@SpiderPanoz said:
in bocca al lupo ugualmente
@SpiderPanoz said:
in bocca al lupo ugualmente
Non far finta di non capire.
Se io avessi scritto, qui, che i dottori commercialisti superano esami di dubbia imparzialità tu cosa avresti risposto?
Dire che un Ragioniere commercialista ha fatto un esame non imparziale equivale ad una diffamazione. Se tu questa diffamazione l'avessi fatta di fronte ad un qualsiasi consiglio provinciale del disciolto Collegio sicuramente il disciolto Collegio avrebbe fatto una segnalazione all'Ordine dei dottori (ti va bene così?)...... segnalazione che sarebbe stata, ovviamente, cestinata data la considerazione che hanno verso i Ragionieri commercialisti (e che attraverso le parole che leggo nei tuoi post ritrovo più che mai forte).
Quello che invece ho scritto io sono cose che ho visto con i miei occhi o che sono state ben descritte (e mai smentite dai diretti interessati) sui quotidiani e che noto passare inosservate agli occhi di chi, invece, dovrebbe controllare. Può darsi che adesso che l'Albo unico forma un'entità più importante questo tipo di fenomeni diminuirà drasticamente.... me lo auguro. Ma questo non cancella ciò che ho visto e ciò che ho letto. Tu potrai credere o meno alle parole che leggi nei miei post ma dubitare, qui certamente senza alcuna prova dimostrativa (che poi non servono nemmeno perchè, come ho già scritto, i Ragionieri non temono nessun tipo di confronto), che gli esami dei Ragionieri non siano imparziali è una diffamazione verso un'intera categoria identica alla tua, formata da singoli con le stesse tue conoscenze utili alla professione, e verso chiunque, non solo facente parte del Collegio, abbia svolto la funzione di commissario d'esame.
Quando dico "egualmente titolati" intendo dire che sono Commercialisti gli uni e Commercialisti gli altri. A meno che tu non voglia riproporre la questione, finita in tribunale per quanto sterile fosse, dell'utilizzo del titolo "commercialista".
Non esiste un Ragioniere Commercialista che non sia in grado di superare l'esame che fanno i Dottori Commercialisti. Non esiste un Ragioniere che tema il confronto professionale con un Dottore e per quanto riguarda l'intera categoria dei Ragionieri non esiste, nelle materie (tutte) oggetto della vostra professione, una preparazione inferiore rispetto ai Dottori
E' Chiaro il concetto adesso?
Tornando al "sistema", e tanto per fare l'ennesmo esempio, pare che, nell'ambito ristretto della mia cittadina (che conta comunque circa 30.000 abitanti), l'unico ctu in grado di fare i calcoli utili al giudice per decidere sulle cause per anatocismo sia un Ragioniere (ex) Collegiato, che io conosco e che non è laureato... e di dottori commercialisti ti garantisco che qui ce ne sono. In base al tuo ragionamento "di sistema" il giudice dovrebbe affidare tale perizia ad occhi chiusi ad un professionista estratto a caso dalla categoria che tu sostieni abbia la preparazione più elevata e la qualità più elevata.. e invece, alla prova dei fatti, non è così.
Si ma qui si parla di riconoscimento da parte dello stato di categorie e non di singoli è dunque obbligatorio pensare al generale, al sistema. E' solo studiando e delineando bene il sistema, lo scheletro, i requisiti, i paletti... che lo stato può garantire e tutelare il pubblico nella sua interezza.
Lo Stato nel riconoscere una categoria e nel regolamentarla pensa al pubblico, mai al singolo. Le leggi si fanno per la collettività e non per i singoli.
Ma guarda che un'intera categoria passa obbligatoriamente per i singoli... se non ci fossero i singoli non esisterebbe nemmeno la categoria.
Il documento che hai linkato l'avevo già letto e già ne ero rimasto disgustato.
E comunque i dottori non pensino che i Ragionieri siano contenti della fusione. Le ragioni politiche che hanno indotto i vertici delle due categorie alla fusione, attraverso un percorso lungo molti anni, non trovano appoggio nemmeno tra la base dei Ragionieri. E da quello che si evince dalle dichiarazioni di Saltarelli anche a livello di Cassa previdenziale la Cassa dei ragionieri non teme l'esaurimento e non smania dalla voglia di fondersi.
Crepi.
Preciso che, comunque, anche qualora superassi l'esame non cambiano le mie idee.
Ma ti immagini tornare a casa la sera dopo aver lavorato per mettersi a preparare l'esame, per esempio, di matematica generale che non mi servirà mai a nulla?
O l'esame di inglese (molto utile per fare un bilancio)? O quello di geografia economica.......
@SpiderPanoz said:
solo una domanda...perchè non ti sei iscritto ai ragionieri ai tempi?
non sarebbe tutto più facile?
ti dico anche che ho colleghi che a 50 anni stanno finendo l'università (3 anni). sono ottimi professionisti e li stimo moltissimo anche per la forza di superare le difficoltà anche con forti sacrifici.
Non mi sono iscritto ai ragionieri per una questione anagrafica. Quando introdussero (era il '92... ho appurato) la laurea obbligatoria io facevo la quarta superiore, per cui si può dire che sono "arrivato" con due anni di ritardo (per dovere di cronaca... non sono mai stato bocciato ).
Io cominciai le scuole superiori già sapendo quello che avrei fatto una volta diplomato. Poi sul più bello è intervenuto l'innalzamento del titolo di studio.
Dopo il diploma avevo bisogno di lavorare e cominciai presso lo studio di un Ragioniere commercialista (che tra l'altro è laureato... tanto per ritornare ai discorsi di prima) con il quale adesso collaboro.
Ho terminato da poco il praticantato per la professione di consulente del lavoro e rientrando nel periodo transitorio (hanno innalzato anche loro il titolo di sutdio) sono in attesa dell'esame che avverrà a novembre. In tutto questo, se penso al fatto che arrivato a casa al posto di stare con mia moglie dovrei mettermi a preparare anche un esame universitario permetti che mi cascano le braccia.
I tuoi colleghi di 50 anni che fanno gli esami sono bravissimi e meritano una medaglia per la tenacia e la voglia di fare. Ma occorre considerare che hanno (presumo... me lo dirai tu) i crediti derivanti dall'iscrizione all'albo (per cui molti meno esami da fare) ed in più a 50 anni secondo me si ha più tempo da dedicare ad attività collaterali rispetto all'ufficio.
E poi non tutti sono uguali. C'è chi ha tre lauree e chi invece non ce la fa a finire le superiori.
Tutto qui.
@i2m4y said:
Bene, allora solo per ragioni di portafoglio lasciamo a rischio migliaia di pazienti italiani. Epperò... risparmiano due euro.
Anzi facciamo anche l'associazione dei dentisti abusibvi.... e perchè poi non dargli anche il codice deontologico e la tariffa professionale???? Ma si tanto.... sarà il mercato a selezionarli.... rimarranno solo quelli che causeranno meno danni.... solo quelli che magari non avranno un morto alle spalle.
No, attenzione..... non mettermi in bocca parole che non ho mai detto.
L'abusivismo è abusivismo e come tale va perseguito. Ci mancherebbe altro.
Occorre considerare, però, anche l'altra faccia della medaglia vale a dire coloro che sono consapevoli di andare da un dentista abusivo per risparmiare dei soldi.... e non penso proprio che si risparmino due euro. Metti anche che il risparmio si aggiri attorno ai 50/60 euro.... ci sono moltissime persone che devono lavorare un giorno per fare quella cifra.
Io sono sempre stato abituato a rispettare il valore dei soldi. Per cui, ripeto, io non sono mai andato da un abusivo ma conosco persone che, per questi valori (che per loro sono importantissimi), sono disposte a farlo... e lo fanno.
Ma è logico e ben l'ho scritto a più risprese in questo topic (forse non letto) che la qualità delle prestazioni professionali del singolo si misurano a livello del singolo... sulla sua intelligenza, capacità ecc.
Forse dunque devo per l'ennesima volta ripetere che io ne faccio un discorso di sistema. Un sistema che con molta probabilità darà più garanzie, tutele e qualità all'utente finale con tutta la serie di presidi che lo stesso legislatore (addirittura quello costituzionale) ha previsto (studi, tirocini, esame di stato, ordine).
In questo percorso sistematico poi la logica fa ben comprendere che, a parità di altre condizioni, una maggiore preparazione teorica probabilmente condurrà ad una prestazione ancora migliore. XXX meglio della laurea... laurea meglio del diploma... diploma meglio delle medie inferiori... medie inferiori meglio delle elementari ecc.
Non sono le medesime attribuzioni (compiti) infatti che, a livello di sistema, possono garantire maggiore qualità, ma sono semmai le doti del prestatore che meglio, statisticamente, possono garantirle. Le doti minime che il legislatore ha voluto codificare e che sono dunque di fatto differenti tra i vari attori del panorama.
Tali differenze sono a livello generale non eludibili. Ci sono state, ci sono e ci saranno e devono essere conosciute.
E' assolutamente lapalissiano, che, ancora una volta a livello di sistema, un esame condotto da soggetti terzi (esame di stato previsto costituzionalmente) dia più garanzie di imparzialità rispetto ad un esame condotto a livello locale con professionisti locali.
Sulla qualità... tu parli sempre di sistema..... ma guarda che un utente qualsiasi quando chiede una prestazione professionale mica si rivolge al sistema.... si rivolge al singolo. Ed è il singolo che dovrà dare una prestazione di qualità (se non vuole perdere il cliente, presumo). E allora trovo solare che sia il singolo a fare la differenza e non il sistema di cui fa parte.
Bene.... vorrei soprassedere su quanto hai scritto in tema di imparzialità di una commissione nella quale ci sono anche professionisti locali (e comunque ripeto che c'era anche un rappresentante della Camera di Commercio ed un magistrato della corte d'appello di Venezia per quelli della mia provincia). Per quanto tu abbia cercato di mascherarle da "discorsi in linea di principio", per me è chiaro quale considerazione hai degli esami e della fatica pari alla tua compiuta da altri professionisti egualmente titolati e con le stesse attribuzioni (che visto che sono riconosciute dallo Stato significa che lo Stato considera che la preparazione e l'esame dei ragionieri commercialisti siano di pari grado rispetto a quanto percorso dai dottori commercialisti). Queste considerazioni, che non ti fanno onore e che ti potevi risparmiare, se tu le avessi fatte di fronte ai membri di un qualunque Consiglio provinciale del disciolto Collegio sicuramente ti saresti beccato una segnalazione.
Per quanto riguarda un ente terzo per i tributaristi, non me ne voglio occupare, lascio a CNDCEC ogni eventuale intervento in merito.
Paolo
:?:? non mi pareva tanto scandalosa come proposta.
Se le ragioni di portafoglio non esistessero non esisterebbero nemmeno i dentisti abusivi.
Tornando al tema iniziale.... Ecco svelata la verità.
Puntualizzare sui titoli di studio significa mettere in un secondo piano una categoria che da sempre ha le stesse attribuzioni, le stesse competenze, le stesse qualità intellettuali e di prestazione (e che per giunta esiste da ben prima della categoria dei dottori commercialisti).
Riporto le parole del presidente della Cassa Ragionieri Saltarelli scritte in una lettera aperta destinata al presidente della cassa dottori e pubblicata sul Sole del 03.08.2007: "Prenda atto che hai ragionieri e dottori commercialisti sono state da sempre attribuite le stesse competenze professionali e che non è certo il titolo di studio a fare la differenza fra le persone, ma soprattutto l'intelligenza messa al servizio del cliente e la qualità della prestazione offerta. Elementi che il mercato sa ben riconoscere".
Dalle tue parole si capisce che il dottore commercialista si considera superiore ai colleghi facenti parte di altre categorie.
Tu mi dirai sicuramente che non intendi questo ma allora, se non intendevi dire questo, non hanno alcun senso le tue parole.
Di contro, seguento questo ragionamento (che secondo me è sbagliato), io potrei dirti che il ragionere commercialista che ha il diploma di ragioneria e la laurea in economia e commercio ha una formazione di gran lunga superiore al dottore commercialista che ha un diploma (es.) di liceo classico e la laurea in economia e commercio....... ma che discorso è?
B) Un esame di stato (contemplato peraltro dall'art 33 della costituzione) è cosa ben diversa da un esame interno svolto da commissione composta da professionisti locali.
Scusa... se non ti porto via troppo tempo vorrei che tu mi spiegassi meglio questa frase. Cosa significa... che forse tu intendi l'esame dei ragionieri meno difficile rispetto a quello dei dottori? Se non è così (e invece secondo me è proprio così) allora anche qui le tue parole non hanno senso.
Ma proprio no, non voglio.
Non voglio che nel pubblico possa esservi confusione su soggetti diversi che esercitano attività simili.
Non sono i dottori commercialisti ed esperti contabili a doversi occupare dei tributaristi.
Va bene... allora, per evitare qualsiasi confusione, ipotizziamo un ente terzo.... chessò io.... un ente Statale o Regionale qualsiasi (finanziato obbligatoriamente dai tributaristi) che abbia l'esclusiva funzione di controllo e vigilanza sul rispetto di un codice deontologico (che verrebbe dunque istituito), sul rispetto di una tariffa (che verrebbe dunque istituita) e sull'assoggettamento al dovere della formazione continua obbligatoria (obbligo che verrebbe dunque esteso anche fuori dagli albi).
Quindi l'ordine dei dottori non verrebbe chiamato in causa e non si farebbe carico di alcunchè.
Che ne dici?
Bax.... quello che intendo dire è che, se si vuole, in tutto può si può trovare l'interesse pubblico da porre sotto tutela.... si tratta di trovare, come hai scritto anche tu, i giusti confini. Solo che per me quei giusti confini sono differenti da quelli che intendi tu.
Approposito.... esiste veramente il collegio dei maestri di sci con tanto di legge-quadro per la professione e leggi regionali che ne istituiscono gli ordinamenti professionali. Quando parlavo di Collegio dei maestri di sci intendevo dire che se tu vuoi insegnare ad un tuo amico a sciare, o insegni a pagamento, non puoi farlo ed incorri nell'abusivo esercizio della professione di maestro di sci.
@i2m4y said:
Segnalo che è assolutamente pericoloso farsi aggiustare un dente da chi non è medico e dunque non ha le nozioni proprie dei medici. L'anestesia, utilizzata spesso anche negli interventi più banali, può essere infatti oggetto di reazione allergica e/o generare complicanze tali da mettere a rischio anche la vita dei pazienti.
E' anche questa una delle scrosante ragioni per cui si fa lotta all'esercizio abusivo della professione e per cui si dovrebbero fuggire i cosiddetti "dentisti abusivi".
Laddove vi sia consapevolezza allora ognuno se ne assume i rischi..... prendere un'aspirina fa malissimo ma lo facciamo lo stesso purchè ci passi il mal di testa. Fumare provoca il tumore eppure si fuma lo stesso pur di soddisfare un bisogno, basta esserne consapevoli (un po' crudo come esempio ma è per farvi capire). Il meccanismo è lo stesso per chi si rivolge consapevolmente, per determinate cure, ad un dentista abusivo per soddisfare un'esigenza di portafoglio.
Nessuno crede di essere migliore degli altri, neppure sulla questione ragionieri e dottori. Quello che tu scrivi però deve essere approfondito: la attività di ragioniere aveva una percorso formativo differente (diploma)... solo da qualche anno anch'essi avevano messo quale requisito la laurea. Anche l'esame era interno e non di stato. Differenze non da poco... non sintomo di maggiore bravura o meno... ma neppure da essere sottaciute.
Nessuno le ha mai sottaciute e comunque, visto che non merita di essere sottaciuto nulla, tanti iscritti al collegio dei ragionieri prima erano già laureati prima dell'introduzione della laurea obbligatoria.
Il percorso formativo, negli altri casi, era certamente diverso ma non vorrei che con il termine "diverso" si voglia intendere "inferiore". Se invece mi sbaglio, e quindi non viene considerato inferiore (o meno formativo... chiamatelo come volete) quel percorso "diverso" dal vostro, allora non ha alcun senso puntualizzare sui percorsi formativi o sulle modalità di svolgimento dell'esame (quasi a voler supporre che fosse più facile).
In ogni caso un esame è sempre un esame. Non è che se l'esame è interno allora ha meno valore.
Quando per divenire ragionieri essi hanno deciso di obbligare alla laurea in verità essi hanno sancito la fine della loro professione. Basta infatti guardare le statistiche di iscrizione dell'epoca per capire che nessuno più si iscriveva tra i ragionieri. Chi ragionevolmente si sarebbe voluto iscrivere tra i ragionieri quando con la stessa laurea ci si poteva iscrivere tra i dottori commercialisti ?!?!? Non esisteva più la figura del ragioniere se non per quelli già esistenti.... e dunque un dato di fatto, le iscrizioni, sancivano l'esistenza di una differenza tra le due professioni, una delle quali era dunque ormai ad esaurimento.
Tutte cose da precisare, per non creare confusioni.
Ma questo cosa centra con tutto il discorso che abbiamo fatto finora?
Sinceramente sono contrario ai percorsi duali di riconoscimento, come sono contrario a che l'ordine si prenda in carico la cura dei tributaristi. Perchè vorrebbe dire affidare all'ordine un compito, che penso impossibile: verificare che davvero l'esperienza di ciascuno (non anche i previsti studi, tirocini od esami) sia in linea con le aspettative del mercato che la tutela ordinistica farebbe presupporre.
Io parlavo della vigilanza in tema di rispetto della deontologia, tariffe e formazione continua..... nel senso.... volete controllare se, per esempio, partecipiamo ad un certo numero di ore formative all'anno? Benissimo, fate pure attraverso i sistemi a voi più congeniali. Basterebbe legiferare in tal senso.
Dimenticavo.... idem per quanto riguarda la formazione obbligatoria continua e la vigilanza su essa (mica gratis ovviamente... qualcosa all'Ordine, se ipoteticamente facesse questi servizi che sarebbero a tutela dell'utente, bisognerebbe certamente e giustamente pagare).
Ciao e buon pranzo.
Ma Bax non ha scritto animosamente.
Nemmeno io però ammetto che alle volte non si riesce a scrivere facendo ben capire che non si è animosi.
Cercherò di usare qualche faccina.
@Bax said:
mi viene da riprendere il quesito di spider panoz: che cosa è negato ai consulenti? Posta questa domanda il resto della polemica mi sembra alquanto sterile. La difesa del contribuente? la possono fare anche gli avvocati, i consulenti del lavoro, gli ufficiali della GF in pensione con esperienza di almeno 20 anni. Curatore fallimentare? possono essere anche avvocati e poi si sa che sono incarichi molto spesso riservati a una ristretta cerchia. CTU? bisogna essere iscritti presso la cancelleria del tribunale presso la quale bisogna depositare una relazione (o qualcosa del genere) che dimostri il possesso di determinate capacità ed esperienza (oltre che dei requisiti professionali). forse le uniche materie sono riservate ai dott. comm. e revisori in tema di controllo contabile e collegio sindacale. Insomma non è molto, del resto la formazione è solo il primo passo e poi viene l'esperienza per la quale l'affiancamento di una figura come quella del dominus può rivelarsi indispensabile.
I collegi sindacali sono affidati anche ai consulenti del lavoro e comunque dimentichi che anche la consulenza del lavoro è negata ai non iscritti in albi.
Perdona l'insistenza.... il fatto che le materie da te citate (e da me integrate) siano riservate anche ad altre categorie albistiche (oltre a quella d'appartenenza) non significa che anche fuori da queste categorie sia consentito operarvici.
La domanda di SpiderPanoz era precisa: ai consulenti senza iscrizione cosa è negato? La risposta è che sono negate precisamente le cose che hai scritto anche tu..... ed è giusto che siano negate, per carità. Chi ha mai detto il contrario? Ma smettiamola di dire che non ci sono riserve.
Curatore fallimentare? possono essere anche avvocati e poi si sa che sono incarichi molto spesso riservati a una ristretta cerchia.
Occhio che rischi di essere additato come uno che scrive illazioni prive di fondamento.
Ora io non credo che un tributarista dal nulla possa arrogarsi il diritto di improvvisarsi in queste poche materie che come si è già detto implicano un ruolo di tutela dell'interesse pubblico.
Come ho già scritto più volte... sono d'accordo anch'io del fatto che dove ci sia tutela dell'interesse pubblico nessuno, se non un titolato, possa arrogarsi il diritto di improvvisarsi.
Ma la mia domanda è: premesso che nessuno si improvvisa (neanche il tributarista... è una convinzione sbagliata) per te è giusto che un consulente non iscritto in albi possa tenere la contabilità, i registri ed effettuare consulenza in materia tributaria (che è libera da riserve e quindi non sottoposta a tutela di interesse pubblico)?
Certo... mi si può dire che andrebbe posta sotto tutela dell'interesse pubblico anche quella sfera di attività che oggi è libera. Ma allora se si segue questa linea bisognerebbe fare un albo per tutto. Chessò... costituiamo un Ordine dei macellai perchè maneggiano carni ed altri alimenti e ne va della salute dei cittadini che mangiano quelle carni e quegli alimenti..... Costituiamo un Ordine dei cuochi professionisti perchè anche loro cucinano degli alimenti perchè se ti improvvisi potresti avvelenare l'utente del ristorante con una salsa al pomodoro con il botulino..... Costituiamo l'Ordine degli amministratori di condominio perchè occorre tutelare i condomini d'Italia da chi si improvvisa e magari non è in grado o non conosce le norme e le varie sentenze che regolano il condominio...
Se si ragiona così anche su materie che non necessitano della tutela dell'interesse pubblico (e così si è fatto in passato tanto da arrivare anche alla costituzione del Collegio dei Maestri di Sci... qualcuno mi spieghi dove c'è l'interesse pubblico da tutelare) allora dovremmo augurarci la costituzione di un albo per tutti i mestieri.
Fortunatamente oggi non è più così.
Non dico che gli ordini professionali garantiscano efficienza, ma comunque identificano chi fa che cosa e inoltre sono chiamati a un ruolo di responsabilità. La società civile non è tutelata di fronte a un tribunale che nomina un esperto che non si sa se sia esperto. Allo stesso modo si potrebbe affidare una consulenza a un medico non dotato dei requisiti, ma che ha svolto abusivamente la professione?
per me la risposta è no.
Apparte che i telegiornali ogni tanto ci raccontano che hanno scoperto dei medici, stimati dai colleghi (addirittura uno a Padova aveva sfiorato la nomina a primario), che non erano iscritti all'ordine dei medici.
Apparte, inoltre, che conosco persone, che sono perfettamente consapevoli di andare da un dentista abusivo ma ci vanno perchè costa di meno e per un'estrazione o una carietta, piuttosto che l'applicazione di un ponte o la ricostruzione di un dente o di un'otturazione, non si corre nessun rishio.
Poi nemmeno io andrei a farmi visitare il cuore da uno che non è medico ma questo è un altro paio di maniche perchè si rischia la vita.... e ci mancherebbe anche che non fosse un'attività esclusiva.
Però, cambiando professione, se per amministrare il condominio dove abito dovessi scegliere tra un avvocato (specialmente nelle grandi città ci sono degli avvocati che fanno anche amministrazioni condominiali) e uno che invece fa l'amministratore di mestiere (pur senza titoli o albi) sicuramente non scelgo il primo per partito preso o presumendo una qualità più elevata della sua prestazione.
Anch'io credo nel mercato e che il mercato determini l'efficienza degli attori. Ma spesso il mercato senza regole fallisce. E queste è una tesi sostenuta da una larghissima schiera di economisti.
E chi ha mai detto il contrario? Mi pare tra l'altro che di regole, leggi e normative ne abbiamo fin sopra i capelli. Nessuno chiede la cancellazione degli ordini professionali o la liberalizzazione di tutte le materie sottoposte a vincolo ordinistico.
Il problema sono i 730? Al giorno d'oggi basta andare da un caaf con una modello già compilato e questi hanno l'obbligo di inviare senza addebitare competenze. Analogamente sul sito dell'ADE è possibile compilare e presentare il modello unico. Insomma mi sembre una polemica fuori luogo.
Guarda che io ho citato i 730 solo per dire che anche quella è una competenza che i tributaristi non hanno (sempre relativamente alla domanda "ai consulenti senza iscrizione cosa è negato?". Non mi metto certo a fare polemiche su questa cosa. Tramite caf si fa lo stesso.
Ti garantisco Schifani che se le stesse cose le andavi ad affermare su un forum di notai saresti stato ricoperti di ogni tipo di insulto. Tutto questo per riflettere che secondo me tu (come loro, come noi, forse più, forse meno) stai solo tirando acqua al tuo mulino. Da quando sono nato sapevo già che per arrivare qua avrei dovuto seguire un certo percorso formativo. Le regole si sapevano in anticipo.
Dici questo come se per la professione svolta dal tributarista fosse obbligatorio attraversare un certo percorso formativo (laurea, tirocinio ed esame di Stato)..... e invece sappiamo benissimo tutti e due che non è così. E allora è ingiusto negare o sminuire una certa figura professionale era accaduto tra ragionieri e dottori commercialisti (e ancora oggi molti dottori commercialisti credono di essere migliori dei fratelli ragionieri) perchè i primi non erano (fino ad un certo punto) laureati.
I tributaristi non negheranno mai il valore dei professionisti albistici... perchè non avviene mai il contrario?
Vorrei fare un esempio.... per girare sulle strade in bicicletta non è necessario avere la patente. Nessuno vieta di fare la patente anche se poi circolerai solo in bicicletta (buon per te se lo vuoi fare).... ma questo non vuol dire che chi ha la patente sappia andare in bicicletta meglio di chi non è patentato, e soprattutto non significa che sia giusto introdurre l'obbligo della patente anche per circolare con la bicicletta.
Ultima cosa, che ho dimenticato di scrivere prima, riguarda la vigilanza degli ordini professionali........ volete che i tributaristi siano sottoposti a vigilanza su obblighi deontologici e rispetto delle tariffe? E allora perchè non affidare questo compito all'ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili? Non mi direte che, a livello pratico, che se uno non è iscritto non può essere vigilato o sanzionato?
Che ne pensate di questa idea?
Io so cosa ho visto. La mia coscienza è pulita.
Voi siete liberi di non credere.
Aggiungo che nel frattempo l'esame da dottore commercialista ha subito modifiche: occorre superare 3 prove scritte ed un orale ed il tutto verte su 18 materie.>
Provate dopo a non desiderare un po' di tutela come categoria....
Ma scusa.... io ho studiato e sto studiando ogni giorno come tutti, ho lavorato, sto lavorando e da anni mi sto facendo un bofice così. Come me anche tutti gli altri colleghi (titolati e non) che iniziano autonomamente la professione e che si accollano, ovviamente, i costi che questo lavoro obbliga a sostenere in termini finanziari, di fatica e di stress. Ho acquisito quello che mi serve conoscere per svolgere le mie funzioni al meglio su materie per le quali, a più riprese, è stata ribadita la natura libera da ogni esclusiva..... l'unica tutela che chiedo (e che come categoria chiediamo) è quella di poter continuare a lavorare.
Hai voluto fare il tuo percorso per poter dare l'esame? Buon per te.... a me lo vieni a dire? Ma se ritieni che la "tutela come categoria" di cui parli si debba concretizzare nella cancellazione di un'altra categoria dello stesso comparto attraverso l'introduzione di esclusive per i soli iscritti in albi allora proprio non ci siamo.
Vorrei chiarire una cosa.
Nessuno (men che meno io) disconosce il valore della laurea ed il valore dell'esame di stato, ci mancherebbe altro. Però anche altri hanno faticato, e faticano, esattamente come te, pur in ambiti diversi, e questa fatica pretendo che venga riconosciuta.
Invece leggo qui frasi come queste....... > Ci tengo a tenere ben, ma ben distinto il titolo di "dottore commercialista" (o "commercialista") dal nome di "tributarista".>
Il primo si ottiene per legge solo rispettando un percorso formativo ben definito:
Un percorso ed una gestione tesa a garantire il pubblico interesse con la massima qualità possibile.
Il nome "tributarista" è assolutamente libero senza necessità di alcunchè e senza vigilanza alcuna.... anche per un diplomato alle scuole elementari.
Quelle sono semplici associazioni, riconosciute come il wwf (per capirci), che trattano però temi tributari... ma l'iscrizione a quelle non è presupposto necessario per l'utilizzo del nome "tributarista".
Logicamente da tutto ciò potrebbe discendere una differenza sul profilo qualitativo delle prestazioni ricevute dal cliente finale.
...... frasi che neppure tanto velatamente lasciano intendere, lette con gli occhi di un non addetto ai lavori (come quello che ha scritto il messaggio di apertura di questo thread), che gli uni sono di gran lunga meglio degli altri...... per carità, siete liberi di scrivere quello che volete ma anch'io sono altrettanto libero di non essere d'accordo con voi.
Queste frasi per me sono illazioni prive di fondamento e aggiungerei pure offensive nel punto in cui si paragonano le Associazioni (alle quali aderiscono anche professionisti iscritti agli ordini professionali di appartenenza.... il più eclatante è il presidente di una di queste Associazioni che è consulente del lavoro) al WWF. E soprattutto offendono il lavoro che altri, diversi dai commercialisti, svolgono con la medesima professionalità, competenza e fatica.
E poi passo io per quello che scrive cose prive di fondamento.
mi spiace, forse gli esami bisognava farli prima
Questa non l'ho capita.
Le associazioni non hanno chiesto un esame parallelo.
Ci fu un periodo(10/12 anni fà se non di più) in cui i tributaristi, per vedersi riconosciuti, chiesero l'istituzione di un albo vero e proprio e ci furono anche sei proposte di legge. Ma innanzitutto questo spirito non mi appartiene e in decondo luogo non appartiene più alle associazioni che oggi rappresentano i tributaristi. I tempi sono cambiati, i tributaristi sono figure di fatto riconosciute dagli istituti e a tal proposito non si capisce perchè dovrebbero essere esclusi dal tavolo di discussione per la riforma delle professioni.
No no... l'assistenza fiscale attraverso la compilazione del 730 è di competenza, oggi, oltre dei caf anche dei commercialisti.
La consulenza del lavoro non può essere liquidata come "altra professione" visto che è una competenza anche del commercialista (tanto che la frase "tenuta dei libri contabili, fiscali e del lavoro" è contenuta nel decreto istitutivo dell'Albo Unico). Uno può essere commercialista e fare solo consulenza del lavoro per tutta la vita.
I fallimenti sono materia da tutelare..... ma infatti nessuno dice che la materia fallimentare debba essere estesa anche ai tributaristi o ai consulenti del lavoro.
La tua domanda era "cosa si può fare e cosa no?" e io ti ho risposto.
Un professionista preparato che volesse lavorare anche su materie riservate non può fare l'esame, in molti casi, perchè non è laureato. Ecco perchè parlavo dell'opportunità di riconoscere certe esperienze professionali come "requisito" per accedere all'esame di stato..... prova a parlare di questa eventualità agli ordini professionali e poi senti che cosa ti rispondono.
E poi le materie libere sono libere. Perchè si dovrebbe fare un esame se non è necessario.
Sarebbe come dire "faccio la patente per girare per strada in bicicletta".... se non è necessario che senso avrebbe?
Le Associazioni, poi, non chiedono esclusive e non le hanno mai chieste. Hai mai sentito qualche rappresentante delle Associazioni (di una categoria a caso... i Tributaristi) dire "vogliamo l'esclusiva in materia di tenuta della contabilità ed in materia tributaria in generale?"
Anche la competenza sul 730 (????), la consulenza del lavoro e le curatele fallimentari.... 730 a parte, la consulenza del lavoro e i fallimenti mi sembrano, assieme a quelle sfere d'attività che hai citato, campi di ampio respiro. Ci sono molti professionisti che ci campano solo con la consulenza del lavoro.......
@i2m4y said:
Ma nessuno qui sta chiedendo esclusive.
Ma se gli ordini dei commercialisti chiedono da anni che la consulenza tributaria e gli adempimenti ad essa connessi vengano posti sotto il vincolo ordinistico.... e si appigliano ad una sentenza della cassazione che è poi ampiamente stata superata dalla cassazione stessa.
Eh, la realtà è questa e non la si può celare. Ci sono dichiarazioni rese dai vertici ordinistici (dichiarazioni che proseguono tutt'oggi) alla stampa specializzata che ho opportunamente conservato a futura memoria.
Qui, almeno io, ho discusso di percorsi professionali, e di quanto questi possano fare in modo che si tuteli la fede pubblica.
E' di tutta evidenza che la professione può essere svolta sia per applicazione pratica di studi teorici ed esperienze che per applicazione pratica di sole esperienze concrete, ma probabilmente la qualità offerta nel primo modo sarà più elevata.
Allora..... supponiamo che io e te ci mettiamo a fare un bilancio con gli stessi dati. Sicuramente sia io che te questo bilancio lo faremo correttamente.
Tu sei un commercialista mentre io non lo sono. Ecco, sfido chiunque a dire che il tuo bilancio è qualitativamente migliore del mio.
Lo stesso discorso può essere fatto anche su una consulenza... se sia io che te la facciamo corretta nessuno potrà dire che la tua è qualitativamente migliore della mia per il solo fatto che hai un timbrino e la parola "commercialista" incisa sulla targa all'esterno dello studio.
Se una cosa è corretta ha la stessa qualità, chiunque sia a farla.
Tu sei pronto a dire che un ragioniere collegiato "probabilmente" offre prestazioni qualitativamente inferiori per il solo fatto che tu hai una laurea e lui no? (questo tipo di discorsi si sentono ancora tra i dottori commercialisti.... ovviamente sono consapevole, comunque, che dal '97 - non sono sicuro sull'anno - anche per l'iscrizione al collegio dei ragionieri è necessaria una laurea.... tutto ovviamente superato con l'avvento dell'albo unico).
Tu sei pronto a dire che la tua prestazione è qualitativamente inferiore rispetto a quella resta da un dottore commercialista che, oltre alla laurea, ha anche un master di tre anni e un diploma di specializzazione riconosciuto in materia tributaria?
Poi, magari, (parlo per assurdo ma mica tanto e poi spiego il perchè) arriva quello che di lauree ne ha due e in più ha tre master e due diplomi di specializzazione...... le prestazioni di quello lì sono sicuramente di qualità superiore alla tua? Io non credo proprio.
E' di tutta evidenza che la professione può essere svolta sia con controllo e vigilanza di un ordine, codice deontologico professionale e sanzioni disciplinare, che senza tutto ciò, ma probabilmente nel primo caso ci saranno più garanzie per gli utenti.
Ammesso e non concesso che sia così, se però poi manca la vigilanza, manca il rispetto della deontologia e mancano le azioni disciplinari allora tutto il tuo discorso crolla.
Gli esempi di "vigilanza", "deontologia" e di "provvedimenti disciplinari" che ho portato non sono invenzioni mai viste ma sono comportamenti che chiunque può constatare e sicuramente avrai constatato anche tu.
E' di tutta evidenza che la professione può essere svolta sia con formazione professionale continua obbligatoria, che senza, ma probabilmente nel primo caso ci sarà di nuovo più qualità per l'utente.
Sono d'accordo con te...... ma non esiste professionista che non si aggiorni. Ovviamente si aggiornerà sulle materie che gli interessano (se un Tributarista o un Commercialista non si vogliono addentrare, o non possono addentrarsi a causa della riserva professionale, nella materia fallimentare allora è inutile seguire aggiornamenti di quella materia lì... basta quello che si legge nel 24Ore).
Però è una bugia grande come una casa sostenere che chi non è iscritto agli ordini professionali non si aggiorna. E la tua frase sottointende che per chi la formazione è obbligatoria (quindi un albista) allora c'è qualità (ho visto come partecipano alcuni commercialisti agli eventi formativi e l'ho riportato) mentre per chi non è obbligatoria probabilmente c'è meno qualità per l'utente.
O uno si aggiorna, anche se non è obbligato, oppure questo mestiere non lo fà.
E questi sono solo alcuni punti che indicano la probabilità di una prestazione migliore e più garantita per l'utente.
L'esperienza di un direttore del personale con trenetennale esperienza nella medesima azienda, può tranquillamente non essere sufficiente a fare il consulente del lavoro. Il saper vita morte e miracoli di un contratto collettivo npuò non essere sufficiente a capire quale sia la struttura base della contrattazione e tantomeno a conoscere gli altri 1000 contratti. Un consulente del lavoro è invece abituato dagli stessi 30 anni ad avere a che fare con tutti i contratti.
Non è così semplice definire le competenze per esperienza sufficienti.
Certo, ma non mi si dirà che per esempio un impiegato presso lo studio di un consulente del lavoro per TOT anni (il numero di anni decidilo tu) non ha maturato le conoscenze e competenze tali per svolgere la professione o, almeno, per accedere all'esame di stato!!!!!!!!! Caspita, ci sono studi nei quali le competenze del professionista titolare valgono quanto quelle dell'impiegato..... ebbene, mi si vuol dire che in questi casi se non si ha una laurea non si può accedere all'esame?
Se la risposta è SI allora emerge quello che da anni si sostiene e cioè lo spirito corporativistico, protezionistico e conservatore degli ordini professionali.
Mi chiedo invece quale sia la statistica che dice che i clienti dei non abilitati siano in crescita e da dove si evinca che essi son contenti delle prestazioni avute. Io parlo per probabilità.
Da che mondo è mondo un professionista parte con pochi clienti e, se i clienti sono soddisfatti, continuano a pagare il servizio di quel professionista. Nel frattempo, magari, indirettamente i clienti fanno pubblicità consigliano ad altre persone di rivolgersi al professionista che, sempre nel frattempo, ha acquisito la fiducia del proprio cliente..... e così via!
Così facendo i clienti aumentano e non c'è bisogno di statistiche o di grandi studi economici per saperlo.
Se tui vai al bar e ordini un tramezzino, un toast, una birra e un caffè scoprendo solo dopo aver consumato che il caffè era bruciato, la birra scaduta, il toast scadente e magari ti sei preso l'epatite pechè il tramezzino era avariato......... beh, credo che tu dica di non ritenerti soddisfatto di quello che hai avuto.
Se invece vai in un ristorante e scopri che si mangia bene allora ti dici soddisfatto e in quel ristorante ci torni ben volentieri.
La soddisfazione non la si misura solo con statistiche e interviste ma anche con l'osservazione dei dati di fatto.
Se i clienti non fossero soddisfatti delle prestazioni avute se ne andrebbero in massa.
Segnaloti poi tra le materie del nostro esame di stato anche gli elementi di diritto del lavoro e della previdenza oltre che nel diritto tributario la parte inerente il lavoro dipendente.
Paolo
Attenzione.... tra le POSSIBILI materie c'è anche il diritto del lavoro e la legislazione sociale ma poi l'esame non è incentrato su quella materia (al massimo la si tocca in modo marginale, evidentemente per questioni pratiche).... e comunque un commercialista che ha fatto l'esame (per es.) vent'anni fà ti garantisco che la materia del lavoro non l'ha nemmeno presa in considerazione..... eppure la consulenza del lavoro la può fare! Non ti pare paradossale?
Bisogna, certamente, fissare dei criteri di valutazione... non c'è dubbio; ma è proprio per questo che serve una riforma delle professioni che ogni anno, da quindici anni a questa parte, naufraga perchè a livello ordinistico non ne vogliono discutere e non ne vogliono sapere di veder riconosciuta una figura differente dalla loro o percorsi formativi differenti dai loro.
Se i Tributaristi sono incompetenti (perchè hanno un diverso percorso formativo ecc. ecc. bla bla bla) allora i Commercialisti non abbiano paura perchè se è così i Tributaristi si estingueranno.
Dicono che è per il bene dell'utenza..... io non ho mai visto un addolorato commercialista struggersi e logorarsi interiormente per una dichiarazione dei redditi sbagliata da un altro professionista (e ci sono anche dottori commercialisti che sbagliano... non sono mica perfetti). Anzi, gioiscono e questo è sintomo del fatto che dell'utenza, in senso generico, non interessa nulla a nessuno.
Interessantissima è la posizione del presidente dei Notai, Paolo Piccoli, che (parlando delle cessioni di quote di srl) dice le seguenti parole (tratto da Italia Oggi del 09.08.2008): *"dato e non concesso che sia un problema di libera scelta nel mercato: **perchè mai i commercialisti si ostinano a voler tener fuori da questo mercato soggetti che hanno competenza analoga alla loro come i tributaristi? *Come mai i notai non dovrebbero poter difendere le scelte compiute nei loro atti avanti alle commissioni tributarie - come era in passato, con grande vantaggio per i nostri clienti che nulla pagavano per essere assistiti - oppure perchè i notai non dovrebbero poter fare i sindaci nelle società di capitali o i curatori fallimentari? "
Ora capisci qual'è la questione?
Vorrei aggiungere anche un'altra cosa (ieri me ne sono dimenticato).
Vorrei sapere da dove si forma la convinzione del fatto che il Tributarista sia un soggetto che non studia, che non si aggiorna e non partecipi ad attività formative continue....... cioè.... chi la dice 'sta panzana?
Chi fa questo mestiere è a conoscenza del fatto che se non ti aggiorni, se non partecipi ad attività formative e se non studi (non solo prima ma anche tutti i giorni per il resto della tua carriera lavorativa), con i cambiamenti legislativi che più che mai in questi ultimi anni si susseguono freneticamente, questo mestiere non saresti nemmeno in grado di farlo..... se non sei in grado di farlo non lavori e se non lavori chiudi.
Il fatto che gli studi dei Tributaristi non sono chiusi è sintomatico del fatto che anche i Tributaristi si aggiornano, studiano e partecipano ad attività ed eventi formativi.
Secondo me non è nemmeno necessario che l'ordine professionale, o qualsivoglia ente preposto, si metta a controllare sulla formazione..... anche perchè i controlli sono praticamente inesistenti.
Parlo per la mia esperienza... ci sono molti commercialisti che vanno alle attività formative solo per vedersi riconosciuto l'accreditamento delle ore di formazione. In realtà c'è chi si legge il giornale, chi si porta del lavoro dallo studio, chi arriva e mette subito la firma con l'ora dell'ingresso e la firma con l'ora dell'uscita e poi se ne và immediatamente senza partecipare (praticamente arrivano, timbrano e se ne vanno) e c'è chi, addirittura, manda un dipendente che mette la firma al posto del datore di lavoro, si sorbisce le ore di aggiornamento e poi se ne torna in studio.
Personalmente ho partecipato ad un paio di giornate intere di formazione organizzate dai dottori commercialisti e dai ragionieri commercialisti della mia provincia.... le fanno ogni anno (forse uno dei pochi momenti nei quali le due categorie vanno d'accordo) e sono in grande stile, di solito chiamano gente come Maurizio Leo o Fantozzi (ora commissario Alitalia). Ebbene ne ho viste di tutti i colori.
Gente che arriva e si fa dare subito l'attestato di partecipazione (e sono otto ore e mezzo) salvo poi andarsene dopo neanche mezz'oretta (alcuni di questi li conosco pure personalmente), gente che durante il convegno si mette a fare lunghe telefonate disturbando anche chi, come me, va a fare la formazione, gente che tira fuori il portatile e si mette a lavorare, uno addirittura l'ho visto estrarre l'ultimo libro di Camilleri e leggerselo pacificamente.
E allora io mi chiedo..... l'ordine.... il magnificente ordine dei commercialisti (ma il discorso è analogo anche per le altre categorie ordinistiche) cosa vigila sulla formazione? Non sarebbe meglio abbandonare questo tipo di impostazione?
Per quanto riguarda il controllo sul rispetto del codice deontologico e le sanzioni disciplinari.... io calerei un velo pietoso.
Sappiamo tutti come funziona. Volete un esempio?
Quanti sono i tirocinanti che fanno un praticantato fittizio in attesa dell'esame? Questo è un comportamento che va contro la deontologia e che dovrebbe essere denunciato all'ordine di riferimento. So da fonti certe (un ragioniere) che il collegio dei ragionieri diversi anni fà diede il suggerimento ai propri iscritti di non effettuare questo tipo di denunce percè questo porta discredito all'intera categoria (perchè sarebbero costretti ad avviare un procedimento disciplinare).
Quanti professionisti titolati soffiano i clienti ai propri colleghi proponendo tariffe o onorari a forfait talmente bassi che vanno sotto la soglia della decenza?
Quanti "colleghi" diffondono notizie che sarebbero coperte dal segreto professionale?
Nella mia provincia pescarono un curatore fallimentare iscritto all'ordine dei dottori commercialisti con le mani nella marmellata (utilizzava del denaro proveniente da dei libretti di deposito a scopo personale salvo poi reintegrarli qualche giorno dopo)........ finì anche sul giornale con tanto di fotografia.
Aperta la procedura disciplinare.... volete sapere come si è conclusa? Bene, dodici anni dopo aver commesso questa leggerezza quel commercialista è ancora lì, iscritto al suo bell'albetto ed il procedimento si è concluso con un nulla di fatto (di preciso non so come hanno fatto ma io, francamente, mi aspettavo una radiazione o almeno una sospensione per un bel periodo di tempo).
Altro esempio.... il mio medico di famiglia qualche mese fà è finito anch'esso sul giornale (fecero un microservizio anche al TGCom) perchè aveva abbandonato una paziente (scriveva nella lettera fotografata e pubblicata sul Gazzettino) a causa del "caro benzina"...... io mi aspettavo che almeno venisse ripreso dall'ordine dei medici anche perchè dovè la tanto sbandierata deontologia?
E invece l'ordine dei medici lo ha pure difeso.
Con questo non voglio dire che i senz'Albo sono tutti dei santi, ci mancherebbe altro.... comportamenti come quelli sopra descritti ci sono, in egual misura, anche nel fronte dei senz'Albo. Quello che però è evidentissimo è che l'Ordine in moltissimi casi, e con la sostanziale complicità degli iscritti, non vigila e non sanziona ed è diventato, in buona sostanza, un sindacato di categoria.
Buona sera a tutti. Sono nuovo e mi appassiona la discussione (che, per altro, porto avanti da anni).
Domanda: e se l'esperienza si è formata in ambiti diversi rispetto agli studi professionali? Ha forse meno valore? E se ha meno valore chi è in grado di valutare questo minor valore?
E' giusto, per carità, che alcune materie restino riservate (diciamo che pochi andrebbero da un cardiologo sapendo che non ha la laurea in medicina) ma sta accadendo una cosa che io reputo schifosa. Si tende ad attribuire agli iscritti agli ordini professionali, anche di fatto, riserve su determinate competenze o ambiti di attività che finora, per fortuna, sono appannaggio di tutti.
Volete un esempio?
Spesso mi si viene a raccontare che "comunque i senz'albo non hanno un percorso formativo adatto"..... E allora perchè, se siamo così ignoranti, i nostri studi continuano ad incrementare clientela? Perchè la nostra clientela è soddisfatta del servizio che prestiamo?
E approposito di percorsi formativi........ perchè i commercialisti e gli avvocati possono lavorare nell'ambito della consulenza del lavoro anche se il loro esame di stato non tocca minimamente la materia del lavoro e comunque (e sono moltissimi) in realtà ne sanno ben poco? Tanti non si fanno nemmeno le paghe dei propri dipendenti!
Allora, come dicevo prima, è giusto che vi siano delle riserve ove effettivamente queste siano necessarie ma nel mondo delle professioni ci sono talmente tante anomalie che venissero elencate partirebbe come minimo una risma di carta.
Tra queste anomalie c'è il fatto che non vengono mai riconosciuti i diritti acquisiti ed il proprio sapere (e quando invece sono stati in minima parte riconosciuti allora gli ordini professionali sono scesi in piazza gridando allo scandalo). Con questo non intendo un'iscrizione di diritto ad un ordine professionale ma, per esempio, il riconoscimento dei requisiti, in deroga a quelli diciamo tradizionali, che consentano l'accesso all'esame di stato (se voglio operare anche nelle materie riservate) oppure (se voglio operare in materie non riservate) il riconoscimento di un diritto fondamentale: lavorare!
Perchè, per esempio, un ex dipendente di un'azienda che per trent'anni è stato addetto all'amministrazione del personale non può fare, in proprio, la consulenza del lavoro oppure almeno accedere di diritto (tralasciando quindi il titolo di studio) all'esame di stato per l'abilitazione?
Questo ovviamente vale anche per le altre professioni. Ci sono per esempio i c.d. giuristi d'impresa la cui attività è la consulenza legale (ad oggi libera e non quindi vincolata all'iscrizione, previo superamento dell'esame, all'ordine degli avvocati)..... perchè un giurista d'impresa con esperienza (dico io) ventennale deve essere escluso, se è senza laurea oppure se ce l'ha ma non è compatibile, dalla possibilità di fare l'esame di stato?
Viene spesso detto, poi, che "il commercialista non ha esclusive"... falso! Ha le proprie riserve anche se queste sono condivise con altre categorie ma non è vero che la professione del commercialista ne è priva!
Certo che la contabilità, i bilanci e le dichiarazioni le fanno anche i commercialisti (e resta il grosso del lavoro di un commercialista).... ci mancherebbe altro, è una materia libera.....
Nessuno, poi, vuole togliere ai commercialisti tutta la loro (anzi, la vostra) qualità e nessuno disconosce i vostri titoli di studio e la vostra preparazione. Ma la stessa tua preparazione ce l'hanno anche altri soggetti meno titolati.
Quanti anni è andata avanti la diatriba tra dottori e ragionieri commercialisti in merito alle competenze degli uni e degli altri? E ammesso, ma non concesso, che i dottori siano più bravi ed esperti dei ragionieri commercialisti perchè hanno la laurea..... cosa dovrebbe dire quel dottore commercialista che oltre alla laurea ha anche un master di due anni o che ha due lauree, una in economia e commercio e una in sciente politiche? Che è più bravo del dottore commercialista "semplice"?
Quello che voglio dire è che se si ragiona così si arriva a conclusioni che sono antistoriche e del tutto fuori dalla realtà.
Poi c'è un albo che andrebbe cancellato domani mattina con decretazione d'urgenza...... il collegio dei maestri di sci!
Nessuno, fino ad oggi, è mai riuscito a spiegarmi il motivo per cui se vuoi insegnare a sciare a pagamento (senza essere "maestro di sci".... titolo professionale) sei un abusivo..... quale sia la fede pubblica da tutelare con un albo e con la riserva professionale proprio non lo so!
Senza intenti polemici ovviamente.
Grazie della pazienza.