Per quanto riguarda l'uso di forestierismi hai perfettamente ragione. L'uso di forestierismi non fa altro che ridicolizzare sia la lingua straniera che la propria. In TV oggi si sente undercloth per dire mutanda, camping per campeggio, e altre cose del genere.
Sono d'accordo anche sulla questione di molti arcaicismi inutili.
Sul discorso "loro" e "gli" mi sento di dissentire. L'uso di "gli" è sempre più diffuso ma sbagliato. Una persona colta dirà "Di' loro" (con l'apostrofo) e non "digli" che significa "di' a lui".
signore
@signore
Post creati da signore
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RE: La Sindrome di Sansone
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RE: Punteggiatura tra discorso diretto e incidentale seguente?
Ho scoperto che non ci sono regole fisse. Entrambe le soluzioni che ho riportato all'inizio sono valide. Spesso la scelta dell'una piuttosto che dell'altra dipende dagli standard del singolo editore.
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RE: Punteggiatura tra discorso diretto e incidentale seguente?
Ad oggi hanno letto questa domanda in 68 e nessuno ha risposto. Leonov, perché non risponde mai nessuno?
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RE: Punteggiatura tra discorso diretto e incidentale seguente?
Sono d'accordo. Anche per me il tuo discorso sarebbe inconfutabile. Però nei libri non trovo mai una soluzione univoca!
Grazie per la tua risposta. -
Punteggiatura tra discorso diretto e incidentale seguente?
Come ci si deve comportare quando si scrive una proposizione incidentale dopo un discorso diretto racchiuso fra le virgolette?
«Come mai sei venuto a casa mia?», domandò Giulia al fidanzato.
«Avevo voglia di vederti», rispose Mario.Oppure è più giusto scrivere:
«Come mai sei venuto a casa mia?» domandò Giulia al fidanzato.
«Avevo voglia di vederti» rispose Mario.Alcuni libri presentano la prima forma, altri la seconda ma non capisco se è una scelta dell'editore o c'è un motivo ben preciso.
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RE: C?è dell?arbitrarietà nella distinzione fra iati e dittonghi?
Grazie Leonov, quasi quasi ho l'istinto di darti del lei per come ti sei espresso!
Mi sei stato utile riportando gli esempi di "poeta", "poetessa" e "poeticismo". Quindi in questo caso la convenzione prevale sulla ragione fonetica; la divisione in sillabe di "poetessa" è uguale a quella di "poeta". Spiegare la differenza fra i due suoni a dei bambini di prima elementare, probabilmente, porterebbe a confonderli.
In vari siti che trattano la questione, si cita come iato anche * di "cui", che per me è sempre stato un monosillabo indivisibile. Ma si aggiunge che per alcuni studiosi * è un dittongo, così come: , [ào], [éa], [éo], [èa,] , [èo], [òa], , [òo], [óa], , [óo], e persino: [ìa], , *, [ìo], *, [ùa], , [ùo].La situazione si complica.
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RE: [Lingua italiana] Sulle lettere maiuscole e minuscole: regole e consigli pratici
In uno spazio per la lingua italiana non si potrebbero tradurre thread e post?
Comunque, tornando alla questione delle maiuscole io invito vivamente i poeti a non cominciare mai ogni verso con una maiuscola. Lo trovo di cattivo gusto. Questa licenza i poeti se la potevano risparmiare. -
RE: C?è dell?arbitrarietà nella distinzione fra iati e dittonghi?
Grazie per il ben venuto.
Ho cercato di postare la domanda da altre parti ma non ho mai ricevuto una risposta, anzi una volta sì ma non molto valida a mio parere, quindi ci riprovo qui sperando di essere soddisfatto a pieno.
A parte l'arbitrarietà (e vorrei capire se veramente si tratta di arbitrarietà o ci sono ragioni fonetiche ben precise che portano latino ad essere un dittongo e non un monottongo), vorrei conoscere l'opinione di un "esperto" di fonetica che mi spieghi perché *, *, *, * sono dittonghi discendenti ma * non può esserlo nonostante sia costituito da due vocoidi alte.
Sillabando anche a me viene istintivo dividere * in i-u, anche se in italiano mi pare che non esistano parole con *. Forse il problema sta solo nella definizione? Boh -
C?è dell?arbitrarietà nella distinzione fra iati e dittonghi?
Scusate, sono nuovo e spaesato.
Volevo una delucidazione su un argomento.
Dunque, che [ià], [iè], [iò], [iù], [uà], [uè], [uì], [uò] siano dittonghi non ci sono dubbi, che *, *, *, *, *, * siano dittonghi non ci sono dubbi. Ma *? Nelle varie discussioni sui dittonghi si dice che un dittongo può essere formato:-
Da una vocale alta o dolce (cioè * o *) atona più una qualsiasi vocale.
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Dall?unione delle vocali alte di cui una atone e l?altra tonica.
Per questo secondo caso vengono solitamente riportati gli esempi riguardanti [uì], * e [jù] ma viene escluso sempre *. Forse perché in italiano non esistono parole che contengono ? Ovviamente non valgono termini quali ?pagliuzza?, ?figliuolo?, ?ciurma?, ?asciutto?, in questi casi infatti anche se la * si scrive, non esiste da un punto di vista fonetico, e poi comunque anche in questi casi se la * si pronunciasse il dittongo sarebbe piuttosto /ju/.
Se in italiano si dicesse ?miu? invece di ?mio?, ?ziu? invece di ?zio?, ?iu? invece di ?io?, come avviene un po? negli idiomi del sud, quell? sarebbe un dittongo o uno iato? In fonetica dovrei scrivere /iu/ come si usa per gli iati oppure /iw/? Perché la * e la * in questo caso non formerebbero dittongo?
È vero che la differenza fra dittongo e iato dovrebbe essere prettamente legata al suono e non alla grafia però non capisco perché molti considerano il francese *, pronunciato /u/ un dittongo, dato che si tratta semplicemente di una vocale. Non si dovrebbe fare una distinzione fra dittonghi e digrammi in questo caso? * più che un dittongo non è una sorta di digramma vocalico? Ora non so se ufficialmente esiste questa definizione di digramma vocalico.
Stessa cosa per il cinese, lingua monosillabica. Ogni parola è costituita da una sillaba, infatti /ao/ già è una parola. I linguisti parlano di dittongo anche nel caso di /ao/.
Tralasciando il francese e il cinese, possiamo prendere in considerazione la nostra lingua d?origine, il latino. Nella lingua latina lo si chiama dittongo benché si pronunci /ε/, lo si chiama dittongo benché si pronunci /e/, ma l?esito sonoro di queste grafie non è una semplice vocale? Non sono due suoni che si pronunciano con un?unica emissione di voce, è un unico suono! O mi sbaglio? Qualcuno potrebbe ribattere che nel latino classico si pronunciavano effettivamente come due suoni, ma allora perché oggi per noi /ae/ ed /oe/ sono iati e non dittonghi? Una parola come ?aere? i dizionari la sillabano ?a-e-re? e non ?ae-re?.
Spero di non avervi fatto confondere nel tentativo di fare ordine nella mia testa.
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