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I verbi più difficili
Ho notato che ci sono alcuni verbi di difficoltà non indifferente. Tra questi ne cito alcuni: dolere, solere e nuocere. Ad esempio, riporto di seguito il congiuntivo presente di ognuno dei tre:
Dolere: che io dolga, che tu dolga, che egli dolga, che noi doliamo, che voi doliate, che essi dolgano.
Solere: che io soglia, che tu soglia, che egli soglia, che noi sogliamo, che voi sogliate, che essi sogliano.
Nuocere: che io nuoccia, che tu nuoccia, che egli nuoccia, che noi nuociamo, che voi nuociate, che essi nuocciano.
Domanda per una vostra opinione: nel verbo nuocere c'è chi dice anche "che io noccia". Secondo voi qual è la forma più corretta?: "che io nuoccia" o "che io noccia"?
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Posso aggiungere una noticina al post azzurro84?
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(Tanto per dire...) Il verbo 'nuocere', come certi altri, contempla la sua forma colta che si vuole preferibile e una forma popolare ('nocere') che si tende a evitare per ossequio all'accademico. Io – nel caso – mi baso sulla circostanza e sull'umore. Ad esempio dico: 'io nuocio' preferendola a 'io noccio', ma anche 'io mi nuoccio'; oppure 'che io nuocia' preferendola a 'che io nuoccia' o a 'che io noccia'. Che voglio dire?... Secondo me in molti casi, parlando e/o scrivendo, si dovrebbe cominciare a personalizzare – come un abito che s'indossa o il proprio mobilio di casa – ciò che impone o soltanto suggerisce (però discriminando) il colto, l'accademico', il regolamentare... Sul canone e sull'ortodossia ci sarebbe spesso molto da obbiettare! Euro Roscini
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@euroroscini...sei davvero forte, sarebbe bello poter modificare i verbi in base al nostro stato d´animo temo però che molte persone farebbero difficoltà a capirci.....
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I verbi più difficili da coniugare sono quelli impersonali...