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@agiuffrida said:
Phate il problema non è la mail che viene marcata come bounce e quindi non più inviata...benzì i provider che ricevendo un gran numero di email non valide in poco tempo(e in questo mi riferivo a valide politiche di schedulazione) rischiano di marcare il mittende come spammer e precludere la consegna di messaggi anche per gli indirizzi validi.
Chiara la mia spiegazione? ad oggi in italia ti assicuro che non esiste nessun prodotto che gestisca queste problematiche in modo valido..Ma sinceramente non sono d'accordo.
Come ContactLab abbiamo molto a cuore queste problematicheInnanzitutto si parte con un warm-up dell'IP e con invii a bassa velocita' e bassa numerosita' per fare controllo della bonta' della lista.
Poi si devono adottare delle modalita' di igiene della lista severe (mi risulta che abbiamo le piu' severe in circolazione).
In questa maniera' gia' con il primo invio o i primi due invii fai una potente pulizia.
Poi avendo FBL, List Unsubscribe etc etc ripulisci un altro po'...A questo punto tendenzialmnete il problema che segnali e' gia' svanito perche' non dovresti avere tassi particolari di indirizzi non validi.
Pero' volendo basta sortare le mail in uscita in funzione dell'attivita' riscontrata (aperture / click) ed ecco che hai risolto completamente il problema.
Per mantenere un buon tasso nel tempo consiglio anche un re-opt indi tutti gli utenti inattivi da piu' di 6/12 mesi.
Cosi' fai pulizia anche di indirizzi che in futuro potrebbero diventare spam trap.
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Ok ma attenzione ad usare un solo IP dedicato ad un solo cliente, perchè così non riesci più a fare domain throttling. Non per fare a chi ce l'ha più grosso, ma 200.000 indirizzi non sono così tanti, abbiamo clienti con liste di 700.000, 950.000 e 1,7 milioni, e ti assicuro che non è necessario andare a comprare servizi all'estero per avere una buona deliverability.
Dedicare un IP (o una classe di IP come facciamo noi) può avere un senso per altri motivi, ad esempio se non si è certi della reputazione degli altri IP, oppure per firmarli con firma DKIM dedicata costruita su envelope-sender dedicato, o per certificarli con SenderScore... E' vero, alcuni ISP possono bloccare se vedono da un unico IP una mole di indirizzi considerevole, e a questo si può rimediare in due modi:
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se usi un IP dedicato, devi limitare il numero di connessioni in parallelo, e limitare il numero di messaggi inviati per singola connessione. In questo caso però potresti non essere in grado di garantire dei tempi di recapito (questo per noi è importante perchè li garantiamo a tutti i clienti a contratto).
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se usi una batteria di IP, devi semplicemente spalmare gli invii sui vari smtp. In MailUp oltre all'effetto throttling, poichè offriamo un servizio con canone flat e invii illimitati, si somma l'effetto banda dedicata, poichè ogni cliente ha una propria banda di invio che si traduce in una naturale distribuzione degli invii nel tempo, a seconda del canone pagato.
Agiuffrida a mio avviso ha ragione, ci sono provider che se hai una lista "sporca" (inteso come alto numero di HardBounce) ti lasciano inviare i primi X messaggi, e ad un certo punto di iniziano a fare reject di tutti i successivi, con un messaggio di errore molto esplicito ("too many unknown users..."). E parlo di provider primari, che usano sistemi antispam seri (tipo Ironport).
Per questo motivo abbiamo deciso di forzare il blocco dell'invio a tutti gli indirizzi HB già dopo il primo messaggio di errore (non dopo 3 com'era all'inizio). Questo ci ha dato tra l'altro un immediato impulso alla reputation, anche se ovviamente ha sollevato qualche malumore tra i clienti, che rimanevano scocciati dalla "autopulizia" della lista, temendo di perdere indirizzi "sani".
Se quindi si ha una lista "sporca" o vecchia, consiglio comunque di spezzettare il primo invio in più trance (oppure di usare MailUp con una banda ridotta).
Tra parentesi, abbiamo da poco preso un grosso cliente, che ha circa 240.000 indirizzi, proprio negli USA.
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Sono daccordo sia con Contactlab (Massimo Fubini) che con Mailup (Nazareno) e confermo che non e' assolutamente vero che in Italia non esistano servizi di alta qualita' (i colleghi sono senza alcun dubbio dei professionisti come i servizi da loro erogati).
SitoVivo (la mia azienda) fa altrettanto e le direttive di IAB ITALIA sono una serie di regole (appunto italiane) che sarebbe il caso di seguire.
Invece, diversa e' la storia sulla "mentalita" dei clienti, che troppo spesso vanno educati con la carota e il bastone sulle best-practise.
Infatti i punti citati da Nazzareno sono spesso trascurati (o meglio i clienti fanno finta di non saperlo...):
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Contenuto del messaggio
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Igiene della Lista (iscrizioni confirmed opt-in, cancellazioni immediate in max 2 click, cancellazione automatica degli hardbounce già dopo il primo errore di tipo 5.1.1, gestione delle lamentele, disiscrizione automatica dei feedback loop...).
Chiedendo invece di INVIARE la qualunque a chiunque... con un buon sistema architetturale (come se trovare una ferrari equivalesse a poter far guidare anche un bambino...).
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Se questo è diventato un thread dove a distanza di mesi si aggiunge la pubblicità della propria azienda allora perchè no, aggiungo anche la mia.
VOXmail supporta la disattivazione automatica degli utenti inesistenti al primo errore 5.1.1 (ed, in alcuni casi di server non fedeli alle specifiche, anche altri DSN) o al terzo errore consecutivo di altro genere. In particolare vengono analizzati non solo gli errori ricevuti durante la conversazione SMTP (errori "in protocol") ma vengono anche riconosciuti centinaia di formati di bounce (alcuni server utilizzano un formato mime multipart/report standard, altri hanno formati proprietari, altri credono di usare lo standard ma in realtà formano un messaggio non standard).
Agiuffrida "assicura" che non esiste alcun prodotto che gestisca correttamente il flusso di email verso i provider e gli errori ricevuti per evitare che una serie di indirizzi inesistenti precluda la consegna verso gli esistenti. Mi pare azzardata come "assicurazione" visto che con il nostro sistema non ci è mai capitato di mancare consegne per quel motivo e quindi per ora devo supporre che le nostre tecniche siano valide.
Io di solito invito i clienti a provare quei servizi che non hanno costi di setup così che possano misurare in prima persona il tasso di consegna sulla propria lista e non doversi affidare a ipotetici sistemi avanzati che ogni provider dichiara senza poterne dimostrare i risultati effettivi. Si prova un invio su 3-4 servizi differenti e ci si rende conto di quale sia il migliore per continuare. Ricerche super-partes in merito non ne conosco.
@Agiuffrida: se hai molti utenti su alice e libero ti sarai accorto che i servizi americani non sono eccezionali nel consegnare a questi due "colossi" tutti italiani. Come al solito noi italiani (nel bene e nel male) facciamo le cose di testa nostra e i servizi americani (per cui alice e libero coprono meno dell'1% delle loro consegne) li tengono sicuramente meno in considerazione rispetto ai servizi italiani (per cui questi due provider ricevono almeno il 20-30% delle email uscenti).
Non credo (ma sto ipotizzando, visto che non mi è capitato in prima persona) che un servizio americano si preoccupi minimamente di una eventuale blacklist interna di fastwebnet.it, ad esempio, e gli errori che riporta non fanno pensare minimamente a blacklists.
Oppure non credo che un servizio americano si preoccupi del fatto che un paio di settimane fa i server di alice erano sovraccarichi e 2 volte su 3 rifiutavano di ricevere email e quindi magari il normale scheduling poteva fallire la consegna.
Le differenze non sono enormi e spesso in termini di funzionalità gli internazionali hanno delle belle chicche, ma bisogna mettere tutto sul piatto, a partire dai requisiti fondamentali (consegna dell'email in inbox).
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Ciao a tutti vi dico la mia esperienza.
Sono oramai 4 anni che mi occupo di email marketing per una grossa società che fonda proprio in questo strumento il proprio core business.Come partner tecnico lavoro con contact lab dopo aver testato quasi tutte le soluzioni tecniche proposte in italia.
Personalmente per questione di spam se si lavora su utenti italiani sconsiglio soluzioni estere basate su server non italiani.
Mando in media 200.000 mail ogni 3 giorni e non ho mai avuto ne problemi di spam ne deliverability.
Considera che per questi volumi con contact lab spedisco il tutto in massimo 30 minuti.Hanno una buona assistenza tecnica (in 4 anni mai un problema). Consigliato per chi manda email per uso professionale
Certo costa un pochettino di più rispetto ad altre soluzioni italiane ma il risultato è garantito.
Insomma io sono soddisfatto.
Inoltre offrono report molto dettagliati, una buona gestione della black list e dei bounce, oltre al fatto che ti permettono di tracciare anche le vendite derivanti dall'invio di un dem cosa che quasi nessuno fa.
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Sembra interessante, Angelo. Non conoscevo Contact Lab ...
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Guarda ti ripeto non ho interessi a dirlo ma secondo me lavorano molto bene.
Da testare
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Visto che questo post si è riaperto, non posso che confermare: si tratta di un'ottima realtà in grado di fornire servizi di qualità.
Certo non sono l'unica alternativa in Italia per chi vuole gestire in modo professionale le proprie newsletter (o SMS).
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Confermo non sono gli unici.
Poi per esempio dipende molto anche dal numero di email dal tipo di servizio che occorre.Inffatti per volumi bassi di email sono cari e conviene altro, che danno la stessa qualità ad un prezzo più basso
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Il problema di server Usa quale può essere per lo spam se la banca dati è autorizzata e da me raccolta in anni di lavoro?
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@angelo: non sono del tutto daccordo, anzi per volumi bassi (cioè pochi invii in un anno) credo possano essere più competitivi di noi. Infatti loro hanno un costo legato al numero di invii, mentre noi abbiamo un canone annuale flat con invii illimitati, quindi a parità di lista più sono gli invii nel corso di un anno e più più essere conveniente un'approccio flat.
@gianluca M: Può essere la scarsa attenzione rispetto ad eventuali blocchi di operatori nazionali. Ad esempio se Seeweb (un ISP che controlla circa 80.000 domini, prevalentemente italiani) mette in blacklist gli indirizzi IP del provider USA perchè da loro proviene spam (qualche cliente spammoso può capitare a tutti prima o poi), probabilmente non se ne accorgono neppure, e a fronte di una vostra richiesta ("abbiamo delle email bloccate su un ISP italiano") potrebbero intervenire con poca solerzia, visto che cuberebbe molto poco per loro. Gli operatori italiani invece, oltre ad avere - almeno in teoria - la possibilità di accorgersene da soli senza attendere che sia il cliente ad avvisare, probabilmente hanno anche dei contatti diretti per relazionarsi con il provider e risolvere il caso. In altri casi è il provider stesso che avvisa il servizio di invio prima di far scattare un blocco.
Per una buona deliverability, i vari sistemi di autenticazione (SPF, DKIM...) e di certificazione (ReturnPath...), che comunque anche in Italia offriamo, possono aiutare fino ad un certo punto in questi casi.
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Complimenti per la tua obiettività, Nazzareno
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Ciao Nazzareno, in merito ad IP (premetto che non ho interessi economici in merito ma parlo da user) il sw fornisce info su eventuali bounced (corretto?) quindi permette di capire se quell'email ha bloccato ricezione del mio messaggio e il motivo.
Io non invio molte email quindi sono un piccolo consumer.
Buon lavoro
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@Gianluca M said:
...il sw fornisce info su eventuali bounced (corretto?) quindi permette di capire se quell'email ha bloccato ricezione del mio messaggio e il motivo...
Dipende: il server di ricezione può anche bloccare il messaggio senza alcuna notifica di errore, nel qual caso tu pensi che sia andato tutto bene, ma in realtà ad una fetta di destinatari non è arrivato nulla. Te ne accorgi solo perchè vedrai tassi di apertura e di click calare senza motivo. Altro caso è quando il messaggio finisce in Posta Indesiderata / Cartella Spam: anche lì non hai alcuna notifica, te ne puoi accorgere solo facendo tanti test su caselle sentinella, oppure con servizi ad hoc tipo Mailbox Monitor di ReturnPath. Comunque prima di adottare soluzioni così elaborate, suggerirei di fare un checkup del proprio server di invio.
Avevo scritto qualcosa su questo qui sotto: http://blog.mailup.it/2009/01/articolo-in-deliverability/
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Grazie seguo i link per il check.
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Metto la mia testimonianza da neocliente di mailup.
Bello semplice e funzionale. Peccato non supporti jscripts
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Ciao,
qualcuno ha provato DotMailer? Come vi siete trovati?
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DiegoJC, MailUp non supporta i jscript per scelta: i jscript infatti non funzionano sulla maggiorparte dei client di posta, siano questi web, mobile o software.
Peggio ancora, a volte sono un indicatore di messaggio pericoloso/spam, per cui potrebbe essere cestinato dal client, spostato nel Junk oppure visualizzato ma tradotto in formato testo e con i link disabilitati.
Tutti buoni motivi per cui nessuno inserisce mai jscript nelle email, e per cui MailUp non lo permette.
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