• User Attivo

    Ciao, Leonov!

    io ho scelto la prima ipotesi
    Hai scelto bene: sono gli stessi? Ma il Mantovano e il Fiorentino del Preludio sono scenicamente distinti da quelli dei Quadri: abiti, luoghi, tempi. Il Preludio può avere ? come scenografia ? una piazza di città, un?aula universitaria, un interno di casa o di villa; adesso/nel tempo di oggi, o una/due generazioni fa, o fra duemila anni ? che so ? e in relativi abiti appropriati o fantasiosi dei due personaggi. Io non sono uno scenografo, ma mi piacerebbe vederli seduti a un tavolino di caffè ottocentesco collocato in mezzo a un traffico odierno (diradato e più di persone che di auto) in una qualsiasi piazza famosa d?Italia. E su che abiti assegnargli ci sarebbe da discutere molto e scegliere di conseguenza ? ti pare? Gli abiti dei personaggi dei Quadri dovrebbero essere invece rigorosamente trecenteschi.

    in cosa consiste, a tuo dire, quel piacere

    Ritorni al ?filosofico?!... Questo è difatti il punto centrale: il Paradiso cristiano non ha mai convinto, profondamente, il credente comune ? penso; mentre l?Inferno cristiano è riuscito appena a terrorizzarlo. Perché? Qui però non allarghiamo il discorso e ragioniamo su un aspetto: dolore e piacere fisico|terreno|mortale (il tuo ternario mi piace) ha per me come parametri estremi e indiscutibili ? fra innumerevoli ? la nostra carne martoriata dal fuoco e i nostri nervi ubriacati d?orgasmo. Tra questi due punti diametrali ? il Male e il Bene ? pressoché istantanei ma necessariamente esperibili (affinché noi possiamo avere ? poveri mortali! ? una qualche nozione o infarinatura del dolore e del piacere) colloco/invento una zona centrale|giusta|bella che ogni individuo si disegna/dovrebbe a modo suo (io un triangolo perfettamente equilatero ecc. ecc.) chiamandola/identificandola col ?paradiso?che più gli aggrada. Ma zona il più possibile stabile e duratura ? questo è essenziale! Penserai: beh, non potevi essere più ermetico! Certo, sono ermetico: ché il mio piacere/dolore di cui sopra ha la valenza prima e imprescindibile del mio essere individuale, dell?appartenere solo a me stesso, del realizzare unicamente il mio EGO edonistico.

    Lo stesso discorso per il piacere/dolore psicologico: ognuno per sé ne trova/ne dovrebbe trovare e fissarne gli estremi e ricavarne la sua zona centrale (qui vedi tu).

    Idem per il piacere/dolore spirituale? (Vedi tu.)

    liberazione psicologica? complesso di colpa

    Il piacere a cui intendo sopra implica vuoi liberazioni vuoi complessi, ma entro limiti. Poiché vincoli/scioglimenti, colpe/crediti e quant?altro, se perimetrati bene e controllati assiduamente, sono pur utili affinché mi senta accettabilmente libero e soddisfatto (mi servono, se non altro, ad avere/non esaurire, anzi mantenere contatti con gli altri/col mio esterno). Invece le liberazioni da colpe generalizzate, collettivizzate o addirittura ancestrali non mi toccano/non mi hanno mai toccato tanto le ho sempre considerate ridicole e/o malate e/o dementi. (Da questo solo capisci, Leonov, la distanza che mi separa da mitologie sacralizzate, ideologizzate, tutte plagiatrici!) Comunque sia, se il proprio vincolo/il proprio complesso genera dolore ? accade il più delle volte/lo capisco bene ? l?individuo portatore dovrebbe staccarsi/allontanarsi il più possibile da questo limite estremo, guadagnando la sua zona centrale che stabilisce e gli compete. (E farlo possibilmente da solo, o almeno con l?aiuto di nessuno che abbia nervi|ossa|sangue come lui.)

    Stesso discorso nel versante del godimento esagerato e stordente: sia fisico (qui diciamo tutti ormai ?potere?, ?ricchezza? e ?sesso?); sia psicologico (esclusività, discriminazione, superiorità), sia spiritualistico (dalle regole d?obbedienza più minute e stolte agli accecamenti di fede più sadici e immondi).

    al di là del Bene e del Male

    Io direi piuttosto dentro una visione corretta del ?bene? e del ?male?, che sono il nostro abituale terreno dove camminiamo. (Dovresti ormai saperlo quanto non sono binario e manicheo! Ma uso una metafora: tu chiamala parabola.) Immagino una terra rettangolare e piatta che corre nella sua lunghezza tra due catene ? come binari ? di montagne invalicabili. (Penserai: terribile!) La delimito nei suoi due lati stretti da una parte con un deserto sterminato e dall?altra con un oceano immenso. (Penserai: ancora più terribile!) Quindi popolo questa terra di tanta gente. (Qui comincerai a pensare che sono crudele?) E dove la colloco esattamente? In tante sparse città, villaggi e case isolate tra il deserto e l?oceano. (Qui penserai senz?altro che sono ovvio.) Già, ma la cosa non è generalizzabile ed universale: molta gente preferirà inoltrarsi e disperdersi per il deserto e molta altra inoltrarsi e disperdersi per l?oceano. (A questo punto, se mai mi chiedessi che voglio intendere con questa storiella minima, ti risponderei: te lo spiegherò in un?altra dimensione se ci si incontrerà!)

    una ricerca da condurre dopo la morte

    Ebbene sì, anche questo. (Qui anzi ti promuovo!)

    eu.ro 😢:yuppi:😄

    P.S. Ti do un suggerimento? Perché non ti diverti a sceneggiare il mio ?Stabant?? Hai le qualità giuste secondo me dello scenografo: razionalità, studio, fantasia di supporto (i tuoi ?voli pindarici? che ti assegni), interesse per la poesia, competenza semantica, amore per la scrittura; inoltre sei inserito a tutto sesto ? mi sembra ? nel Forum e hai ottimi rapporti ? suppongo ? con tutto lo staff di GT? Perché non ci regali una tua opera del genere? Ti apprezzerebbero in molti altri e la cosa avrebbe risonanza, soprattutto, nell?ambito che preme a Andrez.


  • Super User

    Perché non ti diverti a sceneggiare il mio ‘Stabant’? :sbav:

    Grazie a WWW che ha sopperito alla mia carenza d'intervento del bel video. 😉


  • Consiglio Direttivo

    Allora, vediamo...

    Altro giro, altro piccolo passo nell'esplorazione di quest'opera di Euro Roscini, Stabant Inferi, pubblicata poco sopra (lo dico a beneficio di chi capitasse qui per la prima volta). Restiamo nell'ambito dei primissimi quadri, che ancora hanno molto da dire e comunicare.

    Prima però, un interludio.

    Euro, il tuo invito a sceneggiare l'opera è molto interessante e mi lusinga la tua considerazione. La mia esperienza scenotecnica è nulla e le mie immagini residue dell'Inferno sono piuttosto ortodosse, legate a doppio filo alle miniature medievali e alle straordinarie tavole di Gustave Doré.

    Possiamo provare, però; di certo sarà un'esperienza stimolante.

    Dico "possiamo" per due ragioni: la prima è che il tuo lavoro presenta già delle note scenografiche piuttosto precise - e tu stesso ne aggiungi durante le chiose; sono spunti molto interessanti e, soprattutto, vengono dall'Autore stesso dell'opera, che nel produrre le parole ha probabilmente immaginato anche un contesto visivo, uditivo, tattile, olfattivo e gustativo.

    In secondo luogo, l'operazione di allestimento della scenografia potrebbe nascere proprio dal dialogo e dall'approfondimento che stiamo conducendo, a latere del lavoro per così dire "critico-filologico".

    Non intendo però sfuggire all'impresa, dunque lascio qui il mio primo suggerimento: lo Speaker, ad esempio, potrebbe essere una figura che non entra mai "fisicamente" sulla scena, ma vi appare proiettato su un telo da cinema (immagini più o meno sgranate, più o meno "anticate"), o in voce da un altoparlante al centro del palco, o diffuso come se parlasse da un vecchio telefono di bachelite.

    Se visibile in volto, avrà magari l'aspetto di un lettore da telegiornale, però in posa da opinionista, appena ammiccante (sostiene pur sempre delle tesi); serio ma non impassibile, distaccato ma non neutrale.

    Il tono potrebbe essere quasi uniforme, con una ritmica appena accennata, impercettibilmente a scatti ma non troppo artificiale. Una cantilena in sottofondo con sporadici accenti da oratore consumato.

    Fammi sapere.

    Passiamo adesso ai Quadri I e II, nocciolo programmatico dell'opera e passi significativi per introdurre tutto quanto segue.

    Lo Speaker del Quadro I presenta il classico sistema binario "moralità / immoralità", prendendosela - se non ho capito male - con il predetto criterio di giudizio; sullo stesso tema si procede nel Quadro II, con un maggiore personalismo nello "attacco" a Dante.

    Oggi mi soffermo su quest'ultimo aspetto.

    Il titolo "Stabant Inferi", seppur ancora lievemente criptico, mi sembra il migliore del novero; lascio le provocazioni dure & pure ad altrettanto duri & puri ammiratori di quelle e mi stabilisco invece sui due cenni a Dante.

    Perché un'invocazione all'autore della Commedia (parlo di "O Danteeeee!")? E soprattutto, perché in quei termini?

    La tua rappresentazione, è manifesto, riposa sul capolavoro di Alighieri e ad esso si contrappone, tuttavia mi sfugge il valore di quel tuo accento irritato.

    Chiedere ad un ortodosso perché non sia un iconoclasta è un atto interessante da parte di chi fa la domanda, ma non ha molto peso su chi deve rispondere, specie se quest'ultimo non vede profondità nella questione e la bolla come un'esplosione di bizzarria.

    [Non so se sia proprio questa la scena cui avremmo assistito dopo la tua domanda al poeta, ma lui non può rispondere per ovvi motivi e dunque a noi non restano che congettura e speculazione.]

    Dante dimostra di credere profondamente nel sistema premi-punizioni che è posto a plinto portante della struttura dell'aldilà cristiano: inserisce sporadiche eccezioni, ma si tiene ben dentro i confini della logica a due valori di moralità e immoralità. Sa essere carnefice pietoso o pieno di rancore, benevolo salvatore e uomo del perdono, ma la sua cornice non si deforma mai troppo.

    Da quale episodio dell'opera dantesca si dovrebbe allora desumere che l'idea iniziale era diversa? Da quale indizi dedurre che Dante aveva ad esempio in mente una qualche tripartizione "morale / immorale / amorale", ma ha poi dovuto sacrificare il terzo elemento sull'altare di qualche interesse superiore?

    In sostanza, di nuovo: perché chiedere ad un prete cattolico come mai non sia un rabbino? Magari la cosa ha senso, ed è solo la miopia che mi impedisce di notarlo.

    Ecco perché preferisco "Stabant Inferi": si parte dall'universo dantesco - che non era già quello esatto della Teologia cristiana: di mio apprezzo lo sforzo nell'elaborare una variatio... - per muovere una critica più generica alla concezione dell'etica religiosa occidentale, senza accanirsi sulle convinzioni personali di un autore particolare che ha scritto ciò che ha scritto perché semplicemente così gli andava.

    Il Quadro I espande, approfondisce e rifinisce il concetto poi sintetizzato dal titolo, raccogliendo l'eredità del Preludio: qui il discorso diventa molto ampio, perché dall'ambito strettamente religioso si passa in fretta a quello sociale, legale e penale.

    Ho bisogno di più spazio e più tempo per farmi un'idea sul problema - e le repliche di Euro su Dante mi aiuteranno in tal senso. Ne parliamo, se vuoi, la prossima volta.

    A presto.

    Leonov

    P.S. [per i Lettori e gli Utenti]: Sentitevi pure liberi di collaborare alla discussione, eventualmente suggerendo soluzioni sceniche. La mia esperienza, l'ho detto, è pari a zero. Ogni contributo sarà gradito.

    Grazie per l'attenzione.


  • User Attivo

    Grazie, Leonov!... Sapevo di scommettere forte su un interlocutore che è persona eccezionale. Dici bene: "Stabant inferi" è il titolo migliore (tant'è che l'ho preferito di già come titolo io) e la tua 'variatio' è una pennellata semantica che assesti bene a delucidazione... Il secondo Quadro sì, aprirebbe prematuramente schieramenti e rigetti, dinieghi, antipatia: diventa del tutto inutile. E la tua idea del 'vecchio telefono di bachelite', per il primo, mi piace da morire! Ma non mi dici subito, almeno grosso modo, del "Preludio": in che modo lo collocheresti in scena? Inoltre... Il mio 'contesto visivo/uditivo/tattile' parte da quella miniatura che cito nel Quadro 11°: cercherò di fartela avere, di spedirla al Forum in qualche modo (anzi mi piacerebbe che apparisse, nella mia operetta, proprio immediatamente prima del quadro suddetto). Quando l'avrai sotto gli occhi constaterai da te quanto il miniaturista che l'ha dipinta avesse già nell'animo - seicento anni fa - un'idea dell'Inferno perfettamente diametrale a quella 'canonica' della Chiesa... Qui ti saluto, a presto, eu.ro


  • Consiglio Direttivo

    Per Euro.

    Solo alcune postille a carattere tecnico prima di rientrare in "animazione sospesa" per meglio studiare il tuo lavoro.

    • Lieto che l'idea del telefono ti sia piaciuta; a dire il vero l'avevo pensata proprio immaginando quella descrizione del Preludio del tuo intervento precedente, con una folla di persone in un localino tardo-ottocentesco. Al Preludio, però, non ho ancora pensato distintamente: vorrei che in esso fosse percepibile tanto il raccordo con ciò che verrà messo in scena dopo, quanto il distacco / astrazione proprio dell'avvio, un po' avulso dal contesto seguente. È forse la scena più difficile da costruire.

    • Non trovo affatto necessario sopprimere il Quadro II, anzi. Esso potrebbe essere proprio una breve fiammata improvvisa che segna il distacco tra l'inizio "mondano" e il seguito "ultraterreno".

    Torniamo quindi al Quadro I: la voce nel telefono - la cornetta magari è stata sollevata da un personaggio parlante o muto, vedremo poi - finisce il suo stringato monologo e qualcuno (lo stesso? un altro? ne parleremo) mette giù il microtelefono dell'apparecchio.

    Quella stessa persona potrebbe scandire quindi uno stentoreo, tonante "Stabant Inferi": parte un commento musicale, si abbassano le luci e si chiude il sipario per agevolare il cambio di scena.

    Dovremmo parlare di questa musica: potrebbe essere qualcosa di solenne, adatto al momento topico (consiglio i sempiterni, seppur molto abusati, Carmina Burana o un esordio da un Dies Irae di Verdi o Mozart, o ancora un Beethoven imponente), oppure, per contrasto, qualcosa di allegro e scanzonato (charleston filologico, jazz psichedelico, blues andante con brio), che introduca invece il tuo pensiero iconoclasta.

    • Per la miniatura, puoi senza dubbio aggiungerla qui se riesci a trovarne una versione digitalizzata in Rete: basta che tu segnali in questa discussione l'indirizzo dove essa è reperibile, poi chiederemo al Moderatore di zona di editare il tuo post inserendo l'immagine (un po' come ha già fatto ottimamente con il video della tua lectura Dantis).

    Oppure, se hai preso dimestichezza con gli strumenti del Forum, puoi occuparti tu stesso dell'inserimento (la guida generale per questo tipo di operazioni è alla pagina seguente).

    Segnala in ogni caso la fonte con il maggior numero di informazioni possibile: magari qualcun altro la trova e la piazza qui in poco tempo.

    • Ultima osservazione, estranea all'argomento qui trattato. Nei mesi in cui ho letto i tuoi interventi, non ho potuto fare a meno di notare la straordinaria padronanza che mostri di un lessico ricercato e molto particolare. Qui sei in buona compagnia - i letterati validi e linguisticamente creativi non mancano - e per questo motivo vorrei rivolgere anche a te un invito ufficiale.

    Credo tu sia la persona giusta per dare un contributo essenziale alla campagna "Adottiamo le Parole Dimenticate" che la sezione "Libri e Pubblicazioni" porta avanti da un po' - come si evince dal link in grande che ho nella mia firma, quello incluso tra due soli sorridenti.

    Per vedere aggiunte le parole che più ti piacciono nello scrigno in allestimento nella sezione "Lingua Italiana" del WikiGT, ti basta replicare con un post nella discussione che ti ho appena segnalato, facendoci conoscere i termini desueti, rari e specifici che maggiormente ti colpiscono o che usi più di frequente.

    Se poi, passando per la predetta sezione "Lingua Italiana" del WikiGT, tu pensassi di voler collaborare ancor più attivamente al progetto, basta un cenno di assenso e ti passiamo subito le istruzioni con gli standard di inserimento delle voci.

    Le procedure non sono affatto complesse e comunque bastano i primi tentativi affinché tutto diventi quasi automatico.

    Nell'attesa del sostegno iconografico della miniatura - e di un po' di tempo per elaborare nuove idee - ti saluto.

    Leonov


  • User Attivo

    Ho trovato l'immagine attraverso Yahoo Ricerca Immagini!... Ecco il link http://www.pasolini.net/divinacomm002.jpg
    Finalmente ci sono... - scusatemi per il ritardo (Andrez, Leonov...). Quest'immagine dovrebbe essere inserita immediatamente prima del Quadro 11: mi raccomando, ché ha un certo valore didascalico. Voi capite che già nell'animo del miniaturista stagnava un'idea dell'Inferno assai simile alla mia del Poemetto, no?!!
    eu.ro


  • User Attivo

    QUALCHE RIGA...

    Sta quasi passando un mese è mi pare ?decaduto? il mio poemetto: va bene così. L?idea di pensare ad una sceneggiatura/scenografia mi sembra, in questo momento, del tutto improbabile: va bene così. Tuttavia vorrei che l?immagine del miniaturista del XV secolo, di cui ho parlato con Leonov, venisse inserita nel punto del mio poemetto (Quadro 11) che già indico nella ?risposta rapida?? A mo? di cippo o di erma (quasi a ricordarmi) per il lettore ? assai improbabile anch?egli ? che mai si trovi, frastornato sicuramente, a transitare fra quei miei versi. Grazie Andrez, grazie Leonov?: va bene così.
    eu.ro
    :ciauz:


  • Consiglio Direttivo

    Caro Euro,

    innanzitutto felice di rileggerti. La pausa che riscontri sul progresso della presente discussione è imputabile essenzialmente a tre cause:

    • Attendevo invero la tua opinione sulle soluzioni scenotecniche proposte nella mia ultima replica (post #14 di questa stessa discussione): senza un riscontro da parte dell'Autore mi risulta difficile capire se sto andando nella direzione giusta o sto stravolgendo il senso dell'opera. Attendo pertanto un tuo giudizio sulle mie idee di massima per i primi quadri.

    • Il periodo di Gennaio-Febbraio-Marzo vive di date di esami, scritti ed orali, che succhiano via tempo non solo al piacere letterario della scrittura e della lettura, ma addirittura alla necessità fisica di muoversi: sono da settimane in un ritiro claustrale domestico nel tentativo di coordinare tutte le nozioni per i prossimi esami. Da ex-studente universitario quale sei stato, potrai di certo capire il mio problema.

    • È arrivata la miniatura! Non è una cosa da poco - ne hai sottolineato più volte tu stesso l'importanza - ed essa abbisogna di un certo lavoro di esame per farla amalgamare con l'impianto non solo del tuo lavoro poetico, ma con l'idea che io stesso mi sono fatto di quello.

    A breve (spero) le nubi degli impegni burocratici si diraderanno e potrò riaprirmi alla congettura sul tuo "Stabant Inferi", che non ho dimenticato, ma solo momentaneamente messo in pausa.

    Una buona giornata a te. A rileggerci presto.


  • Consiglio Direttivo

    Ho provveduto ad inserire l'immagine; spero vada bene. :hi:


  • Consiglio Direttivo

    Approfitto di una breve finestra di libertà per soffermarmi ancora una volta sulla miniatura da te individuata, Euro.

    Nel rimirarne l'inattesa serenità, la strana calma, l'insospettabile flemma che vi aleggia, sono stato però colto da un dubbio di natura tecnica. Mi spiego subito.

    Nella "Commedia", Dante e Virgilio sfruttano per due volte un passaggio da parte di un traghettatore infernale: la prima volta si affidano a Caronte per attraversare il fiume Acheronte; la seconda saltano sul piccolo naviglio di Flegiàs per superare una palude - credo quella generata dalla stagnazione del fiume Stige - ed approdare infine alle Mura della Città di Dite, l'Inferno profondo.

    Poiché sullo sfondo della miniatura si nota distintamente una città fortificata, mi domandavo se barcaiolo e lancia fossero quelle di Caronte o di Flegiàs. Ciò non cambia nulla nella prospettiva, ovviamente, né incide sull'atmosfera della miniatura, ma ero incuriosito dal fortilizio turrito in fondo.

    È per caso il Nobile Castello del Limbo, con i suoi quattordici ordini di mura in cui sostano indolenti gli Spiriti Magni dei virtuosi non battezzati (altrimenti detto "Seno di Abramo"), oppure è la tetra e possente Città Infernale, guardata a vista dalle tre Furie e da Medusa, per entrare nella quale deve giungere un Angelo in provvidenziale soccorso al Poeta e al suo Vate?

    Qualcuno per caso ha la risposta a questa mia pedante e superflua curiosità?