• User Attivo

    Sfruttamento Minorile -- Per qualcuno una risorsa, e per gli altri?

    Una piaga che colpisce tutte le popolazioni del mondo, arrichisce molte persone ma ne distrugge a milioni sia fisicamente che psicologicamente.Bambini diventati troppo presto adulti.Bambini che la mattina si alzano e vanno a combattere contro un mondo che fa finta di non vedere perche accecato dal dio denaro che tutto muove e tutto distrugge.il politico non vede, i giornali non vedono, nessuno sembra accorgersi di chi a 10 anni prende un fucile e va a fare la guerra(quella vera), di chi a 8 anni muore nella miniere in cerca di un diamante o di pochi grammi d' oro.E noi in quanto opinione pubblica che facciamo copiamo i giornali e i politici?Si come sempre la nostra liberta e poter ripetere quello che pensa il politico di turno il resto e indifferente e non necessario o addirittura anti-democratico:).E voi(utenti del forum) credete nella fine di questo crimine che si protrae da molto tempo anche da noi(in italia)?


  • Super User

    imageLo sfruttamento del lavoro infantile e giovanile è senz'altro una delle piaghe peggiori della nostra epoca.

    Non deve distrarci il fatto che quello infantile sia per lo più concentrato nei paesi del terzo mondo in quanto spesso sono proprio i Paesi industrializzati a porlo là in essere.

    In questi ultimi anni abbiamo potuto assistere quasi impotenti alla degenerazione nel nostro Paese dello sfruttamento scientifico ed organizzato del lavoro giovanile, espresso nel precariato e nelle altre forme da esso indotte.
    Parliamo di giovani costretti a vivere in una situazione lavorativa che presenta contemporaneamente almeno due fattori di insicurezza:

    • la mancanza di continuità nella partecipazione al mercato del lavoro

    • la mancanza di un salario adeguato su cui poter contare in prospettiva per pianificare la propria vita, presente e futura.

    Tutto questo ha trovato un fertile terreno nella recente regolarizzazione del fenomeno degenerativo dei contratti flessibili (part-time, contratti a termine, lavoro parasubordinato ecc.), in parte finalizzati a contrastare la piaga del lavoro nero ma divenendone invece nei fatti un ulteriore fonte di abbruttimento morale dei giovani precari.

    All'interno degli schemi contrattuali flessibili il precariato emerge quando si rilevano, contemporaneamente, più fattori discriminanti rispetto alla durata, alla copertura assicurativa, alla sicurezza sociale, ai diritti, all'assenza o meno dei meccanismi di anzianità e di Tfr ed ovviamente al quantum del compenso.

    La presenza poi in Italia di redditi mediamente più bassi, sia in valore assoluto che in termini di potere d'acquisto, rispetto ad esempio agli altri paesi dell'Unione Europea o agli USA, (ancora più accentuata proprio tra i lavoratori precari), comporta ancor più l'impossibilità di accumulare sufficienti risparmi per affrontare in sicurezza i periodi di disoccupazione e ricerca di nuovo lavoro successivi ad un mancato rinnovo del contratto, esponendo quindi il giovane lavoratore al rischio di dover accettare giocoforza lavori ancora più flessibili ed ovviamente ancor meno remunerativi dei precedenti pur di poter avere un minimo di reddito con cui sopravvivere, creando quindi di fatto enormi bacini di mano d'opera offerta a prezzi vergognosi ed umilianti, oltre ad una forma di retroazione che accentua ulteriormente l'insicurezza e gli altri problemi derivanti dalla precarietà.

    E' senza dubbi questo uno dei più gravi problemi sociali tra i tanti che il nostro Paese sta subendo.


  • Super User

    Sotto alcuni profili non disdegno l'analisi di Andrez, però mi rendo conto che i lavori flessibili hanno anche il pregio di aver fatto trovare una prima forma di accesso al lavoro ed al reddito (pur basso) a chi altrimenti sarebbe rimasto un semplice disoccupato ad entrate zero.

    Paolo


  • User Attivo
      Sotto alcuni profili non disdegno l'analisi di Andrez, però mi rendo conto che i lavori flessibili hanno anche il pregio di aver fatto trovare una prima forma di accesso al lavoro ed al reddito (pur basso) a chi altrimenti sarebbe rimasto un semplice disoccupato ad entrate zero.Dici giusto una **prima forma di accesso al lavoro** ma al giorno d'oggi in **I**talia 
    

    si arriva a 35-40 anni per non dire 50 in questa situazione.
    Cosa gli diciamo che si trovano in quella situazione per aiutare i giovani a diventare come loro (tra 20 anni) o che chi offre il lavoro (chi comanda in Italia) non ha nessun interesse a cambiare questa legge in quanto perfetta per lo sfruttamento dei lavoratori.


  • Super User

    A essere sincero, nella mia esperienza, vedo molti 35-40 enni uscire dal lavoro dipendente volontariamente per mettersi in collaborazioni a progetto o comunque in forme flessibili di maggior interesse per loro.

    Certo forse casi particolari.

    Magari mettere un tetto alla possibilità di utilizzo di quei contratti aiuterebbe, o magari non farebbe altro che espellere persone dalle uniche forme reddituali loro offerte. Mah!

    Paolo


  • User Attivo
      A essere sincero, nella mia esperienza, vedo molti 35-40 enni uscire dal lavoro dipendente volontariamente per mettersi in collaborazioni a progetto o comunque in forme flessibili di maggior interesse per loro.
    

    Certo forse casi particolari.Intuisco dalla tua firma che sei un commercialista (sbaglio?) è normale che una persona che fa il tuo mestiere conosca persone che vogliono mettersi in proprio. Poi stiamo parlando del nord io vivo in Calabria e ti assicuro che cambia tutto (in peggio :()

    Magari mettere un tetto alla possibilità di utilizzo di quei contratti aiuterebbe, o magari non farebbe altro che espellere persone dalle uniche forme reddituali loro offerte. Mah!Se si cambiano le regole le aziende si devono adeguare che vogliano o no. Di operai e di lavoratori c'è sempre bisogno, se cambia la legge non cambia anche il sistema produttivo a meno ché la famiglia Agnelli non si metta a costruirle da sola le macchine**.** 🙂


  • Super User

    @i2m4y said:

    Sotto alcuni profili non disdegno l'analisi di Andrez, però mi rendo conto che i lavori flessibili hanno anche il pregio di aver fatto trovare una prima forma di accesso al lavoro ed al reddito (pur basso) a chi altrimenti sarebbe rimasto un semplice disoccupato ad entrate zero.

    Purtroppo la grande pecca dei lavori flessibili e di tutto ciò che prevede la Legge Biagi è che questi contratti CO.CO.PRO eccetera eccetera costano al datore di lavoro meno di quanto può costargli un contratto normale, e quindi se ne approfittano.
    E' plausibile per un datore di lavoro il fatto di aver bisogno di un dipendente per poco tempo, ma non è palusibile che per lui sia meno oneroso questo tipo di contratto invece di un contratto che prevede contributi e condizioni salariali accettabili.


  • Super User

    @gaetanuzza said:

    Purtroppo la grande pecca dei lavori flessibili e di tutto ciò che prevede la Legge Biagi è che questi contratti CO.CO.PRO eccetera eccetera costano al datore di lavoro meno di quanto può costargli un contratto normale, e quindi se ne approfittano.
    E' plausibile per un datore di lavoro il fatto di aver bisogno di un dipendente per poco tempo, ma non è palusibile che per lui sia meno oneroso questo tipo di contratto invece di un contratto che prevede contributi e condizioni salariali accettabili.
    Mi sembra che il nocciolo sia proprio questo il fatto che i datori di lavoro sfruttino "l'occasione" data dalla legge. Forse bisognerebbe fare qualcosa per pareggiare la situazione, purtroppo ne capisco niente non saprei da dove cominciare.

    Ma personalmente posso dire che non mi è mai capitato, tra i miei amici e conoscenti, di trovare chi ha lasciato il posto di lavaro per avviarsi alla flessibilità e precariato. Altro è mettersi in proprio credo.

    Volevo però spendere due parole su quello che sembrava il tema base, lo sfruttamente minorile. 😉

    Purtroppo l'Occidente si batte tanto in petto senza fare poi effettivamente nulla per porre rimedio alla cosa. Non ci chiediamo mai da dove provengano le merci, come vengono prodotte, ci basta averle nei negozi e nelle nostre case al minor prezzo possibile. E secondo me c'è anche una poco sana forma di menefreghismo "in fin dei conti in quei paesi serve che lavorino anche i bambini", ovvio... ma intanto c'è differenza tra lavoro minorile di un popolo alla fame e sfruttamente del lavoro minorile. E bisognerebbe anche chiedersi perchè è possibile esportare la democrazia ma non aiutare popoli poverissimi a sfruttare le risorse del proprio territorio senza per questo essere a loro volta sfruttati.


  • User Attivo

    Volevo però spendere due parole su quello che sembrava il tema base, lo sfruttamente minorile. 😉

    Direi di creare una discussione separata per parlare del precariato per non creare confusione e mischiare lo sfruttamento minorile con lo sfruttamento di classe.

    :ciauz::ciauz:


  • Super User

    @Vampiretta said:

    Mi sembra che il nocciolo sia proprio questo il fatto che i datori di lavoro sfruttino "l'occasione" data dalla legge. Forse bisognerebbe fare qualcosa per pareggiare la situazione, purtroppo ne capisco niente non saprei da dove cominciare.

    Anche io non ne capisco molto, ho ragionato con la logica: non pareggiare la situazione ma mettere il datore di lavoro nelle condizioni di non guadagnare sui contratti a progetto e via dicendo.
    Mi spiego:
    Questo è il ragionamento che i datori di lavoro fanno visti i vantaggi offerti dalla legge: io ho una fabbrica che produce caramelle. Ogni mese me ne servono 100; i dipendenti che ho assunto a tempo indeterminato mi bastano per produrne 20, quindi devo assumere. Dunque facciamoci un conto: un dipendente a tempo indeterminato mi costa 10, un CO.CO.PRO. me ne costa 2, ne assumo almeno 30 in modo da poter produrre tutte le caramelle che mi occorrono. Tra due mesi quando il loro contratto sarà scaduto glielo rinnovo o ne assumo altri 30 in modo da non dover mai diminuire il plusvalore
    Questo è invece il ragionamento che dovrebbe fare un datore di lavoro se la legge non gli permettesse lo sfruttamento: io ho una fabbrica che produce caramelle e ogni mese ne produco 100 perchè corrispondono alla domanda, il mese prossimo ne devo produrre 200 perchè ho avuto una domanda superiore a quella normale. Dovrò per forza assumere personale, ma solo per un mese, perchè è per un mese che io ne ho effettiamente bisogno. E questo personale che assumo io lo dovrei pagare di più rispetto a quanto pago gli altri miei dipendenti. Io pago di più i dipendenti, ma è comunque un guadagno perchè grazie a loro ho raddoppiato la mia produzione.
    E poi c'è la marmotta che confeziona la cioccolata.... 😞

    Ecco comunque ora è proprio chiaro a tutti che io di economia non ci capisco nulla.... Aspetto pareri da esperti...
    😄


  • Super User

    Ecco io faccio lo stesso ragionamento, vediamo se poi qualcuno ci illumina meglio.

    Cmq per pareggiare intendevo il diritto al lavoro senza essere sfruttati. Secondo me datore di lavoro e lavoratori dovrebbero anche comprendere di essere l'uno per l'altro importanti, ormai non si "fidelizza" più il lavoratore e secondo me questo demotiva anche molto. Percarità non era neanche applicabile la staticità del mercato così come negli anni passati, il famoso posto fisso che avevi fino a quando non andavi in pensione. Ma in Italia sembra che le vie di mezzo non le conosciamo! 😞


  • Super User

    @gaetanuzza said:

    Purtroppo la grande pecca dei lavori flessibili e di tutto ciò che prevede la Legge Biagi è che questi contratti CO.CO.PRO eccetera eccetera costano al datore di lavoro meno di quanto può costargli un contratto normale, e quindi se ne approfittano.
    E' plausibile per un datore di lavoro il fatto di aver bisogno di un dipendente per poco tempo, ma non è palusibile che per lui sia meno oneroso questo tipo di contratto invece di un contratto che prevede contributi e condizioni salariali accettabili.

    Il diverso costo risiede anche nella diversa prestazione lavorativa, ad esempio:

    • nel lavoro dipendente esiste un subordinamento gerarchico obbligatorio che nelle cocopro, proprio per loro natura non esiste
    • nel lavoro dipendente esistono orari prestabiliti, cosa esclusa a priori nel cocopro che può anche avvenire per sole due ore al giorno, un giorno si e tre no, senza garantire dunque una continuità.... e comunque a scelta del collaboratore.
    • nel lavoro dipendente esiste una sede fissa di lavoro, o mobile su incarico del datore di lavoro, cosa che non esiste nelle cocopro.
      ecc.

    E' dunque legittima e corretta la differenziazione in termini di costo per il datore di lavoro, che si trova di fronte ad una prestazione lavorativa più vicina a quella autonoma piuttosto che a quella di lavoro dipendente. E' infatti addirittura previsto che i compensi facciano riferimento, non ai contratti dei lavoratori dipendenti, ma a quelli di lavoro autonomo mediamente applicabili in quell'area.

    Quello che semmai è condannabile è il "piegare" quella forma contrattuale a scopi e per mansioni ove non sarebbe corretta l'applicazione ad esempio della cocopro.
    Ma la legge biagi ha qui avuto il grandissimo merito di meglio specificare i contorni e rendere obbligatorio il contratto scritto per le cocopro (ad esempio). Prima esistevano le mere cococo "verbali" del tutto incontrollabili nemmeno dai verificatori del lavoro.

    Paolo


  • Super User

    Grazie Paolo, sei stato molto chiaro. 😉
    Effettivamente quello che intendevo io (o che volevo intendere con la mia scarsissima padronanza di un linguaggio tecnico appropriato) è proprio quello che hai detto tu: i CO.CO.PRO sono usati per attribuire scopi e mansioni che non hanno nulla a che fare con la loro corretta applicazione, e tutto ciò crea una terribile situazione di sfruttamento di forza lavoro.
    Anche perchè se ho capito bene le tue parole, questo tipo di contratti prevede che il lavoratore svolga la propria mansione come se fosse un autonomo, quindi in un certo senso "contribuendo esternamente" a quella che è la ditta e l'azienda. Però è assolutamente lapalissiano il fatto che in realtà non è così: un dipendente CO.CO.PRO. svolge le stesse mansioni degli altri dipendenti (se non di più), ha un orario e una sede di lavoro, è quindi a tutti gli effetti un dipendente, ma solo per pochi mesi.
    Però la mia domanda è: esiste una soluzione? :bho:


  • Super User

    Quello che tu descrivi è l'utilizzo improprio di quel contratto.... si vedano i call center ad esempio.

    Qualcosa per consentire la regolarizzazione di quegli usi impropri si sta muovendo, con apposite procedure di "rientro nei ranghi" previste da ministero del lavoro ed INps.

    In effetti sono comunque poste sanzioni pesantissime a carico di chi pieghi quel contratto a scopo impropri tra cui la trasformazione automatica retroattiva del contratto in "lavoro dipendente a tempo indeterminato"..... il datore di lavoro dovrebbe perciò stare molto attento.

    Paolo