• User Attivo

    Per le spedizioni programmate - io non le uso - direi che sono attive anche in graphicmail.
    Hai fatto anche valutazioni di costo?


  • User

    Phate il problema non è la mail che viene marcata come bounce e quindi non più inviata...benzì i provider che ricevendo un gran numero di email non valide in poco tempo(e in questo mi riferivo a valide politiche di schedulazione) rischiano di marcare il mittende come spammer e precludere la consegna di messaggi anche per gli indirizzi validi.
    Chiara la mia spiegazione? ad oggi in italia ti assicuro che non esiste nessun prodotto che gestisca queste problematiche in modo valido.

    Discorso diverso in america dove l'email marketing è almeno 3 anni avanti....
    il problema che le policy attuate dai software americani(stranieri in generale) non sempre offrono una buona deliverability presso i provider italiani (virgilio, libero,etc)....


  • User

    Il costo è la variabile meno rilevante in relazione ai clienti che mi capita di gestire il problema è le garanzie che i software mi possono dare...


  • User Attivo

    Nel mio piccolo, abbiamo fatto e facciamo sempre test prima di inviarle, anche perchè tra i nostri clienti abbiamo multinazionali, aziende note in Italia e professionisti. Ci teniamo che ricevano le nostre comunicazioni, e che non veniamo tacciati di spammer.
    Ovviamente i volumi sono quelli sopra citati, ma non abbiamo riscontrato problemi particolari se non verso casi rari con protezioni talmente alte, che se invii email con in firma il tuo sito, tornano indietro.


  • User

    l'azienda che sto seguendo ha già avuto brutte esperienze in italia... vediamo che succede..... mi affiderò agli americani... vi farò sapere sperando di essere utile....


  • User Attivo

    Ottimo, potrebbe essere un contributo per altri utenti.
    Buon lavoro.
    Ti segnalo che i prezzi sono espressi in $ ma il cambio per loro è 1 a 1, quindi puoi togliere il $ e mettere €.
    Ciao ciao


  • User Attivo

    Per quanto ne so io, ContactLab (come le altre aziende serie italiane....e si contano sulle dita di una mano credo...) hanno accordi diretti con i vari provider come Virgilio, Libero, Tiscali, ecc.... per cui gli indirizzi IP da cui inviano sono PULITI, nel senso che non vengono tacciati come spammer anche se inviano 1000 mail al minuto.
    Io non ho mai avuto problemi di questo tipo anche perchè si tratta proprio dell'ABC della deliverability...sarebbe il colmo se queste società fossero considerate spammer dai provider!!! (anche considerato quello che si fanno pagare...)


  • User Attivo

    La deliverability di un messaggio, cioè la possibilità di non essere bloccati dai filtri antispam, dipende da tre fattori differenti:

    1. Contenuto del messaggio (assenza di link con IP invece che host, bilanciamento tra testo e immagini, assenza di errori html, assenza di keyword particolari...).

    2. Igiene della Lista (iscrizioni confirmed opt-in, cancellazioni immediate in max 2 click, cancellazione automatica degli hardbounce già dopo il primo errore di tipo 5.1.1, gestione delle lamentele, disiscrizione automatica dei feedback loop...).

    3. Architettura di invio (list-unsubscribe header, PTR inversi, SPF, Dkim, abuse contacts registrati, assenza da blacklist, accordi con gli ISP, sottoscrizione di programmi FBL, domain throttling...).

    Dando per scontato che i punti 1 e 2 sono risolti, la scelta del fornitore si può fare facilmente facendo qualche test di invio su ognuno.

    La priorità è inversa rispetto al mio ordinamento. Sempre meno il contenuto è determinante, sopratutto a livello di ISP.

    Non è affatto detto che piattaforme più rinomate, anche estere, con migliaia di clienti siano per forza le più performanti in fatto di deliverability, anche perchè di solito non sono così attente a prendere accordi con gli ISP locali. Basta poi fare un check dei loro IP o dei loro domini sulle principali RBL internazionali per rendersene subito conto.
    Non per niente abbiamo diversi clienti internazionali nel settore gambling, notoriamente più esposto a problematiche di filtraggio, che ci usano addirittura per inviare email singole (transazionali).

    Per chi invece vuole il top in fatto di deliverability, ci sono dei programmi di accreditamento specifico. I più noti nel mondo sono SuretyMail, GoodMail e SenderScore Certified (che ha incorporato Habeas lo scorso anno). Ti posso parlare più approfonditamente dell'ultimo perchè siamo Return Path Official Resellers Partners (unici che io sappia) in Italia.

    Si tratta praticamente di una whitelist internazionale, che ti assicura il recapito sui maggiori provider internaziali (Hotmail, Yahoo, Excite, AOL...) ma non solo: grazie ad accordi con i principali fornitori di piattaforme antispam, usate anche dagli ISP, come Barracuda, Cloudmark, Ironport, SpamAssassin... permettono di evitare il blocco antispam in molteplici situazioni. Un vantaggio ulteriore - ma solo per chi opera in ambito B2C - è quello che su Hotmail le immagini non vengono bloccate di default.

    Certo, non sono gratis. Con 200.000 email inviate al mese ci vorranno circa 1000 euro all'anno.
    Ma attento, non basta pagare per evitare i filtri antispam! Ci sono diversi requisiti da soddisfare, sia lato tecnologia di invio (e qui ci pensiamo noi, a partire dall'attivazione di almeno un IP dedicato per l'invio), sia lato igiene della lista. La cosa positiva è che già la fase di accreditamento, che prevede almeno un mese di monitoraggio attività, consente di far emergere eventuali criticità sommerse. Poi si hanno altri 30 giorni di test gratuito, che consentono di verificare se effettivamente la whitelist incrementa i risultati o no.

    Se comunque i messaggi non hanno una grossa criticità di recapito, già sistemando i primi 3 punti in alto si possono avere eccellenti tassi di deliverability, senza accreditamenti particolari.


  • User Newbie

    Per esperienza posso dire che "gli accordi con i provider" sono roba del passato. Ne abbiamo ancora qualcuno ma per motivi legali o di policy interne la maggior parte vanno a morire. La cosa importante e' avere i numeri di telefono dei vari postmaster e avere una buona "reputazione" personale che ti permetta di collaborare in maniera attiva. 🙂

    L'igiene della lista e' FONDAMENTALE... ma e' altrettanto importante monitorare sempre le performance di ciascun Ip.

    Noi abbiamo deciso oramai di migrare -senza costi aggiuntivi- pressoche' tutti i clienti piu' grossi (e sono la maggiorparte) su Ip dedicati in maniera da poter monitorare tutti i maniera migliore.

    Avere una firma Dkim sulle mail (cosa decisamente rara in italia, credo di essere l'unico a farlo) ci permette inoltre di accedere a programmi di FBL abbastanza importanti come quello di yahoo (che storicamente e' uno dei domini piu' rognosi in termini di deliverability).

    Poi sicuramente alcuni programmi di certificazione aiutano 🙂


  • User Newbie

    @agiuffrida said:

    Phate il problema non è la mail che viene marcata come bounce e quindi non più inviata...benzì i provider che ricevendo un gran numero di email non valide in poco tempo(e in questo mi riferivo a valide politiche di schedulazione) rischiano di marcare il mittende come spammer e precludere la consegna di messaggi anche per gli indirizzi validi.
    Chiara la mia spiegazione? ad oggi in italia ti assicuro che non esiste nessun prodotto che gestisca queste problematiche in modo valido..

    Ma sinceramente non sono d'accordo.
    Come ContactLab abbiamo molto a cuore queste problematiche

    Innanzitutto si parte con un warm-up dell'IP e con invii a bassa velocita' e bassa numerosita' per fare controllo della bonta' della lista.
    Poi si devono adottare delle modalita' di igiene della lista severe (mi risulta che abbiamo le piu' severe in circolazione).
    In questa maniera' gia' con il primo invio o i primi due invii fai una potente pulizia.
    Poi avendo FBL, List Unsubscribe etc etc ripulisci un altro po'...

    A questo punto tendenzialmnete il problema che segnali e' gia' svanito perche' non dovresti avere tassi particolari di indirizzi non validi.

    Pero' volendo basta sortare le mail in uscita in funzione dell'attivita' riscontrata (aperture / click) ed ecco che hai risolto completamente il problema.

    Per mantenere un buon tasso nel tempo consiglio anche un re-opt indi tutti gli utenti inattivi da piu' di 6/12 mesi.
    Cosi' fai pulizia anche di indirizzi che in futuro potrebbero diventare spam trap.


  • User Attivo

    Ok ma attenzione ad usare un solo IP dedicato ad un solo cliente, perchè così non riesci più a fare domain throttling. Non per fare a chi ce l'ha più grosso, ma 200.000 indirizzi non sono così tanti, abbiamo clienti con liste di 700.000, 950.000 e 1,7 milioni, e ti assicuro che non è necessario andare a comprare servizi all'estero per avere una buona deliverability.

    Dedicare un IP (o una classe di IP come facciamo noi) può avere un senso per altri motivi, ad esempio se non si è certi della reputazione degli altri IP, oppure per firmarli con firma DKIM dedicata costruita su envelope-sender dedicato, o per certificarli con SenderScore... E' vero, alcuni ISP possono bloccare se vedono da un unico IP una mole di indirizzi considerevole, e a questo si può rimediare in due modi:

    1. se usi un IP dedicato, devi limitare il numero di connessioni in parallelo, e limitare il numero di messaggi inviati per singola connessione. In questo caso però potresti non essere in grado di garantire dei tempi di recapito (questo per noi è importante perchè li garantiamo a tutti i clienti a contratto).

    2. se usi una batteria di IP, devi semplicemente spalmare gli invii sui vari smtp. In MailUp oltre all'effetto throttling, poichè offriamo un servizio con canone flat e invii illimitati, si somma l'effetto banda dedicata, poichè ogni cliente ha una propria banda di invio che si traduce in una naturale distribuzione degli invii nel tempo, a seconda del canone pagato.

    Agiuffrida a mio avviso ha ragione, ci sono provider che se hai una lista "sporca" (inteso come alto numero di HardBounce) ti lasciano inviare i primi X messaggi, e ad un certo punto di iniziano a fare reject di tutti i successivi, con un messaggio di errore molto esplicito ("too many unknown users..."). E parlo di provider primari, che usano sistemi antispam seri (tipo Ironport).

    Per questo motivo abbiamo deciso di forzare il blocco dell'invio a tutti gli indirizzi HB già dopo il primo messaggio di errore (non dopo 3 com'era all'inizio). Questo ci ha dato tra l'altro un immediato impulso alla reputation, anche se ovviamente ha sollevato qualche malumore tra i clienti, che rimanevano scocciati dalla "autopulizia" della lista, temendo di perdere indirizzi "sani".

    Se quindi si ha una lista "sporca" o vecchia, consiglio comunque di spezzettare il primo invio in più trance (oppure di usare MailUp con una banda ridotta).

    Tra parentesi, abbiamo da poco preso un grosso cliente, che ha circa 240.000 indirizzi, proprio negli USA. 🙂


  • User

    Sono daccordo sia con Contactlab (Massimo Fubini) che con Mailup (Nazareno) e confermo che non e' assolutamente vero che in Italia non esistano servizi di alta qualita' (i colleghi sono senza alcun dubbio dei professionisti come i servizi da loro erogati).

    SitoVivo (la mia azienda) fa altrettanto e le direttive di IAB ITALIA sono una serie di regole (appunto italiane) che sarebbe il caso di seguire.

    Invece, diversa e' la storia sulla "mentalita" dei clienti, che troppo spesso vanno educati con la carota e il bastone sulle best-practise.

    Infatti i punti citati da Nazzareno sono spesso trascurati (o meglio i clienti fanno finta di non saperlo...):

    1. Contenuto del messaggio

    2. Igiene della Lista (iscrizioni confirmed opt-in, cancellazioni immediate in max 2 click, cancellazione automatica degli hardbounce già dopo il primo errore di tipo 5.1.1, gestione delle lamentele, disiscrizione automatica dei feedback loop...).

    Chiedendo invece di INVIARE la qualunque a chiunque... con un buon sistema architetturale (come se trovare una ferrari equivalesse a poter far guidare anche un bambino...).


  • User Attivo

    Se questo è diventato un thread dove a distanza di mesi si aggiunge la pubblicità della propria azienda allora perchè no, aggiungo anche la mia.

    VOXmail supporta la disattivazione automatica degli utenti inesistenti al primo errore 5.1.1 (ed, in alcuni casi di server non fedeli alle specifiche, anche altri DSN) o al terzo errore consecutivo di altro genere. In particolare vengono analizzati non solo gli errori ricevuti durante la conversazione SMTP (errori "in protocol") ma vengono anche riconosciuti centinaia di formati di bounce (alcuni server utilizzano un formato mime multipart/report standard, altri hanno formati proprietari, altri credono di usare lo standard ma in realtà formano un messaggio non standard).

    Agiuffrida "assicura" che non esiste alcun prodotto che gestisca correttamente il flusso di email verso i provider e gli errori ricevuti per evitare che una serie di indirizzi inesistenti precluda la consegna verso gli esistenti. Mi pare azzardata come "assicurazione" visto che con il nostro sistema non ci è mai capitato di mancare consegne per quel motivo e quindi per ora devo supporre che le nostre tecniche siano valide.

    Io di solito invito i clienti a provare quei servizi che non hanno costi di setup così che possano misurare in prima persona il tasso di consegna sulla propria lista e non doversi affidare a ipotetici sistemi avanzati che ogni provider dichiara senza poterne dimostrare i risultati effettivi. Si prova un invio su 3-4 servizi differenti e ci si rende conto di quale sia il migliore per continuare. Ricerche super-partes in merito non ne conosco.

    @Agiuffrida: se hai molti utenti su alice e libero ti sarai accorto che i servizi americani non sono eccezionali nel consegnare a questi due "colossi" tutti italiani. Come al solito noi italiani (nel bene e nel male) facciamo le cose di testa nostra e i servizi americani (per cui alice e libero coprono meno dell'1% delle loro consegne) li tengono sicuramente meno in considerazione rispetto ai servizi italiani (per cui questi due provider ricevono almeno il 20-30% delle email uscenti).

    Non credo (ma sto ipotizzando, visto che non mi è capitato in prima persona) che un servizio americano si preoccupi minimamente di una eventuale blacklist interna di fastwebnet.it, ad esempio, e gli errori che riporta non fanno pensare minimamente a blacklists.

    Oppure non credo che un servizio americano si preoccupi del fatto che un paio di settimane fa i server di alice erano sovraccarichi e 2 volte su 3 rifiutavano di ricevere email e quindi magari il normale scheduling poteva fallire la consegna.

    Le differenze non sono enormi e spesso in termini di funzionalità gli internazionali hanno delle belle chicche, ma bisogna mettere tutto sul piatto, a partire dai requisiti fondamentali (consegna dell'email in inbox).


  • User Newbie

    Ciao a tutti vi dico la mia esperienza.
    Sono oramai 4 anni che mi occupo di email marketing per una grossa società che fonda proprio in questo strumento il proprio core business.

    Come partner tecnico lavoro con contact lab dopo aver testato quasi tutte le soluzioni tecniche proposte in italia.

    Personalmente per questione di spam se si lavora su utenti italiani sconsiglio soluzioni estere basate su server non italiani.

    Mando in media 200.000 mail ogni 3 giorni e non ho mai avuto ne problemi di spam ne deliverability.
    Considera che per questi volumi con contact lab spedisco il tutto in massimo 30 minuti.

    Hanno una buona assistenza tecnica (in 4 anni mai un problema). Consigliato per chi manda email per uso professionale

    Certo costa un pochettino di più rispetto ad altre soluzioni italiane ma il risultato è garantito.

    Insomma io sono soddisfatto.

    Inoltre offrono report molto dettagliati, una buona gestione della black list e dei bounce, oltre al fatto che ti permettono di tracciare anche le vendite derivanti dall'invio di un dem cosa che quasi nessuno fa.


  • User Attivo

    Sembra interessante, Angelo. Non conoscevo Contact Lab ...


  • User Newbie

    Guarda ti ripeto non ho interessi a dirlo ma secondo me lavorano molto bene.
    Da testare


  • User Attivo

    Visto che questo post si è riaperto, non posso che confermare: si tratta di un'ottima realtà in grado di fornire servizi di qualità.
    Certo non sono l'unica alternativa in Italia per chi vuole gestire in modo professionale le proprie newsletter (o SMS).


  • User Newbie

    Confermo non sono gli unici.
    Poi per esempio dipende molto anche dal numero di email dal tipo di servizio che occorre.

    Inffatti per volumi bassi di email sono cari e conviene altro, che danno la stessa qualità ad un prezzo più basso


  • User Attivo

    Il problema di server Usa quale può essere per lo spam se la banca dati è autorizzata e da me raccolta in anni di lavoro?


  • User Attivo

    @angelo: non sono del tutto daccordo, anzi per volumi bassi (cioè pochi invii in un anno) credo possano essere più competitivi di noi. Infatti loro hanno un costo legato al numero di invii, mentre noi abbiamo un canone annuale flat con invii illimitati, quindi a parità di lista più sono gli invii nel corso di un anno e più più essere conveniente un'approccio flat.

    @gianluca M: Può essere la scarsa attenzione rispetto ad eventuali blocchi di operatori nazionali. Ad esempio se Seeweb (un ISP che controlla circa 80.000 domini, prevalentemente italiani) mette in blacklist gli indirizzi IP del provider USA perchè da loro proviene spam (qualche cliente spammoso può capitare a tutti prima o poi), probabilmente non se ne accorgono neppure, e a fronte di una vostra richiesta ("abbiamo delle email bloccate su un ISP italiano") potrebbero intervenire con poca solerzia, visto che cuberebbe molto poco per loro. Gli operatori italiani invece, oltre ad avere - almeno in teoria - la possibilità di accorgersene da soli senza attendere che sia il cliente ad avvisare, probabilmente hanno anche dei contatti diretti per relazionarsi con il provider e risolvere il caso. In altri casi è il provider stesso che avvisa il servizio di invio prima di far scattare un blocco.

    Per una buona deliverability, i vari sistemi di autenticazione (SPF, DKIM...) e di certificazione (ReturnPath...), che comunque anche in Italia offriamo, possono aiutare fino ad un certo punto in questi casi.