• Super User

    Amici o nemici della tecnologia? Adulti diffidenti e i New Millennium Learners

    Da quale parte stare?
    Quali sono le motivazioni alla base della diffidenza che ancora molti adulti, genitori e soprattutto insegnanti, nutrono nei confronti della tecnologia ed in particolare l?uso del computer e di internet?
    Ma anche come possono essere trasformate-se possibile- queste paure in qualcosa di utile che avvicini invece di aumentare maggiormente il distacco generazionale che si potrebbe creare (e che per molti è gia un dato di fatto)?

    Sono stati fatti molti studi in proposito (i dati -che qui in parte riassumo- derivano dai primi risultati di un recente programma di ricerca internazionale promosso dall?OCSE sui New Millennium Learners (NML) gli ?studenti del nuovo millennio?, ripresi ed elaborati nel libro Digital Kids ?che citerò più volte nel corso della discussione in corsivo- a cura di Susanna Mantovani e Paolo Ferri in relazione alla fascia d?età 0-6 anni e al contesto italiano; qualunque altro parallelo o contrario contributo sarà molto gradito, mi limito a riportare dati di maggiore reperibilità e di facile consultazione su internet che io stessa sto cercando di ampliare e verificare anche attraverso l?esperienza personale) dai quali è risultata evidente questa difficoltà da parte degli adulti di traghettare i bambini in un mondo che a loro appartiene-invece- di nascita.

    Credo sia un aspetto interessante da approfondire e continuare a nutrire con eventuali altri e nuovi dubbi che dovessere sorgere o evidenziarsi discutendo, perché i risultati del progetto, i timori stessi che sono emersi, le esperienze negative analizzate, sono stati e sono importanti per continuare e indirizzare meglio la ricerca gia iniziata in questo campo ed hanno, prima di tutto, messo in risalto: la necessaria presenza e attenta regia da parte di un adulto per un sano ed equilibrato accesso dei bambini alle potenzialità delle tecnologie.

    La famiglia è risultata avere maggiore influenza della scuola in questo approccio. I bambini che hanno avuto la possibilità di familiarizzare in casa con il computer e con altre tecnologie hanno, poi, risposto più facilmente ai test didattici sperimentati . I migliori risultati li hanno raggiunti i bambini che vivono e studiano in scuole e famiglie che hanno accesso alla tecnologia, ma che fanno ?a scuola- un uso moderato di quegli strumenti (superando quelli che invece utilizzavano il computer frequentemente).

    La diffidenza nasce soprattutto dalla differenza generazionale tra genitori/adulti e bambini che in questi ultimi anni pare abbia subito una profonda frattura proprio a causa della tecnologia e del conseguente diverso approccio alla stessa. La ricerca (sui Digital kids,nel libro indicato) si muove sulla legittima convinzione che ?i bambini hanno necessità di un?attenzione educativa coordinata e armoniosa; se continuano a esserci troppe differenze nella considerazione del ruolo delle tecnologie nel processo educativo tra genitori e insegnanti, ma anche tra gli stessi genitori e tra gli stessi insegnanti, si possono creare squilibri difficili da recuperare"

    Le paure degli adulti rispetto alla familiarità precoce dei bambini con le tecnologie includono: la paura dello straniero, del diverso, dell?ignoto, di linguaggi che a noi sono stranieri.

    In particolare gli insegnanti temono di non essere sufficientemente pronti a dominare i nuovi mostri tecnologici e di non saper svolgere il proprio ruolo professionale con sufficiente autorevolezza. Le tecnologie digitali vengono vissute di conseguenza come fredde e cattive, elementi dai quali i bambini vanno protetti.

    Le paure dei genitori sono maggiormente proiettate verso il futuro, verso un mondo di adolescenti misteriosi e incontrollabili che questi mezzi potenti rendereanno ancora più alieni, da cui i genitori si sentono tagliati fuori. A tale proposito ho trovato molto interessante la riflessione/provocazione dei curatori del libro: ?Paradossalmente il bambino non visto ma attraverso il quale si vede l?adolescente assorto nel computer che chissà quali mondi sta esplorando, quali linguaggi parla e quali contatti sta stabilendo fa paura perché è solo in casa con la macchina. Le altre paure consuete rispetto agli adolescenti, dipendenze, macchine veloci, compagnie pericolose, sono generate dal loro essere fuori di casa, mentre il loro essere in casa sarebbe rassicurante ?.

    Ho cercato di dare solo un accenno del panorama su cui continuare ?volendo- la dipanatura di questo intricata e interessante tematica ancora completamente aperta e bisognosa di cure. Le paure obiettivamente analizzate e organizzate, possono guidarci a prevenire futuri problemi e futuri distacchi: ?Paure fondate, alle quali vanno trovate risposte responsabili, aperte e non repressive, perché impedire ai bambini una precoce familiarità con questa nuova struttura digitale del mondo vuol dire tagliarli fuori dal futuro?.

    Un altro interessante aspetto che dalla sfera del timore può essere traghettato a quella dell?entusiasmo costruttivo riguarda il rapporto tra il vecchio e il nuovo: Partendo dalla considerazione di dati e di una realtà ?come abbiamo gia evidenziato in altre discussioni- immersa nel digitale, da cui sembra inutile e anche dannoso tentare solo di fuggire- risulta importante chiedersi ?se il nuovo ambiente digitalmente esteso non debba costringere la scuola fin dai primi anni a trovare mezzi, spazi, tempi, interazioni nuove affinchè i saperi e le esperienze di un passato che si allontana sempre più in fretta per i ragazzi non vadano definitivamente perduti. Come fare cioè a traghettare nel nuovo mondo i saperi del vecchio mondo e far sì che riprendano vita??

    Per concludere e riassumere: Ci sono effettivamente, realmente, obiettivamente dei validi motivi per non favorire una precoce familiarità dei bambini con la tecnologia? I motivi e le paure che ne sono alla base, non possono essere risolti in altro modo e cioè conoscendo meglio le potenzialità della tecnologia e guidando i bambini a conoscerla e utilizzarla in modo da combattere , prevenendo, proprio ciò che temiamo?
    :ciauz:


  • Super User

    Aggiorno con gli ultimi articoli apparsi (anche) sull'Ansa in merito ai danni o vantaggi portati dalla tecnologia, che spargono ancora più nebbia sulle paure o comunque poche certezze nelle famiglie che leggono.

    Qualche giorno fa, infatti, è stato scritto da varie fonti:
    Videogiochi d'azione migliorano la vista.

    Dunque (come rileva uno studio della University of Rochester, pubblicato su Psychological Science), cimentarsi in videoghiochi piuttosto movimentati, per un paio di ore al giorno per un mese, migliora del 20% la capacità di identificare al volo le lettere in un test simile a quello utilizzato dagli oculisti per misurare la vista: Dopo 30 ore i giocatori mostrano un sostanziale miglioramento del campo visivo; anche in uno spazio affollato riescono a percepire in modo più nitido i singoli segni, lettere o figure.
    Daphne Bavalier afferma che i videogiochi d'azione spingono il sistema visivo al limite e costringono il cervello a stargli dietro.

    Questa notizia era stata però preceduta da un'altra: Computer come droga per gli Italiani;
    e seguita da un'altra ancora: L'ufficio fa male alla salute: in quest'ultima, le ore passate dai lavoratori davanti allo schermo di un computer e al cellulare "peggiorano la vista", provocano (o forse sarebbe meglio dire possono provocare) problemi alla schiena, alle dita, alla testa e all'udito.

    E' di oggi poi quest'ultima notizia: navigare in Internet aiuta il lavoro; uno studio australiano (sul Workplace Internet Leisure Browsing -Wilb) sostiene che chi si dedica, nel massimo di un 20% di tempo lavorativo totale, a svagarsi su internet, ottiene poi un incremento di produttività del 9%. Oltre il limite del 20% si ottiene, invece, l'effetto contrario.

    L'ultimo articolo -che mostra come la nostra realtà, volenti o nolenti, sia davvero cambiata attraverso la tecnologia- è quello che ci racconta che ormai il pesce d'aprile si fa on line.

    Mi sono allontanata dal mondo dei bambini, ma non del tutto. Chi legge è, infatti, l'adulto che poi deve scegliere alla base come e se coadiuvare l'accesso alle tecnologie per i bambini stessi.
    Da questa piccola panoramica, specie ad una lettura superficiale, fatta di titoli più che contenuti, viene fuori una certa pericolosità delle tecnologie in se (se dannose per gli adulti figuriamoci per i bambini);
    da un esame appena più approfondito invece, non emerge nulla di nuovo da quanto fin'ora evidenziato e cioè che la differenza la continuano a fare il "quanto e il come" utilizziamo le tecnologie, oltre ad evidenziare, ancora una volta, che si tratta di qualcosa (l'era digitale) che è più reale della nostra difficoltà ad accettarlo (e a comprenderlo, vista la giungla di notizie contraddittorie o comunque trattate in modo fuorviante).
    :ciauz:


  • User Attivo

    Per quanto riguarda le indagini sul rapporto tra la tecnologia e bambini/genitori sono interessanti i seguenti rapporti:

    ISTAT, ?Le tecnologie dell?informazione e della comunicazione: disponibilità nelle famiglie e utilizzo degli individui?, Argomento: Famiglia e Società, indagini Multiscopo (campione italiano), che indica la frequenza d'utilizzo dei PC e d'Internet per età;

    Eurispes ? Telefono Azzurro, ?9° Rapporto Nazionale sulla Condizione dell?Infanzia e dell?Adolescenza?, indagine su campione italiano, che indica il gap generazionale tra genitori e bambini;

    MacArthur Foundation - University of California Irvine, ?The most extensive U.S. study on teens and their use of digital media?, anno 2008, indagine su campione statunitense, che indica la necessarietà di utilizzare Internet per le nuove generazioni.

    Quello che credo dobbiamo concepire ed anche in fretta è che la nostra è un'epoca di transizione in cui tempo e spazio sono cambiati grazie alla tecnologia da noi inventata per soddisfare bisogni di progresso; ed ogni tecnologia ha le su conseguenze:
    intensificazione, obsolescenza, riscoperta, inversione [H.M.McLuhan]:?

    Prendiamo per esempio la rete Internet, essa intensifica la globalizzazione, fa diventare meno importante anche se non obsoleto il concetto di identità territoriale, fa riscoprire l'agorà - la piazza democratica del colloquio interattivo tra pari, ed inverte l'evoluzione da villaggio a città e poi nazione verso un villaggio globale.:)Quindi direi noi adulti accorgiamoci che il mondo sta cambiando e molto in fretta e facciamo in modo che il nuovo alunno sappia muoversi in questo mondo forte della conoscenza di quello appena passato, il genitore si apra al progresso utilizzando il suo modo di ragionare dell'epoca moderna (la critica) e trasmetta ai figli il suo passato alla luce delle nuove modalità, questa è la sfida.

    Ciao :ciauz:


  • Super User

    Ciao marlomb, grazie del tuo intervento e delle segnalazioni che hai inserito :).

    Il punto è -come hai ben centrato tu: la sfida.

    Si può partecipare tutti insieme collaborando o si può girare la testa altrove (per paura del pericolo o perchè ci si sente inadeguati).
    A me il concetto sembra semplice: più allarghi il cerchio più opportunità -sia in senso negativo che positivo- avrai. Mentre ed al contrario, la chiusura non è mai la strada migliore per l'uomo.

    :ciauz: