@maxtom said:

... il lavoro non può essere visto solo come fattore economico o sociale, giacché le persone tramite il lavoro esprimono se stesse ovvero non solo capacità produttiva ma anche sogni, attese, speranze per non parlare di idee, creatività e tutto quanto la nostra mente riesce a generare.

Sono d'accordo con te sono definizioni "fredde", ma fotografano bene la realtà, almeno quella voluta dai Datori di Lavoro.

Credo, però, sia interessante l'ultima definizione:

1)Il lavoro è una condizione essenziale per lo sviluppo della persona e per la sua appartenenza ad una società.
2)Il lavoro è un diritto di tutti.
3) Si lavora per ottenere ciò che permetterà di soddisfare i **propri **bisogni: sussistenza e beni relazionali: beni che possono essere fruiti solo da coloro che ne sono i produttori e fruitori, tramite le relazioni che connettono i soggetti coinvolti.

il punto 1) credo esprima quello che di ci tu

il punto 2) è forse il più grande progresso fatto in materia di lavoro dal 1800 ad oggi, anche se spesso non applicato e se oggi, vedi Fornero art.18 ..., vogliono limitarlo

il punto3) è quello a mio parere rivoluzionario il lavoro visto come un bene relazionale, p.e.: vi è capitato di accudire una persona gravemente malata e di sentire nel vostro intimo che mentre voi aiutavate fisicamente la persona, quella aiutava voi psicologicamente e spiritualmente?, oppure banalmente la grande gratificazione che si ha di fronte all'approvazione di un lavoro ben fatto.

In questa concezione il lavoro non è più una semplice prestazione a cui si risponde con un pagamento, ma è la realizzazione (parziale), di una persona nel fare qualcosa di utile ad un altro, il quale ti paga approvando innanzitutto e poi pagando!

ciao
marlomb