell'animo del miniaturista stagnava un'idea dell'Inferno assai simile alla mia del Poemetto, no?!!
eu.ro
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QUALCHE RIGA...
Sta quasi passando un mese è mi pare ?decaduto? il mio poemetto: va bene così. L?idea di pensare ad una sceneggiatura/scenografia mi sembra, in questo momento, del tutto improbabile: va bene così. Tuttavia vorrei che l?immagine del miniaturista del XV secolo, di cui ho parlato con Leonov, venisse inserita nel punto del mio poemetto (Quadro 11) che già indico nella ?risposta rapida?? A mo? di cippo o di erma (quasi a ricordarmi) per il lettore ? assai improbabile anch?egli ? che mai si trovi, frastornato sicuramente, a transitare fra quei miei versi. Grazie Andrez, grazie Leonov?: va bene così.
eu.ro
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Caro Euro,
innanzitutto felice di rileggerti. La pausa che riscontri sul progresso della presente discussione è imputabile essenzialmente a tre cause:
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Attendevo invero la tua opinione sulle soluzioni scenotecniche proposte nella mia ultima replica (post #14 di questa stessa discussione): senza un riscontro da parte dell'Autore mi risulta difficile capire se sto andando nella direzione giusta o sto stravolgendo il senso dell'opera. Attendo pertanto un tuo giudizio sulle mie idee di massima per i primi quadri.
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Il periodo di Gennaio-Febbraio-Marzo vive di date di esami, scritti ed orali, che succhiano via tempo non solo al piacere letterario della scrittura e della lettura, ma addirittura alla necessità fisica di muoversi: sono da settimane in un ritiro claustrale domestico nel tentativo di coordinare tutte le nozioni per i prossimi esami. Da ex-studente universitario quale sei stato, potrai di certo capire il mio problema.
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È arrivata la miniatura! Non è una cosa da poco - ne hai sottolineato più volte tu stesso l'importanza - ed essa abbisogna di un certo lavoro di esame per farla amalgamare con l'impianto non solo del tuo lavoro poetico, ma con l'idea che io stesso mi sono fatto di quello.
A breve (spero) le nubi degli impegni burocratici si diraderanno e potrò riaprirmi alla congettura sul tuo "Stabant Inferi", che non ho dimenticato, ma solo momentaneamente messo in pausa.
Una buona giornata a te. A rileggerci presto.
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Ho provveduto ad inserire l'immagine; spero vada bene.
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Approfitto di una breve finestra di libertà per soffermarmi ancora una volta sulla miniatura da te individuata, Euro.
Nel rimirarne l'inattesa serenità, la strana calma, l'insospettabile flemma che vi aleggia, sono stato però colto da un dubbio di natura tecnica. Mi spiego subito.
Nella "Commedia", Dante e Virgilio sfruttano per due volte un passaggio da parte di un traghettatore infernale: la prima volta si affidano a Caronte per attraversare il fiume Acheronte; la seconda saltano sul piccolo naviglio di Flegiàs per superare una palude - credo quella generata dalla stagnazione del fiume Stige - ed approdare infine alle Mura della Città di Dite, l'Inferno profondo.
Poiché sullo sfondo della miniatura si nota distintamente una città fortificata, mi domandavo se barcaiolo e lancia fossero quelle di Caronte o di Flegiàs. Ciò non cambia nulla nella prospettiva, ovviamente, né incide sull'atmosfera della miniatura, ma ero incuriosito dal fortilizio turrito in fondo.
È per caso il Nobile Castello del Limbo, con i suoi quattordici ordini di mura in cui sostano indolenti gli Spiriti Magni dei virtuosi non battezzati (altrimenti detto "Seno di Abramo"), oppure è la tetra e possente Città Infernale, guardata a vista dalle tre Furie e da Medusa, per entrare nella quale deve giungere un Angelo in provvidenziale soccorso al Poeta e al suo Vate?
Qualcuno per caso ha la risposta a questa mia pedante e superflua curiosità?