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Rieccomi per alcune osservazioni minime:
- Lieto di aver chiarito l'equivoco da parte mia nell'uso di "riferimento"; da questa precisazione è derivata la tua descrizione, potente fin quasi a sfiorare l'iconico, dell'incontro/coniugio con la tridimensione.
La mia anima più "letteraria"e "poetica" ha molto gradito, apprezzato e goduto.
Ammiro e, forse, segretamente invidio la tua predilezione nei riguardi della sintesi rispetto all'analisi, che invece per me è strumento irrinunciabile per una interpretazione (meglio: un tentativo di interpretazione) del reale e soprattutto per una condivisione di idee - fondamentale in ambito scientifico.
Non riesco tuttavia a scegliere una volta e per tutte la via della sintesi: forse per pigrizia, forse per lentezza, forse anche per un narcisistico amore verso il fluire placido di un oceano di parole, mi piace molto attardarmi sui concetti e lasciare che ogni loro sfumatura trovi almeno un rivolo di frasi per poter emergere.
- "Vittoria" e "trionfo" non erano usati in senso ironico, ma quasi letterale. Enrico Fermi stappò una bottiglia di quello buono quando accese la sua pila atomica a Chicago; Archimede saltellò, nudo come un verme, gridando lieto il suo "Eureka!" al mondo.
Gli scienziati, a volte, si esaltano per i risultati raggiunti. Non tutti, non sempre, ma capita.
Il loro operato, le loro scoperte (per quanto grandi e generali), restano un evento risibile nell'economia del Cosmo, ma la loro vanità li porta a far festa. Attestavo un fatto storico, senza necessariamente censurarlo, deriderlo o condividerlo - men che mai mi permettevo di usare sarcasmo nei confronti tuoi o della presente discussione, per la quale nutro un rispetto profondo.
- La postilla sulla condivisione mi ha molto illuminato: ero fermo in una concezione troppo letterale e formale delle tue idee, che interpretavo come uno schema prescrittivo e non suscettibile di personalizzazione.
Ora invece so che il tuo spazio tripartito, pur nel suo rigore, ha un carattere fluido che si rivela nella libertà che ha ciascuno di cambiare assi, ruotare i piani e, fermo restando il ternario, vivere singolarmente la verità che dalla sua perfezione discende.
Mi preoccupa solo un po' quello che chiamerei "effetto Babele", la generale confusione tra due interlocutori che parlano della medesima cosa, ma che la vedono attraverso prospettive così opposte da non riuscire proprio a trovare un punto di incontro.
Temo però che tale eventualità sia molto più comune di quanto io possa temere; allo stesso tempo, noi due qui, pur così diversi e provenienti da mondi e punti di vista che difficilmente potrebbero accordarsi, stiamo conversando e riusciamo quantomeno ad intenderci (siamo forse passati dalla "condizione" alla "affinità" del tuo ternario, pur se in fase pupale?).
Dobbiamo procedere navigando al piccolo cabotaggio, è vero, ma meglio questo di niente, almeno secondo me.
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Mi hai fatto notare una cosa che, effettivamente, avevo largamente sottostimato, dunque ti chiedo ciò che tu ti domandavi per quale motivo non mi incuriosisse: quali sono le altre due misure della coscienza, oltre al tempo?
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Forse è vero, a volte può sembrarti che io "giochi" con le assonanze; però il sistema che tu ormai da tempo vedi intero, onnicomprensivo e totalizzante, io qui lo vedo a sprazzi, a tranci, a macchie; più il quadro si completa, più le analogie prenderanno il posto delle assonanze. Nell'attesa che il processo si compia - spero che la cosa non ti dispiaccia troppo - le assonanze saranno tra i pochi strumenti di cui disporrò per orientarmi.
Esse mi aiuteranno, non solo sul piano intellettuale ma anche su quello sentimentale, ad avvicinarmi alla tua visione.
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Energia: ne vedo una potenziale (l'altezza), una cinetica (la larghezza) ed una di interazione (la profondità), ma forse è solo l'ennesimo tentativo di combinare il tuo sistema con le mie nozioni scientifiche. Perdona questa goffaggine e lasciala cadere pietosamente nell'abisso; io non me la prenderò.
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Sospettavo che il discorso su Dio ci avrebbe portato lontano... La mia personale esperienza, la mia formazione e le mie riflessioni mi hanno condotto negli anni ad alcuni atteggiamenti distinti nei confronti dell'ambito religioso, fermo restando l'assoluto rispetto verso le scelte personali di chicchessia.
Penso che avremo modo, con il tempo, di tornare sulla questione: per il momento lascio l'analisi e tento la via della sintesi qusi brutale.
Per quel che concerne gli aspetti pubblici, politici ed economici delle religioni, vedo in essi solo una variazione sul tema - nemmeno troppo originale - del controllo sociale. Il che è quasi assurdo, se si pensa che, ameno per la fede cristiana, l'assioma di base è la libertà assoluta dell'uomo, anche quella di ripudiare Dio. La struttura castale indiana sarà più impietosa, ma almeno è onesta.
Per quel che concerne la Teologia razionale, vedo in essa una contraddizione essenziale: in Dio - quale che sia - si crede e basta; ogni presunta dimostrazione razionale di tale assunto è piuttosto audace, per non dire superflua o, peggio ancora, tracotante (l'uomo che "dimostra" Dio gli è in qualche misura superiore).
Per quel che concerne il problema "Si deus est, unde malum?" credo che le risposte offerte dal modello occidentale siano molto insoddisfacenti: o si ammette che Bene e Male pari sono - principio binario di equilibrio - o si presuppone un Dio amorale (non immorale) che contempla in sé positivo e negativo.
Forse però c'è una terza via: credo che tu abbia indagato la questione e, forse, c'è un ternario che può risolvere lo stallo. Se ti va, possiamo parlarne.
Sulla questione "Dio c'è?", in conclusione, mi trovo ormai da tempo in uno stato di sereno, pacato ma fermo agnosticismo: il problema non me lo pongo - non potrei risolverlo in nessun modo - e mi affido ad altri sistemi di valori, umani, umanissimi, per provare a sopravvivere decentemente nel tempo che mi è concesso.
Ciò non mi ha impedito di concepire e sviluppare pensieri su Dio, sulla sua caratterizzazione, sul problema del Male e su altre questioni, ma è stato solo un piacevole, interessantissimo esercizio accademico. Se vorrai, avremo modo di discutere di questi miei "divertimenti teologici", un po' alla volta, in futuro.
- Proverò a parlare ad altri del nostro dialogo: sono qui da poco tempo e non conosco molte persone, ma non mancherò di dare conto del dibattito in corso.
Mi preme però sottolineare che la targhetta di "esperto" non mi rende più interessante o appetibile, né mi dà in questo luogo alcun tipo di autorità: su ogni aspetto della vita ci sono figure ben più titolate del sottoscritto, veri periti.
Se però potrò usare il titoletto come esca per attirare qualche vero sapiente qui, sappi che la sfrutterò fino all'ultima goccia di credibilità.
Poscritto: Insisti nel sottostimarti, ma te lo ripeto: io non trovo niente di ridicolo o strano qui. È una squisita conversazione tra persone che hanno qualcosa da dirsi.
Poscritto 2: Non credo nell'astrologia (da anni dà per certi amori e successi mai arrivati) ma, se ti interessa, il mio quadro astrale dice "Cancro ascendente Vergine"; secondo alcuni, pessima combinazione.
Alla prossima.
Leonov
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Se vorrai, avremo modo di discutere di questi miei "divertimenti teologici", un po' alla volta, in futuro. Sarà molto interessante leggere le vostre disquisizioni teologiche nell'Area **La Fede e le Religioni.
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E perché no?!!...
Andrez, ciao!
Eccoti una mia vecchia poesia che, nella smisuratezza della mia presunzione (testata anche in questo Forum da alcuni) è paragonabile, anzi complementare a una celeberrima poesia di Ungaretti del ‘17: “MATTINA – M’illumino | d’immenso” (titolo e due versi ternari senza punto, che io avrei riunito al suo posto in settenario mettendoci anche un esclamativo in fondo). La quale – mia – potrai a piacimento trasferirla dall’altra parte dove si parla e si dibatte su Dio, e dove non ti dispiacerebbe – ho capito male? – che ci capitassi con l’ormai amico Leonov a disquisire intorno a quell’idea ‘eccellente’.
Questa la poesia: “OH SANTO! – Dimmi, Despota, qual è la Vicenda?”
Se fai questo trasferimento, può bastare titolo e verso – ne converrai. D’altra parte ogni disquisizione nasce da una inquietudine; e qualsiasi inquietudine può essere, se si vuole, materializzata in una domanda precisa, prima ed ultima. Ovviamente il ‘Despota’ del mio sublime endecasillabo è Dio e la ‘Vicenda’ (attenzione! – la ‘vu’ è maiuscola come la ‘di’) è la mia unica/strettissima/non monetizzabile – neppure Lui potrà farlo – vita. Beh, non credi che potrebbe essere un incipit da altare o da poema (come sottofondo ci vedrei un pezzettino del Requiem di Mozart) o una entrée da Madame de Pompadour (qui magari un largo sensuale d’archi di Hendel) o andando nello stratosferico del sacrale un fiat lux! di memoria biblica/non solo (per questo basterebbe invece un segmento minimo – come un’esplosione – di mega/concerto dei Rolling Stone) – eh, non credi?
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Puoi ovviamente editarlo se vuoi.
Anche qui però, la più spietata delle tue note sarebbe benvenuta
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A Leonov
lieto di aver chiarito l'equivoco Bene!
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**la mia anima ha molto gradito Grazie.forse invidio la tua predilezione della sintesi Non farlo: pensa piuttosto d?integrare in ternario il binario analisi/sintesi. Non dimenticare che i tre elementi sono compresenti, simultanei e interagenti. Ti cito dal mio libercolo: ?Analisi come separazione, smembramento, parcellizzazione?... Sintesi come riduzione, o somma, o condensazione? Le due operazioni ? di analisi e di sintesi ? impongono una terza che le fonda e giustifica: il significato. || Una determinata analisi ? o una determinata sintesi ? può non avere significato per le ragioni più diverse: mancanza di chiarezza, tempestività eccessiva, articolazione cervellotica... Dunque persone, oggetti, situazioni nel cui perimetro si sviluppa quella analisi ? o quella sintesi ? devono per forza avere significato, un significato preciso e motivante. || Perfino l'assurdo, l?inconsistente e il demenziale sono analizzabili/sintetizzabili se significano qualche cosa. Ma non sono analizzabili/sintetizzabili, senza attribuirgli significato, un gesto eclatante, un atto virtuoso, un comportamento impeccabile.?
non riesco a scegliere una volta e per tutte la via della È un tuo problema: dicendo questo, ti muovi nella dualità confliggente di questa cultura che ci alimenta (te) e ci intossica (me): non devi scegliere ? capisci! Ogni uomo è significante; per ciò stesso analitico; per ciò stesso sintetico. Impara piuttosto a distribuirti equanimemente fra questi tre elementi. E se non ti piace il mio concetto di ?significato?, trovane un altro? Ma credici!
"vittoria" e "trionfo" non erano usati in senso ironico Lo so? ? frequentandoti, imparo sul tuo conto! Hai una qualità del pensiero che attribuisce significati i più sfumati alle parole che usi, soprattutto discorsive.
gli scienziati a volte si esaltano Lasciati anche esaltare, ma dillo in prima persona? (io/ego | io/homo | io/deus). Un uomo di scienza crea al suo esterno un diverso crepaccio dicendo ?gli scienziati si esaltano? oppure ?io mi esalto? ? non ti pare?
le loro scoperte restano un evento risibile nell'economia del Non è vero per me? In ognuno la parte scientifica (di transito) analizza/razionalizza la parte sensoriale/sensibile (di partenza) per sintetizzarla/simbolizzarla successivamente in? (di arrivo). Io dico la poesia, ma tu pensa quello che vuoi. Una raccomandazione amica semmai: non specializzare l?umanità/ciascuno che siamo in classi quali la filosofia, la scienza, l?arte? Ogni forma di specializzazione coarta l?uomo: lo riduce, lo confligge, l?obbliga a stare al suo posto. Questo ? se ci pensi ? conviene soltanto a? Ti propongo al riguardo un ternario: SISTEMA|CULTURA|POTERE.
la postilla sulla condivisione mi ha Anche tu mi stai aiutando? (Se non altro a spiegarmi, ché ne ho bisogno!)
mi preoccupa l? "effetto Babele" Usi una parola della Bibbia!... Facci caso: ogni volta che descriviamo dolore/angoscia/rinuncia/disordine/crudeltà/uccisione/lotta/colpa/castigo? in un modo o nell?altro ricorriamo a libri sacri (comprendoci gli ideologi dalle età classiche ai nostri giorni). Invece della Torre summenzionata pensa al quadro variopinto|pulsante|magico d?una metropolitana di grande città in ora di punta d?un giorno festivo dell?anno (sempre che riuscissi, lì in mezzo, a rimanere fermo nella tua consapevolezza, a non frantumarti).
allo stesso tempo noi due C?è sempre un che di ?salvabile? ? vedi ? che ?intrattiene? le nostre coscienze!
quali sono le altre due misure della COSCIENZA = potenza|tempo|opera. Se fossi un geometra, preferirei l?equazione COSCIENZA = cerchio|linea|spirale. (Tornando ad essere invece quello che non riesco mai ad essere ? cioè contadino ? metterei a dimora in quest?altro ternario la mia coscienza: alberi|stagioni|frutti.) E secondo te?...
ne vedo una potenziale, una cinetica, una d?interazione Se ne riparlerà incontrandoci/scontrandoci sulla nostra visione cosmologica (o semplicemente divergendo). Intanto scelgo questo: ENERGIA = volontà|fuoco|polverizzazione (ma preferisco frantumazione ? poi ti dirò).
il discorso su Dio? avremo modo? D?accordo.
per quel che concerne la Teologia? "Si deus est, unde malum?"? forse c'è una terza via? Comincerei a mettere due paletti? Qui, ternari di sicuro riferimento sono: VERITÀ = sensazione|ragione|sentimento e VERITÀ = sensibilità|ragione|fede. A spiegarteli ti basti intanto un altro segmento del mio Teorema: ?Pochi binari come sentimento/ragione ? o fede/ragione ? hanno lacerato in profondità l?uomo. Il culto della ragione ha dominato ambienti ed epoche, posseduto intelligenze geniali, segnato opere monumentali; di contro il culto del sentimento. Altrettanti i variegati culti della fede contrapposta a ragione. || Ragione come logica, lume, scienza? sentimento ? o fede ? come intuizione, passione, slancio? I partigiani dell?uno e dell?altro schieramento si sono arrogati autorevolezze, privilegi e possessi. E quando non hanno affilato le armi, si sono spartiti discipline, cattedre e patrimoni, tracciando i loro discrimini come voragini geologiche. || Tuttavia all?uomo storico è mancata acutezza nel mischiare/confondere percezione concreta (sensazione) con percezione sottile (sensibilità). Come è mancata acutezza nel mischiare/confondere amore concreto (sentimento) con amore sottile (fede): ovvero la sensazione ? primo elemento mancante ? che sola apre, se razionalizzata, al sentimento; oppure la sensibilità ? primo elemento mancante ? che sola apre, se razionalizzata, alla fede.? Cosa voglio dire con questo?... una infinità di cose che dispiacciono all?umanità corrente e ai suoi campioni! Vedi, Leonov, se c?è qualcuno che non riesce a pensare alla morte come a un fatto sì naturale ma psicologicamente tragico, io chiudo il discorso allo stesso modo in cui lo chiudo con una formica che mi transita sul letto, un cane che m?abbaia fra le gambe, un balordo incrociato per strada o un demente che m?immagino assistito in un qualche istituto compassionevole: non ho nessuno strumento per comunicare con loro. Allo stesso modo chiudo il discorso con chi mi dice che ?crede in Dio e basta?, con chi mi dice che reputa vero solo ciò che ?riesce a dimostrare razionalmente?, con chi mi dice che ?Dio ha creato il bene e l?Uomo il male?, ecc. Frasi del genere, atteggiamenti del genere, convinzioni del genere lacerano l?Uomo: ne fanno sudditanza, schiavitù, macello? Il problema non è Dio (c?è/non c?è), non è la Verità (si dimostra/non si dimostra), non è il Male/il Bene (cosa è bene e cosa è male). Da una parte c?è la Morte, che assilla l?uomo e lo schiaccia, dall?altra c?è la Vita, che ognuno vorrebbe incastonare nel Potere. Ma di questo potremo parlarne lungamente, no?
poscritto Grazie ancora! alla prossima.
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Seguitiamo con lo scambio; stavolta alcune riflessioni marginali - sempre che esista qualcosa di davvero "marginale" - ed uno spunto più complesso, dulcis in fundo.
- Sintesi vs. Analisi (e il ternario Sintesi|Analisi|Significato): sono d'accordo sul fatto che certi fenomeni e certi ambiti siano difficilmente riducibili a mezzo di una sintesi, o siano impossibili da sondare con strumenti analitici; manca come sempre il terzo convitato.
Mi domando tuttavia: nella maggioranza dei ternari finora proposti ravvisavo un principio di equilibrio perfetto delle parti (ad es. pathos|ethos|logos hanno in partenza pari forza, così come le tre dimensioni spaziali), mentre in questo caso sembra che il "significato", innescando analisi e/o sintesi, sia a queste superiori. Ho frainteso il peso semantico dato al termine che chiude il ternario, oppure può accadere che nella tua teoria una triade si presenti in qualche misura sbilanciata su un lato del triangolo?
Sempre in questo ambito: cercavo di figurarmi una possibile forma espressiva che riuscisse a superare il binomio analisi/sintesi, però nell'ambito che più spesso frequento, cioè la produzione di prosa scientifica.
Mi spiego. In un testo di Matematica trovano posto essenzialmente due classi di oggetti: da un lato le formule e gli enunciati dei teoremi o lemmi (sintesi, per lo più), dall'altro le dimostrazioni, le discussioni, i corollari, le osservazioni a margine e gli esempi/esercizi (analisi, per lo più). Per quanto i due ambiti possano provare a venirsi incontro, giustapponendosi all'interno di un paragrafo, essi restano definitivamente immiscibili: una formula con dentro un commento perderebbe la sua universalità, la sua brevità e la sua immediatezza; un discorso condensato all'eccesso perderebbe la propria forza argomentativa, trasformandosi in un assioma da prendere o lasciare.
Capisco che il significato sia ovunque sotteso al testo, tanto nella parte analitica quanto in quella sintetica, ma secondo te è possibile rintracciare un tipo di comunicazione in cui la dicotomia si risolva in ternario con una chiarezza più evidente? Poesia? Prosimetro? Arte plastica e figurativa?
- Una curiosità lessicale: nel trinomio sistema|cultura|potere mi è sembrato di percepire una sfumatura peggiorativa, come se di quelle tre parole fosse colto eminentemente l'aspetto di controllo delle coscienze, delle intelligenze e delle azioni umane (che pure è indubbiamente presente).
Mi chiedevo allora se quelle medesime parole, reinterpretate invece in senso diverso, trovassero nella loro nuova collocazione anche sfumature più positive.
"Cultura", almeno per me, non è solo il "bagaglio culturale" che, a vari livelli, può perfino rallentare il compimento di una maturazione individuale e sociale; ci vedo anche la ricerca personale di una prospettiva unificante, di una "enkyklios doctrina" alla Vitruvio, ovvero proprio quella globalità che tu stesso invochi più oltre, scagliandoti - secondo me a ragione - contro l'ossessiva parcellizzazione e specializzazione del sapere in saperi sigillati entro compartimenti a tenuta stagna.
Qualcosa di simile accade con "sistema", in cui trovo anche la stabilità sociale, il tentativo di un bilanciamento delle ricchezze, il soccorso ai meno abbienti. "Potere" è più ambiguo, come termine, ma non penso comunque che ai miei occhi possa mai rivestirsi di soli significati deprecabili.
- A proposito di "potere": accanto a tale concetto - che io lego ad una conquista personale da parte di chi appunto aspira al comando e al controllo - vedo altre due facce: l'*autorità *(potere concesso da parte di una gerarchia sovrastante, non necessariamente conquistato) e la *credibilità *(che invece si conquista sul campo ed è data dal rispetto di chi ci circonda, ma che non comporta maggior potere né investiture dall'alto).
Gradirei una tua opinione circa tali parole: se esse possano aspirare a formare un qualche trinomio, o se restino su piani separati.
- "Gli scienziati a volte si esaltano"... Mi piacerebbe far parte della frase, ma scienziato non sono ancora - chissà se lo sarò mai - e scoperte non ne ho mai fatte. Però, aggiungo, mi sono esaltato anch'io, nel mio piccolo, dopo aver creato qualcosa che giudicavo degno di approvazione.
La riflessione sulla risibilità delle scoperte umane era un portato di studi e convinzioni personali, motivata da due ragioni essenziali. La prima: conosciamo davvero poco sull'Universo (nel senso di "collezione di tutti i fenomeni", non astronomicamente parlando) ed i nostri modelli, per quanto sofisticati, sono approssimazioni intollerabilmente grossolane se commisurate anche solo per un attimo alla spaventosa esattezza di ogni evento, che semplicemente è, oltre ogni nostra legge o scoperta o spiegazione.
La seconda: non ho mai pensato che la specie umana, nel Cosmo e nel suo assetto, avesse un qualche peso particolare o valore intrinseco. Tanto in termini quantitativi, quanto in termini qualitativi, impallidiamo e scompariamo di fronte alla Natura (non me ne vogliano Leonardo, Einstein, Gandhi, Buddha & Co., che pure ammiro con tutto me stesso, ma la loro eco si perde al margine della stratosfera, mentre la radiazione di fondo ci parla fin dall'origine stessa del tempo).
Lo so, tendo ad una pericolosa dissociazione: oscillo tra il più rigoroso materialismo e l'idealismo più stucchevole; in certi settori l'equilibrio non è esattamente una mia prerogativa.
- Tra tutte le linee del piano e dello spazio (per me le figure più belle) hai scelto rette, cerchi e spirali. Il geometra differenziale mezzo esteta che alberga in me è andato in sollucchero.
La famiglia delle Spirali: la più varia, eclettica, splendida e nobile tra i gruppi in cui sono suddivise le curve; fatta di linee flessuose e avvolgenti, eterne, interminabili, eccelse. Una classe di figure che delizia l'occhio, accarezza il cuore e stimola il cervello.
Grazie per questa perla geometrica inattesa.
Restando in tema: sono un tipo che preferisce tralicci e strutture al polimorfismo degli alberi, ma non disdegno di perdermi nelle volute dei loro rami e nella complessità ricercata della loro forma. Essi sanno essere nobili e potenti, molto più delle goffe imitazioni manufatte dall'uomo.
Tra i ternari che proponi per la coscienza, tuttavia, mi sbilancio a favore di potenza|tempo|opera: magari più "banale" rispetto agli altri, ma più alla mia portata e più semplice per me da assimilare. Con il tempo, forse, arriverò anche alle analogie agronomiche (le più difficili e complesse perché, riguardando la Natura, esigono quell'esattezza assoluta che le approssimazioni di un edificio in pietra spazzano via senza alcuna considerazione).
- Polverizzazione o frammentazione? Perché la seconda? Un retaggio delle filosofie alessandrine, con le loro catacresi, ecpirosi e declinazioni atomiche?
E infine...
- Per molte questioni teologiche ci sposteremo più opportunamente altrove (sto cercando di dare una forma passabile a pensieri disordinati affastellati senza criterio negli anni; mi serve ancora qualche tempo, ma ci sto arrivando...); c'è però un aspetto che mi tormenta e che credo potremo discutere qui.
In chiusura della tua ultima risposta ho creduto di veder spuntare un binomio: Vita/Morte.
Si aprono a questo punto due scenari possibili, almeno dal mio punto di vista:
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"Vita" e "Morte" sono due concetti legati ma distinti, ciascuno suddiviso ternariamente al pari di ogni altro. Ad esempio, "Vita" potrebbe indicare la triade esistenza|vita biologica|vita cosciente (la prima prerogativa di tutte le cose, la seconda solo del mondo biologico, la terza solo dell'uomo - sulla qual cosa il materialista di cui sopra potrebbe obiettare), mentre per "Morte" una scelta potrebbe essere arresto|dissoluzione|deflagrazione (vado un po' a caso, perdonami).
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Vita e Morte sono i primi due elementi di un nuovo ternario, il che pone il problema essenziale del "terzo convitato": vedrei una possibilità in Vita|Morte|Nulla (il terzo è una condizione diversa dalla morte, che ha a che fare con processi che riguardano l'esistente, mentre il nulla semplicemente non è).
Orbene, qui siamo ad un punto cruciale, che potremo esaminare con tranquillità (se dovesse entrare massivamente in gioco la religione, sarà il caso di spostare quest'ultimo punto nel più comodo alveo preparatoci altrove da Andrez).
Nel frattempo, è sempre un piacere. Alla prossima.
Leonov
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Buongiorno a tutti!
Suppongo che ieri sera, avendo inviato una risposta a Leonov e non ritrovandola questa mattina, abbia premuto i tasti sbagliati... Ora ci riprovo.
Scusatemi, eu.roP.S. Se è successo per altro motivo, aiutatemi a capirlo.
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a Leonov
il ternario Sintesi|Analisi|Significato? certi fenomeni/certi ambiti difficilmente riducibili/impossibili da sondare? manca il terzo?
Per conoscere/appurare/approfondire (non è esattamente un ternario, ma ?stile/ternario?) una verità qualsiasi si usano i metodi ? o criteri o strategie? ? più diversi. Per mio conto indico questo ternario (che ho mancato precedentemente ? me ne rammarico ? di trascriverti bello/bello): METODO = significato|analisi|sintesi.Né avrei potuto scrivere la seconda parte della mia ?equazione? come me la riproponi: cioè sintesi|analisi|significato. Perché?... Perché ponendomi davanti a una verità (che suppongo o desidero sia tale, ch?altri m?han detto essere una verità, ecc.) devo prima saper albergare, in una piega del mio cervello, di essa, un qualche significato; altrimenti mi sentirei allocco/automa/pazzoide ? a rincorrere che? ? mi chiederei.
Dunque, conficcato in testa un significato, posso bene analizzarlo (mai tranquillamente) nelle sue parti e ricomporlo dopo (con gusto) nella sua unità identitaria. Come vedi mi muovo sul piano gnoseologico, non su quello ontologico.
Leonov, questi due piani per me sono essenziali e distinti!... (Ce n?è poi un terzo, che non è quello tradizionale/?deontologico?, che mi ripeteva una professoressa di liceo; ma questo è altro discorso.) Né penso/credo che ci siano nel nostro universo ?fenomeni? o ?ambiti? di significato non riducibili a sintesi se sono stati precedentemente analizzati. Infine sull?impossibilità di ?sondare con strumenti analitici? (la sintesi sarebbe ancora lontana per questi) altri fenomeni o ambiti, per me la ragione è semplice/banale/comoda: perché non se ne avverte/intuisce il significato ? tutto qui.
nella maggioranza dei ternari? pathos|ethos|logos hanno? "significato", innescando analisi e/o sintesi? il peso semantico? triade sbilanciata?
Allo stesso modo, non dico ?pathos|ethos|logos?, ma logos|ethos|pathos!... E però questo ternario segna il piano dello spirito, della visione? Ovvero della compiutezza come un?icona, come un simbolo: è segnico, archetipico, superiore. È il piano ? se vuoi ? del godimento puro e/o rarefatto (che quella professoressa stravolgeva/deformava/abbruttiva in ?deontologico? forse). Inventandomi una simbologia del tipo analoga al ternario di cui stiamo parlando, potrei dire ? che so? ? signum (come significato), res (come analisi), lux (come sintesi) o altro; ma non è importante, non ne vale la pena.Né i tre termini ? questo avviene per ogni ternario ? hanno un ?peso semantico? (esprimibile con un numero?) squilibrato nel senso dell?importanza o della valenza, tanto meno della superiorità/inferiorità che non esiste mai tridimensionalmente. Un significato senza analisi né sintesi è per me un manichino vuoto, una analisi senza significato né sintesi un chiacchiericcio demente, una sintesi senza significato né analisi un tabù.; e tutti valgono alla stesso modo una cicca. Mancando invece solo uno dei tre elementi, vi trovo/troverei comunque una deformità, una mostruosità? ? io non peso nessun morfema dei miei ternari con la bilancia! E comunque: prova/trova tu per il binario analisi/sintesi un terzo elemento ? sempre che vuoi essere tridimensionale!... (Al riguardo, forse mi confermi ?espressione? ? se non ho capito male?)
in un testo di Matematica due classi? poesia? prosimetro? arte plastica/figurativa?
Il discorso si complica un po?? Perché se la matematica pone soltanto ?due classi di oggetti?, io, dal mio punto di vista tridimensionale, ne colgo già il limite, la lacuna e lo sconcio.E tuttavia usiamo le parole con significato diverso? Teorema per me è sintesi, come formula; mentre osservazioni e discussioni (i loro contenuti specifici) fanno solo analisi con le loro moli di problemi ad hoc, esercizi a sgambetto, sequela di paragrafi e sciami di note. Ed analitica è sempre, chiaramente, una qualsivoglia dimostrazione?
Ah questa mania che ha lo ?scienziato? di dimostrare!... ma che vuole dimostrare?... l?ovvio, il tautologico, il già provato/riprovato dall?esperienza, il non senso, il nulla astratto, le innumerevoli ?quantità? di cifre che manipola e rifrigge in continuazione?!!... (Vedi, Leonov, la mia avversione nevrotica, indisponente e implacabile alla matematica? La odio, visceralmente, dal mio liceo ?scientifico?!)
Ma poi perché ?immiscere??... (Faccio il verso alla tua idea fisico/chimica di liquidità insolubile.) Ad un artigiano qualsiasi va a dirgli di ?immescere? l?altezza d?un quid con cui è alle prese, con lunghezza, larghezza o viceversa; e vedi che ti risponde!
Ma ?poesia? forse (non prosimetro che è un mischietto di dantesca memoria)? Ti dirò: un significato che hai in testa ha un che di poetico ? è vero! Può valere immagine, sagomatura; è un?ombra che ti viene addosso e t?aspetti bella; è un pezzo di natura che t?abbaglia in un attimo? È titolo, un campanello, la fiondata. Il titolo? il titolo!... Leonov: do un consiglio a tutti i matematici del mondo: a significato vostro, accontentatevi solo/soltanto dei vostri titoli!
una sfumatura peggiorativa
Esatto!... Ma nel contesto di cui sopra: di ruolo/di compito esclusivo, di competenza prigioniera, di specializzazione che t?imponga codici/divise/recinti, ecc.mi chiedevo allora se? di soli significati deprecabili
Sono d?accordo, in linea di massima.potere
POTERE = dogma|autorità|vincolo (il tuo refuso di ?lego? non mi ha influenzato!). Ma anche POTERE = catechismi|gerarchismi|corporativismi. Ed oggi come ieri, sempre, comunque/dovunque potremmo dire e non stancarci POTERE = politica|soldi|sesso.?Credibilità??... Senti, non c?è parola più inadeguata e a sproposito di questa da accostare al ogni forma di potere, piccolo/grande, individuale, collettivo? (Guarda ? per me neppure quello divino si salva pulito/pulito!)
Con ciò mi fermo, a questa battutaccia! Ciao, alla prossima tornata
eu.eo
P.S. Sui due concetti di polverizzazione e di frantumazione, come sul binario vita/morte se ne riparlerà
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La tua esposizione è stata come la solito illuminante e mi ha chiarito in tutti i dubbi che avevo.
Nell'attesa di conoscere le considerazioni su polverizzazione e frantumazione, oltre che sul binario vita/morte, ti propongo un piccolo passo in avanti.
In questi giorni, complice l'impulso delle tue stimolanti esposizioni, sto ripensando a tutti i "binari" della mia vita, a tutti gli "aut/aut": spesso sarebbe davvero opportuno poter disporre di un terzo termine, una terza gamba con qui porre in equilibrio la struttura.
Alcuni casi, però, li vedo difficili.
Penso ad esempio al caso del dimorfismo sessuale nei viventi: la presenza di una natura maschile ed una femminile, anche in quelli che potremmo chiamare "elementi neutri" - magari ermafroditi - è innegabile.
Vorrei conoscere, di passaggio, la tua opinione al riguardo: non mi interessano, ovviamente, i costumi sessuali, ma solo il giudizio su questa apparente differenziazione della natura che non pare ammettere vie di mezzo, almeno nelle classi superiori di animali (organismi microscopici, batteri, virus e alcune piante hanno adoddato in certi casi metodi riproduttivi diversi).
Grazie sempre per la pazienza e la disponibilità.
Leonov
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Due rette parallele s'incontrano all'infinito.
Tutti gli aut aut e i disformismi sono destinati a sparire.
L'evoluzione porterà sempre ad una maggiore infertilità.
O l'uomo si adatta o si estinguerà.
Lo Yin e lo Yang non sono separati nettamente, la figura che li simboleggia li mostra "contorniati", avviluppati l'un l'altro.
Non so voi cosa abbiate realizzato o intuìto, credo che questa cosa si debba vedere anche razionalmente e scientificamente.
In fondo si tratta del destino dell'umanità.
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Salute, Stefano. Piacere di fare la tua conoscenza e di leggere le tue opinioni.
Provo a seguirti e a domandare sommessamente qualche chiarimento
@Stefano Starano said:
Due rette parallele s'incontrano all'infinito.
Il geometra in me concorda in pieno. Sottoscrivo con tanto di equazioni e confutazioni del Quinto Postulato di Euclide.
@Stefano Starano said:
Tutti gli aut aut e i disformismi sono destinati a sparire.
L'evoluzione porterà sempre ad una maggiore infertilità.
O l'uomo si adatta o si estinguerà.Possibile. Le tendenze di certa parte della società occidentale sembrano indicare una tendenza in tal senso. Il fenomeno, però, non è globale e penso che difficilmente potrà affermarsi ovunque in tempi brevi.
I ricchi del Primo Mondo (in senso economico, non meramente geografico) potranno trovare soluzioni tecniche alla loro infertilità, ad esempio mediante clonazione, e nuovi sollazzi per una sessualità sempre più astratta, miscelata e sfumata.
Ma i poveri di ogni parte del mondo? Quelli, senza incubatrici per cloni, penso si accontenteranno dei vecchi sistemi tradizionali, veri classici intramontabili.
@Stefano Starano said:
Lo Yin e lo Yang non sono separati nettamente, la figura che li simboleggia li mostra "contorniati", avviluppati l'un l'altro.
Immagine molto interessante. Mi chiedo però: il "contorno" che costituisce l'ambiente in cui Yin e Yang si abbracciano è al loro stesso livello, superiore o inferiore?
Nel primo caso, abbiamo una nuova triade per la nostra collezione. Negli altri due, resta di nuovo un sistema binario irriducibile, che Euro probabilmente (ormai credo di conoscerlo, anche se pochissimo) contesterà con argomenti a favore del ternario.
Non conosco gli sviluppi filosofici del mondo orientale, ma ascolterò con estremo piacere ogni tua spiegazione in merito, se vorrai continuare a discutere con noi.
@Stefano Starano said:
Non so voi cosa abbiate realizzato o intuìto, credo che questa cosa si debba vedere anche razionalmente e scientificamente.
In fondo si tratta del destino dell'umanità.Da aspirante scienziato, non posso che acconsentire con forza. Razionalità nelle analisi e nelle proposte, un pizzico di poesia nelle visioni, nei piani su vasta scala e nella scelta degli obiettivi.
Di nuovo: parliamone.
Grazie del contributo.
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Sì, riprendiamo il discorso...
da aspirante scienziatoPerché ?aspirante?? Qui si confrontano due mentalità (binaria e ternaria) più che due stili di linguaggio (prosastico e poetico). Fors?anche stiamo confrontando, Leonov, due modi diversi di giudizio: io che antepongo con determinazione il criterio analogico a quello logico, tu che ne posponi (semmai) l?importanza. Ora, per tacita/fallace/bonaria convenzione ci siamo lasciati credere ? mi pare ? che tu, qui, fossi lo ?scienziato? ed io il ?poeta?; però ingenerando equivoci che? (altrove dici prevedevo che la discussione potesse raggiungere un siffatto "giro di boa"). Bene, chiariamo questo primo punto una volta per tutte: o ti poni come scienziato a tutto sesto (simbolo, metafora, icona?) o non sei/vuoi essere la personificazione della scienziato o della scienza, e allora chiamati diversamente ma con decisione. Altrimenti, qui/ragionando con te, sarebbe come se mi dicessi per me stesso a ogni piè sospinto (come fai tu, spesso) ?io aspirante poeta/io aspirante poeta/io aspirante poeta/?? Mi diresti: senti, Euro, dacci un taglio e finiscila con questa tua aspirazione che quasi nasconde insicurezza d?animo e di competenza ? non credi, Leonov?
razionalità nelle analisi? Ti ho già precisato un mio ternario al riguardo: METODO = significato|analisi|sintesi. Viene da sé che siffatto ternario ? perché vi continui mai un lume di dialettica fra noi ? non ha tanto da essere condiviso, alla lettera (ci mancherebbe!) ma letto/usato ? questo sì ? secondo equità/parità: senza corollari tendenziosi, pregiudizi, insinuazioni discriminanti, ecc. Voglio dire: se un?analisi determinata vuole essere razionale (e questo vogliamo insieme) anche il suo significato di riferimento e la sua sintesi conclusiva dovranno parimenti (posto il primo e raggiunta la seconda) essere razionali. Qui ragioni motivate e pizzichi di poesia, vaste scale contrapposte ad obbiettivi scelti ? in questo mio topic ? non hanno molto senso. La razionalità appartiene a tutto/a tutti, non soltanto alle nostre efficaci o inefficaci analisi? Né tanto meno ciò che è razionale appartiene soltanto alla scienza! Se in queste stanze tu fossi convinto che il binario simboleggia/impersona la razionalità e il ternario l?irrazionalità, qui finirebbe ? ti dico chiaro e tondo ? la nostra dialettica ed io chiuderei platealmente il mio topic. Già decenni fa (a moltiplicarli per le dita d?una mano) sentivo dire da familiari e prof, compagni/leader ed amministratori locali che la razionalità appartiene alla persone intelligenti/serie/costruttive mentre la irrazionalità appartiene alle persone stupide/dittatrici/sanguinarie. Queste scemenze che hanno fatto e continuano a fare cattiva scuola e cattiva politica, arrembaggio al potere comunque e divisione perpetua d?umanità nei due dementi schieramenti del BENE e del MALE, beh non li sopporto più in questo scampolo d?anni che mi rimane!
e nelle proposte Ma la proposta non è altro che il significato!... Un significato può essere razionale (?Questo è il cielo: parliamone??): analisi e sintesi dovranno pur essere condotte e riassunte razionalmente. Un significato può non essere razionale/cioè irrazionale (?Io voglio volare con le mie ali: non ne discutiamo nemmeno!?): analisi e sintesi, allo stesso modo, saranno ammissibilmente irrazionali. Un significato può essere ? che so ? semplicemente caricaturale (?Questi papi/questi presidenti/questi ?Premi Nobel? mi sembrano checche!...?): analisi e sintesi relative, semmai, avranno sicuramente lo stesso tenore caricaturale. Eccetera/eccetera. E che diamine! ? abbiamo/almeno noi il senso della omogeneità, della coerenza, del sesto senso che equilibra tutti universalmente?!!
tendenze certa parte società occidentaleTutto molto vago/troppo: quando si discute in termini oracolati (questo il significato!) non si può rispondere approssimativamente, in modo prudente e/o dubitativo. Stefano Starano interviene in questo topic ex abrupto come fosse l?Oracolo di Delfi (né senza rivolgersi a me personalmente): non mi formalizzo ? ben venga l?oracolo! due rette parallele s'incontrano all'infinito E chi l?ha mai viste!... Ed ?infinito?, così dato per chiaro/certo/fotografabile, un luogo come un altro e magari anche vivibile, mi sa tanto dei tre bambini di Fatima ch'han visto la Madonna! Eppure sono minimamente curioso e cerco di capire? Incomincio a misurare ternariamente ?due rette parallele il primo tratto e intersecate il secondo tratto? e le metto al centro dei miei assi? Ci sono, ecco il ternario: 2===>>>PAR = disegnino geometrico| ragionamentone d?accademia| ?oh che bello!? bambinesco. Stefano Starano può obbiettarmi di non essere affatto d?accordo, che la sua altezza/logos | lunghezza/ethos | larghezza/pathos di due rette parallele che s'incontrano siano quelle testè dette, ma ben altre? Bene, anche qui gli vengo incontro: quale analogia di fondamento segnico, quale sviluppo argomentativo d'intelligenza, quale sintesi conclusiva ha da invadermi di soddisfazione allora eh, Stefano Starano? (Ma qui apro una parentesi, Leonov ? sii benevolo e clemente!?)
Cito dal mio Teorema due ternari fondamentali? Il primo: RAGIONAMENTO = dato|elaborazione|godimento. Con la didascalia relativa: *?*Il mio modo diragionare consiste in una unica|inscindibile|organica produzione di pensieri analogici, logici e in/logici. || Fondo il ragionamento sull?analogia: il dato. Intorno a cui lavoro logicamente: l?elaborazione del dato. Per realizzare un fine in/logico: il godimento della elaborazione del dato. || Così che, non ragionando|ragionando|sragionando, la mia coscienza matura, si finalizza, si ricompone.? Il secondo: LINGUAGGIO = analogico|logico|in/logico. Con la didascalia relativa: *?Il linguaggio analogico può apparire monotono come la geografia di un territorio piatto. Qualcuno lo chiama orizzontale contrapponendolo a quello logico/verticale; in realtà ha la robusta verticalità delle colonne portanti, appiattendosi l?altro per aree indefinite e ripetitive. Ma oltre a queste due forme di linguaggio, ce n?è una terza che chiamo in/logica. || Così che l?analogia, basandosi sulla percezione e sul confronto, tende alla individuazione e alla sostanza; la logica, basandosi sulla memoria e sul calcolo, tende alla precisione e alla consequenzialità; la in/logica, basandosi sulla fantasia e sulla ispirazione, formula il sogno, approfondisce la stravaganza, ipotizza l?assurdo. || Ragionamento analogico, logico e in/logico hanno diversa figurazione, consistenza simile ed uguale valenza.? *(Ciò detto a sproposito d?inciso, da cancellare tutto subito ? mi raccomando!)
Torno a bomba, anzi a Stefano Starano (ma soltanto per una piccola ulteriore precisazione, ché tutto il resto, anche quello di Leonov, meriterebbe un quarto di libro). Non conosco neppure un pezzettino Stefano Starano, ma posso supporre che lui mi obbietti (con qualche parola grossa che potrebbe sempre pronunciarmi addosso) che le due parallele e il loro punto d?incontro fanno ? a veder bene ? un ternario: che posso volere di più? Se è/fosse così (ma non lo penso sul serio) io risponderei/rispondo drastico: NO!/NO!!/NO!!! ? ma che/giochiamo al bussolotto?!!... Sarebbe come dire che due pallucche d?occhi (primo elemento), un buchetto attappato come ombelico (secondo elemento) e due+uno oggettini a quota bassa (terzo elemento) fanno me stesso che mi metto al centro dei miei assi come UOMO! NO!/NO!!/NO!!! Due rette parallele che s?incontrano all?infinito sono in se stesse un?entita unica|organica|inscindibile (che pure, comunque, ha un suo logos che misuro se ho voglia, un suo ethos che misuro se ho voglia e un suo pathos che misuro se ho voglia.) E in identico modo? Lo Yin e lo Yang non sono separati nettamente, la figura che li simboleggia li mostra "contorniati", avviluppati l'un l'altro. Ma su quest?altro punto (detto così alquanto romantico) e tutti gli altri punti a seguire, possiamo sempre riprendere il discorso. eu.ro
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Allora, un po' di risposte ad Euro, almeno per le parti che mi competono (Stefano replicherà, se vorrà, sul resto delle osservazioni di entrambi).
Le rette parallele e l'infinito.
Ho interpretato le parole di Stefano come se fossero un *argomentum geometricum *ed a quello ho applicato la mia conoscenza della Geometria - euclidea e non-euclidea.
Lo "infinito" che intendo io è solo un'etichetta di comodo, una "parola di servizio" che riassume un preciso ente matematico, definito dalle relative proprietà e ben caratterizzato in un sistema coerente di premesse (assiomi) e conclusioni (teoremi).
In questo quadro, due rette parallele si incontrano all'infinito proprio perché il punto all'infinito è esattamente il luogo in cui quelle due rette diventano incidenti.
So che sembra una tautologia, ma tutte le definizioni lo sono, almeno in parte. Quelle matematiche, poi, lo sono spesso in toto.
Di passaggio: lo studio critico della Geometria Euclidea, lungi dall'essere un "ragionamento d'accademia", è stato un passo fondamentale per il progresso della Scienza, e non mi riferisco solo alla Matematica - che ne ha certo tratto grande giovamento - ma penso alla Cosmologia.
Questo perché se Poincaré, Beltrami, Lobacevskij e Boylai non avessero cercato di scoprire cosa accadeva alle rette parallele all'infinito, gente come Einstein, Fermi, Regge o Walker non avrebbe potuto edificare una teoria quale la Relatività Generale, che ha offerto dell'Universo una spiegazione molto più corretta, conforme all'esperimento e perciò verosimile (scientificamente parlando) di quelle proposte da Newton.
Sulla razionalità e l'irrazionalità procedo con alcune riflessioni di getto, piuttosto disorganizzate (ma non irrazionali, spero).
Concordo ovviamente con te sulla necessità di razionalità ad ogni livello, tuttavia ti domando: come classifichi l'Amore o la paura? Enti razionali, irrazionali o che altro?
Mi spiego con riferimento ad entrambe; cominciamo dalla paura.
Sono solo in casa, la sera, protetto dall'esterno tramite una bella porta blindata e serramenti alle finestre. So che nessuno mi fa compagnia e che ogni rumore esterno dipende da vento, pioggia, auto in transito, passi di altri condòmini sul pianerottolo etc.
Poi, d'un tratto, un fruscio mi fa trasalire.
So che la ragione mi consiglia controllo, tranquillità e sicurezza: non è nulla, tutto è spiegabile. Però io resto comunque con un vago disagio addosso, almeno finché non ho controllato in ogni angolo della casa, magari per tutta la notte. Capita anche a te? Se sì - come credo - che spiegazione ti dai? Non penserai certo di essere stupido/dittatore/sanguinario per un piccolo sussulto in casa di notte, spero.
L'Amore: ci innamoriamo di una persona ben consci che questo ci destabilizzerà, romperà equilibri, sarà forse temporaneo e precario, ci farà soffrire, ci piegherà, magari ci spezzerà. Però, in barba alla logica che consiglierebbe di evitare, ci caschiamo lo stesso.
Quando mi rendo vagamente ridicolo per Amore non penso subito di essere stupido; solo un po' cotto, dunque lievemente irrazionale, ma non da buttare via.
E avere figli? Una follia: facendo nascere un erede si condanna automaticamente a morte un innocente, garantendogli per lo più una vita di grigiore, sofferenza e delusioni, con pochi istanti di beatitudine che renderanno solo più amari gli altri ricordi. Per che cosa, poi? Per la vanità di lasciare una traccia di noi nella Storia?
Insomma, quale essere razionale compierebbe una mostruosità simile?
Però la gente continua a fare figli, mi pare. E qui il bene e il male non c'entrano, credo.
Temo tuttavia di non aver capito se così dicendo ho risposto alla tua osservazione o no.
"Io voglio volare con le mie ali": è irrazionale, sì, ma se a questo significato irrazionale qualcuno non avesse opposto analisi e sintesi razionali, oggi non avremmo gli aeroplani, non credi?
In ogni caso, non mi sono mai nemmeno sognato di congetturare che il tuo sistema ternario fosse irrazionale. Se questo pensiero mi avesse anche solo sfiorato, la nostra conversazione si sarebbe chiusa settimane fa; non è infatti mia abitudine discutere quando il tema o i toni di un dialogo non mi sembrano più che logici.
A tale proposito: ma se tu ammetti l'esistenza di un ragionamento in/logico, che a tuo dire "basandosi sulla fantasia e sulla ispirazione, formula il sogno, approfondisce la stravaganza, ipotizza l?assurdo", allora esattamente cosa è rubricabile come *irrazionale *nel tuo sistema?
Se puoi, fammi un esempio concreto: un gesto, un pensiero, una malattia mentale, un episodio storico
Per la conclusione, mi occupo dello "aspirante".
D'accordo, lo confesso: "aspirante scienziato" è la formula un po' ampollosa e gigiona sotto cui nascondo un più modesto "studente di Fisica". Ciò non di meno, ti propongo le ragioni per cui, a mio parere, non posso dire di essere uno scienziato, ma solo un *aspirante *tale (e non ho nulla contro gli aspiranti poeti, che ascolterei ed accoglierei con uguale piacere rispetto ai poeti e basta).
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Non conosco ancora in modo sufficiente gli strumenti formali e i protocolli sperimentali della mia disciplina di studio, cioè i *limiti *e gli *orizzonti *del pensiero scientifico; però il mio obiettivo è arrivare a padroneggiare - o almeno provarci - quel bagaglio di conoscenze. Dunque aspiro ad una maggiore e migliore consapevolezza, che farà di me uno scienziato.
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Non ho né un titolo di studio né una produzione di risultati alle spalle. So che appendere al muro il "pezzo di carta" potrebbe non fare di me uno scienziato in ogni caso, ma laurea e pubblicazioni sarebbero il riconoscimento da parte della comunità dei Fisici del fatto che io sono uno di loro, non un avventizio. Aspiro anche a quello, ma al momento sono sprovvisto.
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Con ventisette anni alle spalle, non ho ancora ben capito cosa significhi la Scienza per me: stile di vita? Prospettiva gnoseologica? Percorso filosofico verso il materialismo? Gabbia alle aspirazioni letterarie? Non ho sufficienti dati per replicare alla domanda (vedi punto 1.), ma ci sto lavorando.
Per questi motivi sono non uno scienziato come altri miei colleghi, professori, conoscenti o maestri, ma solo un aspirante tale. D'altra parte, da aspirante scienziato, sono sufficientemente curioso ed aperto alle novità - non chiuso in schemi precostituiti ed immutabili - da interessarmi con entusiasmo a nuove filosofie, nuove esperienze intellettuali, nuove discussioni che forse un accademismo più radicale mi avrebbe portato ad ignorare.
Se insomma sono qui a leggere avidamente ogni tua parola, lo devo più a quello "aspirante" che allo "scienziato". In ogni caso, d'ora innanzi, non mi nasconderò più dietro paroloni ampollosi e tornerò ad essere solo uno studente di Fisica; la verità prima di tutto, sempre.
Ti devo un grazie anche per questa ulteriore riflessione.
Leonov
[P.S.: Su altre questioni avrei da dire qualcosina, però aspetto prima repliche da Stefano, poi potrò farmi un'idea più precisa e dare una forma più decente ai miei pensieri spettinati]
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Buona serata, ragazzo!
le rette parallele e l'infinito? Il discorso è tutto tuo. E di molti altri che ti seguono facendo bene a seguirti. Io non vi entro/non potrei; non ne ho neppure desiderio/nessuna voglia. E anche s?avessi capacità e competenza ? che non ho ? per discorrerne ed intruschiarmici, continuerei a pensare ostile ed ottuso ?rette parallele? e ?newton? e il resto con la stessa determinazione di ora. In questo mio atteggiamento, sicuramente nevrotico/al limite della psicosi, già puoi toccare con mano una mia irrazionalità ad esempio!
Perché irrazionale?... Per il motivo contorto e deprecabile (ma realistico e razionalizzabile) che, pur riconoscendo alla scienza in generale e a ogni tecnica in particolare il progresso stupefacente/mirabolante che le si ascrive; a cui siamo incatenati, soggiogati, ipnotizzati tutti? Seppure ne intuisca forza, progressione e inarrestabilità; perfino la certezza che costituiscano l?unica ?strada maestra? che resti all?Uomo, codesta scienza tutta e codeste tecniche innumeri ? le nostre dee garanti/le nostre educatrici in assoluto? Beh le detesto, le schivo, mi portano male! Forse m?ingenerano odiosità per i loro postulati tirannici, le loro aride seminagioni, le loro segmentazioni prolifere: odiosità per i loro tonfi, i loro disastri, le loro sfide, e le catene di montaggio, le guerre che armano, gli scempi e sprechi residui. Ecco!... ? schifo e odio, altrimenti, soltanto per il volto martoriato che mi basta e avanza d?un bambino giapponese di cinquant?anni fa (simbolo ? sia chiaro) che vidi/vedo/che vedrò sempre? Il quale guarda/solo guarda il mondo attraverso una macchina fotografica spietata/nitida, lucente, ben congegnata: un volto di brutale bellezza cosmica! (E tu mi parli ? fai bene/certo ? di Fermi e di Einstein, che so da me che non c?entrano eticamente niente, faccio per dire, con quel botto; ma questa ? ripeto ? è un?irrazionalità di cui io non sono esente né voglio esserlo.)
come classifichi l'Amore o la paura? (Che strano: perché non ?amore? e ?Paura??!!) Questi e cento/mille altri ? uguali|simili|differenti ? sono sentimenti, stati d?animo: più o meno vividi, più o meno opacizzati? Sono emozioni/soltanto emozioni ? o chiamale come vuoi. Mentali anch?esse ovviamente, ma non pensieri (razionali/irrazionali) in senso stretto. Sono, se preferisci, ciò e quanto/come/dove piace/dispiace all?uomo, fa la sua contentezza/la sua scontentezza, lo rende felice o ne fa un infelice. Ebbene, tutto questo materiale ? alleluia! ? che chiamo al positivo come al negativo PATHOS (anche Profondità/anche Senso) che c?entra con la ragione/razionalità e/o con l?irrazionalità/lo sragionamento che chiamo invece ETHOS (anche Orizzontalità/anche Azione)?
(Parentesi: al suddetto riguardo, hai mai provato a chiedere a un prete a caso/a un cattolico a caso/a un cristiano a caso di definirti lo ?Spirito? ? ovvero la terza Persona della Trinità?... Che nebulosità triste, che inconsistenza vanesia, che infastidimenti silenziosi di risposte ti dànno? Oppure, se becchi un teologo, che razza di discorso incomprensibile lungo un tomo ti spiattella in faccia se lo lasci dire quanto vuole?)
Ma, altresì, potresti obbiettarmi (quasi lo prevedo): un atto di ragione o irrazionale non è per te (sarei io!) pensiero, dunque logos, cioè verticalità/altezza? No, il mio logos si fonda sulle mie sensazioni: più o meno sottili, più o meno percepite, più o meno focalizzate. Da qui il mio pensiero logico/razionale (possibilmente) si muove/si sposta, seleziona ed ordina, scompone, architetta? ? se vuoi ?agisce?. Ti ricordo un trinomio: VERITÀ = sensazione/sensibilità | ragione | fede/sentimento: riguardalo ? è importante. Se voglio venire a capo d?un sentimento che m?angustia o mi esalta (comprenderlo/accettarlo/parteciparlo come ?verità?) devo prima averlo razionalizzato: cioè averlo filtrato attraverso la ragione (che vuol dire sistema, ordine, consequenzialità ? in una parola comprensione). E questa razionalizzazione che opero, mi riuscirà a sua volta solo se prima ho saputo mettere a fuoco (isolato/individuato/osservato) la percezione ? o insieme di percezioni ? che è il suo nucleo o punto di partenza: fatti/episodi/circostanze, o solo un fatto, un episodio, una circostanza (magari antica e riscavarla).
cosa è rubricabile come irrazionale Dunque cosa vuol dire, in fondo/in fondo, ragione/razionalità per me?... vuol dire mettere ordine e comprendere (tu potresti dire ?logica?) i miei pensieri. E parallelamente irrazionalità/sragionamento?... vuol dire disordinarmi mentalmente, dunque non capire (tu potresti dire illogica) i miei pensieri.
sono solo in casa? un piccolo sussulto di notte ?Razionalizza? la tua paura: controlla/riprova... Torna indietro nel tuo tempo: ricordati una vecchia/superata altra sensazione di paura? Ragiona analogicamente: colora/esaspera la tua paura attuale? Ma convinciti d?una cosa che a me succede, Leonov: posso riuscire a razionalizzare una mia paura e restarne comunque sofferente; come posso non riuscire a razionalizzarla, ma proprio per questo godere invece della mia irrazionalità e vincerla/debellarla!
ci innamoriamo di una persona?qui il bene e il male non c'entrano Idem.
"Io voglio volare con le mie ali": è irrazionale? Non ho detto esattamente solo questo?Né tanto meno penserei che una mia irrazionalità non possa mai produrre al mio esterno un che di positivo. Ma anche penso che, per me emotivamente positiva, risulti al contrario emotivamente malefica al mio esterno.
"aspirante scienziato"? non conosco ancora?non ho né un titolo? con ventisette anni alle spalle Va bene, ho capito, scusami? Definisciti (limitatamente ai tuoi titoli accademici) come vuoi: non sarò io a ricamarci di nuovo.
avidamenteGrazie, ma credo di non meritarlo. A presto (ma prevedo compitacci per me)
eu.ro :?:():
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Alcune postille per Euro, graditissimo interlocutore ed ormai vero e proprio "appuntamento fisso" qui su GT: un carteggio su più fronti che porto avanti volentieri tutte le volte che posso.
Ci sono due punti che mi incuriosiscono particolarmente, nella tua ultima replica: provo a farli emergere.
Ti leggo sostenere con una forza straordinaria le ragioni della logica - e del suo contrario - difendendo analogie, analisi, sintesi, inferenze ed altre trame di relazioni e significati rigorosi, esatti.
Poi, però, ti vedo allo stesso tempo scagliarti contro (una parte della) Scienza e relative branche, al che mi sorge un dubbio per così dire "amletico" - che ahimé, almeno nella sua prima formulazione, è binario (essere / non essere).
La Logica è in tutto e per tutto una teoria matematica: premesse, ragionamento non contraddittorio, conclusioni; regole precise di concatenazione tra parti, criteri di passaggio tra insiemi etc.
Quanto allora cerco di capire è: l'ente mediano del ternario sulla Verità, cioè "ragione", è legato alla Logica Formale o no? Se sì, possiamo affermare che la ragione è esclusivamente "matematizzabile"? Se no, quali sono gli elementi della ragione che sfuggono alla struttura rigorosa e "meccanica"?
La stessa domanda sorge in me per l'elemento "Logos" che fa compagnia ad Ethos e a Pathos.
Secondo aspetto.
Ho letto con estrema cura la tua rappresentazione della Scienza, ritrovandomici invero piuttosto poco, come era forse prevedibile. Ora provo a depositare una diversa "versione dei fatti", poi chi legge scelga - e magari ci onori di un commento che attendiamo con ansia da tempo.
- "i loro postulati tirannici". La Fisica non ha postulati, ad eccezione di uno solo: "L'Universo esite". Ogni altra affermazione dei Fisici - e penso di poter dire lo stesso a maggior ragione di Chimici e Biologi - è una proposta. I miei professori dicono semplicemente "secondo noi le cose vanno così". Poi si può alzare anche il più pivello degli studenti, proporre qualcosa di nuovo e radicalmente diverso ed esigere rispetto per i propri argomenti, se sono fondati.
Di più: le affermazioni della Fisica sono soggette tutte ad esperimento, dunque non c'è possibilità di tirannide; appena un esperimento dimostra che una teoria non va, la si prende, la si cala giù dal piedistallo e la si ristruttura, la si smonta, la si butta perfino.
I postulati sono una caratteristica della Matematica, ma anche lì possono essere rifiutati. Tornando alle rette, chi ha rigettato il Quinto Postulato di Euclide ha fondato una nuova Geometria - quella non-Euclidea - e ne ha sviluppato le potenzialità, portandola lontano.
Gli scienziati possono sembrare sicuri - quelli tronfi però non sono scienziati, diffida di loro - solo perché prima di spararla grossa fanno un milione di controlli, e comunque non sono mai sicuri che il giorno dopo non arrivi qualcuno a smentirli.
- "le loro aride seminagioni". Beh, è vero, non si occupano di Arte o di Poesia - anche se inventano le tecnologie per restaurare al meglio i quadri o conservare i codici miniati - però studiano con passione ed entusiasmo un mondo che ai loro occhi deve sembrare bellissimo, incantevole (se così non fosse, sceglierebbero di fare altro, non di vivere con stipendi da fame, al servizio di baroni e penalizzati dai tagli per tutta la vita). Il loro amore arriva a considerare anche le cose più insignificanti o remote, spesso solo quelle (non tutti arrivano a discorrere di Universi, Primi istanti e Grandi Domande) e senza riserve.
Sarà un mio limite, ma non li trovo affatto aridi. Comunque non più di ogni altro essere umano.
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"le loro segmentazioni prolifere". Qui in parte hai ragione: troppa specializzazione, troppi settori minuti e poche prospettive globali. Però gli strumenti per studiare un fenomeno sono arrivati troppo lontano e chi si occupa di un campo deve passare una vita a studiarlo prima di poter dire qualcosa di nuovo, profondo e potente. La segmentazione, che può essere arginata con una migliore didattica, è - temo - una dolorosissima necessità.
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"i loro tonfi, i loro disastri, le loro sfide, e le catene di montaggio, le guerre che armano, gli scempi e sprechi residui". Ci sono anche quelli, è vero. Ma è come dire che le opere di Michelangelo devono essere dileggiate perché il loro creatore lavorava per un guerrafondaio (Giulio II, se non erro), o che i sonetti di Shakespeare vanno mandati al macero perché furono sovvenzionati da regnanti sanguinari.
Finché avremo rispetto per chi ci ha dato l'Arte o la Poesia (senza badare a vicende biografiche o storiche di sorta), credo sia d'obbligo un minimo di considerazione anche per chi ci ha dato i vaccini contro le malattie infettive, l'anestesia, i forum telematici (grazie, Giorgiotave!), la stampa a caratteri mobili, il treno, la nave, l'aereo...
- Il riferimento alla bomba atomica (non so se ho capito bene, ma penso fosse quello) è lecito. Però chi ordinò l'attacco non fu uno scienziato, ma un politico; chi lo eseguì dei militari e chi, dopo, continuò ad investire nella produzione bellica fu un apparato statale mosso da precise ragioni economiche.
Gli scienziati hanno commesso un errore atroce, ciò è manifesto (se non lo fosse, lo ribadisco anch'io, con te) e non è stato il solo: Alfred Nobel istituì il suo filantropico premio dopo aver capito per quali scopi inizialmente non previsti poteva essere impiegata la dinamite, sua invenzione.
Questo però non cancella affatto le responsabilità morali e materiali di altri sopra di loro, che avevano il potere di intervenire per fermare tutto e non lo fecero, o peggio andarono oltre il limite.
Infine, una piccola chiosa semiseria (più seria che semi-) sullo Spirito: peccato che i teologi si tengano tanto lontani dalle aule dei dipartimenti di facoltà scientifiche: avrebbero facilmente appreso che le interazioni tra corpi sono fornite da enti peculiari, ben connotati e tutt'altro che fumosi, capaci di grandi cose: i mediatori.
Se solo avessero detto che lo Spirito è il mediatore dell'interazione Padre/Figlio, come il gluone tiene insieme i quark o il gravitone i corpi massivi, sarebbe stato tutto più semplice.
Ah, dimenticavo: "Amore & paura", la seconda con la "p" minuscola, è forse stata una svista di battitura, o magari un tentativo di esorcizzare una parola che, se onorata di un'iniziale capitale, avrebbe potuto farmi davvero Paura. Non lo so ancora, ci devo pensare.
Alla prossima e buona serata. C'est toujours un vrai plaisir.
Leonov
P.S.: Interessante avatar o immagine che dir si voglia. Di che si tratta?
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@Leonov said:
"L'Universo esite"
Ovviamente era "L'Universo esiste"... Maledetto correttore ortografico da quattro soldi...
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Ciao, ti disturbo?
avatar? di che si tratta? Qui ti rispondo subito, prima di leggerti: si tratta di me! Che mi sono fotografato due giorni fa con la mia webcam? Ho deciso di non bluffare in nessun modo in questo Forum (comunque nella mia vita l?ho fatto ? e continuando sia pure ? al minimo e marginalmente). Dunque? Ecce homo!, giovane amico e sìi clemente; soprattutto non arrivare alla mia età che è disastrosa: settanta anni!... (Portati bene ? non discuto.) Una volta mi piacevo da buon narcisista che ero ? puoi immaginarlo; adesso mi faccio un certo ribrezzo. ?Pax tibi, Eurus!?
quanto allora cerco di capire Logica matematica, logica formale? ? quanta logica t?accampi, Leonov! Non penso che la ragione/la mia ragione sia ?matematizzabile?. Se mi riducessi il ragionamento ? che mi piace/cui sono affezionato, coi suoi picchi/i suoi crepacci, con le sue ondulature di terra come il mio campo d?olivi ? a un calcolino da manuale scolastico (ah questa mania di comporre manuali d?istruzione ch?avete tutti!) mi guarderei allo specchio ? o anche non guardandomi più come un tempo ? ma non vedrei la mia ombra.
Penso che la matematica sia la scienza per eccellenza a dimostrare l?inutile, la disciplina che puttaneggia a soddisfare le esigenze mentali più pruriginose, il rigore più cervellotico mediamente testabile? Magari lì buttato a giuoco di scacchi in simultanea alla cieca, a pianismo virtuoso mozartiano e lisztiano, a problemini da Beautiful Mind o Genio Ribelle. Basta, per cortesia, con questi geni matematici! Un amico, eccellente matematico, seguendomi per un tratto nei miei ternari, mi diceva che i fondamenti filosofici della matematica sono tre: spazio, numero, assioma. Ora, per me, lo spazio è il vuoto (energia|vuoto|coscienza), il numero è quantità (limite|quantità|qualità); e di assiomi, mi basta il mio postulato: dunque? quale logica matematica? Inoltre la forma, la unisco in ternario ad altro: sostanza|contenuto|forma: quale logica la mia se non formale?... sostanziale forse? o forse contenutistica? Tutte|molte|poche, almeno una, nessuna mai! D?altra parte tu fai bene quello che fai quando ragioni e logicizzi; e sono anch?io, con te, lavorando in premesse, ragionamento non contraddittorio, conclusioni. Sempre? In linea di massima?
È antica la mia riluttanza al luogo comune: ero un adolescente e pensavo di scrivere un libro su come avrei cambiato/stravolto i nomi delle strade della mia città. Trovandoli incomprensibili, pagliacceschi, indecenti: erano le mie percezioni. Immaginandoli descrittivi, poetici, visionari: erano sempre le mie percezioni. Di colori, di suoni, di spazialità... (Detto per inciso, i cinque sensi notori li riduco al ternario essenziale vista|udito|tatto: in questi tre aspetti ? o proprietà, funzioni, specialità? ? comincia e finisce l?uomo tutto: materiale, primitivo, animale, di Neanderthal, di Cro Magnon?)
un dubbio per così dire "amletico" Essere/non essere, prima che di Shakespeare, è un luogo comune filosoficamente vecchio, stravecchio; e per me insopportabile, inimmaginabile, di più? Vietato/proibito per necessità e condizione al mio comprendonio, che non sa prescindere/non prescinderà mai dalla realtà, da ciò che è reale/soltantoo reale. Io appartengo all?Essere, la mia energia appartiene all?Essere, la mia morte stessa (con ciò che m?accadrà in altre dimensioni) appartiene all?Essere: non ho mai creduto che ci sia o possa esistere ? almeno per me ? un qualsivoglia ?non/Essere?. Forse ? che so ? un ?non/essere? suo proprio apparteneva al mio Nume, ma la cosa non m?interessa? Invece m?interessa sapere e saper denunciare che il ?non essere? appartiene politicamente/socialmente ? questo sì! ? all? ?uomo di potere? uguale|simile|differente da me: con questa fandonia ? o spettro o scemenza o mostruosità ? soprattutto illogicità nel senso di come un matematico usa la parola, non di in/logicità come la uso io, l?uomo dominante/l?uomo dominato inganna, spaventa e intrappola da sempre se stesso e ogni altro. (E comunque sia, in fondo a questo non senso, sarebbe demenziale che supponessi che essere e non/essere costituiscono un binario, i cui termini siano da integrare in ternario con un terzo ? ne convieni anche tu, no?)
Fra enti peculiari, gluone, quark e corpi massivi alzo le braccia e m?arrendo. Però, almeno un ultimo conato di difesa aggressiva, vorrei spenderlo, prima di schiantare legato/imbavagliato, torturato e messo al muro, per il gravitone? Padre e figlio per me, se mai potessero tendere a costituire un trinomio dei tuoi (forse più che un ternario dei miei) li schiafferei insieme a madre più che a spirito ? mi sembra meno illogico. Ma a dirtela tutta, ad esasperare radicalmente il nostro discorso biologico, direi piuttosto (non avercela!) madre|maschio|figlio. Come a intendere la Natura| gli Uomini|l?Eroe, oppure Universo/Nume frantumato | tutta l?Umanità a tutt?oggi sperticata/sperticatissima | io/EGO unico e incondivisibile, ecc.
i mediatori Sono d?accordo: i teologi dovrebbero incominciare a frequentare, magari con assiduità, i luoghi/topos dove si produce e s?acclama la scienza: ci sarebbero meno attriti nel mondo e molta conflittualità superflua (almeno!) scomparirebbe. Giacché tra hegeliani e moralisti, dominazioni celesti e amassi stellari, la cattedra e il banco avreste da dirvi molte cose e sicuramente trovereste nelle vostre teorie livide la mediazione giusta. (Io no, piuttosto?) Prendo un segmento e ho i due estremi A e B da cui ricavo un punto centrale dico che C è ?mediatore? di A e B? Il mio cuore ?media? il mio cervello che gli sta più in quota e il mio sesso che gli sta di sotto? Lo ?zero?, che so anch?io fissare su una linea retta/stesa, ?media? gli stra/infiniti campi dei numeri positivi a destra e negativi a sinistra che soltanto a spingermici un po? con una frangia/quasi sbavatura d?intuizione mi dànno la vertigine? Ah (altra esclamazione) questa mania di mediare!... Come dire allineare, estromettere, rappresentare, come dire dirigere/guidare, educare/rintronare, sottomettere/schiavizzare? ?Mediazione? tipica dell?uomo di scienza come dell?uomo di chiesa! In fondo/in fondo alla loro intenzione/intenzionalità, Leonov, scienziati e preti, gli uni che la sanno lunga per un versante e gli altri che la sanno lunga per l?altro, plasmano entrambi/tendono a loro privilegio esclusivo la Coscienza dell?Uomo: accomunano le coscienze, le livellano, le affastellano, le omologano, le regolamentano, le inquadrano, le irreggimentano; ne fanno insomma il loro gargamello, intestino e sedere. Fermo restando che sopra ogni ammucchiata di qualsivoglia genere anche irrilevante, si staglia/troneggia? ? chi? Lascio perdere ? senti!
Alla prossima (se non mi censuri per la mia vetusta età). Ciao
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Perdona il ritardo, Euro: impegni di studio, di forum e di altre nature mi hanno allontanato dal nostro dialogo, che riprendo.
Cominciamo dal verbo "mediare", a proposito del quale tu scrivi: "Ah (altra esclamazione) questa mania di mediare!... Come dire allineare, estromettere, rappresentare, come dire dirigere/guidare, educare/rintronare, sottomettere/schiavizzare?"
La mia prospettiva è un po' diversa: prescindendo dall'accezione scientifica del verbo - che non ha alcuna sfumatura della tua precedente lista - per me ogni mediazione comincia con il reciproco riconoscimento dell'esistenza dell'Altro, del suo diritto a parlare e ad esprimere le sue ragioni.
Poi si procede con l'esposizione di tali ragioni, che sulle prime paiono sempre due monoliti lisci e perfetti, inattaccabili e immiscibili. Da qui in avanti vale per me una metafora scultorea.
Ciascuno inizia ad esplorare le ragioni dell'altro, ma deve essere pronto e disposto a vedere ogni più piccola apertura e cavitazione in quella pietra compatta.
Si cominciano a scoprire analogie (magari sono abbagli, ma è un inizio), punti concordi, terreni comuni, principi condivisi; allora si ritorna alle proprie ragioni, le si modella, le si lavora con lime, scalpelli, raspe, sgorbie, frese, per avvicinarle a quelle dell'altro - che fa lo stesso al contempo.
Alla fine del lavoro, se esso è stato condotto in modo corretto, restano comunque due blocchi di pietra compatta, ma quanto è cambiata la loro forma! Ciascuno vede in quella dell'altro qualcosa della propria, ne riconosce qualche frammento familiare, ne apprezza angoli nascosti portati alla luce dal lavoro di bulino e intanto prende coscienza dei corrispondenti cambiamenti avvenuti nella propria roccia.
Così intendo io la mediazione, ma magari mi sbaglio.
A questo punto allora mi domando, ma soprattutto domando a te: se il concetto di mediazione, per me alla base di qualunque relazione interpersonale o sociale, suscita in te così tenebrose impressioni, quale credi sia il modo giusto di impostare, condurre e mantenere in piedi un dialogo o rapporto qualsivoglia tra persone?
Per come la vedo io, noi due finora abbiamo appunto mediato, perché anche la tua filosofia, che stai esponendo qui o altrove, sta cambiando a causa delle osservazioni che io ed altri prima di me ti hanno rivolto, così come tu hai mutato le mie idee e mi hai dato modo di scoprire nuovi punti di vista.
Se questa non la ritieni una mediazione, che nome le dai?
I ternari madre|maschio|prole, Natura|Uomini|Eroe e Nume|Umanità|Ego mi piacciono e mi interessano: vi scorgo una complessa trama di relazioni e, di nuovo, un modo eterodosso e potente di guardare al reale.
Nel secondo, soprattutto, ho percepito forse più distintamente che mai il tuo principio ternario: l'essere umano come espressione simultanea di pura materia, genericità biologica aspecifica ed irriducibile singolarità esistenziale.
Su "Essere vs. Non Essere" concordo con te: anch'io ho sempre pensato, ritornando a dare ragione al buon Parmenide, che la questione era priva di fondamento; l'Essere è la nostra dimensione, il nostro limite e il nostro orizzonte, oltre al quale non ha senso spingersi (siamo anche quando smettiamo di essere: siamo morti, appunto; siamo prima di nascere, in quel guazzabuglio di materia ed energia che si organizzerà per dare noi stessi).
Il tuo ternario essenziale di sensi mi ha fatto tornare in mente una riflessione di Borges - che forse citava un altro autore o filosofo, ora non ricordo - e che si domandava quanto il nostro modo di pensare fosse tragicamente compresso dalla supremazia della vista.
Per Borges, infatti, era interessante osservare che non possiamo nemmeno pensare a qualcosa di simile ad un "altro lato del rumore" o alla "faccia opposta di un odore" o alla "immagine speculare di un gusto", il che in ultima analisi diminuisce la possibile ampiezza delle nostre percezioni.
Di passaggio: gusto e odorato li consideri parte del tatto o in che altro modo?
Sulla faccenda della Matematica sono manifestamente in disaccordo con i tuoi giudizi; credo di aver dato già altrove spazio alla mia opinione concernente la Scienza e qui non mi dilungherò troppo.
Aggiungo soltanto alcuni elementi specifici, affinché chi legge questa discussione possa farsi un'idea di ambo le opinioni: la Matematica esige rigore nei ragionamenti (non la puoi fregare con una scrollata di spalle o un "non mi importa"), ma sulle premesse offre praterie di libertà che non si immaginano minimamente e che una didattica scadente non lascia trasparire, facendo credere agli studenti che tutto sia un "calcolino" (non lo è, non lo è, non lo è). Che peccato, che spreco.
In secondo luogo - ma forse questo avrebbe dovuto essere il primo - la Matematica sì "dimostra l'inutile", ma è un inutile che le altre discipline sanno fare ben fruttare. Un uomo non ricaverà poi molto dalle equazioni delle curve in quanto tali, ma chi ha preso quei simboli astratti e li ha usati per migliorare la forma dei profili autostradali ed evitare il rovesciamento delle auto in corsa a basse velocità ci ha reso un gran bel servigio.
Di passaggio: ammetterai poi che sia una singolare nemesi storica il fatto che una filosofia fondata sulla Geometria delle tre dimensioni euclidee - la tua - si scagli così veementemente contro la madre rigorosa ed astratta che l'ha in ultima analisi generata.
Concludo: ho visto la foto che funge da avatar e devo dire che ora più che mai aspiro ad arrivare alla tua età, ma soprattutto spero di arrivarci con una mente lucida, svelta e creativa come la tua: lo considererei un enorme successo, altro che disastri.
Alla prossima.
Leonov
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A noi due, vil fellone!
perdona il ritardoNiente perdono/le cose succedono/non c?è niente di più naturale che ritardare: io stesso lo sto facendo ? vedi?... D?altra parte ?perdono? è parola eccessiva e per me ha sapore, comunque si usi, di chiesa, riverenza, sottomissione? ? non saprei spiegartelo meglio. Tu ti definisci un agnostico, no? Allora ti faccio una domanda bizzarra: hai mai pensato di costruire il tuo linguaggio, fin nell?uso delle espressioni più minute e giornaliere, consonante il più possibile, il migliore/il più adatto al tuo agnosticismo? Penserai: che esagerazione!... Beh sì, sto dissolvendo il mio pensiero in questo preciso istante; ma pensare (come penso) che la nostra filosofia della vita, se mai riusciamo a enuclearla a un certo punto e crederci sul serio, dovrebbe indicarci orientamenti e tendenze tali da rivoluzionare coerentemente, seppure per gradi, il nostro essere dalle fondamenta ai contorni (modi, stile, abitudini, gusto, il nostro stare, il nostro vestirci, soprattutto il nostro parlare? ? ecco, il linguaggio appunto!) allora, questa mia, non mi sembra più un?esagerazione. Anch?io uso ovviamente le parole ?perdono?, ?perdonare?, ma ciò non toglie che, accorgendomene, mi senta ogni volta stonato/appena un frizzo.
a proposito di "mediare" Ho usato le parole che riporti ? è vero; ma è linguaggio iperbolico, polemico, esasperato? Per solito, parlando/scrivendo, uso i sostantivi in senso astratto ma realistico (sono il mio logos); ai verbi, che colloco quasi abitualmente a schiera/a drappelli, do un significato dinamico e provocatorio (sono il mio ethos); agli aggettivi, che non mi piacciono in linea di principio perché giudicanti per definizione (sono il mio pathos) non do importanza per la loro fragilità e caducità come le emozioni che esprimono. D?altra parte esagerare il proprio linguaggio è operazione che almeno in ambito giornalistico (io lo sono un po?) si compie normalmente per essere presenti di dovere, efficaci il più possibile e letti auspicabilmente.
prescindendo dall'accezione scientificaNo/no, è qui che non ci siamo!... Almeno in questa sede dell?Angolo non puoi prescindere dal tuo ruolo, perché altrimenti vanno a farsi friggere presupposti e paletti, perimetri assegnati e premesse del contendere: tu l?agnostico e io lo gnostico, tu l?uomo giovane di studio ed io l?uomo vecchio di esperienza, tu lo ?scienziato? binario ed io il ?poeta? tridimensionale? Insomma guardati cosa siamo: nel nostro minuto simboleggiamo una diametralità (in cui non credo più), una conflittualità (in cui non credo più), l?eterno cozzo che ha riempito noiosamente millenni di storia umana? (E in cui non credo più!) Per che altro pensi sennò che ci siano quella cinquantina di visitatori taciturni e incuriositi ? questo nostro piccolo strascico d?anime silenti che ci tiriamo dietro?... Stanno a guardare/non partecipano, sono debitamente curiose e sanamente menefreghiste, vogliono vedere come va a finire la storia e forse fanno qua e là anche qualche puntata o scommessina ? che so? Però ? sono certo ? sono consapevoli della mia ?squadra? e della tua ?squadra? in agone: li vuoi disattendere?
E tu invece che mi racconti sulla mediazione, andando fuori tema assai!... Che essacomincia da un reciproco riconoscimento(io parlo/tu ascolti, tu parli/io ascolto); in tale ambito amenosi esprimono le proprie ragioni (io dico la mia/tu dici la tua); dapprima rimanendo ognuno nelle proprieposizioni (dici anzidue monoliti lisci e perfetti ecc.), poi sempre meno chiusi/più aperti di modo checiascuno inizia ad esplorare le ragioni dell'altrofinché? Finché si finisce con l?intendersi e magari anche collaborare quel tanto? Macché! Dici piuttosto: apertura e cavitazione, scoprire analogie,punti concordi/terreni comuni/principi condivisi;si lavora con lime/scalpelli/raspe/? restano comunque due blocchi di pietra compatta. Viva la faccia... ? la mediazione ha sortito buon esito! Però non manchi in fondo di stupirti: concludi infatti la tua edotta spiegazione sul significato di mediazione con:ma quanto è cambiata la loro forma!
Allora primo punto: **REALTÀ = sostanza|contenuto|forma. **Per me la forma è davvero conclusiva, comprendente e pacificatrice; ma del tutto insignificante se non poggia su un contenuto e questo, a sua volta, non poggi su una sostanza. Secondo punto: la tua spiegazione è vagamente letteraria, non precisamente tecnica (come invece sai darle precise quando ti ci metti). Non mi sembra neppure tanto ?filosofica? (antro/socio/psicologica? ? un mischietto) nel senso del binario contrapposto al ternario. A meno che tu identifichi ? poeticamente (!) ? due che s?incontrano, discutono fingendo di capirsi e poi si lasciano incompresi, come le rette parallele (di cui abbiamo già discusso altrove) viste alla maniera di Aldo Modo che parlava di ?convergenze parallele?. Terzo punto: mediazione e relativa mania che intendevo nel precedente post non hanno niente a che vedere con l?approccio casuale e comunissimo, interlocutorio e paritario, mezzo amicale/mezzo confidenziale che tu racconti. Un genitore media il figlio con la vita che l?attende; un insegnante media gli studenti con la cultura ministeriale che gli propina, un politico media chi lo sostiene con le istituzioni societarie più diverse e sparse dove ci si colloca alla grande; un datore di lavoro media furbetto chi gli dipende con il mondo della tecnologia/del mercato/della ricchezza che il poveraccio riesce appena a ventilare; lo stesso prete di parrocchia (ai miei tempi all?angolo di strada, ai tuoi ridotto a spettro) seguita imperterrito a mediare milioni di parrocchiani con Dio, il paradiso e la Madonna. Questa è la mediazione che intendo? Cosa c?entra incontrarsi/stringersi la mano, scambiare quattro chiacchiere e salutarsi come spigoli, finendo con così intendo io la mediazione?
tenebrose impressioni Nessuna tenebrosa eclatanza! Purché la mediazione/ogni mediazione sia misurata e commisurata, contenuta, monitorata, da escluderci manie e possessioni, da nutrirla con idee nuove e situazioni che si rincorrono? Chi ci media, chi ci rappresenta, chi ci guida va tenuto ? secondo me ? sempre al guinzaglio!
Ma questa smania o mania di mediare tutto e tutti, spesso utile socialmente e a volte necessaria, non vedo che c?entri con il mio sistema ternario? In esso nessuno dei tre termini media gli altri due: forse la lunghezza di un oggetto qualsiasi media la sua larghezza/altezza?... (Vallo a dire ? insisto con il ritornello ? ad un falegname!) Vedi, Leonov, un ternario è forse associabile di primo acchito a un tuo trinomio, quindi soggetto alle leggi della aritmetica, dell?algebra o quant?altro. Anche parlandone ? di ternario ? con un tuo collega, o con un prof di filosofia qualsiasi che ti capiti a tiro (sicuramente ti rimbambirebbe subito con Hegel)? Ma quando parliamo noi due di ternario, sai/hai capito che tocchi il mio nevralgico, la mia religione, il mio divino?
A questo punto chiuderei in ternario le smanie (due le ho già espresse nel mio precedente post) che imputo a chi in genere mi sta intorno: COMUNICAZIONE = smania d?istruzione|smania di mediazione|smania di seduzione. Ovvero cosa metterei/metto al centro dei miei assi ortogonali?... La società malata, la cultura malata, i miei interlocutori che non esistono!? Se si prescinde nella conoscenza (come logos) dalle verità che l?Uomo/Potere esige di insegnare, se si prescinde nella prassi (come ethos) dai comportamenti che l?Uomo/Potere impone a modello, se si prescinde nel sentimento (come pathos) dalla palude di emozioni che all?Uomo/Potere non passa per la testa bonificare lontanamente, ma a tutti i costi ? anzi! ? vuole/vorrebbe allargare a dismisura e farne distese sterminate, mi sai dire, Leonov, che ci rimane/ci rimarrebbe della nostra ?civiltà? planetaria?
noi due finora abbiamo appunto mediato Assolutamente no: abbiamo comunicato alla pari, abbiamo discusso quel tanto, abbiamo tutt?al più confrontato posizioni diverse e cose del genere. Tu, semmai, se hai trovato nella mia tridimensione un suggerimento o qualche spunto utile, potrai dire, confrontando il tuo ?leonov? di prima con il tuo ?leonov? di ora, che questa chiacchierata fatta insieme è stata in qualche modo (ma rimango ancora scettico) una sorta di mediazione fra i due tuoi. Identico discorso per me, ovviamente. Ma insieme, realisticamente, abbiamo fatto/stiamo facendo né più né meno che un normale quadretto interlocutorio da forum di internet.
se questa non la ritieni una mediazione, che nome le dai?No/no/no!... La mediazione implica differenza e sperequazione, responsabilità e gerarchia, merito e potere, eccetera/eccetera/eccetera!!!
i ternari madre? Natura?Nume? Ti ringrazio.
su "Essere vs. Non Essere" concordoBene. (Che vuol dire ?vs??)
dare ragione al buon Parmenide Questo filosofo, soprattutto ascoltando alla televisione e in You Tube il Severino, lo associo all?idea che mi son fatta del buddismo. Al riguardo permettimi di citarti dal mio Teorema: *?**Sotto un cielo bianco/azzurro di mattinata anemico/rosata... In un tempio vasto di guglie e budda identici e terrosi, i piedi nudi sul lastricato freddo... Stavo immerso eppure estraneo in quel clima intimo/quieto di preghiera frammista a quotidianità. || Dei tre elementi del ternario di Budda ? cielo|terra|atmosfera ? appicco il primo ad una verticalità lattiginosa, stiro il secondo lungo una orizzontalità magmatica e rattrappo il terzo dentro una profondità rassegnata. || Con curiosità di superficie, poca frenesia e considerazione mista a indifferenza tendo a interpretare il buddismo come una sorta di filosofia da convalescente. Che si dispiega sul mondo e sull?uomo, negando/affermando mitemente, perentoriamente, il tutto come pieno/vuoto e il nulla come finito/infinito.? *No, il mio ?aldilà? è completamente diverso: lo esigo! (E il mio Nume avrà da vedersela con me.)
supremazia della vistaNessuna supremazia per me: i tre sensi valgono tutti allo stesso modo e guai ometterne uno soltanto: avrei la mostruosità!
per Borges?"altro lato del rumore"Io lo penso invece: gli altri due lati sono la vista e il tatto;"faccia opposta di un odore"le altre due facce non/opposte dell?odore (che associo, col gusto, al tatto) sono la vista e l?udito;"immagine speculare di un gusto"(il mio specchio dà una doppia immagine di me; per cui, sommando, io reale e le mie due immagini irreali (trascendenza e virtualità di me) facciamo un ternarioche in ultima analisinon diminuiscema aumentala possibile ampiezza dellemie/non nostrepercezioni.
la Matematica?non la puoi fregare con E chi ha mai pensato di ?fregarla??... non mi piace neppure! (Dài, Leonov, sto scherzando: ridici, non fare come qualcun altro?)
ammetterai poi che sia una singolare nemesiIl disegno dei tre assi ortogonali segue il numero TRE, non viceversa. Ti ricordo a questo riguardouno dei miei ternari fondamentali: MISURA = numero|necessità|sufficienza.
devo dire che ora più che maiLascia perdere!
alla prossima
eu.ro :D:?:():eheh:
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Rieccomi; ho letto le tue osservazioni ed ora provo a spiegarmi meglio su alcuni punti che hanno visto acuirsi la distanza fra di noi.
In conclusione, poi, la ripresa di un vecchio spunto su binario e ternario, per far progredire la discussione.
- Sono una persona agnostica, l'ho detto più volte. Quando mi esprimo, dunque, uso anche le parole in quell'accezione, pertanto dove tu vedi una sfumatura "religiosa" o "ecclesiale", io ne vedo una più "laica". Senza restare sul vago, veniamo al caso del "perdono".
Il nostro dialogo si è mantenuto a lungo su una velocità di replica piuttosto sostenuta, con risposte quasi immediate. A causa di impegni vari, l'ultima volta ho "saltato il turno", ritardando di qualche giorno.
Ho ritenuto tale variazione una piccola scortesia o sgarbo nei tuoi confronti, dunque ho esordito scusandomi - non sapevo se la cosa ti avesse offeso: conosco molta gente che se la prende, se qualcuno ritarda - ed ho voluto così dimostrarti che la premura nei confronti del nostro dialogo non era scemata.
Poiché non amo sgarbi e scortesie, quando ritengo di averne commessi chiedo scusa. Tutto qui. Lascio volentieri chiese, cattedrali e sfumature semantiche correlate ad altri.
- Mi proponi il seguente ternario: COMUNICAZIONE = smania d?istruzione|smania di mediazione|smania di seduzione; come è noto, per te tali aspetti non si mescolano, al pari delle dimensioni di un mobile allestito da un falegname.
A tale ternario, personalmente preferisco quest'altro di mia elaborazione: Comunicazione = dimostrazione|informazione|evocazione, che invece si mescolano ben bene tra loro e, in ragione delle diverse proporzioni reciproche in cui sono dosati, determinano ogni tipologia di testo/discorso, da quello tecnico (per lo più dimostrativo) a quello giornalistico (per lo più informativo) a quello poetico (per lo più evocativo).
In tal senso, tanto per cominciare, non c'è nessuna smania - non è mica una gara - né interesse alcuno ad istruire (casomai a dimostrare o informare, che sono le parti più nobili dell'istruzione). Sulla mediazione mi pronuncio tra breve, poiché l'argomento è vasto.
Il concetto di seduzione, infine, non lo amo: ci vedo dentro qualcosa di sottilmente subdolo e machiavellico, un sentore remoto di imbroglio, che lascio alla logica eristica. E poi il seduttore per eccellenza è il diavolo, ed io sono agnostico, quindi mi risulta difficile accettare l'idea.
Di passaggio una domanda: la seduzione che invochi nel tuo ternario è quella del Casanova, gelido collezionista di amplessi, o quella del Don Giovanni, innamorato alla follia - seppur per pochi istanti - di ogni sua conquista? La differenza è marcata e sarebbe interessante conoscere il tuo parere.
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"vs." è abbreviazione per "versus", cioè "contro", mutuato dalla titolazione delle cause legali nel processo penale e civile di lingua anglosassone.
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Citavo una nemesi storica affermando che nel tuo caso un pensatore poco affezionato alla Matematica abbia finito con l'edificare un sistema "geometrico"; mi hai corretto spiegando che il punto fondante è il numero tre, al quale fa seguito la geometrizzazione.
Il che sposta l'ottica dalla Geometria all'Aritmetica, ma non cancella la nemesi. Peccato davvero che la Matematica non ti piaccia.
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Sull'aldilà non saprei che dire, troppo fuori dal mio orizzonte. Non conosco abbastanza il buddismo, però mi interessa al pari di tutte le altre religioni ed ha alcuni aspetti - definiti tipici di una "fede atea" - che da agnostico incuriosito non potrebbero non solleticarmi.
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Infine, veniamo alla "mediazione"; parola fatale, sulla quale però abbiamo - credo - due idee diverse dovute al suo uso in contesti dissimili.
Secondo me, ma puoi correggermi subito, tu dai alla parola "mediazione" il significato che io do ad "intermediazione".
Mi spiego in dettaglio: il prete è tradizionalmente considerato un *intermediario *di Dio e della Chiesa Cattolica presso i fedeli, che si *sottomettono *al sacerdote in quanto egli è portavoce di una potenza superiore, astratta o impalpabile, alla quale i fedeli dovrebbero o vorrebbero affidarsi.
L'azione del prete evoca gerarchie, trame complesse, un mondo di molteplicità assortite che finisce poi per condensarsi nell'azione dell'intermediario, cioè l'intermediazione.
Per quel che mi riguarda, però, si parlava d'altro a proposito del nostro dibattito.
La mediazione, in Fisica (e dunque come ho imparato negli anni ad intenderla io), è invece uno scambio diretto fra elementi semplici, paritari ed uguali che si trasmettono informazioni e contestualmente mutano reciprocamente, guadagnando ciascuno una caratteristica dell'altro - o parte di essa.
I due elementi (ad esempio particelle elementari) non si fanno portavoce di mondi, gerarchie o strutture pregresse di alcun tipo, ma rappresentano unicamente sé stessi e, se le condizioni lo permettono, effettuano lo scambio di proprietà (carica elettrica, carica di colore, ipercarica) come fosse un baratto, senza sottomissioni di sorta l'una all'altra.
Tale è una mediazione, gestita appunto dai "mediatori" (gluoni, gravitoni) che sono dei puri vettori di proprietà. Essi sono ben caratterizzati, ma altri rispetto agli enti che mettono in relazione
Senza ridurci a scrivere equazioni e venendo al nostro "epistolario su forum", i costituenti e partecipanti allo scambio siamo noi due (e chi voglia eventualmente unirsi in futuro), i mediatori *le parole *(che non sono neutre, ma sono altre da entrambi), il risultato un reciproco cambiamento e - spero - arricchimento.
Vale la metafora scultorea del mio intervento precedente.
- In tal senso, e qui arrivo ad un altro punto, continuo sinceramente a non capire questo tuo insistere sui ruoli (giovane/vecchio, poeta/scienziato ateo/credente): se scegliessimo dei ruoli, delle maschere, delle sovrastrutture di cui farci portavoce, allora sì che metteremmo sù un teatrino piuttosto mediocre.
Personalmente non ho mai inteso questo dialogo come uno scontro titanico tra la Cultura Umanistica e quella Scientifica (lungi da me, per carità), perché qui ed ora io rappresento solo me stesso e le cose che, dopo attenta riflessione e ponderazione, mi hanno convinto di ambo quei mondi o di altri mondi ancora.
Non sono qui a rappresentare la Gioventù, la Matematica o la Filosofia Razionalista o la Logica Formale, così come non ho mai creduto che tu fossi qui il portavoce della Poesia, della Vecchiaia o della Fede, perché proprio tu le rinneghi spesso tutte.
Io sono Eolo Di Casola - qui noto come Leonov -, tu sei Euro Roscini - qui noto come euroroscini - e tanto mi basta per parlare tra noi. [E di nuovo la nemesi: che a litigare siano un Eolo e un Euro, come ai tempi della mitologia greca]
Non sono la maschera di un teatro di marionette, che si fa guidare da un occulto puparo (gradirei nel caso conoscere il suo volto, per poter tosto fuggire dai suoi fili come un novello Pinocchio), ma solo un essere umano che parla con un altro essere umano.
Non è un caso che, ad oggi, io abbia sempre sostenuto solo le tesi della Scienza - o della Religione o dell'Arte - che ho fatto mie negli anni, non i dogmi della Fisica - che non esistono - né i dettami della Fede (sarei altrimenti un ben misero accolito, non un libero pensatore).
Se dunque tu, come penso dimostri tutto il tuo lavoro, ti ritieni un "battitore libero" che ha il diritto di emanciparsi dalla Filosofia tradizionale, beh non vedo perché io dovrei fare lo sguattero della comunità di quelli che hanno il camice o studiano i fenomeni.
Sarebbe nel caso uno scambio sbilanciato, non una mediazione (nell'accezione della Fisica), dunque in fin dei conti un dialogo sterile viziato da una qualche forma di sottomissione - mia nei tuoi confronti o tua nei miei.
Conclusione: sperando di aver spiegato con maggiore chiarezza una posizione - la mia - probabilmente vaga, vorrei tornare ad una questione rimasta in sospeso da un po' e relativa alla filosofia ternaria.
La domanda era: come si inquadra in detto sistema il binomio Vita/Morte, apparentemente - ma solo apparentemente - irriducibile o meglio in-espandibile in ternario?
Credo sia un punto fondamentale della costruzione e ad esso potremmo dedicare, se vorrai, delle parole in futuro.