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Crisi dei siti Affiliate: abbiamo bisogno di un Brand o di un Prodotto?
Buongiorno a tutti,
mi collego all'ottimo video di Giorgio sulla crisi dei siti affiliate a seguito degli ultimi update GoogleStavo già scrivendo un pezzo simile ma Giorgio è entrato a gamba tesa sul tema e quindi voglio condividervi la mia modesta visione dal campo.
Il mio vuole essere un modo diverso di analizzare le possibili soluzioni.I miei portali dedicati al turismo sono stati colpiti in pieno a partire da settembre, un bagno di sangue che in nessun modo sono riuscito ad arginare nonostante ore ed ore di lavoro oltre ad un po' di cash in contenuti.
Già da qualche mese ho capito che ne uscirò solo se cambierò tutto, alla radice.
Ho già individuato la via ma sto valutando se intraprenderla perchè ha un costo non indifferente e non è detto che possa arrivare a break even.Creare un brand non basta, bisogna creare un prodotto
Da quando gli update hanno iniziato a colpire pesante come non mai (cali o incrementi del 70% anche in un solo mese) è partita la gara al parlare di Brand, ma a mio avviso rischia di essere fuorviante se vista come soluzione.A mio avviso Google non sta salvando o premiando chi ha un brand, quella è solo una piccola fetta, sta premiando chi ha un prodotto (inteso in senso ampio) da proporre agli utenti. Qualcosa che spinga gli utenti a tornare per fruire di qualcosa, non è la stessa cosa di avere un brand.
Vado subito con degli esempi:
Blogger
Ci sono blogger che hanno un Brand solido e chiaro, hanno canali social ben sviluppati ed una community di riferimento. Tuttavia questo non li ha protetti dagli update. Anche se in misura minore rispetto ai siti affiliate alcuni di questi blog hanno subito pesanti perdite.
A mio avviso questo deriva dal fatto che comunque Google si basa su parametri misurabili come "visitatori di ritorno" e "tipo di traffico". Avere migliaia di like ad una foto su insta o un video su tik tok non necessariamente porta a visite, non necessariamente porta a link.Grandi editori
E' vero che molte aree di affiliazione dei grandi editori hanno tenuto botta ma non necessariamente sono di qualità, anzi spesso sono articoli spazzatura che in altri siti verrebbero deindicizzati dopo 3 secondi.
Il vantaggio dei grandi editori sta nel poter conservare la loro identità senza essere marchiati come "siti affiliate" questo perchè Google analizza nel complesso il sito e trova un variabili quali tasso di ritorno elevato, traffico diversificato ecc
Google ha molti segnali positivi e premia.Non illudiamoci però, confrontare siti affiliate o di editori di media o piccola dimensione non è possibile. E' una questione di sostenibilità finanziaria.
Ho visto tantissimi progetti che puntavano a costruire un brand emulando i grandi e sono finiti gambe all'aria con debiti e collaboratori inc neri.Il prodotto, strada percorribile e futuribile
Signori da quello che ha detto Giorgio non si scappa, è finita un era come è già accaduto in passato con altro. Google non rivaluterà i siti di affiliazione. Google vuole premiare chi esiste realmente ed ha qualcosa di reale da offrire agli utenti.Caso 1: Zero Brand ma presenza del Prodotto, crescita decisa
Seguo un cliente che ha un portale molto simile ai miei ma specifico per un area. Il nome del portale è exact match (tipo vacanze Roma) quindi signori Zero Brand, anzi come il suo ce ne sono altri 10 e sono tutti la versione non ufficiale del sito dell'ente turistico.Il cliente l'ho preso anni fa quando aveva subito una penalizzazione pesante per contenuti duplicati ed altre questioni tecniche, risolto il problema il sito era tornato stabile ma senza crescita significativa.
Con gli ultimi update ha preso il volo. Mi sono a lungo interrogato su perchè Google premiasse un sito che propone gli stessi hotel dell'ente ufficiale, perchè premiasse un sito con contenuti "thin" e brutta copia di un brand. La risposta l'ho trovata analizzando il sito.
Proprio perchè cerca di emulare il sito dell'ente turistico ufficiale gli utenti ritornano confondendolo e cercando per minuti e minuti una stanza di hotel. Il sito è strutturato in modo tale che nulla possa far pensare che i contenuti offerti siano in realtà simili a quelli di un sito affiliate e quindi per Google i segnali sono pochi.Ma soprattutto, per quanto furbo sia il sito, offre un prodotto. Il prodotto sono elenchi di hotel ben organizzati che consentono effettivamente di trovare una soluzione per la vacanza e tutto senza uscire dal sito web.
Caso 2: Piccola Azienda Manifatturiera con l'identità da Multinazionale
Un altro cliente che seguo è una azienda manifatturiera che vende in tutta Italia e non solo ma che ha dimensioni ridotte. Con gli ultimi update ha preso il volo ed ha superato i siti di grandi aziende leader nel mercato. Anche qui ho cercato una risposta e non l'ho trovate nel Brand ma nel prodotto.
Vendono soluzioni (quindi un prodotto) specifiche che altri non hanno, questo fa si che l'utente una volta arrivato sul sito si informi in modo dettagliato, l'utente difficilmente andrà su altri siti perchè non offrono lo stesso prodotto specifico e quindi ritornerà.
Questo caso è assurdo perchè da 19 parole chiave in prima pagina sono finiti a dominarne 105 di cui molte con un valore di mercato GIGANTE, infatti ora hanno problemi col reparto commerciale.Caso 3: Sito affiliate con chatbot
Ultimo caso è un sito che non ho in gestione ma che ho avuto modo di analizzare perchè è di un conoscente. E' il classico sito affiliate sulle carte prepagate, conti bancari e trading.
Mentre tutti sono stati piallati, dopo gli ultimi update ha iniziato a crescere raggiungendo di giorno in giorno nuovi livelli di utenza.
La caratteristica di questo sito sta nel fatto che quando lo visitate come prima cosa vi trovare un chatbot stile chatgpt che vi invita a chiedere informazioni sul tipo di conto che cercate. Alla prima visita non sembra un sito di affiliazione.
I link sono pochi e ben nascosti nel contenuto ma soprattutto all'interno ci sono riferimenti a guide in PDF da scaricare e moltissimi contenuti senza alcun fine diretto di monetizzazione (in apparenza)
Ancora una volta c'è un prodotto a disposizione dell'utente.Prodotto e solo successivamente Brand
Per chiudere ritengo quindi che sia necessario fare un passo indietro e pensare se veramente abbiamo un prodotto o eventualmente come costruirlo. Bisogna innestare nella testa dell'utente di il desiderio di visitare il sito "ogni giorno" e far percepire il prezzo "se non lo fai ti perdi qualcosa".Esercizio complicatissimo che richiede mesi e non settimane, ma se ci riusciamo tutto il resto viene quasi in automatico. Se hai un prodotto lo puoi comunicare (digital PR seria), se hai un prodotto lo puoi vendere (monetizzazione oltre l'affiliate), se hai un prodotto la comunicazione diventa reale e non artificiale (quindi solida nel tempo).
Se invece puntiamo subito e solo sul Brand rischiamo di fare un lavoro estetico costosissimo fine a se stesso.
Ho scritto questo post per avviare un confronto costruttivo, siamo tutti nella stessa barca, il fatto che oggi sia capitato al nostro concorrente non significa che domani non tocchi a noi.. Che ne pensate, meglio Brand o Prodotto?
PS: evitate i commenti tipo "eh ma se la sono cercata con i contenuti spazzatura" perchè signori... ci sono siti di grandi editori che vivono pubblicando spazzatura autentica mentre ci sono siti affiliate con contenuti scritti da professionisti veri.
Grazie
D 2 Risposte -
@van-basten Forse scrivo una cosa non corretta e spero di non farti perdere. Credo google cerca di tradurre la realtà sul mondo web. Io fisicamente ritorno spesso in un negozio se il commesso mi aiuta bene se mi spiega e mi da consigli buoni e se i prodotti sono buoni.
Quindi i contenuti inseriti nel sito devono essere utilissimi e spiegare bene il prodotto. Forse mi sono spiegato male oppure il mio pensiero è un fase embrionale ma.. bisogna rispondere a questa domanda cosa mi spinge a tornare in quel negozio..
V 1 Risposta -
@diego-tinelli hai ragione. L'online sarà sempre più simile all'offline, Google e forse gli utenti stessi vogliono questo.
I siti web affiliate offrono informazioni ma spesso per quanto approfondite e precise sono one shot. Ovvero sono slegate tra loro. Questo porta l'utente a non ritornare perchè soddisfatto non trova altro di interessante.
Faccio un esempio basandomi sul mercato USA.Tra i leader del settore "consigli sull'attrezzatura da trekking" troviamo diversi siti, prima dell'update c'erano siti web con contenuti da 10mila parole sui migliori zaini, contenuti che potrebbero far invidia ad una tesi di laurea.
Ora quei siti sono ko e sono emersi siti che hanno strutturato le informazioni con possibilità di confronto dinamiche (tipo seleziona un prodotto e confrontalo con qualsiasi altro). Spesso con una UX che stimola l'utente a giocare con gli strumenti.Ecco quindi che entri nel sito per capire quale zaino comprare e finisci col confrontare le colonne d'acqua delle diverse tecnologie impermeabilizzanti, anche se non ti interessava all'inizio.
G 1 Risposta -
@van-basten ottima riflessione. Mi piacerebbe fare qualche considerazione in più ma intanto metto il ditino e seguo la conversazione.
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@van-basten ha detto in Crisi dei siti Affiliate: abbiamo bisogno di un Brand o di un Prodotto?:
"consigli sull'attrezzatura da trekking"
Ti dico cosa vedo io adesso con ricerca non personalizzata
1 Shopping Google
2 Sito Salomon "hiking gear what bring"
3 Google "Le persone hanno chiesto anche"
4 Travel 365 "trekking attrezzatura necessaria"
5 Google "Blocco video con 3 Youtube"
6 Consigli .it
7 Guidedolomiti .com
8 trekking.invalsesia .it
9 trekking .it
10 c-and-a .com "attrezzatura da trekking"Messo così Google si tiene per lui già il 60/70% del traffico con i blog relegati a un ruolo marginale. Bene Salomon che è un player importante nel settore e bene anche Consigli it che, pur essendo un sito generalista, si è riuscito a infilare nella nicchia del trekking. Nei top 5, 3 di Google. Agli altri le briciole.
V 1 Risposta -
@grifter72 analizzando quotidianamente le serp del settore posso dire con una significativa certezza che Google a partire da settembre ha scalzato dalle serp tutti i siti affiliate (che prima praticamente le dominavano) ha fatto fuori molti blog (con contenuti verticali molto ben fatti), ha tenuto qualche grande editore/portale ed ha promosso sopratutto gli ecom (che prima in queste serp erano quasi assenti).
Il problema (e qui mi girano le bll quando sento parlare di qualità) è che google sta promuovendo talmente tanto i siti aziendali che qualcuna ha ben pensato di spingere con i blog aziendali. E così ti ritrovi il sito dell'azienda di energia elettrica che conquista le top5 con articoli spazzatura generati da AI o scritti da copy sottopagati. Articoli pieni di errori e privi di valore, ma considerando che ora Google guarda ESCLUSIVAMENTE all'identità, non c'è modo di superarli.
E' un brutto momento e chi ha creduto al "content is the king" ora si trova in una situazione devastante.
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- Questa immagine si vede nell'anteprima ma non nel post. Bah!
Grafico collegamento diretto: https://i.postimg.cc/8z9vMBtq/a-search.png
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Secondo un'indagine americana la situazione non sembra così catastrofica dopo l'aggiornamento dell'algoritmo di Google.
Infatti soltanto 1/4 di siti di affiliazione dichiara di aver riscontrato un impatto negativo sul loro traffico.
Il 59% non ha avvertito significative variazioni, mentre il 16% ha avuto un beneficio.No perché, mi avevate scoraggiato un bel pò...
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Only 25.1% Of Affiliate Marketers Have Been Negatively Impacted By Recent Search Algorithm Updates..
If you take a peek into the average affiliate marketing forum, you’ll see many people reporting that their site traffic has tanked due to recent search algorithm updates..
Given the vocal negative sentiment about recent updates that has taken hold of the industry, we found it surprising that only a fourth of affiliate marketers saw a negative impact from recent updates..
We also noticed an interesting lack of correlation when filtering for negative impact across traffic sizes, experience levels, and niches. This suggests that the niche, size, and age of the websites did not play a decisive role..
It’s tough to determine exactly why these sites lost traffic, but we believe lack of EEAT may be one of the most likely causes.