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J.L. Borges - Uno spazio dedicato
Salve a tutti.
Apro qui nel Forum GT un piccolo spazio dedicato al mio autore preferito, l'argentino Jorge Francisco Isidoro Luis Borges (Buenos Aires, 24 Agosto 1899 ? Ginevra, 14 Giugno 1986): narratore, romanziere, saggista, poeta, critico letterario ed innovatore di linguaggi.
Quando per la prima volta ho posato gli occhi sulle sue Finzioni, anni fa, la mia vita di lettore è profondamente cambiata: è stato come passare dal muoversi a piedi al volare in Concorde; un salto di livello che rende quasi impossibile tornare indietro.
Da quel momento, cerco ogni volta che posso di leggere qualcosa che sia stato scritto da lui o con la sua supervisione, collaborazione, approvazione; non sono ancora rimasto deluso.
Non so se qui in GT ci siano altri ammiratori di Borges come il sottoscritto; se ce ne fossero, mi piacerebbe conoscerli, scambiare opinioni e consigli sulle sue opere da leggere in futuro - me ne mancano parecchie - o su testi affini.
La discussione è a disposizione per ogni tipo di riflessione, dallo stile alle traduzioni, dalle invenzioni narrative a quelle verbali.
Se ci siete, là fuori, fatevi pure avanti. Sarà un piacere conversare con voi.
Leonov
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Ok, il desiderio di parlare di Borges è troppo, dunque comincio io. Poi si vedrà.
Per iniziare degnamente il viaggio, vi propongo le parole con le quali l'autore stesso ha voluto che si aprisse l'edzione definitiva della sua opera omnia.
Si tratta di una dedica, apposta da Borges nella prima pagina della raccolta di poesie intitolata *Fervore di Buenos Aires *(1923), lavoro giovanile ancora lievemente immaturo.
Per le chiacchiere rimandiamo a dopo: ora il testo, subito.
[CENTER]A chi mai leggerà.[/CENTER]
[CENTER]Se le pagine di questo libro
contengono qualche verso felice
possa perdonarmi il Lettore la scortesia
di averlo usurpato io per primo.
I nostri nulla differiscono di poco,
ed è fortuita e triviale la circostanza
che fa di te il lettore di questi esercizi
e di me il loro estensore.[/CENTER]Che ne pensate? Personalmente lo trovo notevolissimo, anzi di più.
Credo che questo piccolo gioiello sia molto istruttivo, perché mostra in poche righe tutte le caratteristiche dello stile di Borges.
C'è l'uso di termini piuttosto singolari, ma allo stesso tempo precisissimi (usurpare, esercizi, triviale, estensore), che pur nella loro chirurgica precisione - quasi gelida - riescono a creare una parvenza di atmosfera rarefatta e soave.
Poi ci sono dei momenti di delicatezza assoluta e raccolta ("qualche verso felice", "perdonarmi la scortesia"), che suggeriscono tutto il rispetto dell'autore nei confronti del pubblico, dell'opera e soprattutto delle parole, la più grande risorsa - forse l'unica - di Borges.
Una piccola perla squisita, questa dedica, al cui centro sta una frase di geometrico candore, lieve ma sconvolgente; la riscrivo:
I nostri nulla differiscono di poco.
Ed ecco una chiave per interpretare Borges: il paradossale, l'onirico, il surreale, l'immaginifico. La sospensione delle regole logiche in ragione della potenza della singola frase, che obbedisce ad una propria matematica assurda ma coerente.
In termini strettamente formali, "I nostri nulla differiscono di poco" è una contraddizione purissima: i nulla sono per definizione tutti uguali, perché esiste un solo Nulla (l'insieme vuoto, contrario dell'insieme Universo che ha in sé ogni elemento), però essi - nella costruzione sublime dello scrittore - riescono non solo ad essere diversi gli uni dagli altri, ma addirittura a distinguersi "di poco", quasi di un niente.
Eccezionale, non credete?
Borges è sempre così: che scriva saggi su Dante (ne ha creati nove che da soli basterebbero per capire la Divina Commedia meglio che in un corso universitario pluriennale) o racconti su biblioteche infinite e periodiche, la sua prosa è abbagliante e splendida, complessa ma scorrevole; un labirinto increspato di sfumature e rivoli, curati tutti con grazia e governati da una conoscenza delle parole che ha qualcosa di sovrumano.
Spero avremo modo di parlarne ancora.
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Lo conosco appena Borges.
Ma da quel che vedo e che leggo lo conoscerò meglio in futuro.
**«Ogni poesia è misteriosa; nessuno sa interamente ciò che gli è stato concesso di scrivere.» **
J.L. Borges
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@WWW said:
Lo conosco appena Borges.
Ma da quel che vedo e che leggo lo conoscerò meglio in futuro.
Ciò mi rende felice, davvero.
Anche perché, se cerchi gli aforismi intelligenti, ti assicuro che Borges ne è stato un produttore compulsivo non meno di gente come Oscar Wilde o Stanslaw Lec; le sue frasi, però, risultano a volte così sottili, eteree e particolari che la loro diffusione stenta a decollare.
Cercheremo di rimediare qui.
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Anch'io conosco appena Borges e sono felice di seguirti in questi approfondimenti. Alla prima lettura della dedica ho, infatti, sentito vibrare tante corde, moltissimi richiami.
Sento il bisogno di approfondire quell' "averlo usurpato" che immagino come un guizzo, uno sguardo improvviso nel mondo degli archetipi che imprime una nuova visione di quello che si considera realtà.
Così "fortuita e triviale" ...
Comincerò con le *Finzioni *allora, a breve ti potrò seguire meglio
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Ciao Leonov
Io Borges non lo conosco affatto: mai letto niente. Devo dire che a frequentar te non potevo non soffermarmi sulla sua esistenza.
Per farla breve ho comprato L'Aleph.... Works in progress.
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Gentili damigelle, è innanzitutto un piacere sapervi interessate a Borges: la cosa mi riempie il cuore e sarà per me un vero piacere fare questo viaggio in vostra compagnia e insieme a WWW, che pure ha onorato l'argomento di un suo commento.
@cherryblossom said:
Comincerò con le *Finzioni *allora, a breve ti potrò seguire meglio
Scelta eccellente, Cherry: quell'opera è, a mio modestissimo avviso, davvero magistrale.
@Nimue del Lago said:
Per farla breve ho comprato L'Aleph...
Altra ottima scelta: questa silloge di racconti la conosco meno, ma a casa ne ho copia e presto mi ci butterò a corpo morto, così da non restare indietro rispetto a te.
Una buonissima lettura ad entrambe (di Borges, ma anche di qualsiasi altra cosa vi piaccia).
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Accolgo il gentilissimo invito di Leonov e mi affaccio (con discrezione e doveroso silenzio) in questa Biblioteca cercando, tra i suoi infiniti scaffali, un libro di Borges...
Nel mentre, sul tavolo su cui ho posato carta, penna e telefonino (spento!), lascio anche un ritaglio del New York Times del 6 gennaio 2008, su cui gli altri frequentatori della biblioteca potranno lasciar cadere l'occhio distratto...
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Benvenuto, Archimede, tra i polverosi scaffali e i severi cartigli della nostra raccolta ma tenace Biblioteca: il silenzio che ti accoglie è assai benevolo e carico di gratitudine, alla quale unisco la mia per aver accettato l'invito a passare da qui.
Articolo interessante e bizzarro, quello che segnali, ma quando si parla di Borges certe sottili dissonanze si trasformano in armoniose coordinazioni: vi si afferma (mi permetto di riassumere per dare un senso a quanto sto per scrivere) che l'austero Borges, tradizionalmente legato ad un universo di libri cartacei e mondi antichi al punto da poterlo considerare un autore quasi indifferente alla tecnologia, potrebbe in realtà essere stato un profeta della più recente rivoluzione informatica, da Wikipedia alla blogosfera.
Il paragone è forse appena azzardato, ma non del tutto errato: lo scrittore di cui parliamo qui ha spesso spiazzato con le sue riflessioni e potrebbe tranquillamente essere stato un precursore inconsapevole di progressi ai suoi tempi impensabili.
Ho ritrovato con estremo piacere la storia intitolata "Funes, o della memoria", su un uomo il cui destino, magnificamente atroce, è quello di poter ricordare tutto, ma proprio tutto ciò che accade.
Per un Bibliotecario (virtuale, per di più) come il sottoscritto, questo miraggio è eccelso - sebbene spaventosa sia la prospettiva di non perdere proprio nulla: in fondo, i ricordi hanno valore proprio perché sono ciò che sopravvive ad un rumore bianco che svanisce in fretta.
Poi un altro grande classico: "La Biblioteca di Babele". Non anticipo nulla sulla storia, ma mi limito a lasciare qui una curiosità.
L'idea originale del tema - una "biblioteca totale" costruita a tavolino con criteri matematici che contenga per definizione tutto quanto è stato e sarà scritto - non è di Borges: egli stesso la ritiene intuita da Aristotele (sebbene il greco non abbia mai affrontato esplicitamente il problema), e la rintraccia in G. T. Fechner e in Kurd Laßwitz, primo autore a scrivere un dettagliato racconto a proposito.
Lo scrittore argentino che celebriamo qui, però, ha avuto il merito di prendere questa idea e trasfigurarla come solo lui sa fare, partorendo un piccolo gioiello letterario che si concede perfino il lusso di auto-smentirsi interamente in una ipnotica nota finale, magica anch'essa e non meno geniale.
Ricordi meravigliosi, da far lacrimare questi occhi impolverati.
Grazie davvero per essere passato. Spero vorrai tornare. Questi saloni saranno sempre a disposizione tua e di tutti gli altri lettori.